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Serata molto significativa, quella di stasera al Quadrivium. Ha visto la presenza di tutti i missionari e le suore che hanno lavorato al Guaricano in questi sedici anni di missione. Assente soltanto don Lorenzo, ancora al Guaricano.

Don Lino Terrile ha ricordato gli inizi, veramente difficili, per la logistica da inventare e per l’assenza totale di servizi in Guaricano. Ma tutto questo, ha affermato, non gli ha impedito di amare veramente la gente di là.

don Franco e Francesco al QuadriviumDon Giulio Boggi ha messo in evidenza la capacità di accoglienza della comunità cristiana e la loro fede. Così come don Franco Buono, sottolineando come al di là di tutte le carenze, sempre ha trovato gente che viveva con piena fiducia nel Signore.

Il sottoscritto ha cercato di far vedere qualcosa delle grandi direttrici pastorali portate avanti: scuola, consultorio, battesimi, comunità, ministri, formazione dei laici, condendo il tutto con materiale fotografico illustrativo. Alla fine mi sono fermato su una foto di Taína, e lì l’ho chiamata a continuare.

Taína e don Lino al QuadriviumL’intervento di Taína ha realmente sorpreso tutti, ed è stato il clou della serata. Sfoggiando una bella sicurezza nell’italiano, notevole in relazione al poco tempo vissuto in Italia, ha espresso il ruolo svolto dalla missione nella sua vita di fede e nella sua scelta vocazionale, così come in quella di molti Guaricaneros. Ha ringraziato il Signore per la presenza e l’opera della Diocesi di Genova in mezzo a loro.

Anche Francesco Zannini ha messo in evidenza il significato della sua presenza come laico nel tessuto della missione, valorizzando l’importanza dell’ascolto di tanti fratelli domenicani da lui realizzato.

Suor Daniela ha ricordato a tutti che la presenza delle suore in Guaricano continuerà, e ha invitato Genova a non lasciarle sole. E suor Valeria ha trasmesso, con gioia, il senso della presenza delle suore là: preghiera, lavoro medico, visita delle comunità rurali.

Il futuro della presenza delle suore in Guaricano ha anche il nome dell’ultima parrocchia nata: Santa Virginia Centurione. Il cardinal Nicolás ha accettato il suggerimento di intitolare alla loro fondatrice la parrocchia della parte di campos, ormai iniziata formalmente come parrocchia. E là sarà dove le suore realizzeranno buona parte del loro lavoro pastorale. Con molto frutto, sicuramente.

La serata si è conclusa con un forte applauso ai molti “Amici del Guaricano”, le centocinquanta e passa persone che in questi anni si sono alternate nella visita alla missione. Molti di loro erano presenti in aula. I loro viaggi hanno reso concreto l’amore di Genova al Guaricano, e sono sempre stati apprezzati dalla gente delle parrocchie. Questa esperienza ha raggiunto il punto finale? forse no: tra una settimana Carmen Moro partirà per Santo Domingo. Anche se la missione è formalmente chiusa, il cuore di Genova continua a battere per il Guaricano. Nel segno di una collaborazione che durerà per molti anni ancora.

La serata è il frutto del cuore missionario di don Francesco Di Comite, affiancato da molti collaboratori, dal Movimento Giovanile Missionario, in primo luogo da Lara, ed è stato reso vivo dalla performance musicale del complesso “Musica dal mondo”.

Grazie, Signore, per questa Chiesa genovese, che ha ormai imparato ad amare l’esperienza missionaria!

Volantino incontro MGM 13 Febbraio 2008“Vi aspettiamo, vogliamo esprimervi il ringraziamento per tanto sostegno, preghiera e attenzioni che avete avuto per la missione di Santo Domingo in tutti questi anni. Se la missione ha potuto fare un po’o molto bene è stato grazie a tutti voi!”

Con questo messaggio il nostro don Paolo, di rientro in questi giorni dalla Repubblica Dominicana, ci saluta e ci aspetta numerosi

mercoledì 13 febbraio
ore 20.45
in sala QUADRIVIUM a Genova

per una serata importante dedicata interamente al Guaricano.

All’incontro, che si chiama CHIESA GENOVESE, CHIESA MISSIONARIA NEL MONDO”, saranno presenti i missionari genovesi che in questi sedici anni hanno contribuito alla crescita della vita nella missione portando la Chiesa genovese “verso altri mari”.

A prender parte alla serata anche le suore Brignoline, la cui instancabile opera nel barrio del Guaricano continua, e va sostenuta con forza anche adesso che i nostri missionari rientrano.

Inoltre, saranno presenti all’incontro i gruppi di ragazzi che in questi anni si sono alternati nelle visite alla missione e nell’animazione missionaria a Genova: primi fra tutti gli “Amici del Guaricano”, il Movimento Giovanile Missionario, i tanti giovani delle esperienze missionarie estive e i volontari che hanno prestato servizio a Santo Domingo.

Come ha scritto Don Paolo, la serata vuol essere un momento importante di ringraziamento a quanti sono stati vicini alla missione sempre, aiutandola con la preghiera e con il loro sostegno economico. L’incontro è aperto al pubblico e vogliamo esserci in tanti (contiamo su ciascuno di voi, spargete la voce!), per condividere nella gioia una lunga esperienza di missione, ascoltare quanto di buono è stato fatto, e poi raccontarlo.

Perché molto altro ancora si può fare: INSIEME.

La Messa di saluto del Nunzio ApostolicoIl nunzio apostolico in Repubblica Dominicana, mons. Timothy Broglio, è stato nominato Ordinario Militare negli Stati Uniti, e presto partirà da qui.

La comunità cattolica del paese gli si è stretta attorno stasera nella cattedrale, presenti tutti i vescovi dominicani, una trentina di preti di tutte le diocesi e un buon numero di laici.

Le cose che più mi hanno colpito sono state due:

  • La predica di mons. De la Rosa, arcivivescovo di Santiago, che ha messo in evidenza la duplice funzione svolta da mons. Broglio: nunzio presso lo stato dominicano e delegato apostolico presso la conferenza dell’episcopato dominicano. Mons. De la Rosa ha fatto emergere il lavoro che come delegato apostolico mons. Broglio ha realizzato dietro le quinte, e che l’episcopato tutto ha molto apprezzato.
  • Le parole di saluto finale del nunzio, semplici, ma dette col cuore, chiedendo anche perdono per le infedeltà con cui ha realizzato la sua missione. Lo stile semplice e familiare è arrivato al cuore di tutti, e ha strappato un applauso scrosciante.

L'abbraccio affettuoso a mons. Timothy BroglioE di fatto anche la nostra missione si è sentita molto vicina a questo nunzio. Don Franco amava ripetere che mons. Broglio è una persona che riconcilia con le istituzioni. Di fatto anch’io posso dire che se la parola “nunzio” non è più per me solo una funzione si deve alle attenzioni e alla disponibilità che mons. Broglio ha avuto verso le nostre parrocchie: è venuto molte volte in questi sei anni del suo ministero, a volte per le cresime, altre per feste patronali, altre per celebrazioni particolari, come quando l’anno scorso in novembre ci ha accompagnati nella marcia per la vita contro l’aborto e ha celebrato la Messa conclusiva.

Un grazie grande a te Signore, per questo tuo servo e per quanto ci hai fatto amare la Chiesa attraverso di lui!

Il tradizionale pranzo natalizio del clero di Santo Domingo si è svolto anche quest’anno alla Escuela de Evangelización fondata dal padre Emiliano Tardiff. I preti presenti erano un’ottantina, e c’era il cardinal López Rodríguez e il vescovo ausiliare Pablo Cedano. Mancava stranamente il vicario generale, mons. Amancio Escapa, così come non si è visto il vescovo ausiliare emerito, mons. Arnaiz.

