5:41 pm

Missione

Oggi inizia La Missione Famiglia  (per le coppie) nelle due parrocchie della Divina Misericordia e di Santa Margherita. Le coppie della comunità stanno visitando casa per casa per motivare le famiglie a partecipare.

Anche abbiamo la Missione Infantile a tutti sabati per i bambini che partecipano al catechismo.

Vi chiedo una preghiera speciale per questo motivo.

 

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10:36 pm

Partono

IMG_0055Sono venuti tre giovani con don Paolo, hanno fatto un’experienza molto positiva e sono molto contenti di essere venuti qui a sto. Domingo. Don Paolo ha visitato le parrocchie, le comunità. Tutti i parrocchiani sono felici.

Auguro loro un buon viaggio, e Dio vi benedica sempre.

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Visita_Paolo_Fabrizio_Elena_Tiziana_2013-08-16--19.38.13Sono di nuovo in Guaricano, insieme a Fabrizio, Elena e Tiziana. Siamo ospiti dalle suore Brignoline. Rimaniamo qui in tutto una decina di giorni.

Io ho il mio lavoro, che puntualmente p. Lorenzo Vargas, il nuovo parroco, mi assegna: Messa tutti i giorni nei vari centri e settori, incontri, riunioni con le comunità, ecc.

Fabrizio, Elena e Tiziana invece si dedicano soprattutto ai bambini del centro di nutrizione: ogni mattina svolgono con loro un’attività di animazione e lavoretti manuali (colorare, pitturare, palloncini, bolle di sapone, ecc.), alla stessa maniera come l’avevano fatto Elena, Gabriele e altri due giovani nell’estate 2011 (purtroppo non c’è il contributo sul sito perché lo stesso era giù in quel periodo). E naturalmente partecipano alla vita liturgica e di preghiera delle parrocchie insieme con me.

Le suore come sempre sono ospitalissime, ci hanno messo a nostro perfetto agio e non ci fanno mancare niente!

Spero che Fabrizio, Elena e Tiziana scrivano qualcosa anche loro!!

A presto!

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Siamo giunti a Genova, ma non “finalmente “!

Quanto lasciato al Guaricano ritorna con mille risonanze nel mio cuore!

I legami intessuti, reali e ideali, hanno fatto sì che l’Oceano si è rimpicciolito (ancor di più dopo Colombo) e la fredda notte trascorsa sull’aereo del ritorno da S. Domingo non ha cancellato il tepore di una giornata di sole di fine estate in una Madrid pulita e familiare nei suoi colori, distesa nelle sue irregolari ampiezze e varia nelle sue architetture: è stato facile collegarla a S. Domingo, impossibile non ricordarla nelle diverse vicende storiche di un pur importante passato, in cui l’aspetto religioso ha avuto la sua importanza.

A Madrid don Paolo, Lena ed io ci siamo addentrati nei musei di Palazzo reale, mentre Mina e Pino si sono soffermati nei dintorni; ci siamo ritrovati tutti, dopo qualche ora, nella vicina Nostra Signora di Almudena a pregare la Madre di Dio per la Nazione spagnola, affinchè superi le odierne contraddizioni, e per noi, grati del dono ricevuto al Guaricano. Non sono mancati poi, lungo le “calles” e nelle utime ore d’ attesa del volo per Genova all’aeroporto di Barajas, commenti vivaci, battute, momenti di apertura personale e un’attenzione più diretta fra di noi.

Don Paolo, l’infaticabile ! Si rivela guida vigile, sobria e affettuosa, compagno ideale di “cammino”, attento a soddisfare ogni giusta esigenza, a valorizzare “talenti” nascosti, a riequilibrare situazioni relazionali  e ad affrontare imprevisti sempre in agguato. Vero missionario con cui il Vangelo diventa vita, opere concrete e accoglienza profonda dell’altro.

Rivedo a flash le immagini che la mia memoria contiua a mandare in onda…

All’arrivo, durante la Messa serale nel cortile della missione, “padre Pablo” ha subito riattivato, con parole franche e dirette, i contatti con tutte quelle persone accorse a festeggiarlo così numerose e vivaci nelle esternazioni: ha sottolineato la continuità del loro operato, le ha ringraziate e confortate; ha parlato della Chiesa genovese, riportando saluti e proposte per il futuro; ha nominato i religiosi e le religiose che erano stati e sono ad oggi al Guaricano. Al ricordo di don Lorenzo Lombardo, sepolto proprio lì, in quel cortile, circondato da piante tropicali, il Padre ha calamitato i presenti in un raccoglimento intenso e commosso: quella comunità orante era la testimonianza di un amore così grande che non doveva spegnersi mai.

Alla Duquesa… Superati gruppi di ragazzi che trafficavano nella spazzatura, siamo stati accolti nella chiesetta da bimbi stupiti e da vispe bambine con le treccioline luccicanti di fiocchetti. I più grandi attorno all’altare, animavano i canti con i suoni metallici dei tamburelli e di uno strumento a grattugia. All’omelia “Padre Pablo” prende un bambino per mano; uno dei due “si fa cieco” e l’altro sbanda e va a finire sopra i fedeli, coinvolti nel dialogo, che sorridono e rispondono in perfetta sintonia alle domande del celebrante-mimo. La speranza cristiana è in primo piano: nulla è possibile fare senza la preparazione e l’impegno personali, né per se stessi né per gli altri, e il Signore non abbandona dove c’è esigenza di progresso umano. Abbiamo pregato per questa speranza e per rafforzare la nostra fede… al lume di candela, perchè l’energia elettrica spesso mancava!

La visita agli ammalati: la sofferenza nella sofferenza. Pomeriggi infuocati; vie, viuzze che s’intersecano, in modo irregolare, pozzanghere, rifiuti e odori forti; casette continue, uniformi, spesso sbrecciate o incomplete, a muro nudo o sbiadite dai frequenti acquazzoni, di pochi vani, stretti, con spazi esterni che diventano vivibili. All’interno l’arredo è essenziale, necessario, con un angolo pronto ad accogliere l’ospite. Appartato nel suo lettuccio con su un lenzuolo, l’ammalato si assesta con pudore, sorride ai nostri saluti, ma chiede qualcosa alla parente accanto… “padre Pablo” comprende, si avvicina e “parla” con lui; quindi ci chiama per esprimere preghiere singole o comuni, che spesso si mutano in canti d’intercessione in spagnolo e in italiano. Poi benedice tutti. Momenti di commozione, in cui i gesti creano empatia più delle parole: uno sguardo sorridente o solo sereno, una carezza, un ascolto attento, una risposta talora scherzosa e un abbraccio. Ci vengono in mente alcune descrizioni del Vangelo…

Eccoci a visitare le scuole (primaria, secondaria, diurna e serale ), le altre parrocchie e il Centro sanitario e nutrizionale. Occasioni preziose per incontrare insegnanti, allievi e tutti gli altri operatori delle varie strutture. Si discute,  in un  confronto aperto e appassionato,  di organizzazione, di progetti, di difficoltà, di risultati e di come migliorare i servizi. L’accoglienza è sempre calorosa e grata.

Per ultimo un appuntamento, presso il Seminario maggiore dominicano, con il Rettore e con alcuni seminaristi del Guaricano, futuri sacerdoti in queste difficili realtà umane da curare, sviluppare e consolidare.

Noi accompagnatori di don Paolo, accomunati dall’età non più giovane, forti di esperienze personali, ma così diversi l’uno dall’altro per percorsi di vita e per ruoli ricoperti, abbiamo cercato di raccontare e trasmettere quella che riteniamo essere la parte migliore di noi stessi, quella raggiunta con mille difficoltà, impegno e sacrificio. È dunque importante lottare, essere protagonisti della propria storia, conseguire i traguardi sperati e possibili, recuperando sempre dignità, rispetto e affetti. La fede aiuta in questo bisogno di progresso umano.

Caro don Paolo: grazie! Grazie per averci dato l’opportunità di offrire “briciole di amore” per il Pane che rende tutti fratelli.

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Grande Lina! La tua presenza è stata molto cara. Il Guaricano ti aspetta di nuovo!

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8:32 am

Grazie!

I nostri giorni in Guaricano sono ormai terminati. Innanzi tutto RINGRAZIO le Suore Brignoline:

  • MODESTA (Superiora nella Missione) sempre attenta, umana, affettuosa, disponibile verso di noi nonostante il Suo grande impegno di insegnante nella scuola con centinaia di scolari, il Centro nutrizionale per i bimbi con problematiche familiari (attualmente 26), l’attenzione all’approvvigionamento e all’aiuto della cucina, alla farmacia e al dispensario ecc. ecc.
  • PAOLINA suora scherzosa, d’incontro e lavoratrice, collaboratrice dinamica ecc. ecc.
  • BLESSILA suora all’apparenza di poche parole ma poi molto pratica, lavoratrice, simpatica con le sue battute, ecc. ecc.
  • CRISTINA suora (dominicana) impegnata nella Pastorale Giovanile, che ci ha spiegato alcuni comportamenti diversi tra noi e i Dominicani e il significato di interpretazione diversa di alcuni vocaboli.

Queste Suore sono instancabili (quanto don Paolo…) e soprattutto hanno un Cuore santo!!! Hanno sempre il sorriso e l’aiuto per ogni difficoltà nascondendo ogni fatica!!! nonostante il clima tropicale, le zanzare, l’ambiente, la musica allegra ed assordante, ecc..

Il saluto affettuoso con loro all’areoporto è stato commovente!

Come Lara, mia figlia, sono rimasta contagiata dal Guaricano!

Grazie anche ai nostri Preti Genovesi che si sono prodigati molto per l’evangelizzazione, l’istruzione e le migliorie apportate negli anni precedenti!

Una preghiera a don Lorenzo Lombardo perché continui a proteggere il Guaricano e le Suore Brignoline a Lui tanto riconoscenti!

Grazie a Sila, cuoca perfetta, precisa, attenta e premurosa!

Personalmente consiglio a TUTTI un’esperienza così forte per poter essere testimoni di una realtà che potremmo continuare ad aiutare a migliorare.

Nei miei occhi ho lo sguardo bellissimo dei piccoli incontrati, scalzi e alcuni nudi, lungo le strade sterrate e disseste, contentissimi solo per una foto scattata loro.

Ringrazio il Signore per aver potuto assaporare questo periodo e spero, se vorrà, di tornare per poter essere più utile!

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11:51 am

Ritorno faticoso

Stiamo ritornando a Genova, la permanenza al Guaricano è terminata. Stiamo scontando il basso prezzo del biglietto aereo con 12 ore di attesa della coincidenza Madrid-Genova, e non vediamo l’ora di tornare a casa. Grazie, comunque, Signore, per i bei incontri di questi giorni!

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Stasera con gli amici genovesi abbiamo vissuto l’Eucaristia a Duquesa. L’accoglienza è stata superiore a quella degli altri posti.

Per cominciare, Selenia ha letto una poesia in rima composta apposta per il nostro arrivo.

La celebrazione è stata animata da un coro giovane e che sembrava abbastanza preparato.

Nell’omelia abbiamo meditato insieme sul fatto che un cieco non può guidare un altro cieco, e ho fatto leva sul fatto che a tutti noi fa piacere aiutare gli altri, ma per aiutarli veramente dobbiamo essere preparati.

Alla fine la proposta di una foto insieme è stata accolta con una festa unica. Purtroppo la macchina ha fatto un po’ le bizze, per cui ho dovuto ripetere varie volte la foto del gruppo, e tra tutte vi propongo la migliore.

Grazie, Signore, per la gente di Duquesa!

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gruppo agosto 2009Hola toditos! Ciao a tutti!

Sono qui al Guaricano da qualche giorno con alcuni fratelli e sorelle di Genova: Pino, Lena, Lina, Sandra e Mina, la mamma di una persona specialissima che conoscete, Lara.

Ci fermiamo ancora qualche giorno, poi, lunedì, ripartiremo per Genova. Sandra però si fermerà qui fino all’inizio di ottobre, per stare un po’ con le suore e dar loro una mano, soprattutto in cucina. Sandra è alla sua terza permanenza qui nel Guaricano, e tutte le volte porta tanta gioia!

I sei giorni che abbiamo già passato qui sono trascorsi molto alla svelta: Messe, confessioni, visite a malati, incontri con comunità apostoliche… ogni volta che incontriamo un gruppo di persone è una festa: la gioia di rivedere il loro vecchio parroco e la gioia di ricevere visite.

Per quello che mi rendo conto il cammino della comunità è andato avanti. Le comunità apostoliche sono state accorpate per portare avanti un cammino di Lectio Divina simile a quello che fanno le comunità neocatecumenali, e le responsabilità all’interno della comunità sono condivise da più persone, in maniera che tutti sono più stimolati a prepararsi e a dare il meglio di sé.

Una volta al mese tutte le comunità apostoliche e d’altro tipo si incontrano, vivono un piccolo ritiro e organizzano il seguito del cammino con la turnazione dei responsabili.

Viene portata avanti anche la Missione Continentale, che è un’iniziativa di tutte le chiese latinoamericane: è stata realizzata in alcuni dei settori, e alle persone che si sono lasciate toccare dall’amore di Dio è stato offerto un cammino di crescita e l’ingresso a comunità che ora vengono chiamate “nuove” e “nuovissime” secondo il loro grado di avanzamento. Ovviamente il portare avanti le comunità suppone un gran lavoro di animazione e di formazione dei responsabili, cosa che portano avanti i diaconi e le persone più in gamba.

I tre preti dominicani che portano avanti il lavoro qui sono molto in gamba, e ho fiducia che aiuteranno vivamente la comunità.

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8:29 am

Impressioni

Sono già trascorsi alcuni giorni in Guaricano. Questa esperienza ci ha arricchito per valorizzare quanto per noi è scontato. L’importanza dell’acqua che da noi è potabile e scorre sempre e che spesso sprechiamo! Qui non è potabile e spesso non arriva e ci si devono lavare i denti con quella minerale!

La corrente elettrica che noi abbiamo sempre e che, per noi, quando manca momentaneamente è un’ansia!… Qui è un’abitudine e una cosa naturale averla a ore.

Camminare a piedi nudi su strade dissestate e con spazzatura per noi è pericolo di infezioni e tetano!… Qui è un vivere giornaliero sia per gli adulti che per i bimbi.

Noi, spesso, non accogliamo nelle nostre abitazioni le persone per il disordine! Qui non guardano all’estetica ma all’ospitalità, all’incontro.
Qui c’è solidarietà specialmente tra poveri! Quando c’è un malato sono tutti uniti per aiutarsi vicendevolmente! I valori umani si trovano proprio qua.

A Duquesa , dopo aver percorso una strada sterrata con ai lati ragazzi (grandi e piccoli) intenti a dividere i cartoni dalla plastica nella spazzatura per poi vendere per avere qualche pesos, Don Paolo ha celebrato la Messa al buio e a lume di candela. È stata per noi molto suggestiva.
Al momento dello scatto della foto c’è stato un boato unico e generale da pelle d’oca (nonostante il caldo umido terribile, per noi), INDIMENTICABILE!!!

Speriamo resti sempre in noi il dovere di testimoniare e ringraziare il Cielo per quanto abbiamo ricevuto e la fortuna di essere nati a Genova.

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8:26 am

Arrivati!

