Contributi del mese di Agosto 2006

Stasera con un gruppo di familiari e ministri abbiamo partecipato alla Messa di inizio anno del Seminario Minore, dove ci sono cinque ragazzi di Santa Margarita e della Divina Misericordia: Elvis, Franklin e Alex di Santa Margarita, Arismendy e Francisco della Divina Misericordia.

La Messa è stata presieduta dal cardinale, ma purtroppo siamo arrivati tardi a causa del forte traffico legato ai lavori della metropolitana. È stato importante in ogni caso esserci, e i nostri ragazzi hanno percepito questo segno di affetto e appoggio e li si vedeva orgogliosi di avere tante persone care attorno.

Lunedì, giorno dell’inaugurazione della scuola de Los Cazabes, il direttore di Risorse Umane del Ministero dell’Educazione mi ha fatto capire che potrebbero nominarci qualcuno dei maestri e bidelle che non sono ancora pagati dallo stato.

Così mi sto dando da fare a preparare i pacchetti di documenti di tutti i possibili candidati. È una cosa abbastanza faticosa, perché non è mai tutto a posto bene, ma la speranza di risparmiarci un po’ delle risorse che raccogliamo dalle famiglie mi aiuta a mettere insieme il tutto.

Finalmente abbiamo l’oculista!

Non è stato facile, un po’ perché ce ne sono pochi, un po’ per la trattativa sul prezzo: avevamo proposto ottimisticamente un prezzo superbasso per la gente, una parte del quale andava all’oculista.

Alla fine abbiamo dovuto raddoppiare la quota dell’oculista. Nonostante ciò facciamo pagare poco più della metà dei consultori più economici: 120 pesos per visita, equivalenti a circa 3 euro.

Grazie, Signore! e grazie, Massimo e Carlo!

Nel pomeriggio ho inaugurato una CEB che sta funzionando già da vari mesi.

La portano avanti Emiliana e Sinín. Questa è una signora anziana e con vari acciacchi ma piena di vita che ha sempre vissuto in maniera impegnata la sua fede. La prima invece è passata due o tre anni fa da essere una cristiana della domenica a una vita impegnata su vari fronti: ha fatto il ritiro di evangelizzazione, ed è animatrice di comunità e catechista.

Alla Messa c’erano anche vari uomini, e ho approfittato per sottolineare l’importanza dell’invito e dell’amore che possono dare ai loro vicini per aiutarli a fare il passo verso Cristo e diventare persone che trasformano i loro dintorni.

L’incontro degli animatori di CEB (Comunità Ecclesiali di Base) di oggi è stato dedicato all’imminente iscrizione al catechismo.

La catechesi, molto semplice, era per sensibilizzare ancora di più a questo inizio nel quale vogliamo vedere i genitori coinvolti in prima persona.

Oltre a questo è partita oggi anche la lettera mensile a tutte le famiglie, centrata sullo stesso tema.

Con l’aiuto del Signore partiamo meglio che l’anno scorso.

Ho avuto stasera la Messa alla parrocchia dell’Amparo. Oggi è la vigilia della festa della Guardia, e il padre Isidro, il parroco, mi ha invitato a presiedere l’Eucaristia.

C’era un discreto numero di gente: c’era anche una rappresentanza di Santa Margarita, con una ventina di persone, e c’erano anche vari laici di Santiago il Menor.

Il padre Isidro non c’era perché aveva una messa di inaugurazione dell’anno nel seminario Redemptoris Mater dove è professore.

Oggi a mezzogiorno avevamo il presidente della repubblica a Los Cazabes, nel territorio di Santa Margarita. È venuto a inaugurare una scuola nuova fiammante tecnologicissima di 9 aule, con laboratorio di informatica, due classi di asilo, sala multimediale, ecc. ecc.

C’erano la metà delle autorità: la ministro dell’educazione, il titolare del dicasteri delle opere pubbliche e molti altri.

Una gran pompa, per far vedere che e’ pa’ lante que vamos, cioè “è avanti che andiamo”. Di fatto la scuola inaugurata è stata un lavoro perfetto, fatto a tempo di record: tre mesi e mezzo, per un’investimento di 25 millioni di pesos dominicani (62,500 euro).

Ho potuto avvicinarmi alla ministro dell’educazione, la quale mi ha messo in contatto con l’incaricato del personale per la faccenda del personale non ancora nominato dallo stato. Questi mi ha detto di andare da lui mercoledì. Vedremo se si muove qualcosa.

Con il sindaco, invece, ho aprofittato per chiederli l’asfaltatura del cortile della scuola, che è una cosa prioritaria, naturalmente da buon politico mi ha detto che certamente la farà, vedremo nei prossimi mesi se mantiene la promessa.

Oggi ho dovuto riprendere in mano la maniera di fare l’iscrizione, perché ieri avevo visto abbastanza lacune nell’interpretazione dell’atto di nascita. Così gli abbiamo dedicato un’altra mezzoretta.

Ho potuto presentare anche lo schema dell’incarico dei singoli catechisti: l’età con cui ognuno di essi lavora, la cappella, e l’ora, e il compagno o compagna.

In Betania avremo una decina di gruppi, mentre nella maggior parte degli altri i gruppi saranno tre o quattro.

Ogni gruppo lavora con il primo o il secondo o il terzo livello di catechesi.

Oltre a tutto questo, ho anche parlato un po’ della parrocchia e della centralità dell’Eucaristia parrocchiale nella vita di fede. La speranza è che i catechisti possano sensibilizzare di più alla partecipazione alla Messa domenicale.

Nonostante la pioggia di una tormenta tropicale che sta passando 400 km sotto la nostra isola, i catechisti hanno partecipato in maniera soddisfacente al terzo giorno di preparazione, oggi sabato.

Al mattino ho fatto una lunga catechesi sul sacramento della Riconciliazione, che qui è celebrato abbastanza poco: la maggioranza delle persone attive delle parrocchie si confessa solo due volte all’anno nelle Celebrazioni Penitenziali di Avvento e Quaresima.

Nel pomeriggio ho parlato di matrimonio e convivenza (la convivenza qui è la normalità, solo l’1% delle coppie si sposa in chiesa), e poi abbiamo fatto la pratica di compilare la scheda di iscrizione a partire dall’atto di nascita. Sembra una cosa facile, ma non lo è, come ho potuto rendermi conto. Di fatto almeno la metà dei catechisti scrivono molto lentamente e con grafia da terza elementare o più giù, e con molti errori. Sono utopista se sogno che possano farmi un buon lavoro nel processo di iscrizione?