Lo svolgimento di questi momenti è abbastanza risaputo: si arriva e ci si gode un concerto dal vivo di musica cristiana con vari cantanti, dopodiché le parole di rito, che sono toccate al cardinale, e si finisce in gloria mangiando.

Il cardinale tra le altre cose ha menzionato il fatto che la missione genovese se ne sta andando, e ha ringraziato pubblicamente per l’opera svolta, facendo menzione di don Lino, don Giulio, don Franco, don Lorenzo e del sottoscritto.

Quando ha finito di parlare gli ho poi chiesto se ha già trovato chi sarebbe venuto a sostituirmi, ma la risposta è stata ancora negativa. In compenso con l’ausiliare ci siamo messi d’accordo per fare la consegna del mio mandato giovedì 3 gennaio alle sei di sera.

Naturalmente aspetto anche tutti voi. La vostra presenza sarà per me fonte di gioia!!!

Con il padre Isidro nella parrocchia di Nuestra Señora del AmparoÈ toccato a me stasera presiedere l’Eucaristia della novena della Guardia, nella parrocchia di Nuestra Señora del Amparo.

Il padre Isidro mi aveva chiesto di parlare della missionarietà e della missione genovese, e l’ho fatto, spiegando come la nostra missione sia nata sotto il manto della Madonna della Guardia. E come il cardinal Canestri ha voluto collegare l’apertura della missione al quinto centenario dell’evangelizzazione del nuovo mondo.

La gente ha apprezzato questo ricorso storico, ha ricordato loro tante cose, gli inizi con don Giulio, e il lavoro di don Lorenzo e di don Franco.

Don Franco e i suoi ragazzi sono partiti poche ore fa alla volta dell’Italia.

Buon viaggio! e grazie per l’affetto di Genova che ci avete portato!!!

Il gruppo di don FrancoAlla fine siamo arrivati…alla fine.

Ormai Giulia è in volo verso Cuba, e noi siamo stiamo per fare ritorno a casa. Le valigie sono pronte, la stanza è stata pulita… mancano solo gli ultimi saluti e fra poche ore, in volo sull’Oceano, ripenseremo ai 10 giorni trascorsi qui con grande nostalgia.

Già, perche’ di cose in questi 10 giorni ne abbiamo viste e ne sono successe. A cominciare dal primo giorno in cui ci siamo ritrovati in panne con l’auto, sotto un violento acquazzone, “sperduti” in una citta’ che non conoscevamo. A parte questo inizio burrascoso (ma divertente!!!) i restanti giorni li abbiamo passati per le strade del barrio del Guaricano, di volta in volta accompagnati da differenti persone del posto, per conoscere le famiglie che lo abitano, prendendo coscienza delle terribili condizioni in cui la maggior parte di loro sono costrette a vivere. Eppure, ovunque andassimo, anche nella baracca più povera, abbiamo sempre ricevuto un’incredibile accoglienza. In ogni persona che abbiamo incontrato riuscivamo a vedere la gioia e la felicità che la nostra presenza dava loro. Sembrava che ci conoscessimo da una vita.

In questi giorni giorni molte sono state le messe a cui abbiamo partecipato (12 in tutto se non sbaglio) distribuite fra le parrocchie di Amparo, Santiago, Santa Margarita, la Divina Misericordia ed alcune cappelle più piccole. Ogni messa è stata una grande festa caratterizzata da tanta musica e tanti canti. Un vero insegnamento su come vada vissuta la nostra religione.

Se abbiamo avuto la possibilità di vivere quest’ incredibile esperienza, però, è stato grazie anche a chi, qui in Missione, ci è stato vicino. Un grazie è quindi doveroso ad ognuno di loro. Un grazie a don Lorenzo per la sua incredibile simpatia e per la sua capacità di fare qualsiasi cosa, dal riparare un’auto al preparare piatti squisiti. Grazie a don Paolo, per la sua disponibilità e per il suo senso dell’umorismo che ha fatto sì che Riccardo non venisse sbattuto fuori dalla missione dopo aver fatto la sua imitazione. Un grazie a Paola, anche lei grande cuoca, che ha vissuto con noi alcune uscite, dall’incontro col Segretario del Nunzio all’incontro col Cardinale. Un grazie a Suor Modesta, Suor Blessilla e Suor Cristina, le suore più simpatiche che abbia mai conosciuto, alle due giovani novizie Júdith e Taína, e a Sila che ci ha fatto conoscere i piatti tipici della cucina Dominicana. Infine un grazie anche a don Franco, che ci ha proposto questa esperienza e ha fatto sì che potessimo viverla.

Un saluto ad Elio, che avrebbe dovuto essere qui con noi, con l’augurio che possa rimettersi in salute presto. Un saluto anche agli scout con cui abbiamo condiviso il primo giorno (noi non abbiamo dipinto cancelli), ed in particolar modo a Paola e Matteo con cui ci ha fatto piacere passare qualche giorno di più.

Ma il ringraziamento ed il saluto più grande va al Guaricano e alla sua gente che ci hanno veramente accolto come se facessimo parte di un grande famiglia. E forse, in fondo, ora è proprio cosi’.

Adios Guaricano, a presto!!!

Riccardo, Giulia, Andrea e Luca

Don Franco con Riccardo e Giulia e un gruppo di dominicaniP.S.: beccatevi questa foto e la sua stupenda luce naturale, chi l’ha fatta è un vero artista!!! (ndr)

Il benvenuto tocca oggi a don Franco, che è arrivato stasera accompagnato da quattro giovani della sua parrocchia!

In attesa di presentarveli meglio, date loro il benvenuto insieme a noi!

Compio oggi, 6 febbraio 2007, otto anni di servizio di parroco a Santo Domingo.

A volte mi domando se nel ’98 i miei superiori non sono stati un po’ incoscienti. Venivo tutto sommato da un’esperienza molto limitata: soltanto sei anni e pochi mesi di ordinazione, e un solo servizio, da viceparroco. Mi hanno mandato, ma a dire la verità le cose sono state più facili per loro perché io mi sono reso disponibile, proprio nel momento in cui i superiori volevano fare il cambio qui. Vedo un disegno della Provvidenza in questo: il viaggio in Tanzania a trovare don Leonard Teza nel luglio 1997 mi ha disposto al desiderio della missione, e poco più di un anno dopo ero già in viaggio per la Repubblica Dominicana!

Ricordo ancora quel 6 febbraio del ’99. Il cardinal Nicolás, arcivescovo di Santo Domingo, che è venuto a Santa Margarita per installare me in questa parrocchia e don Lorenzo come parroco di Santiago el Menor e Nuestra Señora del Amparo. Ricordo le prime prediche, con la lingua impastata nel parlare una lingua di cui non avevo padronanza…

Grazie a Dio il momento in cui ho preso la parrocchia coincideva con la preparazione della Gran Misión, la Grande Missione dell’Arcidiocesi di Santo Domingo in preparazione al Gran Giubileo dell’Anno 2000. Tutti i giorni alla fine della Messa recitavamo la preghiera composta dal cardinale per l’occasione. La Missione, e tutto quello che ha significato in quanto a momenti di formazione, conferenze, ritiri, mi ha dato la carica, e io ho cercato di trasmetterla alla parrocchia. In Santa Margarita si sono formati circa cinquanta missionari, che poi nell’anno del Giubileo si sono resi disponibili per le Missioni che si sono realizzate nelle varie zone dell’arcidiocesi. I missionari stavano fuori otto giorni, nei quali vivevano gomito a gomito con la comunità parrocchiale a cui erano inviati; di mattina visitando le famiglie che vivevano attorno al loro Centro di Missione, di pomeriggio e di sera realizzando gli incontri kerigmatici con bambini, ragazzi, giovani e adulti. E a fine luglio la missione è toccata anche a noi, ed è stata una gioia grande accogliere i sessanta missionari che ci sono stati mandati ed evangelizzare insieme a loro!