Giovedì 3 settembre alle 17,30 siamo arrivati a S. Domingo. Già all’uscita dall’areoporto, nonostante il caldo torrido e la pioggia, c’è stata un’accoglienza festosa e affettuosa al ritorno di Don Paolo, e a tutti noi (sconosciuti), travolgente da parte di chi ha potuto venire a prenderci! L’allegria ed il calore umano ci ha subito invaso personalmente.

Per raggiungere la Missione abbiamo percorso una strada molto trafficata e con poco rispetto delle regole di precedenza agli incroci. Abbiamo visto come ai lati dei marciapiedi, dissestati, vendono cocco, mango, papaia, banane… e i ragazzi stanno a scherzare e trascorrere le giornate…

Dopo la Messa serale celebrata da Don Paolo presso la Missione, portata avanti dalle suore Brignoline e davanti alla tomba di Don Lorenzo, ci siamo presentati agli abitanti del Guaricano. È iniziato così un susseguirsi di ulteriori abbracci affettuosi molto toccanti ed indimenticabili. Le Messe sono tutte partecipate con canti accompagnati da gesti e battito di mani, per noi inusuali. Ci si sente subito coinvolti, anche chi, come me, è piuttosto timido… (nonostante l’età).

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Ieri è stata una giornata indimenticabile per la diocesi di Santo Domingo e per la comunità del seminario Redemptoris Mater perché Tulio Matos Cordero è divendato sacerdote. Durante la omelia il Cardinale Nicolás de Jesus ci ha tramesso la sua gioia e ha anche affermato che tutti i sacerdoti devono seguire Gesù anche nei momenti più difficili.

Oggi don Tulio ha celebrato la sua prima messa nella parrocchia di Nuestra Señora del Amparo, erano presenti tutti parrocchiani e i suoi famigliari, le sue persone care e gli amici.

Fra alcuni giorni don Tulio diverrà parroco di Santiago el Menor.

Questo per noi è un’allegria e una gioia, perché dopo che andato via don Franco non c’era un parroco fisso, e ultimamente c’era p. Guarionex che portava avanti due parrocchie. Adesso che hanno una parrocchia ognuno è per lui un grande aiuto. I parrocchiani sono molto contenti.

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È passato un po’ di tempo dalla nostra permanenza in Guaricano, ma siete sempre nei nostri cuori.

Il piccolo Francisco cresce vispo (alcune volte anche un po’ monello) e sta bene. Spesso si mette a sfogliare le foto del nostro incontro e della vita in missione ripercorrendo il tempo trascorso e i visi di tutte le persone che ci hanno amorevolmente accolto ed aiutato.

Ultimamente guardando le foto del nostro matrimonio ci ha chiesto per quale motivo non fosse con noi. Gli abbiamo spiegato che lui non era ancora nato. Lui ci ha chiesto: dov’ero? Noi gli abbiamo risposto che era una piccola stellina nel cielo e che il Signore l’ha preso nella sua mano e soffiando lo ha fatto nascere a Santo Domingo.

Poi sono arrivati mamma e papà, ed in missione siamo diventati una famiglia.

Per questo non possiamo che ringraziare tutti Voi, per l’accoglienza e l’amore che ci avete dimostrato.

Un caro augurio di Buon Natale a tutti voi, nella speranza di potervi riabbracciare al più presto.

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Carissimi,

sono fresca di ritorno da un’esperienza di tre settimane nella missione delle suore Brignoline nel quartiere del Guaricano, a Santo Domingo.

Porto nel cuore questa nuova esperienza missionaria con tutto il suo carico prezioso di insegnamenti, di episodi, di conoscenze, di momenti facili e momenti difficili, di novità, di persone belle e vere incontrate lungo questo tratto di cammino compiuto. Conoscere e condividere (almeno in piccola parte) la vita di lavoro e di preghiera delle suore missionarie è un’esperienza di cui sono sempre gratissima.

Il primo esercizio che ho fatto appena arrivata e che cerco di fare ad ogni nuova esperienza è il vuoto.

Il vuoto dentro di sé per dimenticarsi della nostra vita di occidentali benestanti dove si apre il rubinetto ed esce l’acqua corrente, si preme un interruttore e la luce illumina la stanza, il computer si avvia, ogni servizio funziona regolarmente.

Leggi il resto…

Commenti

Grande Alessandra! e grazie per questa testimonianza fantastica!

Bella, davvero bella!! complimenti Ale!!

Conosco Alessandra non solo come collega di lavoro ma soprattutto per la sua grande forza interiore. Una forza che nonostante il suo corpo così minuto e fragile la spinge a fare azioni gigantesche. Alessandra applica veramente ciò che il Signore ha insegnato:
“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.”
“Beati gli afflitti, perché saranno consolati”
“Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.”
“Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”
La sua forza e la sua sensibilità verso il prossimo derelitto sono un grande dono che aiuta e consola coloro che soffrono. Grazie all’aiuto delle missionarie e missionari e di tutte le opere di bene, si rende questo nostro mondo meno egoista,cieco insensibile alla povertà.
Se si vuole veramente salire fino al cielo, bisogna scendere fino a chi soffre e dare la mano al bisognoso. Non si arriva mai in cielo con gli occhi asciutti.
Alessandra fa tutto questo e realizza veramente ciò che sente nella sua grande forza interiore.
Vai Alessandra, continua così, anche tu, come diceva Madre Teresa, sei una piccola matita nelle mani di Nostro Signore.

grazie a te, Ale, per queste parole e per la tua splendida testimonianza di vita e di missione.
Riporto qua sotto una frase di Lorenzo cui ho pensato leggendo la tua esperienza: “Il mondo non sbaglia quando si tratta di riconoscere i vari Charles De Focauld, Abbè Pierre, Carlo Carretto, Tersa di Calcutta, P.Tritze (la nota sarebbe troppo lunga) perchè intuisce che LA VITA è Lì DOVE QUALCUNO ASSUME IL RISCHIO DI PERDERLA PER AMORE”. Tvb!

Alessandra, sono Vanni, il friulano di Villa Benia. Questo sito mi è stato segnalato da Carlotta: ebbene, ancora una volta ho avuto la conferma della tua straordinaria umanità. Sei un esempio meraviglioso, formidabile. Non ringraziare per i complimenti: sono il minimo che io possa fare. Un abbraccio affettuoso.
Vanni

Cara Alex, come per tante altre volte, sei di esempio e di riflessione per quanti non osano o non possono fare altrettanto. Un abbraccio. Paolo Norman

Alex, ho già avuto il piacere di esprimerti di persona il mio riconoscimento sul valore di questa tua missione che, è bene ricordare, non è l’unica! Quindi non posso aggiungere altro alle parole dei tuoi amici che condivido pienamente. Desidero però gridare a tutti: “Ma vi siete resi conto che una nostra carissima amica – un angelo biondo – opera silenziosamente tra i meno fortunati della Terra?”. Con affetto. Mauro

Messaggi di conforto, parole di saggezza, tutti siamo in grado di dispensarle.

Tu Ale vai ben oltre

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Ho aggiornato finalmente il programma del diario, c’è qualche cambiamento soprattutto per chi scrive, ma spero che le cose siano abbastanza intuitive. Se qualcuno non capisce qualcosa mi chiami e gli spiego.

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un-momento-di-allegria.JPGQuando era ancora qui don Giulio avevamo invitato a pranzo con noi don Francesco che ha gradito volentieri. È stata una gioia per tutti noi stare un po’ con questo sacerdote novello, anche perché svolgerà il suo ministero in una delle nostre parrocchie.

Anche don Giulio ha avuto così la possibilità di stare un po’ con il suo figlio spirituale.

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In serata abbiamo accompagnato all’areoporto don Giulio Boggi che ritornava a Genova. Era commosso e ci ha detto che ha trascorso questi giorni con  gioia insieme a noi.

Grazie don Giulio!

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Sabato 27 settembre si sposerà la nostra cara Lara, multifacetica e attivissima volontaria del Centro Missionario Diocesano e animatrice del Movimento Giovanile Missionario, nonché visitatrice della Missione.

Fin da adesso un augurio sincero e la promessa della nostra preghiera!

Commenti

sempre detto che don Paolo è speciale..

Io non me l’aspettavo proprio stamattina di trovare sul diario quest’articolo, rimango ancora una volta senza parole

grazie di cuore

è bello poter condividere questo momento importante della nostra vita con le persone che ci vogliono bene e che ci sono vicine (anche da lontano)

un abbraccio grande!

Auguri di cuore per questo lieto evento!

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Stasera il card. Bagnasco ha presieduto a Oregina la Messa di trigesima della morte di don Lorenzo.

La chiesa era strapiena. Molta gente, di Oregina, delle parrocchie vicine, di San Sisto, di Valleregia. Presenti molti anche di coloro che hanno visitato la missione in questi anni: Lara, Riccardo, Giulia, Gabriele, Alice, Carmen, Paola, Francesco,… sicuramente dimentico moltissimi!

C’erano anche suor Valeria, suor Roberta e suor Susanna, mentre non ha potuto venire Taína, ormai novizia.

Generosa la partecipazione dei preti, almeno una quarantina: suoi compagni di seminario, e molti che l’abbiamo conosciuto e stimato.

Don Giandomenico Torre ha rievocato la vita di Lorenzo, mentre è toccato a me dire qualcosa della morte, dei funerali, dei nove giorni di celebrazioni. E il card. Bagnasco ha indicato alla gente l’esempio dei fratelli dominicani, con la loro partecipazione attiva alle Messe del novenario, con l’accostarsi al sacramento della riconciliazione, con l’amore e l’affetto dimostrato a Lorenzo.

Peccato che non c’erano le immaginette per distribuire a tutti. Sono state date solo ai preti presenti.

Una bella manifestazione d’affetto per Lorenzo, anche qui a Genova!

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Dopo la Messa di trigesima di don LorenzoAnche in Guaricano abbiamo celebrato la S. Messa per don Lorenzo, è stato stamattina alle sette, ad un mese dalla sua morte. Hanno concelebrato padre Francisco Caraballo, padre Guarionex, don Giulio, c’era Marcial ed erano presenti molti fedeli delle nostre parrocchie.

Durante l’omelia don Giulio ha raccomandato a tutte le comunità la vicinanza alle suore perchè non si sentano sole; ha detto che la tomba di don Lorenzo sarà il legame tra Genova e il Guaricano e che spera, se Dio vorrà, di poter ritornare.

Padre Francisco ha presieduto la celebrazione essendo sacerdote novello. Ha ricordato la sua amicizia con don Lorenzo nel 1992 prima di entrare in seminario.

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Nonostante la sistemazione definitiva della tomba di don Lorenzo fosse già organizzata, non si è potuta realizzare completamente a causa dell’acqua che ha invaso casa e giardino della missione alcuni giorni fa.

Adesso siamo in attesa dei marmisti e speriamo che possano completare l’opera la settimana prossima. Preghiamo perché finiscano tutti i lavori per giovedì 28, giorno in cui celebreremo il primo mese dalla morte di don Lorenzo.

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La sera dell’ordinazione padre Francisco ha celebrato la sua prima Messa nella parrocchia di Santiago el Menor, circondato dai genitori, dai fratelli (una delle sue sorelle, Carmen Nelly, ha fatto la professione religiosa poco tempo fa) e da tutti i parrocchiani. È stata una grande festa di canti, luci e commozione. Il novello sacerdote ha voluto che facesse l’omelia don Giulio Boggi perché con la sua esperienza di vita sacerdotale gli desse alcuni consigli per l’inizio del suo ministero.

Don Giulio facendosi guidare dalla Parola di Dio gli ha proposto di tenere come suo modello Gesù, di riconoscere ed accettare con umiltà i propri difetti, essere pronto a portare la croce delle difficoltà che incontrerà, obbedire al vescovo per essere disposto ad andare dovunque il vescovo lo manderà, le pregare per trovare la forza in Dio.

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Da oggi l’arcidiocesi di Santo Domingo ha otto nuovi sacerdoti. L’avvenimento è stato celebrato con la presenza di un gran numero di sacerdoti, religiosi e laici. Ha presieduto il cardinal Nicolás insieme al Nunzio Apostolico e ai due vescovi ausiliari.

Concludendo la celebrazione il cardinale ha anunciato che verranno due sacerdoti a fare i loro servizi in Guaricano insieme ad un sacerdote sperimentato, padre Lorenzo Varges. Uno di loro sarà padre Francisco Caraballo. Quando l’arcivescovo ha dato questo annunzio, nello stadio si è alzato un boato nel settore dove erano presenti i nostri parrocchiani. Domenica 7 settembre tutti e tre cominceranno il loro servizio a Santa Margarita e alla Divina Misericordia.

Vi chiedo di accompagnarli con le vostre preghiere.

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La sera del giorno 18 suor Blessila e suor Cristina sono andate a prendere all’areoporto don Giulio Boggi che da tempo aspettavamo per l’ordinazione sacerdotale di Francesco Caraballo della parrocchia di Santiago el Menor. Era stato lo stesso don Giulio ad accompagnare Francisco in seminario. Anche per noi è stata una grande gioia riavere con noi un sacerdote.

In questi giorni don Giulio ha potuto dare alle nostre comunità la celebrazione dell’Eucaristia con grande gioia per i fedeli. Anche per lui è stata una grande gioia rivedere tanti fratelli e sorelle, e non si sono risparmiati gli abbracci.

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Mercoledì 27 agosto alle 18 si celebrerà nella parrocchia di Oregina la Messa di Trigesima di don Lorenzo. Ci saremo, per ricordarlo e pregare per lui.

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La sera della partenza di don Paolo io e suor Modesta siamo andate alla casa di Manresa Altagracia per partecipare ad un corso di esercizi spirituali di 8 giorni; gli esercizi erano diretti da un padre Gesuita.

Abbiamo ripercorso la vita di Gesù nei 30 anni di nascondimento e nei 3 di vita pubblica fino alla passione, morte e risurrezione.

Attraverso vari simboli  abbiamo sottolineato ogni giorno un aspetto della vita di Gesù. Abbiamo avuto una bella atmosfera, adeguata per meditare, riflettere e pregare.

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Bajo tu amparo nos acogemos, “sotto la tua protezione ci rifugiamo”: don Lorenzo a suo tempo ha scritto questa frase nell’abside della parrocchia del Amparo che custodisce la statua della Madonna della Guardia.

Abbiamo iniziato la novena il 21 e la concluderemo il 29 sentendoci uniti alle celebrazioni del monte Figogna. Don Giulio che  non potrà essere presente alla conclusione perché sarà in viaggio è stato invitato dal parroco padre Guarionex ad iniziare la novena e cosí ha potuto riabbracciare molti fratelli di quella comunità.

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La Repubblica Dominicana è stata colpita da una tormenta d’acqua che ha fatto anche delle vittime.

L’acqua è  entrata nella nostra casa come era successo l’anno scorso, però grazie a Dio l’acqua era meno alta.

Comunque abbiamo dovuto chiamare una ditta  specializzata per eliminare l’acqua sporca che aveva invaso la casa.

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Sono arrivato a Genova, si è conclusa la piccola avventura della missione dovuta al decesso del caro don Lorenzo.

Sono arrivato sconvolto: l’influenza degli ultimi giorni, il viaggio sull’aereo strapieno (e quindi quasi senza dormire) e il cambio di fuso orario mi hanno buttato a terra. Poco a poco mi tirerò su, con l’aiuto di Dio. In parrocchia al Lagaccio è un periodo tranquillo, e ne approfitterò per riposare.

