Nelle nostre parrocchie abbiamo sempre invitato i conviventi a partecipare alle celebrazioni penitenziali, in quanto il dialogo con il sacerdote, anche se non poteva arrivare all’assoluzione, è comunque un fatto positivo per la crescita spirituale della persona, e molte volte per aiutarla ad uscire dalla sua situazione di peccato.
Nell’ultima riunione del clero della zona, però, l’arciprete (=il vicario zonale) ci ha comunicato che il vescovo non vuole che si invitino a queste celebrazioni quelli che non possono completare il processo penitenziale, c’è il rischio di una confusione sul sacramento e sulle sue esigenze.
Così ho fatto oggi una riunione con i responsabili di settore per vedere come fare. Non mi va infatti di lasciare i conviventi fuori dall’attenzione pastorale del sacramento della riconciliazione, e al tempo stesso non voglio disobbedire al vescovo.
Così abbiamo organizzato che per i conviventi ci saranno momenti apposta dedicati al dialogo con loro nei vari settori, una specie di direzione spirituale, e sarà nelle settimane precedenti le celebrazioni penitenziali. Poi, il giorno delle Celebrazioni, li inviteremo a realizzare un servizio di intercessione per i loro fratelli che possono confessarsi. Ci sembra che in questa maniera si sentiranno chiesa, e con l’impegno di arrivare anche loro a ricevere il perdono dei loro peccati.