* * *

Il ricordo della Gran Misión mi riempie il cuore di ricordi grandi, ma mi aiuta anche a tematizzare che in questi otto anni ho imparato molte cose riguardo all’evangelizzazione.

Ho sperimentato prima di tutto nella pratica di tutti i giorni che l’evangelizzazione non è un momento ma un processo. Il contatto e il lavoro insieme all’équipe di servizio del SINE (Sistema Integral de Nueva Evangelización), arrivato alla Repubblica Dominicana dal Messico, mi ha aiutato a pensare e strutturare il processo-cammino di evangelizzazione della parrocchia, con le sue tappe necessarie:

  • la ricerca dei lontani, realizzata nelle missioni parrocchiali porta a porta e nelle visite individuali alle famiglie;
  • il primo annuncio o kerigma, realizzato concretamente nei Ritiri di Evangelizzazione;
  • l’accompagnamento catechetico, portato avanti nei cammini che seguono il Ritiro;
  • la vita di piccola comunità, fatta carne nelle Comunità Apostoliche;
  • le tappe sacramentali, vissute da quanti ancora non avevano celebrato il loro incontro con Cristo, con al primo posto l’Eucaristia domenicale, vero motore della vita parrocchiale;
  • l’impegno missionario degli evangelizzati, realizzato soprattutto nella visita mensile alle famiglie loro affidate.

Aggiungo a ciò quanto stiamo iniziando in questi mesi: il discepolato personale, che consiste nel fatto che ogni evangelizzato abbia un fratello un po’ più avanti nel cammino che lo aiuta a revisionare mensilmente i principali ambiti esterni della vita cristiana.

In secondo luogo, ho imparato ad applicare alla pratica pastorale il libro del Rito dell’Iniziazione Cristiana degli Adulti, che a Genova solo sapevo che esisteva perché me ne avevano parlato nel seminario, ma che non avevo mai avuto occasione di leggere e soprattutto trasformare in vita. Al trovarmi qui con adulti, giovani e bambini di tutte le età da battezzare, ho dovuto giocoforza studiarmi il RICA, domandare, informarmi, sensibilizzare, far capire che è possibile ripristinare il catecumenato antico. Ringrazio il Signore perché la comunità si è lasciata guidare, in questo come nell’altra questione difficile da trattare che è il battesimo dei conviventi. Anche su questo la comunità ha riflettuto, è arrivata a capire, e mi dà una mano adesso a spiegare che non si può ricevere il battesimo se si vive ancora una situazione di peccato.

Dentro a questi itinerari catecumenali ha rivestito per me un significato specialissimo il poter allestire una piscina battesimale nella quale immergere totalmente le persone che si battezzano. Dire loro “Io ti battezzo”, e sommergerli effettivamente, spingendo sott’acqua tutta la persona e vedendola riemergere, è per me un’emozione che tutte le volte si rinnova.

E ancora, all’interno dei cammini di preparazione ai sacramenti ho dovuto inventarmi sussidi di catechesi, che ho rivisto anno dopo anno, e che con gioia potrò lasciare a chi continuerà il lavoro.

Ancora, ho avuto la gioia di accompagnare la nascita e i primi passi di una nuova parrocchia, la Divina Misericordia, scorporata nel 2005 da Santa Margarita, nonché di accompagnare fino all’ordinazione diaconale il mio più diretto collaboratore all’interno di essa, Marcial. Ho visto un po’ come una partoriente e un po’ come un’ostetrica i primi vagiti della nuova parrocchia, l’ho aiutata a fare i primi passi e ad avere il coraggio di muoversi e di lavorare. E in questi giorni accompagno il processo simile della nascita della nuova parrocchia di Santa Virginia, in quello che è il settore San Ramón di Santa Margarita, e anche qui la prossima ordinazione diaconale di colui che mi aiuterà ad esserne il pastore, Juan Luis.

Infine, ho imparato a valorizzare la scuola come elemento del cammino di evangelizzazione. La grande opera iniziale di don Lino di far partire e di dare una buona colonna vertebrale alla scuola primaria mi ha permesso di guardare più avanti. Ho visto nascere la scuola serale e prendere forma più piena il liceo, ho visto rafforzarsi il cammino di chiesa di tanti maestri e bidelle, ho imparato a delegare funzioni. Ho imparato, aspetto su cui riconosco che ero carente, a trattare con rispetto tanti collaboratori (nella scuola ci sono ottanta persone che ci lavorano!), a incoraggiarli con amicizia e a riprendere con amore tanti piccoli difetti.

E soprattutto, lo Spirito del Signore ci ha guidati, tutta la comunità scolastica insieme, a strutturare momenti di formazione per le famiglie degli studenti. Da tre anni una volta al mese facciamo lezione ai genitori invece che ai figli! Con risultati incoraggianti e testimonianze preziose. Rimane nascosto nel mio cuore il sogno che il Centro Educativo si faccia espressione consapevole della comunità parrocchiale nel proporre un cammino di evangelizzazione diretta a tutte e ognuna delle famiglie dei nostri strudenti. Lo vedrò o non lo vedrò? non lo so, ma prego e lavoro perché ci si arrivi!

* * *

Un secondo grande filone per il quale sento riconoscenza, nella tappa di questi otto anni, è la ricchezza di relazioni umane che ho potuto e posso vivere qui a Santo Domingo.

Non posso non ringraziare per l’accoglienza che ho ricevuto dai confratelli presbiteri dominicani. All’inizio sono stato soprattutto il padre Abraham Apolinario, che mi ha aiutato in maniera speciale a entrare in un tessuto parrocchiale scosso dalla partenza di don Lino, e il padre Ricardo Arias, da cui ho ricevuto assessoria continua per lo meno per due anni, per poter capire qualcosa della scuola che ho ricevuto in gestione e del ruolo che vi dovevo svolgere. Per non parlare poi dell’accoglienza sincera e sempre disponibile del cardinal Nicolás, della vicinanza del Nunzio Apostolico mons. Timothy Broglio, dell’affabilità sincera del padre Lorenzo Vargas e del padre Nelson Acevedo, e di tanti altri, che in mille modi mi hanno fatto sentire parte di questo presbiterio. Non ho perso la vicinanza dei confratelli del clero genovese, con i quali è sempre stata una gioia reincontrarmi tutti gli anni nei periodi di vacanze italiane, e ho ricevuto dal Signore nuovi confratelli nel presbiterato, nel contatto con i quali il mio sacerdozio è cresciuto e maturato.

Un altro dono specialissimo di questi otto anni è stata la fioritura di varie vocazioni dal tessuto della vita parrocchiale. L’inizio del cammino di suor Cristina, nel 2001, e poi da lì a poco l’entrata in seminario di Heriberto, mio figlioccio, nel 2003; e poi Willy, Miguel Ángel, Elvis, Franklin, Alex. Due di loro sono già al primo anno del seminario maggiore, mentre gli altri sono ancora al minore.