9:23 pm

Barrio seguro

Barrio seguro (“quartiere sicuro”) è un programma del governo dominicano per affrontare la delinquenza di alcuni quartieri devastati da ladri e omicidi.

È implementato in vari barrios della capitale e di Santiago, e consiste praticamente nel mandare al territorio un forte contingente misto di polizia e esercito, portanto una presenza della legalità che scoraggia i delinquenti dal farsi vedere e “lavorare”.

Ha dato un certo risultato: quei barrios dove è stato attivato sono adesso molto più tranquilli. Anche se la percezione comune è che i delinquenti hanno cercato “lavoro” altrove: e di conseguenza a un barrio seguro corrisponde una maggiore insicurezza nelle zone vicine. Anche Guaricano, nonostante non sia vicino fisicamente ai quartieri dove è stato implementato il programma, ha notato un aumento della delinquenza, che la gente sente e percepisce e soffre.

Vi dico tutto questo perché oggi pomeriggio abbiamo avuto un’assemblea di tutta la cittadinanza, celebrata nel salone della nostra scuola, nella quale è intervenuto il responsabile del programma. L’assemblea era per esprimere il desiderio e spingere affinché in Guaricano sia attivato il programma stesso.

Hanno parlato vari presidenti di Associazioni di Vicini (Juntas de Vecinos), enfatizzando la situazione di insicurezza e paura in cui versa la popolazione. Ho avuto un turno di parola anch’io, e ho approfittato per dire che non si possono fare attività con la oscurità perché la gente non ci va per il timore della delinquenza. Varie persone hanno portato testimonianze di familiari morti o rimasti invalidi per azioni delinquenziali subite, è stato commovente ascoltare il loro dolore e allo stesso tempo vedere che il dolore non era accompagnato dal rencore.

Non si è capito se il programma si attiverà in Guaricano o no. Il signore che ha convocato l’assemblea in qualche momento ha fatto capire che sarà presto, ma il funzionario incaricato dello stesso non ha detto niente di concreto. Staremo a vedere.

Nel pomeriggio visita a una malata terminale: una giovane donna, avrà avuto tra i 25 e i 30 anni. Era in un come semincoscente, battere di ciglia quasi nullo.

Abbiamo celebrato il battesimo, la cresima, e l’unzione dei malati. Sono rimasto di stucco quando, nel preparare il battesimo, improvvisamente si è risvegliata dallo stato di sopore, si è mezza alzata, e ha anche gridato, apparentemente per il dolore del tumore. Non ero ancora arrivato al momento dell’amministrazione del battesimo, e l’ho subito anticipato per la paura che fosse l’ultimo sprazzo di vita prima della morte.

Così l’hanno sorretta da sotto le spalle, e mettendole un catino sotto la testa, le ho dato il battesimo. Ha dato l’idea di averlo ricevuto più o meno coscientemente, e dopo è ritornata nel sopore di prima.

Tutte le volte che mi trovo con queste situazioni di malati apparentemente assenti ma che si vede che si rendono conto che sta succedendo qualcosa di grande mi si raccapponisce la pelle.

Ho dovuto mettermi dietro alla generazione dell’orario della scuola. Stamattina ho fatto quello del liceo, domani tocca a quello della primaria.

Ho un programma che lo genera automaticamente, ma bisogna dargli tutti i dati iniziali, e darglieli in maniera ben precisa, e non sempre è facile rendersi conto di piccoli sbagli, così c’ho messo due ore quando bastava mezz’ora.

10:23 pm

Giornata intensa

La giornata di oggi mi è volata, e sono soddisfatto:

  • In mattinata sono stato al distretto scolastico, dove sembra che abbiamo risolto il problema di un professore che doveva passare a un’altra scuola, e che adesso sembra che non è che se ne va, ma che lo cambiano con un altro, anzi un’altra, che è una ragazza di chiesa e di buona famiglia.
  • Nel primo pomeriggio sono stato a scuola, per cercare di rendermi conto di quali maestri arrivano tardi, e ho parlato con qualcuno di loro.
  • Poco dopo è venuto Teofilo, e abbiamo parlato di come portare avanti la opera della chiesa nuova della Divina Misericordia.
  • Alle quattro la riunione degli animatori di CEBs.
  • Dopo, la riunione dei responsabili dei centri di catechismo di Santa , cercando di organizzare il lavoro dei catechisti.
  • Infine, alle sei e mezza, il ritiro di inizio anno del personale della scuola serale. Lì mi sono fatto un po’ di sangue marcio all’inizio, per due professori che non sono venuti, ma poi il Signore mi ha fatto ascoltare tante cose belle dalla gente presente che mi ha fatto vedere che la mia rabbia non era niente in confronto a quello che lui mi poteva dare. Ho terminato il ritiro ringraziando il Signore di aver capito questa piccola cosa.

Sono arrivato a casa alle dieci meno un quarto. Cena. Tra pochi minuti vado a dormire. Buonanotte. E a te, grazie, Signore!

Stasera ho presenziato – e diretto – il primo incontro dei professori della scuola serale. Ho lasciato per oggi questo inizio di preparazione, perché i giovani e gli adulti che si iscrivono a questa scuola è adesso che si fanno vivi per iscriversi.

Abbiamo fatto una condivisione dei mesi estivi, e abbiamo socializzato il Progetto di Centro Educativo. Sono venute fuori riflessioni interessanti, che integrarò quanto prima nel Progetto.

Domani avremo con questo personale il corrispondente ritiro. Dopo, ci metteremo dietro alla planificazione annuale.

Le lezioni inizieranno lunedì prossimo, con la novità che l’ottava (terza media nostra) sarà di soli due giorni alla settimana, in maniera da favorire la partecipazione di quelli che hanno poco tempo.

L’inizio della scuola è stato abbastanza buono: avevamo di mattina l’80% degli studenti, e di pomeriggio il 50%. Dico che è stato buono perché ci sono scuole che cominceranno la settimana prossima, e con meno studenti di quelli che avevamo avuto noi oggi.