I giorni trascorsi al Guaricano sono stati per me una grazia di Dio. A livello umano, il rivedere tante persone care, abbracciarle, sentire il calore del loro affetto ed esprimere loro il mio. A livello spirituale, il clima di preghiera e di conversione che la partenza di don Lorenzo ha suscitato, e la vicinanza di tanti fratelli preti e laici dominicani.

Ancora una volta, il grido accorato di tanti: “Non ti dimenticare di noi!”. Rimane per me l’impegno di coltivare tante relazioni di amicizia e di fede nate in tutti questi anni. Ad agosto prossimo, se il Signore vorrà, la mia prossima visita.

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Ieri, dopo essere stato con noi 15 giorni, don Paolo è ripartito. Lo abbiamo accompagnato all’areoporto e ci siamo sentite sole e senza l’appoggio dei sacerdoti con i quali abbiamo sempre condiviso il lavoro e tanti momenti della nostra vita. In questo tempo è stato molto importante l’appoggio della gente del Guaricano.

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In occasione dell’onomastico di Lorenzo, oggi 10 agosto, domenica, abbiamo celebrato di nuovo vicino alla tomba la Messa della sera.

Ed è stata un’occasione in più perché la comunità si riunisse ricordando il dono che Lorenzo è stato per il Guaricano.

Commenti

Anche se don Fra mi aveva scritto, tornare a Genova e rendersi conto di cosa sia successo mi lascia senza parole.

Tra le mille cose mi commuovo soprattutto ricordando le risate fatte con Lorenzo, le battutine piazzate che ci facevano sbellicare, il suo spirito giovanile e la sua immancabile minestrina bollente (con 40 gradi fuori)!

Mi basta rileggere i pensieri scritti mentre ero lì nel Guaricano e guardare le foto per ricordare quanto sia stata importante per me la conoscenza di don Lorenzo e don Paolo!

Lorenzo, ti ricordo nelle preghiere!

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4:48 pm

Gita ad Haiti

Ieri siamo andati con le suore a fare una gita ad Haiti. Ho preso contatto con Madda (Maddalena Boschetti), una signorina consacrata originaria di Pegli, che conoscevo dai tempi in cui ero curato là, e che lavora in una missione dei camilliani a Port-au-Prince, la capitale. Madda è stata ben contenta di riceverci, e avrebbe anche voluto che ci fermassimo, ma abbiamo dovuto fare un tocca e fuggi partendo da Santo Domingo al mattino e rientrando la sera tardi.

Le mie condizioni di salute non erano buone, perché ho ancora l’influenza, ma non erano abbastanza cattive da non farci partire. Anche perché per le suore non sarà facile avere un’altra occasione per visitare Haiti e avere qualcuno che gliela faccia vedere.

Partiti quindi alla mattina presto, verso le 11 entravamo a Haiti attraverso Jimaní. Dall’altra parte della frontiera, un po’ più in giù, ci siamo incrociati con la jeep di Madda che ci veniva incontro. Con lei, sul veicolo, sette bellissimi bambini del centro dove lavora. Al mio “comment sa va?” hanno risposto un elegantissimo “sa va bien” in perfetto francese che studiano a scuola (tra di loro parlano il creol, un incrocio tra francese, spagnolo e dialetti africani).

Con la scorta di Madda siamo quindi arrivati alla capitale Port-au-Prince. In realtà non ci siamo neanche resi conto di arrivare alla capitale, perché lungo il cammino niente ci ha fatto pensare che entravamo in una città: soltanto le case sono diventate più fitte, ma poi nessun cartello, nessun cambiamento nella strada. E difatti poi Madda ci ha spiegato sia la strada che viene dalla Repubblica Dominicana, sia la strada più importante del paese, quella che porta dalla capitale al nord del paese, sono entrambe della larghezza di una strada di città.

Il barrio dove i camilliani e Madda lavorano è alla periferia nord di Port-au-Prince. Inutile dire che appena siamo usciti dalla strada che veniva dalla frontiera è sparito anche l’asfalto. In quella zona della città non ci sono strade asfaltate. E i buchi metto a dura prova non solo i pedoni (perché quando piove diventano fango) ma anche i guidatori, che rischiano di arrivare a sera senza reni.

I padri camilliani della missione sono tre, e hanno lì un grosso dispensario medico con tanto di maternità e il noviziato. La situazione di Madda è particolare, perché lei ha fatto una consacrazione come “affiliata” ai camilliani, e di fatto è lì appoggiata a quella comunità dove pensa che rimarrà tutta la vita. Il suo lavoro è quello di seguire un centro per bambini handicappati e abbandonati. A volte le famiglie “scaricano” loro i figli con handicap, altri sono loro ad accoglierli, mentre altri li seguono a domicilio. E poi ci sono vari minori che non hanno handicap ma che non hanno o non avevano una famiglia che desse loro calore. Madda tiene insieme tutto questo, coordinando il personale infermieristico e di appoggio, che è tutto locale.

Arrivati alla missione che era quasi l’ora di pranzo (ma c’era un’ora di fuso orario di cui né noi né Madda sapevamo), abbiamo potuto rinfrescarci. Dopo il pranzo, Madda ci ha portati in centro, facendoci vedere per la strada i residui della guerra civile del 2004 – case crivellate di proiettili – e portandoci ai limitare della bidonville dove né la polizia né l’ONU si arrischiano ad entrare.

A Port-au-Prince, capitale di HaitiPiù significativo turisticamente è il quartiere vicino al Palazzo Presidenziale. Di notevole importanza culturale il monumento allo schiavo che proclama la libertà: ancora legato a una catena, sta suonando la conchiglia per chiamare a raccolta i suoi fratelli negri. Allusione all’indipendenza dalla Francia ottenuta nel 1804, quando i ribelli negri, sconfitto l’esercito francese, requisì tutte le proprietà dei bianchi e passò a fil di spada tutti i colonizzatori.

Con Madda davanti al Palazzo Presidenziale di Port-au-PrinceLa grande piazza dove c’è questo significativo monumento ospita anche il palazzo presidenziale, e lì attorno c’è tutta la zona di rappresentanza diplomatica. Lo spazio di rappresentanza è molto limitato, appena ci si allontana si rivedono i mercatini e il brulicare di gente tipici delle zone povere.

Facendo un paragone con la Repubblica Dominicana, si nota un’arretratezza sociale, igienica e culturale più che evidente. Il che spiega perché gli haitiani fanno carte false per venire a Santo Domingo.

Madda ci ha poi parlato dei problemi politici, che non sono ancora risolti, e che forse non si risolveranno mai, se le dinamiche sono le stesse che in Repubblica Dominicana.

Il giro per la capitale, breve, ci ha permesso tuttavia di vedere tutte o quasi le mete turistiche. Già verso le 4.30 locali eravamo in viaggio sulla via del ritorno.

Con Madda e i padri camilliani siamo rimasti d’accordo di fare una visita più pacata, se il Signore ci aiuta in occasione di una delle mie prossime puntate alla Repubblica Dominicana.

Alle 11 di sera siamo arrivati a casa. Abbastanza stanchi!

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Noi suore ci sentivamo addolorate ed abbattute per la morte di don Lorenzo e ci siamo sentite incoraggiate per l’arrivo di don Paolo la sera stessa della morte di don Lorenzo.

Siamo riconoscenti al card. Angelo Bagnasco per avere inviato subito don Paolo che è stato un grande aiuto ed incoraggiamento in un momento così doloroso. Con la sua esperienza ha potuto organizzare nel modo migliore la celebrazione del funerale e dei 9 giorni di preghiera che in Repubblica Dominicana si fanno per ogni defunto.

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Avendo rispettato la volontà di don Lorenzo di essere seppellito qui, stiamo preparando la sua tomba. È seppellito ai piedi della statua della Madonna dell’Altagracia che lui stesso ha posto nel giardino.

Le dimensioni della bara hanno costretto ad ampliare l’aiuola davanti alla Madonna, e sto dandomi da fare per far fare la lapide di marmo. Avrà dimensioni due metri per uno, e avrà una grande croce sotto alla quale c’è una frase dove si dice che Lorenzo donò la vita per il Signore Gesù e per il popolo del Guaricano.

Purtroppo i tempi tecnici per preparare e incidere il marmo faranno sì che la lapide arrivi dopo la mia partenza. Pazienza. Lascio alle suore le consegne di tutto il lavoro.

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L’ultima celebrazione del novenario di don Lorenzo è stata molto partecipata e sentita. Se gli altri giorni c’erano due/trecento persone, oggi ce ne sono state un migliaio.

Il nuovo nunzio, mons. Józef WesolowskiLa Messa è stata presieduta dal Nunzio Apostolico, che in gennaio è cambiato, adesso è un polacco, certo mons. Józef Wesolowski. E c’era anche il parroco di Santiago el Menor e Nuestra Señora del Amparo. Si è fermato a cena, e dopo cena ho approfittato per trasferirgli i documenti delle sue due parrocchie, che dal tempo di don Giulio erano nell’ufficio della Missione.

Naturalmente non potevano mancare i nostri diaconi, Marcial e Juan Luis.

Da parte mia anche oggi ho celebrato abbondantemente il sacramento della Riconciliazione. Credo che in tutti questi giorni si sono confessate circa trecento persone! (a Genova non le confesso in un anno). Nonostante influenze e mal di gola ce l’ho fatta, ed è stata una grazia per me!

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un-paseo-con-don-lorenzo-2.JPGAlcuni mesi fa siamo andati ad Altos de Chavon. Con don Lorenzo ci siamo divertiti molto. Nella foto lui stava giocando con la macchina fotografica

Adesso in Guaricano rimangono i suoi bei ricordi che noi dobbiamo mettere in pratica. L’ho conosciuto solo pochi mesi, ma in questo breve tempo ho imparato molte cose da lui, specialmente il segreto dell’amore verso il Signore. Grazie Lorenzo!

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L'ultima foto bella di Lorenzo con il personale del dispensario medicoIl 30 gennaio, poco prima che io partissi, suor Blessila ha organizzato una festicciola di saluto per me e per Lorenzo, e abbiamo anche fatto una foto carina, che vi rimetto qui, perché Lorenzo c’è rimasto molto bene.

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Stiamo facendo i nove giorni di lutto per don Lorenzo.

Tutti i giorni si celebra l’Eucaristia qui in casa, dove è stato sepolto. Ogni giorno un prete diverso presiede la Messa.

Da parte mia, oltre a concelebrare, dedico tutto il tempo prima e dopo la Messa a confessare. Praticamente dalle 16.30 alle 20:30, con l’interruzione per la Messa dalle 18 alle 18.30. È questa per me una benedizione grande. Ho lanciato l’amo alla comunità quando c’è stato il funerale, e la risposta è stata ed è fantastica. Oggi, in particolare, lo spazio delle confessioni è dedicato ai giovani, e spero di avere molto lavoro!!!!

Nel frattempo abbiamo saputo che giovedì la Messa dell’ultimo giorno del novenario sarà presieduta dal Nunzio Apostolico. Oggi l’ho sentito, e dal momento che non ha conosciuto don Lorenzo se non di striscio gli ho presentato la sua figura e il suo lavoro a Genova e qui.

Da tre giorni siamo accompagnati anche dalla pioggia, che inizia verso le 16 e continua in maniera intermittente ma ogni tanto fragorosa fino a sera. Ma neanche questo ha fatto diminuire le presenze. Ogni giorno ci sono dalle 200 alle 300 persone, di tutte le cinque parrocchie del Guaricano. È un tributo di stima e di preghiera molto significativo verso Lorenzo. La decisione della sorella di rispettare la volontà del defunto e di seppellirlo qui viene valorizzata al 100%!

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Sto aiutando Miguel e Nidia a organizzare l’anno scolastico, in particolare nell’assegnare ad ogni maestro il lavoro: classi e materie da insegnare.

Il liceo ha perso due professori: Ana Marlemny, che insegnava matematica, e Ányelo, che insegnava informatica.

Per quanto riguarda il secondo è stato sostituito dai due giovani che insegnavano informatica nella primaria (e per là si troverà qualcuno che faccia il loro lavoro).

Invece per Ana Marlemny le cose sono più difficili, perché qui c’è ben poca gente che sappia la matematica. Nidia e Miguel erano già d’accordo con Agustin, un maestro che insegnava matematica nella primaria, perché passasse al liceo, ma alla fine non ha accettato, sembra come una forma di pressione perché lo si paghi di più, ed ho l’impressione che alla fine lo lasceremo a casa, perché nel frattempo abbiamo dovuto passare la professoressa Nieve dal liceo alla primaria, per il motivo che vi dirò nel prossimo paragrafo. Rimane quindi il buco della matematica nel liceo, che al momento non sappiamo come risolvere, ma ho fiducia che il Signore ci aiuterà a trovare una soluzione.

Il discorso di Nieve è abbastanza… triste. Questa maestra, che ha più di trent’anni ma che non si è mai sposata, ha scoperto di avere delle formazioni tumorali benigne all’utero, e i medici le hanno detto che dopo che si sarà operata non potrà più avere figli. Così ha concepito due gemelli “per opera dello Spirito Santo”. La cosa è venuta alla luce da poche settimana, ed è anche precipitata, perché entrambi i gemelli sono morti cinquemesini pochi giorni fa. E una valutazione morale della faccenda impedisce di tenerla a far scuola nel liceo. Così Nieve porterà avanti due classi di prima elementare (mattina e pomeriggio), e questo farà sì che avanzi un maestro nella primaria, cioè il buon Agustín, che rimarrà a casa.

Comunque spero di lasciare tutto a posto prima di andarmene.

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Stamattina ho potuto presiedere l’Eucaristia alla Divina Misericordia. La gente mi sembrava meno del solito, ma forse è perché siamo in estato e ci può essere gente in vacanza. Accoglienza festosa, tanti abbracci pieni d’affetto.

Poi, alle 9.30, la Messa dei giovani a Santa Margarita. Come sempre, inizio Messa con poca gente, ma alla predica ce n’erano molti di più. Il Vangelo parlava della moltiplicazione dei pani, e da noi c’è stata invece la moltiplicazione della gente!

Stasera avremo la Messa dei nove giorni di lutto di Lorenzo in casa, la presiederà padre Cecilio Sosa, che è nostro amico (mio, di Lorenzo, delle suore) fin da quando era in seminario. E si fermerà a cenare e a dormire da noi.

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Yohana e Anyelo nel giorno delle loro nozzeLa dipartita di Lorenzo è stata per me l’occasione di benedire le nozze di Yohana, la segretaria della scuola.

A differenza dei più, si è sposata in maniera diretta, senza cioè passare per convivenze o matrimoni civili.

È una ragazza molto in gamba e ben formata, è catechista dei giovani, ed è abbastanza attiva nella comunità.

Anyelo, il suo (ormai) marito, è un ragazzo di pochissime parole, ma che viene da una famiglia di fede sincera, la madre, Teresa, è ministro straordinario della comunione.

Quando a marzo mi avevano scritto per posta elettronica del loro matrimonio mi avevano chiesto se ci sarei stato, e non avevo detto di no, perché in fondo non si sa mai. E il Signore ha voluto che ci fossi. Grazie, Signore! Sono stato felice di benedire questo matrimonio!

Auguri, Yohana e Anyelo, ad multos annos!

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La tomba provvisoria di LorenzoIn attesa di fare la tomba definitiva, vari giovani hanno aiutato a sistemare con un minimo di decenza il luogo della sepoltura di Lorenzo.