E come se non bastasse, il 2006 è stato l’anno dell’inizio dell’aspirantato di Taína e Yúdith, che mostrano segni di buona maturità umana, cristiana e vocazionale. Altre ragazze poi si stanno decidendo a iniziare lo stesso cammino, tutte con le nostre suore! E vedo che altri ragazzi e ragazze sono in ricerca. Non mi sarei mai immaginato tanta ricchezza di vocazioni! Veramente il Signore mi ha fatto vedere cose grandi!

E parlando di suore, sono stati otto anni di amicizia spirituale profondissima con le sorelle delle Suore di Nostra Signora del Rifugio in Monte Calvario. Camminare vicini ai passi di queste sorelle, e al tempo stesso con profondo rispetto, collaborando nella parrocchia, nel consultorio (ahimé, poco), nella scuola. E la mensa comune, dove si condividono le speranze e i timori, tutti i giorni, dove si scherza e ci si rende partecipi di quanto visto attorno a sé… È un’esperienza grande, della quale ringrazio profondamente il Signore! Ricordando in maniera specialissima suor Patrizia, che nel 2003 ci ha preceduti tra le braccia del Padre del Cielo, ma anche suor Valeria, suor Roberta (tornata a lavorare nella sua India) e suor Susanna. E senza dimenticare le sorelle che ho come compagne di viaggio oggi: suor Modesta, venuta qua insieme a me, suor Blessila, suor Cristina e suor Serafina. Ognuna di loro è specialissima ed un dono grande del Signore per me.

Per ultima, l’esperienza di vivere in comunità la fraternità sacerdotale. In questo sono stati o sono compagni di viaggio anzitutto don Lorenzo, che ha la mia stessa anzianità in terra dominicana, e che rappresenta per me più di un fratello, don Franco, don Piero. Con don Lorenzo abbiamo condiviso la scoperta di questa cultura – non avevamo nessuno che ci potesse spiegare le cose in maniera più diretta – e di questa chiesa, del paese, dei costumi, dei limiti e delle ricchezze dei fratelli dominicani. Personalmente ho imparato con Lorenzo a condividere la passione per il lavoro pastorale, e ho sempre trovato in lui un collaboratore disponibilissimo.

E non è mancato l’appoggio, materiale e di vicinanza umana, di tanti fratelli e sorelle genovesi, don Piero, don Giandomenico e don Francesco al Centro Missionario, ma anche tanti altri che mi hanno sempre dato una mano. E tra tutti loro in maniera un’altra volta specialissima i vescovi che abbiamo avuto: il cardinal Canestri, vero padre quando ero a Genova così come quando mi ha inviato al Guaricano, il cardinal Tettamanzi, il cardinal Bertone con cui abbiamo avuto la gioia di condividere un’intera settimana di vita comune, e ora monsignor Bagnasco. Ognuno di loro è una perla specialissima in questi miei otto anni di servizio dominicano. E credo di poter dire che nonostante la lontananza fisica ho potuto parlare con loro molto più che altri confratelli di Genova.

* * *

Oggi, 6 febbraio 2007, queste povere parole esprimono la gioia di questi otto anni di servizio dominicano. Continua il servizio, in quest’anno che probabilmente è l’ultimo, e sono sicuro che continueranno i doni del Signore, insieme alle inevitabili prove. Sono un prete felice, e questi otto anni sono parte viva della mia felicità!

Grazie, Signore Gesù, mio Salvatore, e grazie a tutti voi!

Messa molto significativa, stamattina, in occasione della solennità dell’Altagrazia. La quale si è rifatta, quest’anno che la solennità è caduta di domenica, delle assenze massiccie degli altri anni che cadeva di giorno infrasettimanale.

In particolare, come suggerito dai sussidi del Piano Pastorale, la Messa delle sette di mattina è stata preceduta da processioni mariane realizzate in ogni settore. La processione consisteva nel recitare un rosario meditato.

Quelli che hanno partecipato alle processioni sono stati una piccola parte (forse un 20% dei partecipanti poi alla Messa), ma non ho perso l’occasione per valorizzare la loro partecipazione: iniziando la Messa ho chiamato una persona per ogni settore, invitandolo a dare una piccola testimonianza di com’è andata la processione; e le quattro testimonianze sono state belle e ben recepite.

La Messa è stata resa ancora più preziosa dai cinquant’anni di matrimonio di una bella “coppietta” del settore Nueva Alianza. Si sono sposati di diciannove anni lui e sedice lei, e sono vissuti nella fedeltà tutto questo tempo. La cosa ha commosso la comunità. Da parte mia ho augurato loro porlomeno altri venticinque di questi giorni!

Alla fine della Messa, i dovuti saluti da parte di don Lino, don Giulio, don Franco, le suore, i miei, i vari visitatori della missione. E a nome di tutti ho dato ad ognuna delle persone che avevo a Messa un forte abbraccio, segno dell’amore di tante persone il cui cuore a Genova batte per la missione.

Con don Franco Buono, ex compagno di missione a Santo DomingoMessa da don Franco Buono (nella foto è insieme al suo cappellano, don Gianni Zamiti), che ha terminato nel 2004 il suo servizio al Guaricano, ed ora è parroco ai Diecimila Crocifissi di Borgo Incrociati.

Ho trovato una comunità viva, alla quale Franco si dona con tutto sé stesso, non diversamente da quello che ha fatto a Santo Domingo. E rivedere questo prete tutto d’un pezzo è stato per me tornare con la memoria a quei tre anni passati insieme.
Grazie, Franco!

Ieri era il Venerdì dei Dolori, della Madonna, si intende.

Invece della Via Crucis che si fa gli altri venerdì di quaresima c’è l’usanza di fare una processione in cui si contemplano le scene evageliche in cui Maria soffre con Cristo, cominciando dalla profezia di Simeone (“una spada ti trafiggerà l’anima”) fino alla deposizione tra le mani della Vergine.

La cosa bella di quest’anno è che l’abbiamo coordinata tra le quattro parrocchie di Guaricano: Santiago el Menor e Nostra Signora dell’Amparo (=Guardia), dove hanno lavorato don Giulio, don Lorenzo e don Franco, e Santa Margarita e la Divina Misericordia. Ogni parrocchia è partita da “casa sua” e tutto siamo arrivati alla Divina Misericordia, dove abbiamo celebrato la Messa.

Questa Messa è stata molto sentita, da me, ma anche da tutti i presenti, ci ha fatto sentire chiesa che cammina insieme nei quattro angoli di Guaricano.

Le relazioni a questo convegno dei fidei donum latino americano sono ben interessanti.

Significativa quella del direttore del servizio della CEI per la cooperazione missionaria delle chiese, mons. Giuseppe Andreozzi, il quale ha presentato lo sviluppo della concezione del servizio dei fidei donum in questi cinquant’anni.

Si è passati dalla situazione in cui i vescovi erano invitati a permettere ai loro preti che lo volessero di andare a lavorare nelle diocesi di missione (è questa la prospettiva dell’enciclica Fidei Donum.

Si è poi iniziato a pensare che le diocesi dovevano assumere in prima persona la passione per la missione, e allora il servizio si vedeva come “una parrocchia della nostra diocesi nel terzo mondo”.

La prospettiva attuale invece è quella della “collaborazione missionaria” tra due chiese: la diocesi, italiana o di un altro paese, pone uno o più suoi sacerdoti a disposizione di un’altra chiesa con meno disponibilità di clero.

L’ampliamento ulteriore è stato degli ultimi anni, pensando ormai che non è solo questione di preti, ma che possono partecipare a questo dono tra chiese sorelle anche i laici. E la cosa mi ha fatto piacere, perché il nostro buon Francesco, Paola, e quanti altri stanno un periodo con noi esprimono questa ricchezza, ricchezza di una chiesa che collabora con vari dei suoi figli.