Tant’è è difficile da vincere questa usanza che “non lo mando la prima settimana perché tanto non si fa niente”, a cui si aggiunge il fatto che la famiglia non si è organizzata per comprare il necessario per la scuola: scarpe nuove fiammanti, pantaloni, maglietta della scuola, quaderni, biro, matita, ecc. Molti lasciano queste spese per l’ultimo momento, e quindi qualunque inconveniente fa ritardare la preparazione.

Nella mattinata ho celebrato una messa con i rappresentanti di varie scuole dei dintorni. Organizzata dal Distretto Scolastico come atto di inizio anno scolastico, è stata per me l’occasione di una bella catechesi sulla serietà e sui comandamenti.


Il sorriso solare di Sandra

Sandra è partita oggi pomeriggio per l’Italia. Ha vissuto un mese con noi, dando una bella mano a Lorenzo in cucina e allettandoci con il suo buonumore e i suoi scherzi.


Sandra con Taína e Yudy in cucina

Oggi a mezzogiorno, come gesto di saluto, ha infilato un cubetto di ghiaccio nella schiean di suor Blessila. L’altro ieri aveva tentato di innaffiarmi i pantaloni. In un momento che non se l’aspettava, ieri le ho messo mezzo bicchiere d’acqua sulla sedia prima che si sedesse, e al toccare il sedile della sedia con il didietro ha fatto un salto megagalattico.

Tutto questo per farvi capire chi è Sandra. Nonostante i suoi sessant’anni ha uno spirito giovanile, che ci mancherà nei prossimi mesi.

Grazie di cuore, Sandra, per tutto quello che hai dato alla comunità!


Don Paolo con Ana María e Ana Iris

Se non vi ricordate di loro, sono due ragazze diciottenni di San Francisco de Macorís che in una maniera mezza contorta sono venute a conoscenza delle nostre suore, e adesso sono entrate alla casa per un’esperienza di vita comune e di discernimento vocazionale.

Se tutto va bene, si uniranno a Taína e Yudy, le quali mostrano già una maggiore determinazione di voler entrare alla congregazione.

Nella foto Ana María è la più magrolina alla mia destra, e Ana Iris è alla mia sinistra (ops, avevo la camicia macchiata…).

Sono zia e nipote, ma non mi ricordo mai qual è la zia e quale la nipote!

Alla formazione dei catechisti di questa mattina c’erano parecchi “grandi assenti” di ieri: vari catechisti abbastanza esperti, che apparentemente ieri hanno avuto impegni inderogabili. Con loro quelli che hanno dato la loro disponibilità sono attorno al centinaio tra le due parrocchie.

Una cosa nuova di quest’anno è che non accettiamo più catechisti adolescenti. L’esperienza si è rivelata buona in un senso ma spiacevole nell’altro. Buona, perché nel fare catechismo ai bambini si sono rivelati pieni di entusiasmo. Spiacevole, perché di essi hanno continuato solo la metà; gli altri quatti quatti hanno lasciato. E un altro aspetto poco bello è che tra quelli che hanno continuato, e che dicono che sentono la vocazione di essere catechisti, c’è molta immaturità ecclesiale: vengono magari a Messa, ma rimangono in fondo a fare cappannello tra di loro.

Così, dopo aver parlato di tutti questi problemi nel corso dell’intero anno scorso, quest’anno abbiamo preso la decisione, io, Marcial, e d’accordo tutti i responsabili di centro di catechesi, che non avremmo accettato altri catechisti adolescenti. I catechisti adolescenti “vecchi”, pur con i loro limiti, li avremmo portati avanti, sperando di riuscire a formarli un po’ meglio.

Devo dire, però, che alla fine dei conti di questi catechisti troppo giovani non è venuto nessuno. Una diciassettenne c’era, ma mediamente è più matura delle altre ragazzine-catechiste.

E la mattinata si è svolta tra una riflessione mia sulla maniera che i genitori possono realizzare la loro missione di essere i primi catechisti dei loro figli, e una presentazione della situazione dell’adolescente fatta da suor Cristina.

Siamo anche riusciti a terminare alle undici e mezza, e non a mezzogiorno. Io sono arrivato a casa più tardi perché ho fatto una scappata a Los Cazabes e Jacagua a accompagnare con la camionetta i catechisti di là. Che, peraltro, sono stati ammirevoli: erano il settore più presente numericamente; e questo nonostante la scomodità e la distanza! Bravi!


I catechisti nuovi del 2006

È iniziato oggi, e continuerà domani e la settimana prossima, il momento di formazione dei catechisti che facciamo sempre, più o meno a inizio dell’anno.

L’idea mia era di chiamare l’ufficio catechistico della curia, che porta sempre in giro per le zone questi momenti di formazione, che tra l’altro sono strutturati in cinque tappe progressive e con un piano di studi ben definito. Purtroppo però non erano disponibili in questo periodo, per farlo con loro avremmo dovuto realizzarlo il mese prossimo o in ottobre, con la conseguenza che si sarebbe dovuto interrompere il catechismo del sabato.

Così alla fine ho deciso di farmelo io, cioè di guidare io gli incontri di formazione. In qualcosa mi aiuteranno suor Modesta e suor Cristina.

Oggi, in particolare, abbiamo parlato loro della metodologia catechistica, della condizione del bambino oggi (suor Modesta). Ho spiegato loro il simbolo apostolico e ho collocato la catechesi dentro al processo di evangelizzazione che realizza la Chiesa.

La partecipazione è stata attorno al 60% di quelli che facevano catechismo l’anno scorso. Di qualcuno degli assenti so che non continuerà, altri assenti spero che non si facciano vedere perché così evito di dirgli che non posso tenerli come catechisti.

Invece c’è stata una discreta presenza di nuovi. Sono quelli che vedete nella foto. Più per la Divina Misericordia che per Santa Margarita. Alcuni di loro dimostrano capacità di mettersi in gioco. Se a questa qualità corrisponde la serietà siamo a posto!

L’orario è stato dalle nove a mezzogiorno, e dalle due e mezza (in pratica dalle tre) alle sei.

Domani si continua, ma solo di mattina.

Oggi, ultimo giorno lavorale precedente l’inizio della scuola, abbiamo fatto mattina e pomeriggio il ritiro con tutti il personale della scuola.

A differenza di altre volte, ho dato io tutte e quattro le meditazioni, due al mattino e due al pomeriggio. Sono state incentrate sulla pedagogia educativa di Dio, sul profilo dell’educatore, e sul primato della persona nell’educazione.