Oggi spero di vedere un’architetto che conosceva Lorenzo, per vedere se ci aiuta a fare una tomba semplice ma carina.

Commenti

Ciao Lorenzo, mi mancherà il Tuo dolce sorriso, la semplicità e l’umiltà che manifestavi in tutte le occasioni sacre e non – dal muratore al cuoco…

Probabilmente lassù avevano proprio un grosso guaio idraulico e non sapevano più a quale Santo rivolgersi…

Con Francesca un abbraccio!!!

Ho conosciuto don Renzo a Granarolo, dove vivo da 6 anni e da dove lui veniva.

Nelle pochissime occasioni che ho posuto conoscerlo mi ha dato tanto, un sant’uomo. Mi mancherà molto.

Covavo il desiderio che al ritorno dalla missione potesse aggregarsi alla nostra parrocchia. Lo saluto con affetto e preghiera.

Abbiamo conosciuto don Lorenzo dal 1986 al 1989, il suo esempio di persona umile, semplice e gran lavoratore ci ha insegnato a essere uniti a vivere come comunità.

Noi tutti lo ricordiamo come una persona buona e vicina a noi anche da lassù dove ci aspetterà per condurci al Padre.

Noi tutti di Valleregia lo ricorderemo mercoledì sera e sabato con un rosario e Messa dedicata a lui.

Ciao don Lorenzo, non dimenticheremo mai il tuo dolce modo di parlare, di servire il prossimo, ma anche di ordinare tutta la cucina con estrema cura, ogni tuo gesto è stato per noi esempio di straordinaria semplicità.

È stato bello averti conosciuto, Grazie al Signore di questo dono.

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Il corteo funebreAl termine dell’ultimo funerale si è snodato il corteo funebre verso la Casa della Missione, dove Lorenzo sarà seppellito.

Il trasporto della bara

La bara è stata portata a mano dai ministri delle cinque parrocchie. Con orgoglio hanno voluto “servire” colui che per tanti anni ha servito loro presiedendo l’Eucaristia e amministrando la Penitenza e l’Unzione dei Malati.

La polizia ha dovuto scortarci, perché la folla occupava interamente la strada.

La bandiera davanti al corteo funebreDavanti il cero pasquale, simbolo di Cristo risorto, nostra speranza, e subito dopo la bandiera dominicana, nella quale Lorenzo si era avvolto il 3 gennaio, alla fine della Messa di saluto mio e suo. Lorenzo aveva fatto questo gesto per esprimere la sua identificazione con il popolo dominicano, e il fatto è stato ricordato durante i funerali. Con orgoglio, quindi, i guaricaneros hanno portato solennemente questa bandiera davanti al feretro.

Prima della sepolturaNel giardino della Missione la fossa era pronta. L’ultima benedizione, evocativa della presenza del Signore Gesù nel cammino di Lorenzo verso l’eternità.

La sepoltura di LorenzoIl feretro è stato deposto nella nuda terra, come lui aveva sempre desiderato ed espresso. Come un piccolo seme è stato depositato nella terra, in attesa della risurrezione dell’ultimo giorno.

Commenti

Avremmo voluto esserci anche noi per un ultimo saluto. Ma siamo stati presenti con il cuore, il pensiero e la preghiera. Sei stato importantissimo per noi (così come don Paolo e tutte le suore) per la nascita della nostra famiglia adottiva.

Grazie con tutto il cuore di tutto!

Avremmo voluto dirtelo di persona a settembre, così come già abbiamo fatto con don Paolo, ma ci siamo ripromessi di tornare a trovarti, lì all’ombra di quella Madonnina e di quel grande albero dove tante volte ci siamo fermati a pregare.

Non ci dimenticheremo mai il tuo sorriso sereno.

A Francisco abbiamo raccontato che adesso sei in cielo e sei diventato un angioletto!

Ti abbiamo voluto e ti vogliamo un gran bene!

Sabrina, Fabrizio e Francisco

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Stasera c’è stato l’ultimo funerale di don Lorenzo.

A Betania c’era tantissima gente. C’erano le cinque comunità parrocchiali nate dal lavoro della Missione: Santiago el Menor e Nuestra Señora del Amparo, delle quali Lorenzo è stato parroco per tre anni, Santa Margarita, la Divina Misericordia e Santa Virginia, le tre di cui io ero parroco e Lorenzo curato nei seguenti sei anni.

Al termine del funerale i rappresentanti delle cinque parrocchie hanno ringraziato il Signore per Lorenzo e per i doni del Signore con i quali ha svolto il suo ministero. Anche il padre Guarionex, attuale parroco si Santiago e Amparo, ha fatto presente la disponibilità che Lorenzo ha avuto verso di lui tutte le volte che aveva bisogno.

Questo momento delle testimonianze è stato il più toccante, moltissime persone piangevano a dirotto, anche io mi sono commosso.

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Dopo la Messa di stamattina si è definito anche che Lorenzo rimarrà qui. La sorella ha chiesto che venisse rispettata la volontà di Lorenzo, e l’arcivescovo ha voluto anche lui accettare questa indicazione. Da parte sua, la chiesa dominicana è ben contenta di tutto ciò.

La statua dell'altagracia vicino alla quale sarà seppellito LorenzoAbbiamo allora chiesto al municipio il permesso di seppellire Lorenzo nel giardino della casa della Missione, ai piedi della statua della Madonna dell’Altagracia che Lorenzo ha posto due anni fa, e ci è stato accordato.

Tra poco ci saranno gli ultimi funerali, ai termine dei quali porteremo Lorenzo processionalmente al luogo della sua sepoltura.

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Stamattina mons. Pablo Cedano, vescovo ausiliare di Santo Domingo, ha celebrato il terzo funerale di don Lorenzo.

Ha avuto parole di sincero affetto e di riconoscenza per Lorenzo, ricordando lavoro svolto da lui insieme al resto della missione: don Lino, don Giulio, don Franco, il sottoscritto, le suore.

I quasi dieci anni che Lorenzo ha passato in terra dominicana, ha detto, sono stati fruttuosi, sono stati un seme che ha fatto germinare e crescere una comunità cristiana.

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La salma di LorenzoA Miami ho saputo che Lorenzo è mancato questa mattina. Durante tutta la giornata di ieri i medici dell’ospedale non avevano sciolto la prognosi.

Si sapeva cosa c’era. Ischemia cerebrale ed edema polmonare. La morte è sopraggiunta nelle prime ore del mattino.

Se n’è andato in punta di piedi, come desiderava. Il Signore gli ha concesso il riposo delle sue fatiche.

Già ieri tutta la comunità si era raccolta in una preghiera fervente. E oggi ancora di più. A Santa Margarita c’è stata tutto il giorno moltissima gente. Domenica pregando, cantando, supplicando il Signore perché Lorenzo potesse farcela. Oggi aspettando il traslado della salma. Questa stessa assemblea di fede lo ha accolto in mattinata. Secondo quanto ho raccolto, con molto dolore, ma animata dalla speranza.

In tarda mattinata la prima Messa di corpo presente, presieduta da vari parroci della zona pastorale. Poi, nel pomeriggio, è stata la volta del cardinale Nicolás López Rodríguez, arcivescovo di Santo Domingo: anche lui ha celebrato l’Eucarestia per Lorenzo.

Io sono arrivato in parrocchia verso le 19.30. Molti abbracci per me. “Non pensavamo che saresti dovuto tornare così presto”. E realmente, neanch’io pensavo di visitare così presto la missione che ho lasciato a febbraio.

Il viso di Lorenzo appare composto. Attorno a lui varie corone di fiori, delle parrocchie e del comune. Molta gente in preghiera. Lo veglieranno tutta la notte.

Adesso bisogna pensare se lasciare qui la salma di Lorenzo o portarla a Genova. Lorenzo aveva espresso ripetutamente il desiderio di essere seppellito qui. Domani mattina sentirò mons. Palletti per sapere che idea ha il nostro arcivescovo.

Lorenzo, riposa in pace, il Signore Gesù custodisce la tua anima in vista della risurrezione dei morti.

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La situazione di salute di don Lorenzo richiede che parta per Santo Domingo. Il vescovo ha considerato bene che io vada là, anche per essere il punto di riferimento dei nostri superiori.

Nonostante sia altissima stagione, ho trovato un volo, passando per Miami. Parto domattina alle sette, e dovrei arrivare alle sei-sette di sera a Santo Domingo.
In realtà non ho ancora il biglietto Miami – Santo Domingo, ma il Signore mi aiuterà ad arrivare. Tutte le coincidenze sono abbastanza strette, negli aeroporti dovrò correre abbastanza. Ho fiducia nel Signore che arriverò, e la speranza è di arrivare che Lorenzo sia ancora vivo.

Una preghiera!

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Ho appena ricevuto una telefonata dalle suore di Santo Domingo, don Lorenzo non sta niente bene.

Stamattina doveva andare alla Divina Misericordia per la Messa delle sette, ma non è arrivato, e quando suor Modesta e Juan Luis sono arrivati in camera sua l’hanno trovato disteso sul letto senza coscienza. Apparentemente era andato in bagno, e stava riassettandosi, quando un malore improvviso lo ha costretto a tornare immediatamente in letto.

La corsa alla Plaza de la Salud, dove è stato subito posto in terapia intensiva.

Attendo ulteriori notizie.

Gli siamo vicini con la preghiera.

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Vi presento il testo di una relazione che farò il prossimo settembre al corso diocesano di formazione per catechisti.

Ho avuto la grazia di lavorare nella Missione Diocesana del Guaricano, a Santo Domingo. Il card. Tettamanzi mi ha inviato per rimanervi due cicli di tre anni ognuno, ma le circostanze e, io credo, la Provvidenza del Padre, hanno voluto che vi rimanessi tre cicli, per un totale di nove anni. Mi sono serviti tutti: i primi tre per rendermi conto di dov’ero, brancolando quasi nel buio di un ambiente che stavo imparando a conoscere; i secondi tre per impostare il lavoro di evangelizzazione; gli ultimi tre per consolidare quanto impostato.

L’esperienza missionaria mi ha aiutato a maturare una visione e una pratica più profonda di alcuni aspetti, che voglio condividere con voi.

Anzitutto, ho interiorizzato il dato tante volte affermato anche qui da noi, anche se difficile da attuare: che “prima” dei bambini bisogna evangelizzare e catechizzare gli adulti. Questa presa di coscienza è passata attraverso due esperienze: la pratica del catecumenato dei giovani e degli adulti, e l’implementazione di percorsi di rievangelizzazione degli adulti.

1. Il catecumenato

Come funziona il catecumenato nell’arcidiocesi di Santo Domingo? La diocesi non ha ancora dato indicazioni definite sui tempi di formazione, ma a livello liturgico le cose sono semplici, perché il RICA è lì, per loro come per noi, e si tratta di studiarlo e di applicarlo. Chi ha interesse può trovarlo sul web sul sito maranatha.it. Ma la vera difficoltà a Santo Domingo è lo scollamento tra la vita e la fede, e in particolare tra la fede e la famiglia.

A Santo Domingo c’è almeno un 30% di persone che si considerano cattolici (potremmo dire per tradizione più che per una fede viva) ma non sono battezzati, e la stragrande maggioranza sono conviventi senza nessuna intenzione di sposarsi. La Chiesa intende che non ha senso battezzarsi e continuare a convivere, ma la gente non lo capisce, e anche vari preti sostengono che il battesimo è un diritto, e che quindi i conviventi si possono battezzare.

Questa situazione comportava una battaglia senza fine per far capire che si deve fare insieme la preparazione al Battesimo e al Matrimonio, e che chi convive si battezzerà quando sarà disposto a sposarsi. E poi, dei cento catechisti che nel corso degli anni sono riuscito ad avere, almeno tre o quattro non sono mai riusciti a comprendere neanche loro tale questione, e quindi di fronte agli adulti che esprimevano loro la “difficoltà” per battezzarsi non erano in grado di offrire una risposta chiara, e a volte peggioravano ancora di più le cose.

Al di là di queste difficoltà, avevamo ogni anno una decina di adulti e una ventina di giovani che si battezzavano. Seguivano la catechesi per lo meno dal mese di settembre; verso gennaio i catechisti facevano il discernimento di chi era maturo per battezzarsi, e con la quaresima iniziava la preparazione liturgica e quella catechetica specifica, con sei/sette incontri dedicati a sviscerare il battesimo e il suo significato.

Nella solenne vigilia pasquale la celebrazione del battesimo. Ho avuto la gioia di poter allestire nella chiesa parrocchiale la piscina battesimale secondo l’uso antico. Ha una profondità di circa un metro, ed è dotata di tre scalini per scendere nell’acqua. Il catecumeno scende gli scalini, e si immerge tre volte nell’acqua con tutto il corpo, mentre il sacerdote pronuncia la formula del battesimo. La simbologia della morte e risurrezione di Cristo è plasticamente resa dalla triplice immersione ed emersione. La prima volta che abbiamo fatto i solenni battesimi per immersione molti fedeli della parrocchia si sono avvicinati a me e mi hanno chiesto: “Posso battezzarmi di nuovo?”. Ovviamente la mia risposta era un chiaro “no”, e tuttavia mi colpiva l’entusiasmo che quella modalità aveva stimolato.

L’implementazione del battesimo per immersione in rapporto alla modalità per infusione – che peraltro era richiesta in soggetti malati o in donne mestruate – ha la stessa valenza della comunione sotto le due specie rispetto a quella al solo Corpo di Cristo. Nulla manca nella modalità più “povera”, ma nell’altra il segno viene espresso in tutta la sua ricchezza.

La cosa più difficile, con i nostri catecumeni, era la perseveranza. In Repubblica Dominicana c’è di sottofondo una percezione superstiziosa del battesimo, percezione che illustro con un curioso aneddoto. Il parroco di una parrocchia viciniore stava battezzando vari giovani che i suoi catechisti gli avevano preparato; i giovani si avvicinavano al battistero senza nessun documento in mano; tra di loro c’era un delinquente, che non apparteneva al gruppo, ma che si era introdotto nella fila dei battezzandi; e questo perché? Perché la nonna, donna “di fede”, gli aveva suggerito che, se fosse stato battezzato, il Signore l’avrebbe protetto nel suo “lavoro”, e gli sbirri non gli avrebbero messo le mani addosso! Il parroco in questione non sapeva niente di tutto ciò, e fidandosi dei suoi catechisti, battezzò tutti i giovani, compreso il delinquente. Venne a conoscenza della cosa solo dopo alcuni mesi, perché gli dissero che il tizio era morto in uno “scambio di spari” con la polizia.

In questa cultura, quindi, la perseveranza dopo il battesimo non era per niente scontata. Posso dire che la maggioranza dei giovani e degli adulti che si battezzavano spariva dalla chiesa il giorno dopo la domenica in Albis. Mi aveva poi colpito fortemente il rendermi conto che una di queste giovani, che a me pareva una ragazza veramente in gamba, un anno dopo il battesimo era già diventata evangelica!

2. I percorsi di rievangelizzazione degli adulti

Il secondo aspetto che il Signore mi ha condotto a privilegiare durante il mio lavoro a Santo Domingo è stato la rievangelizzazione degli adulti. Basandomi sull’ottimo lavoro svolto da don Lino Terrile, che ho sostituito, ho potuto organizzare in maniera più organica alcuni aspetti che grazie a lui erano già diventati tradizione nella parrocchia: le missioni parrocchiali e i ritiri di evangelizzazione.