Di fatto il caso della nostra missione è ormai quasi atipico, perché sembra che nessuna diocesi italiana abbia una parrocchia (o più parrocchie) fissa nella diocesi che riceve la collaborazione: piuttosto, molti preti fidei donum ricevono dal vescovo la parrocchia o l’attività di cui più c’è bisogno. E per esempio il mio compagno di camera di questi giorni, don Marco, di Novara, lavora in Bolivia, come viceparroco in una parrocchia, ma la diocesi ne ha anche un’altra dall’altra parte della città, e negli ultimi anni il vescovo gliel’ha cambiata varie volte. In pratica si direbbe che, nella pratica, la situazione nostra è ancora quella di “una parrocchia di Genova a Santo Domingo”, e di fatto la prospettiva sembra quella di continuare lì o di andarcene. Invece il servizio che la nostra diocesi ha iniziato a Cuba è configurato già in maniera più moderna.

Domani lasciamo il Guaricano, povero don Lorenzo rimarra solo… però avrá finalmente un po’ di riposo nel tenere in ordine la casa e soprattutto in cucina… io e Alessandro siamo di buona forchetta e qui con le prelibatezze che prepara non ci si può tirare indietro…

Tanta amarezza e qualche lacrima fin dalla messa di stamattina, salutare e ringraziare tutte le persone incontrate è davvero difficile, sia perché sono tante, sia perché ci dispiace davvero molto lasciarle.

Amarezza anche perché oggi è morto il povero Marcelito, venerdí gli avevano amputato la gamba, ma il suo corpo troppo debole non ha resistito. Ti preghiamo Signore affinché finalmente tra le tue braccia trovi tanto amore, conforto e calore.

Ti ringraziamo Signore anche per i sacerdoti e le suore che vivono in questa missione, che ci hanno accolto e ospitato con tanto amore, facendoci sentire come a casa.

È davvero un gran dono quello che ci fai a chiamare al tuo servizio delle persone tanto buone…

Anche se stiamo partendo siamo contenti, perché il grande affetto che ci hanno donato don Paolo, don Lorenzo, suor Serafina, suor Modesta e suor Cristina in questi dieci giorni, sappiamo che quotidianamente viene anche donato a tutta la popolazione del Guaricano.

Un grande insegnamento, nella nostra prima settimana di permanenza qui, ci è stato dato da altri tre meravigliosi sacerdoti, don Giulio, don Mario e don Franco, che con la loro esperienza ci hanno mostrato diversi aspetti del Guaricano, accompagnandoci nelle famiglie, nelle scuole e per le strade del Barrio.

Quella che abbiamo vissuto qui è un’esperienza di vita profonda, difficile da spiegare, ma semplice da vivere, abbiamo solo portato la nostra presenza e la nostra testimonianza di vita parrocchiale, ricevendo in cambio moltissimo amore.

Gracias Señor, muchas gracias…

Ieri sera don Franco, don Giulio e don Mario avevano l’aereo per l’Italia. Alle nove di sera sono decollati, destinazione Parigi e poi Genova.

Troveranno un po’ di freddo, e anche la neve. Il rischio è che debbano atterrare a Milano o a Torino.

Invece Erika e Alessandro rimangono qui un’altra settimana.

I nostri giorni qui in Guaricano proseguono intensamente, tante le persone che desiderano conoscerci, salutarci e confrontarsi con noi scambiando qualche parola.

Lunedì mattina siamo passati da una scuola superiore (il Politecnico Oscus San Valero) con don Franco e sia i responsabili della scuola, che gli insegnanti, hanno voluto che visitassimo le classi, per questo ci hanno affiancato a due ragazze, una delle quali parlava molto bene l’italiano.

Io e Alessandro eravamo molto imbarazzati, tante le loro domande; si sono stupiti molto del fatto che siamo sposati da tre anni e mezzo e non abbiamo bambini, volevano sapere quanti anni abbiamo, come è la vita in Italia, se ci piace il loro paese, quali sono i nostri piatti preferiti…

In qualche classe abbiamo chiesto quanti di loro hanno parenti emigrati da Santo Domingo e ci siamo accorti che solo in pochi non hanno qualcuno in un altro paese del mondo…

Ci hanno poi illustrato i principali problemi in Guaricano: la mancanza della luce per molte ore del giorno, l’acqua non presente nella maggior parte delle abitazioni, la delinquenza e la droga.

Don Franco ha poi visitato alcune famiglie, conosciute nei suoi quattro anni che ha trascorso qui e noi l’abbiamo seguito.

Pensavamo di essere invadenti, ma le cose qui sono davvero molto differenti rispetto all’Italia, la gente è contentissima di accoglierti nella sua dimora e ti mette a disposizione tutto quello che ha.

Nel tardo pomeriggio ci è venuta a prendere qui nella casa della missione Francisca, una responsabile della pastorale giovanile nella Parrocchia di Santa Margherita e siamo andati a piedi a casa sua attraversando le strade del barrio. Il gruppo giovani della parrocchia ci ha accolto con canti e danze. Successivamente attraversando il bario tutti assieme siamo andati a visitare un’anziana inferma che ci ha accolto (eravamo una trentina di ragazzi) nel piccolo spazio antistante la sua casa. Lì un ragazzo ha letto un passo del Vangelo e lo ha commentato assieme a tutti gli altri e all’anziana signora.

Non so come riuscire a descrivere al meglio questi momenti, perché è veramente molto difficile… Quello che ti trasmettono questi ragazzi è l’essenza della vita, la loro profonda partecipazione alla lettura e al commento del Vangelo ti fa sentire piccolo piccolo…

…El pueblo de Dios…

La nostra visita qui in Guaricano trascorre in modo molto diverso, in un modo che forse mai avevamo provato, in modo pieno, ricco di emozioni; siamo partiti mercoledí mattina dall’aereoporto di Genova e arrivati a Santo Domingo mercoledí sera alle 18 (ora locale). Oggi é solo domenica ma ci sembra di essere qui giá da una vita.

Una breve sosta a Parigi tra un volo e l’altro di 5 ore che ci ha permesso di visitare la Basilica del Sacro Cuore.

Arrivati all’aereoporto di Santo Domingo la festa è stata tanta da subito: agli arrivi ci aspettavano i ragazzi del coro di una parrocchia del Guaricano, che, con tamburi e cartelloni, intonavano canti animatamente battendo le mani… è stata un’emozione fortissima e, anche se la festa era soprattutto per Padre Paolo e Padre Franco che ritornavano in missione, anche noi ci siamo sentiti accolti in maniera molto calorosa, infatti tutti ci abbracciavano e salutavano dandoci il benvenuto.

Il giorno successivo abbiamo visto il centro medico e il centro nutrizionale della missione, abbiamo fatto una visita nelle varie parrocchie e nel pomeriggio siamo andati nel centro della cittá.

Il lavoro che svolgono qui nella missione è tantissimo e sono tutti impegnatissimi; non ci vuole molto per capire che l’amore che danno i missionari al popolo del Guaricano è immenso e l’amore di Dio si sente immediatamente.

Venerdì siamo stati al Mare a Boca Chica e nel pomeriggio sono stata con don Franco e don Paolo all’ospedale, dove ho consciuto dei colleghi di Santo Domingo e ho visto le apparecchiature radiologiche da loro usate…

Sabato siamo andati ad Higüey per il pellegrinaggio della Madonna dell’Altagracia. C’erano moltissime persone tutte ad venerare la Madonna dell’Altagracia, tanti avevano bivaccato fuori dalla chiesa la notte precedente; un’occasione davvero unica per vedere una festa così importante per il popolo dominicano.