Soprattutto al mattino ho visto molta attenzione e interesse. Sono certo che questo ritiro ci ha aiutato a metterci bene in posizione di partenza.

Mi ha dato fastidio l’assenza – ingiustificata – di vari maestri. Vari di loro non si sono fatti vedere nessun giorno della settimana, facendo credere che non sapevano delle attività. Miguel però mi ha precisato oggi pomeriggio che tutti hanno in mano il calendario scolastico, e che dice chiaramente la data in cui le scuole devono cominciare a lavorare. Vedremo lunedì cosa fare con quelli che non sono venuti.

Sia di mattina che di pomeriggio ho dedicato alcune ore ad andare a ritirare i libri per la scuola.

Il governo li stampa e li distribuisce alle scuole, le quali li prestano agli studenti a inizio anno e li ritirano alla fine. I libri hanno così una vita utile di 3/4 anni, dopodiché sono praticamente da buttare.

La cosa caratteristica è che non tutti gli anni ci sono disponibili tutti i libri: un anno ce n’è una parte, l’anno dopo un’altra. Per esempio, in quest’anno scolastico ci mancheranno i libri di lingua spagnola di settima e ottava. Professori e studenti dovranno arrangiarsi!

Oggi il paese festeggia la Restaurazione della Repubblica: nel 1863, il 16 agosto, è cominiciata la seconda guerra di liberazione dal colonialismo spagnolo.

Per la Repubblica Dominicana è la data in cui prendono possesso le nuove autorità. E quest’anno è toccato a senatori, deputati, sindaci e consiglieri, tutti quanti eletti il 16 maggio, esattamente tre mesi fa.

In casa avevamo mezzo parlato di fare una gita con le suore, ma alla fine non si è concretizzato niente. Io ho passato la mattinata in parrocchia a preparare il materiale per il ritiro della scuola che sarà questo venerdì.

Invece nel pomeriggio ho accompagnato al seminario Willy e Miguel Ángel: hanno fatto oggi il loro ingresso al seminario maggiore, al primo anno di filosofia. Ho potuto conoscere il loro formatore, il padre Mártires, e ho potuto scambiare due parole anche con il padre Federico, che è formatore della seconda filosofia.

Willy e Miguel Ángel abiteranno in camerette condivise ognuno con un altro compagno: avranno a loro disposizione un letto, un tavolo, una sedia, uno scaffale per i libri. Andranno a studiare la filosofia alla Pontificia Universidad Madre y Maestra, che non è lontana dal seminario. La loro classe, che comprende giovani di tutte le diocesi del paese, è di 56 seminaristi!

Poi, alle sette di sera, il corso di preparazione al matrimonio, con il quale ho concluso in bellezza la giornata.

Oggi, solennità dell’Assunta (che qui non è di precetto), nella Messa della sera abbiamo salutato i due nostri seminaristi maggiori che domani entrano in seminario.

Sono Willy e Miguel Ángel, e inizieranno adesso il corso filosofico, che dura quattro anni.

Varie persone della comunità hanno espresso ai due giovani la loro solidarietà spirituale, assicurando il sostegno della preghiera. Da parte loro Willy e Miguel Ángel hanno ringraziato tutti e hanno richiesto preghiera per loro e i loro compagni.

Alla fine della Messa ho chiesto a tutti i presenti che dessero loro un abbraccio.

Ed è stato un momento molto bello di vita parrocchiale. A Santa Margarita.

La Divina Misericordia non ha ancora seminaristi maggiori, sono solo due contro i cinque di Santa Margarita, e sono entrambi in prima liceo. L’anno scorso c’era Brondy in seminario, doveva passare al primo anno di filosofia ma è uscito.

Oggi è stato il giorno in cui abbiamo iniziato a preparare con i maestri il nuovo anno scolastico.

Mancavano parecchi: c’è stata nella segreteria un po’ di svogliatezza nell’avvisare, e probabilmente c’è chi ha fatto finta di non sapere.

Abbiamo condiviso l’esperienza dei mesi estivi, e fatto un po’ di verifica sull’anno scorso.

Oggi si è conclusa la 13ª Missione Parrocchiale della Parrocchia Santa Margarita, e la prima (da dopo la divisione) della Parrocchia della Divina Misericordia.

Don Lino Terrile aveva cominciato a realizzare queste missioni di agosto a tutto il territorio parrocchiale nel 1994, e da quell’anno tutti gli anni la comunità aspetta con gioia il tempo della missione.

Come si realizza la Missione?

L’esperienza ci ha aiutato a dare una forma tipica, che si ripete uguale tutti gli anni, a questa attività.

Si comincia un mese prima annunciando alla comunità che ci avviciniamo al tempo della Missione.

Quindici/venti giorni prima della data di inizio si tengono gli incontri di formazione per i missionari e per gli oranti. Con i secondi faccio sempre un momento di insegnamento sulla preghiera, sia nelle sue basi bibliche che sul modo di viverla. Con i primi, c’è sempre una catechesi sulla missionarietà nel Nuovo Testamento, poi l’esplicitiazione dell’annuncio del kerigma, che è centrale nella visita missionaria, e infine l’istruzione pratica (con tanto di prova) sulla maniera di realizzare la visita alla famiglia.

Si arriva così all’ultima domenica di luglio o alla prima di agosto – quest’anno è stato il 30 luglio – nella quale alla Messa principale si fa la benedizione dei missionari.

A partire dal lunedì seguente, ogni giorno ci dedichiamo a visitare le famiglie di un settore o di una parte di esso. Fino all’anno scorso eravamo una sola parrocchia di nove settori, e quindi i dieci giorni di missione (due settimane da lunedì a venerdì) si dedicavano in pratica uno ad ogni settore. A partire da quest’anno la divisione delle parrocchie ha fatto sì che ogni parrocchia abbia meno settori, e di conseguenza ogni giorno si visitava solo metà di un settore. Con la metà dei missionari, naturalmente, perché ogni parrocchi lavorava nel suo territorio. Quest’anno avevano un massimo di sessantaquattro missionari a Santa Margarita e altrettanti alla Divina Misericordia; in pratica le presenze sono oscillate tra un massimo di sessanta e un minimo di quarantotto.