Don Lino aveva fatto nel 1994 la prima missione parrocchiale d’agosto. Per quindici giorni la parrocchia non faceva altro che percorrere tutte le strade e presentarsi a tutte le case. Opportunamente preparati, i laici andavano due a due, realizzando una visita nella quale avevano spazio un breve annuncio del kerigma, una piccola testimonianza della propria conversione al Signore, e l’invito a iniziare un cammino nella Chiesa; concretamente, si invitava a una Messa o celebrazione serale nello stesso settore. Tali missioni si erano ripetute tutti gli anni, e la gente le viveva con gran entusiasmo.

Don Lino aveva organizzato anche vari Ritiri di Evangelizzazione. Si trattava di esperienze di annuncio di Cristo e dello Spirito, qualcosa di simile ai Cursillos de Cristianidad che conosciamo. Tutti gli anni se ne faceva almeno uno, e molta gente vi aveva trovato la grazia della conversione.

Dopo alcuni anni in cui avevo continuato a fare più o meno le stesse cose, mi stavo chiedendo se non si poteva fare il tutto in maniera migliore. In realtà non avevo ancora presente il nocciolo della questione, che invece mi sarebbe diventato chiaro più avanti. Il Signore volle che andassi a cercare la comunità che aveva portato alla Repubblica Dominicana i ritiri di evangelizzazione, e la trovai nella Fraternidad de los Misioneros de la Cruz. Questi risultarono essere un movimento apostolico nato in Messico. Il fondatore, un certo padre Alfonso Navarro (morto nel 2003), aveva messo insieme in un piano pastorale organico le esperienze migliori che aveva conosciuto attorno a sé. Ne era nato il piano pastorale che egli chiamò SINE, Sistema Integrale di Nuova Evangelizzazione. Di tale Sistema era un elemento chiave il ritiro di evangelizzazione che già conoscevo, ma esso era inserito in un percorso che voleva portare il cristiano “principiante” a vivere la pienezza della vita cristiana.

Ringrazio il Signore che le persone che la Fraternità mi mandò e che mi accompagnarono nell’implementazione di tale sistema furono molto rispettose del mio ministero di parroco. Ero personalmente convinto che non aveva senso prendere un “prodotto pastorale” e implementarlo a scatola chiusa; al contrario, era necessario un discernimento per vedere cosa e come applicare alla nostra realtà parrocchiale. Fu così che iniziammo questo nuovo piano pastorale, nella maniera che vi spiegherò adesso in dettaglio. Parlerò non al passato ma al presente, perché tale processo continua ancora nella parrocchia. La comunità lo sente suo.

Il punto fondamentale è che bisogna incamminare le persone a un processo che li faccia maturare.

Si inizia con l’annuncio entusiasta dell’amore del Signore. Esso ha luogo nella missione parrocchiale annuale: in ogni missione quanti dimostrano interesse e volontà vengono invitati a preparasi al ritiro di evangelizzazione. Oltre a ciò, le persone già evangelizzate visitano sistematicamente una ventina di famiglie ognuna, e anche qui dove c’è la sensibilità sufficiente invitano a prepararsi per il ritiro di evangelizzazione.

E di fatto con quanti si lasciano “pescare” si inizia un piccolo cammino di preparazione, circa due mesi, con incontri settimanali fatti in varie case vicino a dove vive la gente. In questi incontri un fratello evangelizzato introduce, con piccole pennellate, i temi che verranno sviluppati nel ritiro di evangelizzazione. L’intento è duplice: preparare i cuori a ricevere il messaggio di Cristo salvatore, e saggiare la capacità di perseveranza.

Così si arriva al ritiro di evangelizzazione. Tutta la comunità parrocchiale è coinvolta, chi nelle varie equipe del ritiro, chi nell’adorazione eucaristica continuata durante tutto il tempo del ritiro. E il ritiro prende due domeniche intere, iniziando con la Messa comunitaria delle sette di mattina della prima domenica e terminando con la Messa d’orario delle sette di sera della seconda. La prima domenica è dedicata ai temi cristologici: dopo l’annuncio dell’amore del Padre, la presa di coscienza del peccato, l’annuncio di Cristo vincitore del peccato, l’esigenza di convertirsi e di vivere nella fede e nella comunità cristiana. La seconda domenica inizia con la liturgia penitenziale, ma dopo si snoda nell’annuncio dello Spirito Santo, donato nella Pentecoste, nella storia della Chiesa, e nel nostro oggi. E si fa l’esperienza dello Spirito, invocandone la venuta su ognuno dei presenti. Nella celebrazione eucaristica finale si riassume il tutto e i partecipanti sono accolti dalla comunità parrocchiale e dai loro familiari.

Il ritiro di evangelizzazione ha un’appendice il sabato o la domenica seguente: si ascoltano le testimonianze, spesso commoventi, di quanti hanno partecipato, e si lancia il “cammino di perseveranza”, che consisterà in una catechesi di dodici settimane incentrata soprattutto sulla vita di comunità.

Al termine di tale catechesi si formano le comunità apostoliche. Sono comunità praticamente chiuse, composte cioè soltanto da quanti hanno realizzato il percorso, e che si riuniscono settimanalmente in una casa per un incontro di tre ore fatto di preghiera, di studio di una catechesi scritta, e di condivisione di vita. In queste comunità si genera un legame affettivo molto forte tra i membri, legame che aiuta a mantenersi nel cammino. Al tempo stesso la rete dei responsabili di tali comunità diventa in maniera naturale un veicolo sia di comunicazione con le persone impegnate della comunità, sia di coinvolgimento nelle iniziative parrocchiali.

Oltre al cammino nella comunità apostolica, gli “evangelizzati” ricevono un “fratello maggiore” che fa loro una sorta di leggera direzione spirituale mensile, e versano la “decima” delle loro entrate. A livello di pastorale vengono loro affidate venti famiglie da visitare mensilmente (la “decima del tempo” che danno al Signore). In questa visita mensile, oltre che nelle missioni parrocchiali, viene lanciata continuamente la rete dei pescatori di uomini.

Abbiamo iniziato con questo processo evangelizzatore continuo nel 2001. I primi ad essere coinvolti sono stati coloro che erano già impegnati nella parrocchia. Dopo di loro il Signore non ha mai smesso di chiamare, e al momento in cui ho lasciato la missione erano passati per questo processo di rievangelizzazione circa seicento persone. Riiniziavamo una o due volte all’anno il processo, ogni volta con un minimo di cinquanta e un massimo di duecento persone (tenere presente che la parrocchia aveva diecimila famiglie). La maggior parte di loro ha perseverato, qualcuno ha cambiato casa, qualcuno si è stancato, qualcuno di loro è addirittura diventato evangelico (sic!). E per me il vedere che il processo ha funzionato, e che con il tempo si è rafforzato, ha fatto capire che è possibile realizzare qualcosa di simile in tutte le situazioni.

Certo, non prima di aver conosciuto a fondo la comunità, le sue potenzialità, le sue esperienze, i suoi gusti. Nel caso mio del Guaricano ho impiegato tre anni per arrivare a questa conoscenza. E ho fiducia nel Signore che anche dove il Lui mi ha mandato ora riusciremo a mettere insieme qualcosa di grande e bello.

3. La catechesi “vicino alla gente”

Il terzo aspetto di cui vi vorrei brevemente parlare è il fatto che al Guaricano la catechesi si faceva “vicino a dov’era la gente”. Trovandomi a lavorare in una realtà di diecimila famiglie, sparse su una superficie di cinque chilometri quadrati, non era possibile il modello nostro della catechesi in parrocchia. Ho dovuto quindi puntare a una catechesi decentrata.

In pratica in ognuno dei settori in cui era suddivisa la parrocchia c’erano uno o più centri di catechesi. Ogni centro aveva il suo gruppo di catechisti, che in genere abitavano nello stesso settore; tra di essi uno era il responsabile del Centro di catechesi, ed era il mio primo referente per sapere l’andamento della catechesi nel settore, per far arrivare notizie e per far partire iniziative.

La parrocchia vive dei momenti di incontro di tutti i catechisti, soprattutto all’inizio e alla fine dell’anno catechistico. In entrambi i momenti portavo avanti un percorso di formazione sistematica, sia metodologica che teologica. Poi avevamo gli incontri mensili, dedicati a questioni organizzative e alla pratica dell’incontro. Ma a parte questi momenti, e a parte l’Eucaristia domenicale, tutto il resto si svolgeva nei settori. Una responsabile parrocchiale mi aiutava visitando le sedi della catechesi, e mi faceva da trait d’union con i singoli catechisti e i responsabili di settore.

Il carattere decentrato portava varie difficoltà, perché a volte non ero in grado di valutare l’efficacia dell’incontro di catechesi, o per lo meno diventava più difficile rispetto alla situazione di tutta la catechesi in parrocchia. D’altro lato, ho presentato fortemente tale modalità come uno sforzo della Chiesa per avvicinarsi alla gente. Nella nostra situazione, e forse anche in Italia, le famiglie avevano bisogno di sentirsi cercate, di sentire che la Chiesa le metteva in condizione di rendere facile la catechesi ai loro figli.

La differenza che ho visto passando dalla catechesi in parrocchia (i primi due anni che ero lì) alla catechesi nei settori (gli anni successivi) è stata fortissima. Da un lato, i bambini iscritti sono passati da duecento a mille. I catechisti, invece, sono aumentati, negli anni, da trenta a cento, anche perché in agosto facevo sempre inviti accorati a prepararsi per diventare catechisti. Un po’ perché c’era bisogno, un po’ per l’entusiasmo di essere una chiesa giovane, ho mietuto dei bei frutti. Dei quali ringrazio il Signore di cuore.

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Ieri, nel parco silenzioso e raccolto (condizione ambientale quasi introvabile da questi parti) della parrocchia di San Felipe de Villa Mella, si è riunita la comunità cristiana della Divina Misericordia per il ritiro/convivenza annuale; momento vitale per la parrocchia, poiché in esso si rivive il cammino compiuto e si proietta lo sguardo sul futuro, oltreché ravvivare la fede nel presente.

Un momento quindi molto atteso da tutti e vissuto con entusiasmo e convinzione, con il desiderio vivo di creare accordo e unità di intenti, nella carità. Desiderio manifestato anche con segni esterni, come, ad esempio, la maglietta azzurro chiaro indossata da tutti i presenti che favoriva l’illusione di poter “curiosare” già le schiere angeliche.

I temi erano molto interasanti: Gesù Cristo riferimento centrale della nostra vita, essere servitori di Gesù, e la comunione con lo Spirito Santo.

La giornata è terminata con la celebrazione dell’Eucaristia.

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I giovani hanno partecipato con molto entusiasmo al campamento nel Parco Mirador Norte.  Hanno trattato vari temi: gioventù, HIV, AIDS, e le problematiche riguardanti il fidanzamento.

Il campamento si è concluso serenamente con la celebrazione della S. Messa.

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Oggi il nostro dispensario ha vissuto una giornata speciale, perché siamo andati, le suore, don Lorenzo e tutto il personale, alla spiaggia di Juan Dolio.

Il mare era molto agitato, però ci ha accolto con molto entusiasmo. Tutto il personale è rimasto molto contento, però ci mancava la presenza di don Paolo. Per fortuna  don Lorenzo ha fatto dei bei giochi divertenti con il personale, e quindi ci siamo divertiti ancora di più.

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Anche quest’anno si sta facendo il campo estivo dei bambini, dal 7 all’11 di questo mese di luglio.
Tra le due parrochie ci sono quasi 425 bambini, e  65 animatori si sono presi carico dei bambini. I responsabili hanno insegnato ai bambini l’educazione generale, amare e servire al Signore, praticare la S. Messa tutte le domeniche, lavorare e giocare con l’equipe.

Attraverso questo campo i bambini si sono divertiti molto e sono rimasti molto contenti, così come i responsabili. Non abbiamo fatto mancare la presenza delle suore, peró hanno sentito molto la mancanza di don Paolo, pazienza!!!

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Oggi  la Francisca Estévez (kica), della Parrocchia della Divina Misericordia, è partita per l’Australia per participare alla GMG.

È stata accompagnata all’aeroporto dal diacono Marcial, e tutti i parrocchiani la accompagnano con la preghiera.

Noi siamo contenti di aver potuto mandare una rappresentante del Guaricano in Australia.

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Nelle nostre Parrochie di S. Margherita e della Divina misericordia i bambini  e i ragazzi hanno ricevuto la Prima Comunione il giorno 29 e la Cresima il giorno 6. Con tanta  gioia hanno ricevuto il Corpo e Sangue di Nostro Signore.

Il giorno della Cresima è venuto il nostro Arcivescovo, il card. Nicolás de Jesús López  Rodríguez. Ha celebrato la Santa Messa e amministrato la Cresima. C’erano don Lorenzo, il diacono Marcial, il diacono Juan Luis  e i Seminaristi. Nell’omelía ha sottolineato che attraverso la Cresima noi riceviamo  la forza dello Spirito  Santo. Questa forza nessun uomo puó togliercela. Ha specificato tre punti principali: La rinnovazione del Battesimo (poiché la prima effusione dello Spirito Santo è stata il giorno del Battesimo), la cooperazione della SS.Trinitá e l’importanza dell’Amen.

Molta gente ha participato la S.Messa. C’era grande gioia, anche se si sentiva la mancanza di don Paolo. A lui tutti mandano cari saluti e preghiere.

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Ieri abbiamo celebrato nella casa delle suore la festa della “Madonna del Rifugio” .Questo giorno è per noi suore brignoline molto importante, perché è da lì che è nato il nome della nostra congregazione, “N.S. del Rifugio in Monte Calvario”.

La nostra fondatrice S. Virginia Centurione Bracelli si è ispirata alla Madonna per consacrarsi totalmente al Signore attraverso i sacri voti. Una notte si sentì chiamare, e, svegliatasi, vide Maria sotto la Croce che le disse: “Virginia, il gusto di mio Figlio è che ti impieghi ad accogliere e soccorrere i suoi poveri tribolati”.

Maria, sul calvario, strettamente unita al sacrificio del Figlio, cooperò alla nostra salvezza. A sua imitazione, le suore di Nostra Signora del Rifugio sono presenti sui vari “calvari” dell’umanità sofferente e bisognosa con la loro consacrazione e il loro servizio. Maria è rimasta ai piedi della Croce, lì abbraccia tutta l’umanità e diventa rifugio per tutti, e l ìpronuncia in pienezza il suo “sì”.

La S. Messa è stata celebrata da don Lorenzo, presenti i diaconi Marcial e Juan Luis.

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Oggi pomeriggio alle 17 Taína ha iniziato il noviziato.

L’ho sentita al telefono in mattinata, è molto serena, e contenta di questa nuova tappa della sua vita.

Accompagniamola tutti con la preghiera.

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8:25 pm

Auguri Marcial!

Oggi Marcial compie tre anni di ordinazione diaconale.

Augurissimi!!! Il Signore ti conceda sempre, Marcial, di servirlo con amore come lo stai facendo adesso!

Forse non ve l’ho ancora detto, ma da quando me ne sono andato Marcial sta facendo tutto il mio lavoro!

Infatti il nuovo parroco non è ancora arrivato, e nel frattempo è lui che ha in mano le redini delle due parrocchie e della scuola. E lo sta facendo molto bene, chiaro, senza inventare nulla di nuovo, ma portando avanti bene quanto abbiamo fatto negli ultimi anni.