In tutti questi giorni, partecipando alle Messe, abbiamo conosciuto tantissime persone, ci siamo presentati nelle varie parrocchie e tutti ci hanno accolto con un caloroso benvenuto e moltissimi baci e abbracci.

La Messa qui è molto diversa, tutti hanno una gran voglia di partecipare e fare festa, cantare e ballare… quando il parroco fa le domande non rispondono solo i bambini, tutti partecipano attivamente, molti fanno intenzioni di preghiera e ringraziamenti spontaneamente, e tutto ti fa capire che è una fede forte che ha voglia di crescere sempre di piú…

È un’esperienza particolare davvero molto bella… grazie a tutti!!!!

Descrivere una giornata qui in Guaricano credo sia impossibile, il tempo a Santo Domingo cambia in continuazione, ci sono momenti in cui piove e dopo una manciata di minuti, come per magia, spunta il sole caldo come a Genova a ferragosto.

Non so se purtroppo o per fortuna le emozioni che stiamo vivendo sono simili al tempo: momenti di giochi con i ragazzi e bambini, situazioni davvero divertenti con don Paolo, don Lorenzo, don Giulio, don Franco e il piccolo don Mario, e situazioni davvero tragiche come la storia del povero Marcelito.

Marcelito è un anziano, a cui abbiamo fatto visita, cieco e con un piede in cancrena, costretto a vivere in una baracca senza niente: non un letto, non un tavolo, non una luce, niente.

Un’altra cosa che ci colpisce particolarmente qui in Guaricano sono i bambini, disseminati per le strade del Barrio a giocare con sacchetti usati come aquiloni o a rincorrersi per le strette e maleodoranti viuzze.

In tali situazioni gli sguardi sono sempre pieni d’amore e di pace e la mancanza di tutto quello che noi crediamo indispensabile non gli fa mai mancare il sorriso e la voglia di vivere.

Grazie di cuore popolo del Guaricano per questo indimenticabile insegnamento.

Muchas gracias.

Il pomeriggio l’ho passato con don Franco che ha dovuto farsi alcune visite alla Plaza de la Salud.

Bisogna dire che in ospedale sono stati abbastanza professionali. Rimane da fare un altro esame, ma sarà probabilmente lunedì.

Carissimi amici e benefattori,

approfitto di queste vacanze a Genova, dalla mia famiglia, per scrivervi con più calma questa lettera, che vuole essere innanzitutto un ringraziamento al Signore per tutto quello che la Missione Diocesana di Santo Domingo ha potuto essere e realizzare durante l’anno 2005, e quindi un ringraziamento anche a ciascuno di voi, che, con l’attenzione amorosa, l’offerta del lavoro, del sacrificio e della preghiera, ci siete stati vicini.

È stato un anno intenso, e anche un anno molto particolare. Provo a scrivere le cose principali, perché aiutino me e voi ad amare sempre più quel Signore che ha reso possibile tutto questo.

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Come già sapete, a fine 2004 avevamo consegnato al vescovo di Santo Domingo le parrocchie di Santiago el Menor e Nostra Signora del Amparo (Guardia). Il cardinale di Santo Domingo aveva subito provveduto alle parrocchie mandando come parroco il padre Federico, che aveva sudiato in Italia, un prete molto amico di don Giulio Boggi. Il padre Federico ha fatto un buon lavoro, portando avanti con amore le comunità che don Franco gli aveva consegnato; e ciò nonostante fosse anche responsabile della radio diocesana. La permanenza del padre Federico non è stata lunga, perché il vescovo l’ha chiamato a diventare formatore in seminario. E così in settembre le due parrocchie hanno ricevuto il loro nuovo parroco nella persona del padre Isidro, un giovane sacerdote dei neo catecumenali. Pieno di entusiasmo, è all’inizio del suo ministero e sta cercando di conoscere la realtà a cui è stato mandato. Lo affianca un diacono permanente.

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A Santa Margarita c’è stato abbastanza fermento, ma non per cambi di preti, quanto per il nuovo entusiasmo generato dal lancio del Terzo Piano Pastorale Diocesano. Siamo arrivati cioè alla fase operativa di questo Piano Pastorale, che si sta elaborando da circa tre anni, e che è pensato per essere le linee guida della vita diocesana nei prossimi trent’anni. In pratica il 2005 è stato l’anno in cui sono stati chiamati e formati i messaggeri e le equipe di settore. I primi hanno l’incarico di portare alle famiglie della parrocchia una lettera mensile del parroco con un tema uniforme a livello di tutta la diocesi: ogni messaggero si occupa di dieci/quindici/venti famiglie, delle quali si occupa in maniera amorosa e particolare. Invece le equipe di settore hanno la funzione di organizzare nei vari punti della parrocchia attività mensili che aiutino a recepire e interiorizzare i temi del piano pastorale. Grazie a Dio la comunità di Santa Margarita ha risposto molto bene a queste sollecitazioni: i messaggeri svolgono il loro lavoro nella gran maggioranza, e le equipe di settore discretamente bene; purtroppo in qualche settore le persone che sono state chiamate non si sono rivelate in grado di svolgere il compito, speriamo di rimediare in questo 2006.

Naturalmente una parrocchia non può limitarsi a chiedere servizi alla sua gente, deve anche offrire una formazione solida. Per questo è stato portata avanti lungo tutto l’anno la formazione dei candidati ministri. Avevamo già i ministri, ma sono praticamente “scaduti”, e per questo c’è un gruppo che si prepara, in parte “vecchi” in parte “nuovi”. Non si è ancora potuto mandare la lista al vescovo per la dovuta istituzione in quanto per molti candidati è stato difficile recuperare i documenti che la diocesi richiede. Spero di concludere il lavoro nei primi mesi di quest’anno.

Un altro momento di formazione è stato il nuovo Ritiro di Evangelizzazione che si è fatto in giugno, ed i cui partecipanti sono già entrati alle comunità apostoliche. E proprio in questi giorni parte la preparazione per un nuovo Ritiro. Sapete che i Ritiri di Evangelizzazione sono un momento di riannuncio del Vangelo, preceduto e seguito da un cammino di approfondimento catechetico e inserimento comunitario. Hanno fatto molto bene alla nostra parrocchia, e continueremo invitando la gente a passare per questa tappa!

In agosto abbiamo avuto come tutti gli anni la Missione Parrocchiale: due settimane in cui non abbiamo fatto altro che muoverci ai vari settori della parrocchia per portare un annuncio del Vangelo casa per casa. I circa 100 missionari hanno lavorato con entusiasmo, e dalla Missione si sono rivitalizzate le Comunità Ecclesiali di Base. Si è poi resa necessaria una ulteriore missione di tre giorni a Duquesa, che è il paesino più periferico della parrocchia: a causa di un problema molto forte in quella comunità (vedi più avanti) c’era un forte bisogno di riconciliazione, e per questo la parrocchia si è mossa e ha visitato tutte le famiglie di quella comunità per tre giorni consecutivi. Di fatto, grazie a Dio, gli animi si sono rasserenati e adesso la comunità vive meglio.