Alle tre del pomeriggio di tutti i giorni di missione ci ritroviamo quindi in una cappella o altro punto adatto dentro al settore che si visiterà, e lì si realizza la preparazione pratica (piegare e contare i fogli del messaggio che si consegnerà a tutte le famiglie; stabilire le coppie di missionari) e un momento di preghiera. Tutti i giorni si invoca innanzitutto lo Spirito Santo, si medita un passo evangelico correlato all’evangelizzazione, si intercede chiedendo al Signore la fecondità del lavoro che si realizzerà; infine i missionari ricevono la benedizione e vanno verso la parte di settore dove tocca loro visitare, accompagnati da laici che vivono nel settore e conoscono bene il territorio: questi ultimi hanno la funzione di dire a ogni coppia di missionari dove realizzare la visita; devono anche rendersi conto se ci sono famiglie che non vengono visitate, e cercare i primi missionari liberi per inviarli là.

Subito dopo l’invio dei missionari vengono inviati anche gli oranti: sono fratelli anziani o non ancora in piena comunione con Cristo e che quindi non possono evangelizzare, e che si dedicano a mantenere viva la preghiera nei centri di accoglienza a cui i missionari invitano la gente.

Normalmente ogni coppia di missionari visita dieci/quindici o in qualche caso venti famiglie, dipendendo dal numero di coppie presenti e dalla grandezza del territorio che si visita.

Durante la visita i missionari iniziano presentandosi; poi un breve momento di familiiarizzazione; quindi la parte centrale, cioè l’annuncio del kerigma, che si raccomanda venga presentato accompagnato da qualche esperienza personale; dopo di ciò invitano a pregare un momento insieme, la famiglia visitata e i missionari; terminano invitando alla Messa di accoglienza che si tiene verso sera nella cappella di settore o in un altro punto più vicino alla gente.

E di fatto verso le sei-sei e mezza la gente comincia ad avvicinarsi al punto indicato. Si vede gente che va a Messa la domenica, ma anche gente nuova, desiderosa di cominciare un cammino, o forse solo curiosa. Sta di fatto che la cosa di fare la Messa è un richiamo che la gente sente. Qualche anno, pensando di attirare di più, invece della Messa facevamo un riannuncio del kerigma, ma poi siamo ritornati alla Messa perché vedevamo che non funzionava.

Nella Messa cerco sempre di presentare il kerigma partendo dalle letture: far vedere cioè come l’amore di Dio, pur offuscato dal peccato, vince il peccato nella morte e risurrezione di Cristo, e diventa chiamata alla conversione e alla fede, alla vita nello Spirito e nella Chiesa. Tutte le sere ho fatto l’esperienza di annunciare questi elementi fondamentali della vita cristiana. Lo stesso hanno fatto nella Divina Misericordia don Lorenzo e il nostro diacono Marcial, che portavano avanti le due celebrazioni di ogni giorno. A Santa Margarita la seconda celebrazione la faceva un ministro laico.

Alla fine della Messa, una o più testimonianze. Tra le cose che mi hanno più colpito c’è stata quella di un uomo che poi mi hanno detto che è il capo di un punto di spaccio di droga; la tentazione è di pensare che erano parole legate al buon vivere, ma voglio credere che il Signore ha cominciato a fare qualcosa in quel cuore, e mi riprometto di andarlo a trovare a casa sua. Così come mi ha colpito la testimonianza di una donna sulla quarantina che era preda della droga e che sei mesi fa è stata liberata, e ha ringraziato pubblicamente il Signore.

Prima della benedizione finale, l’invito a entrare alle Comunità Ecclesiali di Base (CEB): nelle nostre parrocchie sono come il punto di entrata alla chiesa, varia gente vi partecipa anche se non si è ancora decisa a partecipare con costanza alla Messa. I responsabili di settore hanno presentato le CEB presenti nel loro settore, con il posto, il giorno e l’ora in cui si riuniscono. La speranza è che dopo la missione le CEB acquistino più vita.

Nei pomeriggi, mentre i missionari visitavano casa per casa, ho potuto andare da vari malati gravi, ai quali il Signore mi ha aiutato a portare parole di conforto e di fede, e con i quali abbiamo pregato. Ho approfittato anche per visitare persone che prima erano attive nella parrocchia e che per varie cause si sono allontanate un po’, e ho avuto segnali positivi di un desiderio di reintegrarsi. Sono rimasto molto contento anche della Riconciliazione che abbiamo celebrato con una mia maestra che da molti anni non si confessava.

Un aspetto molto bello della missione di quest’anno è stata la partecipazione di Deivy, un ragazzo di diciotto anni che da tre è nel seminario minore dei salesiani. Non avevo mai avuto l’occasione di vederlo con calma, anche perché lo stile di seminario dei salesiani non lascia tanti spazi per la presenza in parrocchia. Il lunedì della seconda settimana sono stato a casa sua a trovarlo, mi sono fatto raccontare varie cose, gli ho raccontato qualcosa di me, e alla fine l’ho invitato a unirsi con noi nella missione. Cosa che ha accettato con entusiasmo e che ha realizzato da lì in poi senza mai mancare. Tutti i giorni lo mettevo in coppia con qualcuna delle persone più impegnate, perché potesse farsi conoscere e conoscere le persone più influenti della comunità parrocchiale. L’ultimo giorno di missione la responsabile di settore ha chiesto a lui di fare la testimonianza alla fine della Messa, ed è stata una cosa molto bella e commovente, perché ha parlato di come ha scoperto la sua vocazione, delle velate prese in giro dei compagni di scuola, e della perseveranza che ha potuto vivere fino ad oggi e che è deciso a mantenere, fino al giorno (tra quindici anni, ma la cosa non lo spaventa) in cui diventerà prete.

Stamattina, poi, abbiamo avuto l’appendice della missione con la visita a Duquesa. Duquesa è un villaggio un po’ ritirato, ed è il posto dove nel 2004 abbiamo realizzato il progetto per far arrivare l’acqua alla comunità. È anche un posto pericoloso per la delinquenza organizzata, hanno una Nazione che fa il bello e il brutto tempo lì. Avevamo lasciata Duquesa indietro a causa della delinquenza, pensando che non era opportuno venire via di là con lo scuro. Questa mattina, quindi, ci siamo andati con quindici coppie di missionari. La gente di Duquesa ha risposto bene, qualcuno ha contato una sessantina di persone alla Messa (una ventina erano bambini), e si è visto un desiderio di vivere la Chiesa, praticamente con il battesimo dei bambini piccoli e il catechismo.