Ad agosto dovrebbe arrivare il parroco e due curati giovani, e sicuramente Marcial ritornerà a fare una vita un po’ più tranquilla. O forse no. Perché ha una bella generosità, e il lavoro se non ce l’ha se l’inventa.

Ad multos annos, Marcial!

Commenti

Ho letto gli auguri per Marcial. Veramente sta faccendo cose straordinarie. Non pensavo avesse tutte queste capacità. È molto responsabile e generoso.

A volte mi diceva: “Paolina, sono molto stanco però quando lavoro per il Signore non me ne accorgo. Lui mi dà la forza”.

Veramente Marcial è un dono per la diocesi di Santo Domingo.

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Carissimi tutti,

quanto mi manca il diario quotidiano scritto da don Paolo e testimonianza di vita misionera in Guaricano! In questi anni la missione di Santo Domingo è stata accompagnata infatti da questo sito che che ne ha raccontato impressioni e fatti, successi e sconfitte.

Adesso che don Paolo è rientrato dalla missione, scrivo nuovamente il diario perchè vorrei facesse ancora una volta da ponte tra Genova e Santo Domingo: in questi mesi MissioGenova ha raccolto articoli, fotografie, testimonianze importanti dei missionari, cardinali  e vescovi, visitatori, benefattori e amici tutti della missione, dalle origini del mandato missionario ad oggi: sedici anni di vita insieme raccontati nel nuovo numero della rivista MissioGenova, in un’edizione interamente dedicata al Guaricano.
È stato un lavoro lungo, di ricerca e raccolta dei numerosi articoli ricevuti, durante il quale sono certamente riaffiorati ricordi e sentimenti mai andati via, in me come nelle persone che hanno contribuito alla redazione del giornale. Per questo vorrei ringraziarli tutti e cogliere l’occasione per dare visibilità a questo numero speciale di MissioGenova: passate-parola e se ancora non vi arriva a casa richiedetelo in centro missionario!

Certamente ci sarebbe tanto da scrivere, a partire dal lavoro che le suore Brignoline continuano a svolgere nel barrio e che va sostenuto ancora con forza. Le parole però non sanno dire quello che c’è dentro un’emozione, specie se quell’emozione si chiama “Guaricano” e trova spazio grande nel cuore di ciascuno…

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7:40 pm

Da suor Roberta

con suor Roberta e le sue sorella della comunità della casa di riposo di SoriHo avuto la gioia di passare oggi alcune ore con suor Roberta, andando da lei nella casa di Riposo di Sori dove è stata mandata come superiora.

Ho ritrovato quella donna sincera e in gamba che avevo conosciuto in Guaricano, con la sua stupenda spiritualità della “valigia pronta”, disponibile dovunque il Signore la voglia mandare. E con lo stesso amore con cui è stata in Guaricano lavora adesso lì con gli anziani che sono stati messi nelle sue mani.

Ha ancora nel cuore il Guaricano: Sila e i suoi figli, il dispensario, Tago, Teresa, oltre naturalmente alle sue sorelle suore. E mi ha reso molto contento vedere come tiene presenti tutti nel suo cuore.

Grazie, Signore!

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Grazie di aver visitato la nostra comunità . Grazie per le notizie che ci trasmetti sempre. Siamo molto contente di avere un sacerdote così amoroso, gioioso e sempre preoccupato per amare a Dio e prossimo.

Bentornato don Paolo, in questi anni ho sempre intravisto le tue mail e ti ho ricordato, a volte anche citato in predica… abbiamo anche noi in parrocchia 2 giovani preti missioanri, don Flavio in costa d’Avorio e padre Dario in Messico…. beh! hai fatto una vera e propria plantatio ecclesiae e adesso con lo spirito “paolino” nel cuore, convertirai tutta Genova?

Tanti auguri sinceri di sereno inserimento che non è facile dentro questa nostra Europa, dimentica di Dio, bisognosa di Lui come non mai, ormai terra di missione…

Un abbraccio fraterno.

Ciao,don Paolo!

In questi ultimi anni ti ho seguito da lontano e, anche se raramente ti ho scritto, ho letto sempre con piacere le notizie che mi hai mandato con grande assiduità, accompagnandoti con la preghiera.

Immagino che il ritorno a Genova sia stato x te un evento gioioso e triste al tempo stesso…

Ti sono vicina nel solo modo che mi è possibile, e cioè con la preghiera, anche se spero di rivederti presto, magari al centro Nazareth, come tanti anni fa…

Ti auguro buon lavoro e ti abbraccio.

Mariella da Trani.

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Stasera ho avuto la gioia di sapere che nella scuola il lavoro continua con lo stesso amore di prima.

Sono iniziati i ritiri con le classi del liceo, oggi c’è stato il primo. Don Lorenzo ha fatto un superbo lavoro con le confessioni.

E venerdì prossimo sarà la volta di tutto il personale della scuola con il ritiro di Quaresima. Lo guideranno Teófilo e altri fratelli del Sine.

Dietro tutto questo c’è Marcial, ma anche Carmen, Nidia, Miguel, Matilde. Sono orgoglioso di loro e del lavoro che continuano.

Grazie, Signore !

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Serata molto significativa, quella di stasera al Quadrivium. Ha visto la presenza di tutti i missionari e le suore che hanno lavorato al Guaricano in questi sedici anni di missione. Assente soltanto don Lorenzo, ancora al Guaricano.

Don Lino Terrile ha ricordato gli inizi, veramente difficili, per la logistica da inventare e per l’assenza totale di servizi in Guaricano. Ma tutto questo, ha affermato, non gli ha impedito di amare veramente la gente di là.

don Franco e Francesco al QuadriviumDon Giulio Boggi ha messo in evidenza la capacità di accoglienza della comunità cristiana e la loro fede. Così come don Franco Buono, sottolineando come al di là di tutte le carenze, sempre ha trovato gente che viveva con piena fiducia nel Signore.

Il sottoscritto ha cercato di far vedere qualcosa delle grandi direttrici pastorali portate avanti: scuola, consultorio, battesimi, comunità, ministri, formazione dei laici, condendo il tutto con materiale fotografico illustrativo. Alla fine mi sono fermato su una foto di Taína, e lì l’ho chiamata a continuare.

Taína e don Lino al QuadriviumL’intervento di Taína ha realmente sorpreso tutti, ed è stato il clou della serata. Sfoggiando una bella sicurezza nell’italiano, notevole in relazione al poco tempo vissuto in Italia, ha espresso il ruolo svolto dalla missione nella sua vita di fede e nella sua scelta vocazionale, così come in quella di molti Guaricaneros. Ha ringraziato il Signore per la presenza e l’opera della Diocesi di Genova in mezzo a loro.

Anche Francesco Zannini ha messo in evidenza il significato della sua presenza come laico nel tessuto della missione, valorizzando l’importanza dell’ascolto di tanti fratelli domenicani da lui realizzato.

Suor Daniela ha ricordato a tutti che la presenza delle suore in Guaricano continuerà, e ha invitato Genova a non lasciarle sole. E suor Valeria ha trasmesso, con gioia, il senso della presenza delle suore là: preghiera, lavoro medico, visita delle comunità rurali.

Il futuro della presenza delle suore in Guaricano ha anche il nome dell’ultima parrocchia nata: Santa Virginia Centurione. Il cardinal Nicolás ha accettato il suggerimento di intitolare alla loro fondatrice la parrocchia della parte di campos, ormai iniziata formalmente come parrocchia. E là sarà dove le suore realizzeranno buona parte del loro lavoro pastorale. Con molto frutto, sicuramente.

La serata si è conclusa con un forte applauso ai molti “Amici del Guaricano”, le centocinquanta e passa persone che in questi anni si sono alternate nella visita alla missione. Molti di loro erano presenti in aula. I loro viaggi hanno reso concreto l’amore di Genova al Guaricano, e sono sempre stati apprezzati dalla gente delle parrocchie. Questa esperienza ha raggiunto il punto finale? forse no: tra una settimana Carmen Moro partirà per Santo Domingo. Anche se la missione è formalmente chiusa, il cuore di Genova continua a battere per il Guaricano. Nel segno di una collaborazione che durerà per molti anni ancora.

La serata è il frutto del cuore missionario di don Francesco Di Comite, affiancato da molti collaboratori, dal Movimento Giovanile Missionario, in primo luogo da Lara, ed è stato reso vivo dalla performance musicale del complesso “Musica dal mondo”.

Grazie, Signore, per questa Chiesa genovese, che ha ormai imparato ad amare l’esperienza missionaria!

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È stata una serata che non scorderò, per le persone ritrovate e per l’atmosfera famigliare respirata pur essendo in tanti, per il ricordo di un’esperienza ancora viva in me e che mi ha aperto a nuovi orizzonti.

Ringrazio tutti i presenti perchè ciascuno partecipando ha reso possibile un incontro così bello e sentito.

Grazie a don Paolo, specialmente, per la disponibilità all’incontro, l’accoglienza, il sorriso e quella bella luce nello sguardo che tanto mi ricorda il Guaricano.

Grazie per la testimonianza che hai dato al Quadrivium.

Mi immagino che è stata una bellissima serata. Noi siamo stati presenti con le preghiere e con un cuore pieno di gioia.

Dio ti benedica sempre e ovunque.

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don Lorenzo con i malati che hanno partecipato alla Messa per loro dell'11 febbraioL’11 febbraio è ormai una tradizione fare la Messa per i malati con il sacramento dell’unzione.

In mia assenza (sono ormai a Genova), Lorenzo ha provveduto a realizzare questa celebrazione suggestiva nelle due parrocchie. Le suore hanno provveduto a immortalare l’evento.

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Volantino incontro MGM 13 Febbraio 2008“Vi aspettiamo, vogliamo esprimervi il ringraziamento per tanto sostegno, preghiera e attenzioni che avete avuto per la missione di Santo Domingo in tutti questi anni. Se la missione ha potuto fare un po’o molto bene è stato grazie a tutti voi!”

Con questo messaggio il nostro don Paolo, di rientro in questi giorni dalla Repubblica Dominicana, ci saluta e ci aspetta numerosi

mercoledì 13 febbraio
ore 20.45
in sala QUADRIVIUM a Genova

per una serata importante dedicata interamente al Guaricano.

All’incontro, che si chiama CHIESA GENOVESE, CHIESA MISSIONARIA NEL MONDO”, saranno presenti i missionari genovesi che in questi sedici anni hanno contribuito alla crescita della vita nella missione portando la Chiesa genovese “verso altri mari”.

A prender parte alla serata anche le suore Brignoline, la cui instancabile opera nel barrio del Guaricano continua, e va sostenuta con forza anche adesso che i nostri missionari rientrano.

Inoltre, saranno presenti all’incontro i gruppi di ragazzi che in questi anni si sono alternati nelle visite alla missione e nell’animazione missionaria a Genova: primi fra tutti gli “Amici del Guaricano”, il Movimento Giovanile Missionario, i tanti giovani delle esperienze missionarie estive e i volontari che hanno prestato servizio a Santo Domingo.

Come ha scritto Don Paolo, la serata vuol essere un momento importante di ringraziamento a quanti sono stati vicini alla missione sempre, aiutandola con la preghiera e con il loro sostegno economico. L’incontro è aperto al pubblico e vogliamo esserci in tanti (contiamo su ciascuno di voi, spargete la voce!), per condividere nella gioia una lunga esperienza di missione, ascoltare quanto di buono è stato fatto, e poi raccontarlo.

Perché molto altro ancora si può fare: INSIEME.

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Bentornati, carissimi don Paolo e don Lorenzo, e ancora grazie per la gioia che mi ha dato l’incontro con voi e le sorelle e i fratelli del Guaricano.

Purtroppo sono fuori Genova per lavoro e non potrò partecipare all’incontro del Quadrivium.

Vi ricordo con infinita amicizia e spero di avere presto un’altra occasione.

Un caro saluto

Tarcisio.

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9:05 pm

Aeroporto

Sono ormai a Genova.

Il saluto all’aeroporto mi ha fatto sperimentare ancora una volta l’affetto di tanta gente. Di don Lorenzo e delle suore, anzitutto, ma anche di moltissimi parrocchiani. Più di cinquanta persone sono venute all’aeroporto, ed ho avuto la gioia di dare loro l’ultimo abbraccio.

Ho approfittato l’occasione anche per fare a ognuno l’ultima esortazione, perché sia più forte e costante, quasi per “sigillare”, il loro amore al Signore e alla Chiesa. Ho visto molte lacrime, e sono certo che non tradiranno le aspettative che ho espresso loro.

Sono nelle tue mani, Signore!

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Bentornato Don Paolo!

Provo a pensare un po’ i Suoi sentimenti! Non potrei commentare. Nella volontà di Dio è la nostra pace.

Con affetto insieme alle mie preghiere.

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Sono con l’acqua alla gola, tra poche ore ho l’aereo e ci sono ancora un sacco di cose da mettere a posto.

Mattina e pomeriggio ho fatto i saluti al liceo (classe per classe) e nella scuola primaria (il gruppo del mattino, e quello del pomeriggio). Tra gli studenti vari di loro mi hanno espresso l’augurio di un felice lavoro a Genova. Sono certo che mi accompagneranno con la preghiera.

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Sembra che siano ormai definiti i preti dominicani che sostituiranno me e don Lorenzo.

Dovrebbero essere tre: un prete preparato e maturo, insieme a due preti giovani. E probabilmente uno di loro sarà un prete novello.
Saranno tre perché il primo ha già abbastanza impegni, e spesso è fuori parrocchia i fine settimana, sarà il coordinatore dell’équipe, mentre i due preti giovani saranno presenti in maniera più diretta, e soprattutto assicureranno le Messe nei giorni feriali e festivi.

Il sapere queste cose mi ha lasciato molto più tranquillo. Sono sicuro che parrocchia e centro educativo saranno in buone mani.

Riguardo ai tempi, le cose sono più incerte, però sono ottimista e confido che la cosa si possa definire nei prossimi trenta giorni.

Grazie, Signore!

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Con alcuni fedeli della Divina Misericordia dopo l'ultima MessaLa mattinata di stamattina ha rappresentato il momento delle ultime Messe a Santa Margarita e alla Divina Misericordia. Domani presiederò l’Eucaristia nel consultorio, e martedì nella nuova parrocchia Santa Virginia, intitolata alla fondatrice delle nostre suore.

Alla fine ho dato e ricevuto abbracci a molte persone. Molti mi hanno espresso parole di apprezzamento per il lavoro svolto (suppongo che se qualcuno non l’ha apprezzato non me l’ha detto…), e tutti mi hanno pregato di ritornare a trovarli, cosa che, con l’aiuto di Dio, ho intenzione di fare, a suo tempo.

Ancora una volta ho fatto l’esperienza di vedere che conoscevo i nomi di molte persone, ma di più della metà non si sapevo, segno che c’è gente nuova che continua a unirsi alla comunità, e motivo ulteriore di consolazione per me!