E in questo 2005 per la prima volta abbiamo fatto la Settimana Biblica. A fine settembre, tutte le sere di una settimana sono state dedicate a una catechesi fondamentale sulla Parola di Dio. L’abbiamo fatta nei vari settori, cioè in sei punti diversi, e i relatori siamo stati io, don Lorenzo, Francesco Zannini sempre molto disponibile, Marcial (che era già diacono) e Juan Luis (candidato diacono). Ho preparato gli schemi della catechesi per tempo, e in tutti e sei i punti è stato fatto lo stesso cammino. La settimana si è conclusa con la processione, portando in alto per le strade del barrio la Bibbia. La partecipazione della gente è stata superiore alle aspettative, circa 400 persone hanno partecipato assiduamente!

Anche a livello giovanile c’è stato fermento. La commissione di pastorale giovanile è uscita dala fase di rodaggio e adesso coordina bene le attività degli otto gruppi di adolescenti e giovani sparsi nei vari punti della parrocchia. Nell’estate abbiamo avuto bivacco dei responsabili, campo adolescenti e campo bambini; praticamente tutto il mese di luglio è passato concentrati nel lavoro con i giovani. In particolare il campo adolescenti ha lasciato il segno, perché alcuni ragazzi un po’ più grandi sono stati colpiti da un incontro dedicato all’aborto, e hanno iniziato a progettare un’attività parrocchiale, che poi si è svolta magnificamente a fine novembre, e che ha permesso di risvegliare le coscienze su questo tema tanto importante (vi preciso che in Repubblica Dominicana l’aborto non è legalizzato, e di fatto la cultura della gente è abbanstanza lontana, grazie a Dio, dalla legalizzazione). Inoltre una giovane della parrocchia ha potuto partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia, e il viaggio è stato pagato con i soldi raccolti nei vari gruppi. Poi a inizio dicembre c’è stata la Settimana Giovanile, alla quale hanno partecipato circa 300 giovani: tutte le sere c’era una conferenza, e i temi gravitavano attorno alla sfera sessualità / fidanzamento / matrimonio. Relatore di eccezione, la seconda sera, il card. Nicoĺás de Jesús López Rodríguez, arcivescovo di Santo Domingo!

Anche sul versante famiglia c’è stato un buon lavoro: si sono fatti nell’anno due CPM (Corsi di Preparazione al Matrimonio). E a dicembre c’è stata la “mietitura”, con 13 coppie che si sono sposate. Sono tutte coppie “navigate”, con almeno dieci-venti anni di matrimonio sulle spalle. Alcuni avevano fatto il CPM vari anni fa, ma non avevano potuto celebrare le nozze per motivi economici – il paese ha vissuto una crisi economica tremenda da fine 2002 a metà del 2004. Oltre a ciò, il mese di novembre, dedicato alla famiglia, abbiamo avuto la grazia di ricevere un Ritiro di Guarigione Familiare che ha segnato profondamente la vita di molte coppie che hanno partecipato.

E, per finire questa carrellata su Santa Margarita, con gli aiuti venuti da Genova abbiamo potuto comprare una casa che è diventata una nuova cappellina di settore: così il settore Sinaí, che prima doveva chiedere ospitalità in un collegio privato (con molti problemi) adesso ha il suo spazio per la catechesi, le riunioni e l’annuncio della parola!

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Ma legato a Santa Margarita c’è un fatto ancora più importante: la nascita della nuova parrocchia della Divina Misericordia.

Già da tempo mi rendevo conto che Santa Margarita, con i suoi 40,000 abitanti, era troppo grande. E di fatto il card. Nicolás, arcivescovo di Santo Domingo, vuole che si dividano queste parrocchie grandi perché la chiesa sia più vicina alla gente. Pur capendo l’esigenza, non mi era ancora mosso in questo senso per il timore che la gestione di due parrocchie potesse appesantire eccessivamente i ritmi di lavoro.

La cosa si è fatta possibile invece a partire da giugno, mese in cui il nostro caro Marcial Nova, laico molto impegnato nella parrocchia, ha ricevuto l’ordinazione diaconale. Ha terminato il cammino di formazione, durato tre anni, e il 25 giugno ha ricevuto il diaconato insieme a una ventina di altri uomini più o meno attempati come lui (Marcial ha quasi cinquant’anni). Tra l’altro questa ordinazione è stato un momento molto gioioso di tutta la comunità, che in questi anni è sempre stata molto vicina a Marcial è ha detto presente in tutti i momenti in cui ha fatto i vari passi di avvicinamento all’ordinazione. Così, già due anni fa avevo parlato con il vescovo di Santo Domingo della destinazione di Marcial, e alla mia proposta che lui lavorasse nella futura nuova parrocchia ho trovato perfetta consonanza. Ho iniziato quindi un forte lavoro di sensibilizzazione della comunità parrocchiale sul fatto che dividere la parrocchia in due ci avrebbe aiutato nella missione evangelizzatrice. Se ne è parlato almeno per sei mesi, senza fretta, e la gente si rendeva conto ogni giorno di più che si poteva e si doveva fare la divisione. Si sarebbe celebrata Messa domenicale nella nuova parrocchia, ci sarebbe stato il suo consiglio pastorale, animatori e catechisti si sarebbero riuniti là, ecc. ecc.

Così, in maggio, abbiamo cominciato a costruire una cappella provvisoria sul terreno che già da qualche anno era stato donato per costruire una chiesa. L’opera è stata avviata coinvolgendo la comunità parrocchiale: pulire il terreno, innalzare i pali della struttura, inchiodare le assi, mettere il tetto di lamiera. Il progetto non era ambizioso, anzi, era fatto all’insegna dell’economia, perché l’idea era che la comunità parrocchiale facesse qualcosa di suo, con le sue forze e i suoi soldi. Di fatto la “chiesa” che è nata è provvisoria, può contenere solo 200 persone (più altrettante all’esterno), ed è fatta con materiali economici. A questa maniera, però, è stata alla portata delle forze e delle finanze della comunità. In tutto è costata circa 150,000 pesos (equivalenti a 4,000 euro), ed è pensata per funzionare qualche anno.

Dopo aver fatto la nuova “chiesa”, ci siamo imbarcati nella costruzione dell’ufficio parrocchiale e della casa canonica. Anche qui una cosa piccola, ma necessaria, perché l’apertura della parrocchia-istituzione richiede di mettere in atto tutta una serie di azioni (libri dei sacramenti, conti, archivio documenti, ecc.) che hanno bisogno di una struttura stabile e definitiva. Questa nuova costruzione, fatta al lato della “cappella del barrio”, è stata fatta con criteri costruttivi seri, e di conseguenza il prezzo è stato serio pure lui: è costata circa 500,000 pesos (13,000 euro), che avevamo solo in piccola parte, e che non abbiamo ancora finito di pagare; anzi, siamo nei debiti fino al collo con la parrocchia vecchia e la nuova. Ma siamo nei debiti apposta, perché considero importante che le comunità sappiano che le cose costano e che dobbiamo sforzarci per pagarle. Dopotutto le offerte che molti di voi hanno dato, e danno!, e che hanno reso possibili moltissime cose, non sono forse frutto di sacrifici e rinunce? La chiesa genovese si è sacrificata moltissimo, dando spesso ben oltre il superfluo, e come parroco sento la responsabilità di educare anche la mia gente di là a rinunciare a quello che hanno perché la chiesa possa vivere e lavorare.