Alla missione hanno partecipato anche Willy e Miguel Angel, i nostri seminaristi che tra pochi giorni entreranno al Seminario Maggiore. La loro presenza è stata però mezza frammentaria, sia perché avevano vari impegni che impedivano loro di essere presente tutti i giorni, sia perché hanno fatto i jolly tra Santa Margarita e Divina Misericordia. Nel complesso la loro partecipazione è stata positiva.

Nelle prossime settimane si vedrà il frutto concreto della Missione. Qualcosa si è già visto: stamattina a Messa c’era più gente del solito, qualcosa come trenta o quaranta persone in più; la media è sui quattrocento alla Messa principale.

Spero che ci sia frutto anche nelle CEB, e che la gente che si unisca possa crescere nella vita di Chiesa: Messa, Ritiro di Evangelizzazione, gruppi di preghiera, impegno di animazione, catechesi, sacramenti. Non è facile sapere quanto la Missione ha aiutato o non ha aiutato; ma quello che so è che con questa missione abbiamo obbedito alla parola di Gesù: “Andate e fate miei discepoli di tutte le nazioni” (Matteo 28). Frutti o non frutti, il frutto dell’obbedienza e dell’amore a Cristo è lì, esperienza vissuta di comunità parrocchiali vive nel Signore.

Ne sono orgoglioso, e dico con gioia: Grazie, Signore Gesù

Stamattina con la visita a Duquesa abbiamo finito la nostra Missione Parrocchiale.

Il lavoro a Duquesa è stato preceduto dalla Messa di Ringraziamento, nella quale una donna ha fatto una testimonianza di essere stata liberata dalla droga.

Finita la Messa, siamo partiti quasi subito per Duquesa con 15 coppie di missionari, più qualcuno che andava come orante e altri laici che dovevano distribuire i missionari.

La gente di Duquesa ha risposta abbastanza: alla Messa, celebrata verso le dieci e mezza, sono accorse una quarantina di persone (contando a partire dai dieci anni), più molti bambini piccoli. Non ho visto tante facce conosciute del passato, a parte Edith, una donna haitiana sui quarant’anni piena di problemi, e che tra le altre cose oggi mi ha parlato di un suo figlio ormai giovanotto che le rende la vita impossibile.

A differenza di quello che mi aspettavo, tutta la gente a cui ho domandato mi ha detto che adesso la situazione di Duquesa è più tranquilla: la polizia, cui è stato aperto un nuovo destacamento a poca distanza, si fa vedere spesso in atti di pattugliamento, e quindi i delinquenti si vedono meno nelle loro cose ed evitano tutto quello che può trarre loro problemi.

Sembrano effetti del giro di vite che il governo ha dato per contrarrestare la delinquenza, giro di vite che la popolazione saluta con entusiasmo perché in generale ha eliminato buona parte della delinquenza notturna.

Stamattina ho accompagnato mons. Cedano, il vescovo ausiliare, nel settore san Ramón, cioè la parte di campo di Santa Margarita. L’idea era di vedere l’opportunità di far nascere una nuova parrocchia, smembrata appunto da Santa Margarita. Mons. Cedano ha visto molto bene la cosa, ed ha anche ipotizzato che in futuro le parrocchie di quello che è adesso un settore potrebbero diventare due.

Con noi c’era anche Gualterio Castillo, un avvocato, parrocchiano di mons. Cedano, che da venticinque anni si reca in villeggiatura a Jacagua. Questo signore ha comprato da tempo un bel po’ di terra da quelle parti, e adesso sta realizzando un’urbanizzazione che comprenderà circa 300 famiglie. Ci ha fatto vedere un terreno che lui dona alla Chiesa Cattolica per fare la parrocchia. È piaciuto sia a mons. Cedano che a me, e quanto prima dovrò mettermi dietro a questo nuovo lavoro: chiedere anzitutto al cardinale la divisione della parrocchia, e studiare poi come costruire la chiesa e le opere parrocchiali sul terreno donato.

Altro lavoro, ma sono qui per questo!

Da parte loro, la gente del settore san Ramón non possono che essere contenti, perché non dovranno più venire al Guaricano (distante vari kilometri) per arrivare alla loro parrocchia.

Anche per questo: Grazie, Signore!

Tra pochi giorni, se il Signore vuole, compreremo un terreno nella Mina.

Sembra proprio che ce lo abbia messo in mano il Signore, perché è esattamente di fianco a dove, in un posto macchina, abbiamo fatto le celebrazioni fino ad adesso. Nascerà quindi una cappella, e in una posizione che tutti già conoscono come il punto dove si riunisce la Chiesa.

Martedì dovremmo chiudere il contratto. Vi chiedo una preghiera perché possa essere un centro di evangelizzazione, il polmone della vita cristiana del settore.

Stasera Deivy si è rivelato più apertamente. Come, non sapete chi è Deivy? Vi ricordate che qualche giorno fa vi parlavo del ragazzo che da tre anni è nel seminario salesiano ma che non si è mai visto in parrocchia? Beh, è lui.

Dal giorno dopo che sono stato a su casa non ha mancato un solo giorno alla missione. Ogni giorno lo mettevo a realizzare la missione insieme a un responsabile di settore: prima Dany, poi Jacinta, poi Germania, e infine oggi Lourdes.

Tutte e quattro mi hanno detto cose bellissime di lui, dell’entusiasmo messo e della bella testimonianza che dava a tutti i giovani che incontravano.

E stasera si è fatto conoscere un po’ da tutti. Alla fine della Messa ha raccontato di come gli è nata la vocazione, dalle prime prese in giro dei compagni del collegio fino alla sua determinazione di oggi di diventare prete nonostante i 15 anni di formazione che ha ancora davanti. È stata una cosa molto bella, e sicuramente adesso tutti gli vogliamo un po’ più di bene.

Così abbiamo terminato in bellezza la missione di oggi. La Messa si è celebrata di fronte a un altro punto di droga. Mi hanno detto che prima che io arrivassi s’è presentata una camionetta della polizia e ne ha portati via un gruppetto.