Alla Divina Misericordia, poi, ho avuto la gioia di riaccogliere nella Chiesa Cattolica Freddy, un giovane di 18 anni che tre o quattro anni fa era diventato evangelico. Sua madre è catechista, e ha vissuto con molta sofferenza la cosa. Ieri, vedendola, le avevo suggerito che invitasse suo figlio per la Messa di oggi, così, con l’idea di salutarlo. Così stamattina Freddy mi si è presentato prima della Messa, e al vedere che c’era una certa disponibilità mi sono azzardato a chiedergli se ritornava alla Chiesa, e mi ha detto di sì, si è confessato e ha partecipato alla Messa come se non se ne fosse mai allontanato. Per me è stata una gioia grande.

Paola con la sua famigliaCosì come è stata una gioia confessare Paola (nome che qui si dice con l’accento sulla “o”, per quanto vi possa sembrare strano; e anche a me molti mi chiamano Paòlo, cosa che all’inizio mi strideva, ma che adesso mi è entrata nelle orecchie e lo sento come che mi hanno fatto loro), che era una giovane del gruppo Ciempiés, e che a sedici anni si era sposata in comune con un giovane che non era di Chiesa, e ha vissuto lontana dalla Chiesa per tutti questi sei anni. Stamattina anche per lei c’è stata la riaccoglienza e la confessione, con il desiderio di continuare il cammino cristiano. Un altro bel regalo che il Signore mi teneva riservato per questo giorno. Nella foto la potete vedere insieme a sua madre e a suo figlio.

Sei grande, Signore Gesù!

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Le segretarie hanno fatto straordinario, oggi, per cercare di agilizzare il riordino dei documenti di scuola e parrocchia. Mi hanno fatto un regalo grande, abbiamo potuto avanzare un po’ di più!

Grazie, Yohanna e Edilenia!

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Ho finito i conti delle parrocchie, e lunedì li manderemo alla curia. Ero rimasto indietro di tre anni e mezzo, c’è voluto un po’ di lavoro ma ce l’ho fatta!

Grazie, Signore

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Oggi abbiamo festeggiato santa Blessila (o non so come si chiami questo santo o santa).

La gente a Messa le ha detto parole molto carine, oltre a cantarle una canzone di auguri.

Nel consultorio le hanno fatto una bella festicciola pure.

L'onomastico di suor BlessilaE poi a tavola, a mezzogiorno, abbiamo continuato i festeggiamenti.

Augurissimi, di santità, suor Blessila!

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Don Lorenzo dice Messa a JacaguaVari mesi fa don Lorenzo ha dedicato tempo ed energie per installare una pompa dell’acqua in una parte di Jacagua dove non arriva l’acqua dell’acquedotto.

Hanno fatto un pozzo con una pompa sommergibile; un recipiente riceve l’acqua dalla pompa e l’immagazzina per l’uso delle famiglie, che in quella parte di Jacagua sono una cinquantina.

Don Lorenzo inaugura con la Messa la pompa di JacaguaIl lavoro era concluso già da tempo, ma solo adesso hanno fatto la Messa di inaugurazione, alla presenza di tutta la comunità, ed è stato un bel momento di festa. Una cosa semplice, forse, ma adesso cinquanta famiglie hanno risolto il problema dell’acqua.

La comunità presente alla Messa di JacaguaE ditemi che è poco! Grande Lorenzo! E grande Signore che permetti che si dedichi a queste cose!

(fotografie fatte dalle suore: complimenti!)

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9:20 pm

Dietro ai conti

Sono dietro ai conti delle due parrocchie. Devo preparare i resoconti da presentare alla curia di Santo Domingo. Sono rimasto indietro al 2005 (sic!), per cui il lavoro non è poco. Coraggio!

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Stasera ho celebrato l’Eucaristia nella cappella del Chimbú, la cappella Padre Misericordioso, nata nell’Anno del Padre, che era il 1999.

Ho visto una comunità ben viva, probabilmente, per l’occasione, accresciuta dal fatto che era la mia ultima presenza in quella cappella.

Ma non è stato l’ultimo saluto. Sarà domenica, alle nove del mattino, che celebrerò l’ultima Eucaristia nella Divina Misericordia.

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Ho in mano il biglietto di ritorno in Italia. Partirò martedì 5 febbraio e arriverò il giorno dopo a Genova verso le sei di sera.

Più si avvicina la data di questa partenza e più mi sento “agitato”, sento che si chiude una fase importante della mia vita e se ne apre un’altra.

Sto pregando già per la comunità che riceverà il mio servizio, e spero che anche loro facciano lo stesso nei miei confronti.

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Ti siamo vicini!

donfra

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Oggi ho presentato formalmente la rinuncia all’incarico di direttore della scuola al padre Pazos, vicario di educazione della Curia. Provvederà lui a gestionare con il Ministero dell’Educazione gli aspetti concreti della questione, e in particolare la “sostituzione” nell’incarico, per mettere il parroco che verrà.

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La comunità della missione a Higüey con il pellegrinaggio zonaleTutte le parrocchie della nostra zona pastorale eravamo oggi in pellegrinaggio a Higüey, il santario nazionale della Madonna dell’Altagrazia.

Ogni parrocchia ha portato dai cento ai trecento fedeli. Molti di loro sono persone impegnate in una vita di chiesa attiva, altri sono persone che vanno al santuario a “compiere” una promessa fatta: per esempio, c’è chi ha promesso portare a Higüey suo figlio se fosse guarito; chi lo ha promesso per trovare lavoro; ecc. C’è tutta una varietà di situazioni che esprimono una ricchezza di fede del popolo, una fede da purificare, certamente, ma un valore grande da mantenere.

Il settore che ha risposto più di tutti è stato il settore San Ramón, che è la zona dove è nativa suor Cristina, e che ormai è la nuova parrocchia di Santa Virginia. Di là sono andate più di cento persone!

L’organizzazione pratica è stata in mano dei due diaconi, Marcial, alla Divina Misericordia, e Juan Luis, a Santa Margarita. Direi che entrambi se la sono cavata bene!

I parroci della zona presenti a HigüeyE un altro aspetto buono di questo pellegrinaggio è quello della solidarietà: con una parte di quanto è avanzato della vendita dei posti degli autobus si finanzieranno alcune necessità primarie delle parrocchie della zona più povere, tipicamente le parrocchie più nuove. Dovrebbero raccogliersi circa sessanta mila pesos (circa 1,250 euro), che non sono molti, ma che aiuteranno a risolvere qualcosa di necessario. Aiutanto la chiesa locale a crescere.

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Devo prendere la decisione di quando partire. So che il primo di marzo entro nel nuovo incarico a Genova, e non posso arrivare qualche giorno prima.

Se aspetto di essere pronto per partire non parto più! Deov fissare la data e basta, e poi cercare di fare tutto quello che posso prima di partire!

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Esattamente. Due settimane fa ci sono arrivati tre lavandini (un po’ piccoli, a dire il vero), e adesso ci arrivano cinque cessi. Da tenere lì per quando qualcuno si romperà.

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Nel pomeriggio sono stato a Duquesa, per celebrarvi l’ultima Eucaristia.

La partecipazione è venuta crescendo durante la celebrazione, e alla fine c’erano una ventina di adulti e altrettanti bambini piccoli.

L’impressione che ho ricevuto è stata quella di trovarmi di fronte a metà delle persone sconosciute. Voglio dire che non conoscevo la maggior parte delle persone. La cosa mi rallegra, perché significa che sono gente che si sta avvicinando alla chiesa.

Al tempo stesso ho sentito una certa frustrazione, perché palesemente non avevano una nozione di cosa fosse la Messa. E ciò si notava nel fatto che non rispondevano ai dialoghi liturgici, e anche nel fatto che i bambini si muovevano molto e la cosa era normale, nessuno diceva niente.

Alla fine Selenia, che è la signora che è stata più costante nella sua vita di chiesa in tutti questi anni, ha espresso un ringraziamento a nome di tutti leggendo una poesia molto carina. E anche in questo si vedeva che c’era molto lavoro da fare, perché si percepiva che era cosa più sua che di tutti.

Chi verrà ha qui un bel terreno da continuare a dissodare!

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Come vi avevo scritto in altra occasione, una banca a partecipazione statale ha donato alla comunità dei terreni destinati a uno stadio, un liceo e un centro comunitario.

L’aspetto formale (il contratto di donazione) è di due mesi fa. Oggi pomeriggio si è fatto invece l’atto pubbico, con la presenza di due funzionari della banca, e dei rappresentanti di molte organizzazioni comunitarie del Guaricano. La gente ha interesse che si realizzino le cose prospettate in questa donazione, anche se ci sono settori della comunità che vogliono mettere le mani in maniera individuale su questa terra. Per questo abbiamo scelto la strada di realizzare la donazione alla comunità attraverso la chiesa, che si fa garante quindi del fatto che i terreni siano destinati effettivamente a quello che devono essere destinati.

Il mio successore dovrà mostrare i muscoli e rivendicare l’appartenenza alla comunità del terreno.

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Messa pomeridiana a Los Cazabes, in quella che è ormai la Parrocchia Santa Virginia, anche se non si è visto ancora nessun documento di approvazione. L’abbiamo celebrata in una cappellina dedicata alla Madonna dell’Altagrazia di Higüey. È tanto piccola che venti persone le riempiono.

Terminando la celebrazione ho raccontato qualcosa di quello che ho visto a Cuba. La gente è rimasta meravigliata all’ascoltare i disagi e le difficoltà di quella gente.

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A Santa Margarita è stata una solennità dell’Altagrazia molto speciale, per la celebrazione di tre matrimoni, uno per ognuna delle tre Messe.

Floirán e Germania al termine del loro matrimonioAlle sette di mattina, il matrimonio di Floirán e Germania, maestri (lei è anche direttrice nella serale) della nostra scuola. Un matrimonio pensato da vari anni, e che solo ora si è potuto concretizzare. Hanno sui cinquant’anni entrambi.

Il matrimonio di Willy e BeneluxAlle nove Willy e Benelux. Willy è figlio di Bilma, animatrice e ministro. Questo matrimonio mi ha riempito di soddisfazione perché ho visto come un anno e mezzo fa Willy si è riavvicinato alla chiesa dopo molti anni di allontanamento, e con lui anche la sua convivente, e adesso non si perdono una Messa insieme ai loro due bambini. Wiily e Benelux hanno intorno ai venticinque anni, e da cinque o sei convivevano.

E di sera Puro e Carmela, una coppia attempata de La Mina. Anche il loro è un tormentone, hanno avuto problemi con i documenti, e anche molti problemi economici. Pur con molte difficoltà familiari si sono mantenuti attivi nella chiesa, e la speranza è che il matrimonio sia per crescere ancora di più e continuare a seminare il seme del vangelo.

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Nel pomeriggio un’aereo di Cubana mi ha riportato a Santo Domingo, dove la mia comunità, Lorenzo e le suore, mi ha accolto con molto calore e affetto.

Ho davanti gli ultimi quindici giorni, e poi si rientra in Italia.

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6:10 am

All’Habana

Spostamento all’Habana, oggi, in vista del viaggio di rientro di domani.

Ho approfittato per vedere qualcosa della città. Mi ha colpito lo stile coloniale della cattedrale e la bellezza della costruzione del seminario.

Il Capitolio, nato come sede del parlamento, e oggi adibito a edificio di rappresentanza e convegni, è con il suo stile neoclassico uno dei gioielli della capitale.

Le suore brigidine mi ospitano con mille attenzioni.

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Una felice scoperta, per chi visita la chiesa cubana, è la presenza nelle parrocchie dei gruppi de la Infancia misionera, l’Infanzia Missionaria.

Sono gruppi di bambini caratterizzati da una forte spiritualità missionaria: il loro scopo è aiutare il bambini a pensare in maniera missionaria, e a farsi missionari dei loro coetanei. La cosa ha un forte senso qui a Cuba, dove i quasi cinquanta anni di rivoluzione hanno fatto cadere nel dimenticatoio la presenza di Dio.

Questi gruppi sono abbastanza recenti. Sono cominciati negli anni ’90, in una parrocchia di Camagüey, e da lì si sono diffusi, prima nella rispettiva diocesi, e poi in tutte le diocesi del paese. E gli stessi bambini che vi partecipano la sentono come una cosa molto importante per la loro vita di cristiani. Ho toccato con mano questo domenica: al termine della Messa con i bambini ho dato loro la possibilità di farmi qualche domanda sulla vita dei bambini dominicani, e la prima cosa che mi hanno chiesto è stata: “C’è a Santo Domingo l’Infanzia Missionaria?”.

Questi gruppi dell”Infanzia Missionaria arriveranno anche in Repubblica Dominicana? La distanza non è molta, la spiritualità della gente è simile. C’è la speranza che succeda!

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Tutti i giovedì don Federico va a fare la catechesi a varie comunità nuove sparse tra i campi di canna da zucchero.

È una vera e propia epopea. A bordo di un camion dei primi anni ottanta senza più finestrini e che non riesce a fare più dei quaranta all’ora ci si muove lungo strade sterrate che spesso e volentieri sono in mal stato. Il camion stesso solleva una nuvola di polvere, e se ci si trova con un camion davanti si è condannati a seguirlo a distanza per non affogarsi nella polvere.

Dalle sette e mezzo di mattina che si parte si arriva alla prima comunità alle nove, un po’ perché il camion va adagio, un po’ perché si raccolgono vari “missionari” (laici catechisti) che vengono con noi e che ci aiuteranno nel lavoro.

Ognuna delle quattro comunità che abbiamo visitato raggruppa una media di venti/trenta case, o forse qualcuna di più. A ricevere la catechesi c’è ogni volta una quindicina di persone, quasi tutte donne, molte di loro abbastanza giovani. La maggior parte non si sono ancora battezzate.

A mezzogiorno, a metà del lavoro, ci fermiamo sotto un albero per consumare qualche panino, e poi immediatamente la visita alle comunità seguenti.

Le comunità che abbiamo visitato oggi sono visitate ogni quindici giorni, alternate con altre. Davvero è un lavoro che si sta iniziando. Fino a un anno e mezzo fa la chiesa non aveva potuto dar loro nessuna attenzione. D’ora in avanti, con l’aiuto di Dio, continueranno a crescere e a diventare solide, e la speranza è che da essere stesse nascano catechisti in grado di portare avanti il lavoro in loco.

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gruppo.JPGScrivo qualche giorno dopo la partenza dalla missione (31 gennaio), ma ho avuto così il tempo di sedimentare le sensazioni.

Sono tornato in Guaricano dopo le visite del 2000 e 2001, l’ultima volta che sono stato li non ero ancora laureato e non conoscevo nemmeno Francesca, ora sono laurato e sposato!

Le sensazioni che provo filtrano quindi attraverso uno Stefano diverso, ma rimane la stessa consapevolezza di aver fatto un’esperienza importante: di vita, di vita cristiana e quest’anno anche di vita famigliare dato che sono tornato qui come famiglia.

Certo a tratti è difficile cercare di trovare certezze nella fede qui, apoteosi della contraddizione e dove la gente muore tra legno e lamiere guardando la televisione e ascoltando la musica in stereo moderni attaccati per non so quale miracolo alla corrente elettrica.

Certo capire dove è la giustizia in un ragazzo paraplegico dalla nascita, con le gambe storte e anche ustionato per un incendio della sua baracca è davvero difficile, e magari noi ci lamentiamo di pagare 25 euro all’anno per parcheggiare la macchina…

Lo so che i nostri mondi sono talmente diversi da non poter essere paragonati, ma esistono entrambi, ed è giusto che ognuno si occupi dei problemi di quello i cui vive, ma certe esperienze ti fanno ridimensionare un poco il valore delle proprie cose.