In quei minuti ero da Yrene, una nostra maestra del pomeriggio che ha sui cinquant’anni, e che da vari mesi ha idea di ritornare a vivere la chiesa, ma che tra una cosa e l’altra non si decideva. Sono stato a casa sua, l’ho trovata tra l’altro con una gamba ingessata a causa di una caduta in strada, e lì, dopo aver un po’ parlato, le ho proposto di fare la tanto (da me) agognata confessione. L’ho trovata in questo molto ben disposta, abbiamo fatto tutto e le ho potuto dare l’assoluzione. Spero di riuscire a mandarle la comunione a casa domenica mattina. Si è impegnata a partecipare alla Messa. Sono contento, la nostra scuola da oggi è più “cattolica”!

Il pomeriggio di missione di oggi l’ho vissuto, dopo aver inviato i missionari, in ufficio.

Ho parlato a lungo con Willy, delle sue difficoltà a vivere bene la parrocchia e dei suoi talenti.

L’ho trovato molto attento, positivo e disponibile al cambio.

Ho fiducia che possa superare i problemi e vivere una buona testimonianza della sua vita di fede e di seminario.

Poi, verso sera, la messa di fronte al garage della sorella Patria. Varia gente, un certo numero di uomini, buona partecipazione.

Prima della Messa mi avvicino a un giovane che aveva sui 28/30 anni, e scherzando gli domando se è un tigre, cioè un delinquente. Mi risponde che lo era, e che adesso ha cambiato vita. Con lui c’era la mogliettina, una bella giovane sui 25 anni, e il loro figlioletto di tre anni. Gli ho fatto i complimenti, e alla fine della Messa l’ho invitato a fare una piccola testimonianza del suo cambio, ma lui non ha voluto.

Finito tutto, in privato, Patria mi ha detto che il giovane e la moglie sono i gestori del local punto di droga, e che altra gente della famiglia è invischiata nella faccenda. Mannaggia, che cantonata che avevo preso!

Però di me rimasta la voglia di tornare a casa loro come se non sapessi niente, e di vedere come gli do qualche stimolo in più per lasciare la vita che fanno. L’idea è di invitarli a raccontarmi, per lo meno a me, il cambio reale che c’è stato nella loro vita, e da lì prendere spunto per raccontargli qualcosa della mia vita e del fatto che cerco di spenderla per il Signore e per gli altri. Sono convinto che il bene ha una forza di attrazione, e che il Signore li può conquistare. Vediamo se domani ce la faccio…

9:46 pm

Caldo!

È tornato a far caldo! Dopo la settimana di acquazzoni che ci ha fatto sentire in “inverno” il tempo si è ora ristabilito.

Andando per la strada di giorno bisogna camminare ben piano per non sudare. Di sera invece si dorme ancora bene.

Durante il tempo di missione di oggi la cosa che più mi ha colpito è stato vedere il lavoro pastorale di un evangelico: avendo un dvd e una televisione abbastanza grande, le mette nel vano della macchina e invita tutti i bambini del quartiere a vedere cartoni animati religiosi, e poi il sabato fa loro la scuola biblica (è l’equivalente evangelico del catechismo). Mi raccontava che ha cominciato un mese fa con dieci bambini, e adesso ne ha una cinquantina. Alla fine dell’incontro dà loro religiosamente un succo di frutta e un ciupa ciupa, e così se li tira su nella religione evangelica. E da come parlava sembra che sia tutto a spese sue, certo di fare qualcosa di grande per il suo barrio.

Da un certo punto di vista mi ha fatto piacere il suo racconto, al vedere l’amore a Cristo che mette in questa opera. Da un altro punto di vista mi è venuta la paura che inviti anche i bambini cattolici, magari portandoceli via dal catechismo.

È una persona molto buona e rispettosa, e non vorrei trovarmi a dover studiare cosa fare per far ritornare i nostri bambini al catechismo cattolico.

La missione si è trasferita oggi nel settore Nueva Alianza. Germania, la moglie di Marcial, è la responsabile di settore.

Ho visto che ha fatto un buon lavoro di preparazione, e ha messo su anche una bell’équipe di donne ben animate per cantare e mantenere allegra la gente.

Nelle mie visite sono stato in casa di Josué, un ragazzo di 15 anni idrocefalo, che vive solo con la mamma, amorosissima; il padre se n’è andato di casa un bel po’ di tempo fa, e non c’è pericolo che si faccia vivo. Credo che vivano di carità, perché la madre deve star dietro al figlio e non può assolutamente fare nessun lavoro. La settimana scorsa avevo fatto arrivare a casa loro una discreta offerta che era arrivata alla parrocchia, e così la mamma non faceva altro che ringraziarmi e ringraziare il Signore.

Sono anche potuto andare, più per caso che per altro, a casa di una quindicenne di nome Mercedes che ha fatto la prima comunione qualche mese fa, e ho potuto rendermi conto di chi sono i suoi genitori. Tra l’altro la mamma è una psicologa e può darsi che la prendiamo a lavorare a scuola.

Un discreto numero di gente è accorso al centro dove ho fatto la Messa, e c’è stato anche il lavoretto teatrale dei giovani.

Avanti tutta!

Questo sesto giorno di missione è stato molto bello.

Nonostante l’episodio intestinale della notte tra sabato e domenica ho potuto esserci e visitare parecchie persone. Oltre a vari malati ho potuto visitare un giovane di diciotto anni che è da tre nel seminario minore dei salesiani, e che praticamente nessuno conosce in parrocchia. Mi sembra che sono riuscito a invogliarlo a inserirsi nella vita comunitaria nei pochi giorni di vacanza che ha qui. E ho scoperto che suo fratello, di un anno più piccolo, entrerà adesso allo stesso seminario. Risulta così che nel settore Emaús nel quale stavamo realizzando la missione oggi ci sono ben quattro seminaristi: Deivy e Kelvin, i due fratelli che sono con i salesiani, e Franklin e Alex, che sono nel seminario minore diocesano.

Poi, alla Messa di accoglienza, abbiamo avuto una testimonianza molto bella di una donna che ha affermato di essersi liberata dalla droga da sei mesi. E anche quella di un uomo che ha detto che prima era molto attivo nella chiesa cattolica, e che vuole reinserisi adesso.

Per tutto questo: grazie, Signore!

Oggi suor Serafina parte per l’Italia, e starà via fino al 2 di Ottobre.

Ha da rinnovare il permesso di soggiorno, e anche da fare un po’ di meritate vacanze.

Ieri, per salutarla, sono venute tutte le aspiranti: Taina, Yudy, Ana María, Ana Iris e Gladis. Hanno passato qui il giorno di ieri e si fermeranno anche oggi.

Sembra che Ana Iris e Anamaría, che sono di San Francisco di Macorís, vengano a fermarsi qui già la settimana prossima. Ana Iris ha finito il liceo, e Ana María deve finirlo quest’anno, e lo farà nel nostro Centro Educativo. Invece Taína e Yudy dovrebbero venire a vivere in casa con le suore un po’ più in là, dopo che tornerà suor Serafina. Per tutte e quattro sarà un anno di preparazione alla vita religiosa.

Invece Gladis ha appena finito la prima liceo, per lei c’è da aspettare ancora qualche anno.

Per tutte c’è da pregare!

1:23 pm

Messa al vapore

La Messa di stamattina l’ho dovuta celebrare “al vapore”, come dicono qui, cioè di fretta. Nella notte non ero stato bene, e sono andato in parrocchia perché mi spiaceva non esserci per tre battesimi, che erano di due figli di una coppia di ciechi e un altro ragazzo handicappato.

Purtroppo durante la Messa ho sentito la debolezza, e ho dovuto stare seduto i più possibile per arrivare in fondo.

Il resto della giornata me lo sono passato in letto.

Stamattina ho dialogato con Willy, uno dei nostri seminaristi. Abbiamo cercato di capire le ragioni di qualche situazione che aveva bisogno di essere chiarita, e forse il Signore ci ha aiutato e abbiamo potuto farlo.

Ho anche parlato con Elvis, altro seminarista più nuovo (è entrato l’anno scorso), e mi ha raccontato delle sue difficoltà a scuola: è rimasto rimandato di sei materie! Ha capito che deve mettersi più sotto a studiare!

Grazie, Signore!

Oggi la missione si è spostata al settore Emaús.

Poche famiglie: in tutto il settore sono circa 6/700, e come è stata fatta la divisione oggi ne abbiamo visitato circa 250. Così l’invito per la Messa è stato fatto per le sei invece che per le sei e mezza.

Alla Messa alcune sorprese:

  • Un giovane che avevo visitato nel pomeriggio, e che ha tutti e due i bracci bendati perché in una rissa gli hanno dato vari e machetade è venuto alla Messa. Mi direte: e allora? il fatto è che questo giovane da quando l’avevano ferito non era ancora uscito di casa, e di fatto nessuno sapeva di quello che gli era successo. L’essere venuto a Messa è stato un passo ben importante.
  • E poi, in prima fila, avevo anche un uomo sui 35/38 anni. Capelli mezzi lunghi, sembrava mezzo strano. Alla fine ha anche fatto una piccola testimonianza che vuole seguire il Signore. Finito tutto, un’animatrice di lì dice: “Quello è il capo della droga di questa strada: è lui che la porta e la vende”. Mi ha colpito la cosa, e sono speranzoso che il cambio possa essere reale.

Invece, una cosa mi ha rattristato: un giovane di vent’anni che è nel seminario dei salesiani, e che vive a duecento metri di dove abbiamo fatto la Messa, non si è fatto vedere, preferendo stare in casa sua dietro a dei videogiochi con i suoi amici. E la cosa mi ha rattristato ancora di più, al pensare che è a casa dai suoi da varie settimane, e che ci vuole tutta che venga a Messa. Che prete sarà nel futuro?

La missione di oggi, nel settore Nueva Jerusalén (La Mina) è stata contraddistinta da un violento acquazzone.

C’è andata bene che siamo riusciti a fare l’invio prima che cominciasse a piovere forte. I missioneri hanno cominciato a visitare le famiglie che appena iniziava a piovere, e sono stati sorpresi dal temporale al passare già di casa in casa.

E lo stesso è successo a me, che ero a visitare varie persone che si sono allontanate e malati, e dovevo correre da una casa all’altra, anche perché ero senza ombrello.

Marcial ha durato un po’ di più a fare l’invio, e i missionari non hanno potuto uscire finché l’acquazzone non è terminato.

Nella visita mia a varie case mi ha colpito un giovane, figlio di una signora di chiesa, che faceva una vita abbastanza leggera, banda e discoteca, e che la settimana scorsa è stato ferito a causa di una lite: gli hanno dato una pugnalata all’altezza dell’intestino, e con il machete gli hanno tagliato il palmo di una mano e gli hanno sguarato la testa. La cosa l’ha fatto riflettere, e mi ha assicurato che cambierà vita.

A sera, alla ora della Messa, sono apparse parecchie persone, vari di loro belli “nuovi” a la vita di chiesa.

A fare l’annuncio missionario c’era anche Sandra, insieme a un uomo e a Heriberto, il mio figlioccio seminarista. Sandra è rimasta entusiasta dell’approccio che entrambi avevano con la gente.

La missione si è trasferita oggi al settore Nueva Jerusalén di Santa Margarita e al settore Altagracia della Divina Misericordia.

Nella Nueva Jerusalén è stato con noi il padre Kurien, il segretario della Nunziatura Apostolica, che ha celebrato una delle due messe di accoglienza. Questo padre è indiano, del Kerala, lo stesso stato indiano del quale sono originarie le suore, e viene volentieri a Guaricano perché ha così l’occasione di fare un servizio e anche di incontrarsi con gente della sua terra.

Stranamente, i missionari erano in numero inferiore rispetto a quelli che avevano nel settore San Ramón, che era più lontano. Mi immagino che possano essere una serie di coincidenze.

Grazie a Dio non è più piovuto, ma da ieri fa di nuovo caldo, sulla trentina di gradi. Paradossalmente, in Italia in questa stagione, che è la più calda sia qui che lì, si sta peggio che in un paese tropicale, se è vero quello che molti mi hanno detto di temperature italiane sopra i quaranta gradi. Beh, sappiate che qui non va mai più su di trentadue.

Domani continuaremo negli stessi settori.

La missione di Santa Margarita è continuata nel settore San Ramón.

Grazie a un giro che avevo fatto ieri per rendermi conto della consistenza di un gruppo di case lontane che non avevamo mai visitato, oggi abbiamo potuto visitare ed evangelizzare quel settore, che si chiama Barrio Norte. Quattro coppie di missionari, sei oranti e un ministro sono stati là, e la celebrazione è stata partecipata in maniera migliore di come ci si sarebbe aspettati.

Adesso l’idea è di andare almeno una volta al mese a fare una celebrazione in quella zona. Antonia, la responsabile di settore, se n’è innamorata, e sicuramente porterà avanti il discorso!