Certo accettare il fatto che Dio è proprio in quelle baracche è difficile, ma come ha detto don Francesco nella messa che abbiamo celebrato nella cappella delle suore della Missione, il nostro premio non è qui e allora pensando anche all’assurdità umana della stessa croce forse è più facile, spero che questa esperienza a me e a noi famiglia appena nata serva per il nostro lungo e difficile cammino verso Lui.

Dopo le riflessioni i ringraziamenti:

  • A don Paolo per la gioia, l’energia e la fiducia che ha avuto negli Amici del Guaricano nei progetti andati a buon fine e quelli abortiti, per averci sostenuto sia in Guaricano che nelle sue visite a Genova.
  • A don Lorenzo per la sua umile gentilezza, il suo servizio, le sue parole a voce bassa ma calorose.
  • Alle suore Brignoline che ancora una volta ci hanno letteralmente viziato, un in bocca al lupo per il vostro proseguio in Guaricano alla dolce suor Modesta, alla timida suor Blessilla, alla incontenibile suor Paolina e a suor Cristina, simbolo concreto di quello che ha seminato la missione in questi 16 anni.
  • Infine un grazie a tutti quelli che hanno condiviso con me quest’avventura degli Amici del Guaricano, da quelli che hanno iniziato e ora hanno preso altre strade a quelli che sono passati per qualche tempo, a quelli che sono arrivati in fondo, tutti hanno reso ricca la mia esperienza.
  • A Francesca che ha voluto vivere anche lei con me questa esperienza.
  • Grazie infine a don Fra, che ha ideato, sotenuto in tutti i sensi questo progetto e non ha mai mollato!

Commenti

Sono Erika, anche io ho vissuto il Guaricano come giovane famiglia, e io e Alessandro mai dimenticheremo le emozioni provate tra la comunità di don Paolo, don Lorenzo e le suore Brignoline e tutto quello che il popolo dominicano ci ha donato.

Il calore di tanti bimbi ci hanno fatto crescere la consapevolezza di diventare genitori, dopo poco aspettavo già Francesco che ora ha 14 mesi… dunque… occhio!!!

Ciao ciao

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Ho avuto la gioia stamattina di conoscere il vescovo di Santa Clara. L’abbiamo incontrato con don Marino.

Mons. Arturo è una persona umananamente squisita. Ci ha parlato della visita del card. Bertone, a fine febbraio, e del fatto che in quella circostanza si inaugurerà un monumento a Giovanni Paolo II, edificato nella piazza dove nel 1998 tenne un incontro con i cristiani della diocesi.

La venuta del card. Bertone è un ritorno, perché è stato lui ad inviare don Marino e don Federico come missionari qui, quando era arcivescovo di Genova. I vescovi cubani lo conoscono molto bene e sono contentissimi della sua visita.

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Ho avuto la gioia oggi di accogliere (come se fossi io il padrone di casa) don Marino e don Federico, di ritorno dalla Colombia. Con loro ci sono anche il fratello di don Marino e sua moglie.

Benvenuti a casa vostra!!

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Stasera avevo in programma la catechesi degli adulti in una delle parrocchie di don Federico. La chiesa è veramente piccola, e in fondo alla stessa si è tenuto l’incontro di catechesi.

Erano presenti circa dodici signore, la maggior parte abbastanza avanti negli anni, e qualcuno più giovane. C’era chi si stava preparando alla cresima, chi ha in programma di sposarsi, chi viene unicamente con il desiderio di conoscere meglio il Signore.

Ho  visto molto interesse, e una discreta capacità di muoversi con la Bibbia (usano la latinoamericana come in Repubblica Dominicana), e tutte sapevano leggere meglio di come leggono in Repubblica Dominicana.

L’analisi del brano della Trasfigurazione è stato occasione per ritornare a riflettere sul significato della croce nella nostra vita, e sulla prospettiva della resurrezione che è per tutti. Uno sguardo di speranza alle nostre vite!

Un’altra cosa che mi ha colpito è stata il desiderio di queste sorelle di coinvolgere nella vita di chiesa i loro mariti e figli. I quali, lo stesso che in Repubblica Dominicana, sono lenti da questo punto di vista. Ma qualcuna di loro ha già visto frutti concreti, e hanno la speranza che attraverso la preghiera e con la pazienza li conquisteranno al Signore. E anch’io le accompagno con la mia preghiera perché questo loro sogno diventi realtà.

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4:47 pm

Vescovo padre

Una bella sorpresa, oggi a mezzogiorno. La sacrestana mi telefona e mi dice che che durante una delle Messe il vescovo è passato e ha lasciato un pacco per me. Sono sorpreso e mi domando cosa mi ha lasciato.

Al scendere in sacrestia scopro un sacchetto con varie confezioni di cibo in scatola: tonno, aringhe, mais, verdure varie. Bene! Mi aiuteranno a sopravvivere in questi giorni in cui mi cucino da solo.

Di fatto mons. Arturo riesce a tenere una vicinanza molto bella con i preti e con la gente. Una Messa di quelle di oggi è venuta a celebrarla lui, sostituendo don Marino!

E ieri mi ha chiamato al telefono, per darmi il benvenuto e per assicurarmi che ci saremmo visti i giorni prossimi
Grazie, Signore, per questa squisita attenzione del vescovo!

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Stamattina ho celebrato due Messe in parrocchia.

Alla prima, iniziata alle 9.15, la metà erano bambini e alcuni adolescenti. Prima della Messa, una suora di una congregazione colombiana ha preparato la liturgia insieme a loro, e ha dato qualche pennellata di preparazione alla liturgia propria di questa domenica. Un bel lavoro, che aiuta i bambini a partecipare attivamente. E di fatto alla Messa hanno letto loro, purtroppo con risultati liturgicamente scarsi, anche se la sicurezza della loro lettura è superiora a quella dei maestri della nostra scuola del Guaricano.

Alla seconda Messa, delle 10.30, c’erano i giovani, principalmente organizzati nel coro, e molti adulti. Tra le due messe saranno state circa duecentocinquanta persone.

Nel pomeriggio, invece, Messa in due comunità rurali. La prima in una cappella molto piccola, della dimensione della metà di una casa, la seconda in una vera e propria chiesa. In questa c’erano quattro battesimi di bambini piccoli. Li abbiamo fatti nella Messa, e si sono svolti bene, a parte l’inconveniente che le quattro famiglie se ne sono andate dalla chiesa al momento del segno di pace. Visto che il momento si è protratto qualche minuto, probabilmente hanno pensato che la celebrazione fosse finita. E alla fine una signora che sembrava essere una persona impegnata a livello di chiesa mi ha chiesto scusa per questo disordine che non si è riuscito a evitare. Che ci si può fare? Se succedono queste cose significa propio che c’è bisogno del lavoro dei missionari!

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Oggi, sabato, ho celebrato tre Messe “prefestive” in tre comunità rurali. Sfatando il mito dell’afrocristianesimo cubano, in questi luoghi di “campo” la gente è lontanissima dalla discendenza africana tipica de La Habana. Il 95% della popolazione è bianchissima, con i capelli assolutamente lisci e tendenti al chiaro.

La cosa che più si nota, arrivando qui come prete, è l’affetto che la gente ti dà sin dal primo istante. Tutti i bambini si avvicinano per darti o ricevere un bacino sulla guancia, e anche con le donne ci si bacia, mentre con gli uomini è una stretta di mano o un abbraccio. Stesso gesto al segno di pace della Messa.

L’accoglienza più bella l’ho ricevuta in una località dove si produce ananas in gran quantità. Alla Messa tutti i bambini avevano in mano un fiore, e si sono avvicinati uno a uno a me per consegnarmelo. Alcuni adulti mi hanno invece fatto l’omaggio di ananas e guayabas.

In generale quello che si vede è che queste comunità stanno poco a poco riscoprendo il cristianesimo. Grazie a Dio, secondo quanto mi hanno detto, c’è più libertà religiosa che dieci anni fa, quando chi faceva vita di Chiesa era messo da parte nella vita sociale e lavorativa. Adesso non c’è più quell’ostilità, ma la gente è da rievangelizzare poco a poco. In realtà si vede che molti stanno tornando, e tutti mi esprimono parole di riconoscenza per i missionari e per il lavoro che portano avanti di celebrazioni, di catechesi, di vicinanza spirituale.

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A prima vista la situazione della famiglia non sembra molto diversa da quella della Repubblica Dominicana. Quasi nessuno si sposa in chiesa, qualcuno in comune, e la maggior parte convivono.

Ci sono parrocchie dove l’ultimo matrimonio di una coppia di fidanzati risale a 10 anni fa. Si vedono vari matrimoni di coppie attempate, ma di giovani niente. C’è la paura di prendersi un impegno che non si sa se si sarà capaci di portare avanti.

Per i figli che crescono la prospettiva di formarsi una famiglia loro non è semplice. Farsi una casa costa troppo, il costo del cemento è uguale a quello in Repubblica Dominicana, ma qui a Cuba i salari sono troppo più bassi. E ricevere una casa dal governo non è immediato. La prospettiva più semplice per la giovane coppia è vivere nella casa dei genitori di uno dei due.

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Uscita dopo cena, oggi, per un incontro di catechesi serale. Nella comunità dove siamo andati si radunano settimanalmente i bambini (con i loro catechisti), gli adolescenti/giovani (con i loro catechisti) e gli adulti (con il prete).

Vista la particolarità della circostanza (un prete in visita) la catechesi si è fatta tutti insieme, e ho dovuto inventare qualcosa che potesse arrivare ai bambini come ai grandi.

Dopo l’incontro i catechisti mi hanno spiegato che tra gli adulti la maggioranza seguono la catechesi per battezzarsi o per sposarsi. Tra di loro ho visto un interesse molto vario, alcuni molto attenti, altri abbastanza assenti. Visto che il tema era la carità concreta, in particolare verso chi non ci va giù, con la parabola del buon samaritano, alla fine ho provato a chiedere qual era secondo loro la difficoltà più grande dei cubani a vivere questo vangelo, e con semplicità un uomo sui quarant’anni mi ha risposto che è il carattere rancoroso, abbastanza tipico dei cubani. Lui stesso riconosceva di esserlo, e ammetteva di dover fare un lavoro grande con se stesso per essere vero discepolo di Gesù. Mi ha colpito la sincerità con cui ha manifestato questa sua fragilità, e mi sento impegnato a accompagnarlo con la preghiera perché superi questo aspetto del suo temperamento.

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Ieri dunque il primo impatto con Cuba.

L’autopista che attraversa tutto il paese, costruita dopo la rivoluzione del 1959, è ben ampia, tre corsie per senso di marcia, ma è praticamente vuota. Il fondo è abbastanza irregolare, a 120 all’ora dà un certo fastidio. Non ci sono protezioni laterali, ogni tanto c’è la protezione tra le due corsie. più o meno ogni 50 km si vede una pattuglia della polizia o un posto di controllo, e bisogna passarlo adagio. Da entrambi i lati della strada ti vendono aglio e cipolla, ingredienti fondamentali del condimento cubano. Qualcuno vende anche una specie di torrone di noccioline americane.

Molto scarso il traffico, costituito da categorie di veicoli ben precise: ci sono le auto noleggiate ai turisti, sono macchinette piccole ma ben nuove e ben tenute; ci sono le Lada simil-124, sono dei funzionari delle aziende statali; ci sono le fuoristrada più belle e nuove, sono dei manager delle aziende più importanti; e ci sono i veicoli privati, al 90% macchine di fabbricazione statunitense dei tempi del regime di Batista: la rivoluzione le ha lasciate ai loro legittimi proprietari, e a qualche maniera, magari cambiando il motore, continuano a fare il loro lavoro.

A metà tragitto lasciamo l’autopista e ci spostiamo alla carretera central, un’altra strada che dall’Habana arriva alla punta est del paese. È stata costruita negli anni trenta, e da quel tempo non ha ricevuto molte attenzioni. Ha due corsie (ma non si vede la linea centrale). All’inizio dovevano essere quattro, mi spiega la gente, ma la corruzione del governo di Batista si è mangiata la metà dei soldi e alla fine l’ampiezza della strada è rimasta ridotta della metà. L’essere in zona agricola significa che tutti i momenti ci troviamo davanti qualche trattore o altro mezzo molto lento, e spesso dobbiamo andare a passo d’uomo in attesa che ci sia lo spazio per sorpassare.

A livello di mezzi pesanti, sono tutti veicoli vecchissimi, lo stile inconfondibile degli anni ’70. Sono migliori i pullman interprovinciali, che appaiono nuovi e ben tenuti. Ma a parte questi, il resto del trasporto è “d’epoca”. La rivoluzione ha lasciato ai loro legittimi proprietari i camion posseduti prima del cambio di regime, e questi sono stati trasformati in mezzi di trasporto per persone: alla parte di carico del camion è stata aggiunta una tettoia, dei sedili in ferro, una scaletta, e si sono trasformati in autobus. E nonostante la mancanza di confort il prezzo è elevato, troppo alto per quanto guadagna la gente.

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9:22 pm

Arrivo a Cuba

Oggi pomeriggio un volo Cubana de Aviación mi ha portato a Cuba, dove passerò dieci giorni nella nostra missione. Vi lavorano don Marino Poggi, prete genovese, e don Federico Tavella, prete della diocesi di Chiavari.

L’aereo, un IL-62, colpisce per lo stato trasandato in cui si trova. Gli arredi di bordo hanno la vernice scrostata, nei bagni i dispensatori di sapone liquido sono vuoti, un’antigienica saponetta cerca di supplire senza riuscirvi. Non ci sono salviette di carta, un solo rotolo di carta igienica in uno solo dei due bagni. E pensare che per due ore di volo paghi poco meno della metà di quello che costa un viaggio a Genova, otto ore sorvolando l’Atlantico più un’ora e mezza di volo in Europa. Per quello che ho pagato mi aspettavo molto di più!

All’aeroporto non c’erano né don Marino né don Federico, perché entrambi si trovano qualche giorno in Colombia, ma mi raggiungeranno presto. Un parrocchiano era incaricato di venirmi a prendere.

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Sono in partenza per Cuba, dove rimarrò fino al giorno 20, ospite (e sositututo i primi giorni) di don Marino e don Federico.

Ci rileggiamo tra dieci giorni. Vi racconterò qualcosa della missione di là.

A presto!

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Il Progetto di Centro Educativo nella sua versione aggiornata era in cantiere dal mese d’agosto. Era rimasto lì, in attesa di dedicarci un po’ di tempo e di amore, e di mettere a posto le varie modifiche suggerite principalmente dai maestri.

Adesso, grazie a qualche oretta dedicatagli nelle vacazioni natalizie, è a posto. C’è più soltanto bisogno di fare le fotocopie e di rilegarlo, in tre esemplari, uno per la primaria, altro per la serale e l’ultimo per il liceo.

Inoltre giovedì della settimana prossima (in mia assenza, ma pazienza) si farà una “cerimonia di promulgazione” dello stesso, presenti i direttori, i maestri, il resto del personale, l’Associazione dei genitori, e le rappresentanze degli studenti.

L’idea è che questo gesto rafforzi il protagonismo di tutti nella scuola, li faccia sentire che li si tiene in conto tutti, e non solo all’ora di esigere il lavoro. Miguel, Matilde, Nidia e Germania si incaricheranno di mettere a punto i dettagli della celebrazione. A me riferiranno al mio ritorno da Cuba.

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