Così in luglio è stata terminata e inaugurata la nuova “chiesa” della Divina Misericordia. Abbiamo cominciato a celebrare lì l’Eucarestia alla domenica alle sette di mattina (stessa ora che a Santa Margarita). I piano erano di aggiungere altre messe festive, ma non si è ancora potuto. Fatto sta che, contrariamente alle mie aspettative, quell’inizio della messa domenicale ha significato molto. Io avevo paura di rimanere con la messa di Santa Margarita vuota. Invece quello che è successo è stato che a Santa Margarita mi sono trovato con 200 persone in meno, ma alla Divina Misericordia ne vanno 400!!!! “La chiesa vicino alla gente!” Ho capito perfettamente in quel momento l’insistenza del cardinale per l’apertura di nuove parrocchie! E di fatto la situazione ha gasato tremendamente i parrocchiani “storici” della Divina Misericordia, quelli che hanno lavorato per anni a Santa Margarita: tutti ci siamo resi conto che la mano del Signore era presente in quel momento di vita parrocchiale. E il card. Nicolás ha voluto condividere la nostra gioia: la domenica 11 dicembre ha detto presente, presiedendo l’Eucarestia e dando molto calore alla nuova comunità parrocchiale. La gente ha sentito e apprezzato moltissimo questa presenza del suo vescovo!

Dopo aver cominciato a celebrare l’Eucaristia alla Divina Misericordia, si è sdoppiato anche il Consiglio Pastorale. Gli animatori delle Comunità Ecclesiali di Base hanno cominciato a riunirsi in “casa” loro, e lo stesso i catechisti. Chi porta avanti questo lavoro pastorale è appunto il diacono Marcial, con il quale condividiamo la preparazione delle riunioni e lui le fa alla Divina Misericordia. Anzi, spesso lui partecipa alla riunione che faccio io a Santa Margarita, e la “riproduce” alla Divina Misericordia. E segue con amore la gente di là, visita le comunità, parla con le persone, ecc., tutto quello che farebbe un prete, solo che ovviamente non presiede l’Eucaristia, non confessa e non da l’Unzione dei Malati. Gli è toccato invece battezzare già varie volte e benedire vari matrimoni! Marcial lavora al mattino nel baretto della scuola (da vari anni fa questo lavoro), e il pomeriggio e la sera li dedica alla parrocchia. La comunità, da parte sua, gli dà un piccolo aiuto di 3,000 pesos (quasi 100 euro) al mese per le spese di trasporto e anche per aiutarlo a mantenere la sua famiglia.

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Le nostre parrocchie cercano di vivere intensamente la pastorale diocesana. Come vi dicevo il 2005 è stato l’anno del lancio operativo del Terzo Piano Pastorale. Ciò ha comportato un lavoro parrocchiale di motivazione delle persone e di formazione dei nuovi operatori. L’entusiasmo per questo lavoro è venuto da vari momenti in cui la comunità diocesana si è riunita in massa e il card. Nicolás, pastore di questa porzione del popolo di Dio, ha incoraggiato con unzione dello Spirito Santo preti, diaconi e laici.

Il giorno del Corpus Domini ci siamo riuniti da tutte le parrocchie della Diocesi nel parco del grandioso Faro a Colombo: 50,000 persone, provenienti dalle dodici zone pastorali in cui Santo Domingo è divisa. La giornata era dedicata in particolare ai futuri messaggeri che avrebbero distribuito alle famiglie la lettera mensile correlata al Terzo Piano Pastorale. La partecipazione non è stata massiva solo dal punto di vista numerico, ma anche nella qualità dei presenti e nella decisione a realizzare l’opera che veniva proposta. Della nostra parrocchia hanno partecipato ben duecento cinquanta messaggeri, che a tutt’oggi sono attivi nella consegna puntale della lettera alle loro famiglie.

A livello zonale il momento forte dell’anno è stata la Via Crucis del Venerdi Santo. È ormai una tradizione ben consolidata, essendo già il quinto anno che si svolge. Da ogni parrocchia si parte alle 4/5 del mattino, pregando con le stazioni preparate da un’apposita equipe, e camminando a piedi per circa 15 km. Nel punto finale ci si ritrova tutti, stanchi ma gasati dal vedere tanta gente professare la nostra stessa fede e vivere il nostro stesso amore alla Chiesa.

Meno estusiasmante è stata invece la chiusura dell’Anno Eucaristico, che si è svolta anche lei al Faro a Colombo l’ultimo sabato di ottobre. Il poco tempo a disposizione per prepararla, e il fatto che sia stato sabato e non domenica – qui il sabato è dedicato alle pulizie della casa e soprattutto ai lavaggi, senza contare che molta gente lavora di sabato – ha reso molto meno partecipata, ma non per questo meno significativa, la celebrazione.

E per finire in bellezza con questi momenti diocesani, il giovedi prima di Natale tutti i preti di Santo Domingo siamo stati ospiti del Cardinale per gli auguri natalizi. Non è mancata buona musica, fervidi auguri, e l’immancabile pranzo!

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Venendo alla vita della nostra comunità missionaria, abbiamo avuto un lutto: suor Patrizia, che ha lavorato nella missione dal 1994 al 2002, è mancata il 7 aprile; entrata nelle nostre suore Brignoline dall’età di sedici anni, da due soffriva di un tumore all’utero, era stata operata due volte, e due volte aveva fatto la chemioterapia. Ha lottato, ma alla fine ha dovuto arrendersi e lasciarsi andare nelle braccia di quel Signore che tanto ha amato come cristiana e come consacrata. La gente del Guaricano, che la vedeva al lavoro nella farmacia, e ancora di più le donne che lavorano in casa nostra, che erano a contatto con lei in cucina, e tutti noi della comunità missionaria abbiamo percepito il dolore della sua partenza, insieme alla certezza che il Signore l’ha accolta come “serva buona e fedele”.

La comunità delle suore in compenso già da fine del 2004 si era arricchita con la presenza di suor Serafina, una donna piena di vita che aiuta tutti noi a mantenerci allegri. E si è visto il suo tocco in particolare nella festa di Nostra Signora del Rifugio, che è appunto la patrona della loro congregazione. Quest’anno l’abbiamo celebrata l’11 luglio, lunedì, con la messa nella sala d’attesa del nostro consultorio nuovo fiammante. È stata la prima volta che questa festa l’abbiamo celebrata in questo salone, la qual cosa ha reso questa festa ancora più bella!

Ma la cosa grande di quest’anno di comunità è stata la ricchezza delle visite. Sono stati alla missione il gruppo degli Amici del Guaricano, organizzato dall’attivissimo don Francesco Di Comite (don Fra o don Chicco per gli amici), il quale si è portato dietro vari giovani e adulti, nonché un confratello prete. La cosa bella è stata che quando se ne sono andati ci hanno lasciato due signore di Geo, Carmen e Orietta, che hanno allungato la loro permanenza in missione fino a restare un mese intero. Orietta, che è infermiera, ha dato una mano alle suore, soprattutto visitando in casa loro persone anziane bisognose di piccole medicazioni. Invece Carmen ha dato una mano in vari settori, non ultimo la cucina, dove si è rivelata collaboratrice preziosa e cuoca inimitabile, e anche attraverso un piccolo servizio di taglio dei capelli ai bambini poveri del barrio. Entrambe hanno desiderio di tornare, e chiediamo al Signore che il progetto si possa realizzare presto.

Insieme a loro avevamo due ragazze giovani ma molto in gamba: Eugenia e Fiammetta. Anche loro sono arrivate con il loro don Fra, e come Carmen e Fiammetta hanno passato un mese in missione, dando una mano in tanti piccoli lavoretti: dare l’impermeabilizzante al tetto, preparare il cartello indicante la Divina Misericordia, accompagnare don Lorenzo sull’ambulanza, ecc.; hanno inoltre affiancato i missionari nella missione parrocchiale di agosto, e si sono prese una bella vista della vita della gente del Guaricano. Un’esperienza arricchente e ben formativa. E hanno saputo rendersi ben utili senza mai essere di peso. Veramente brave!

Quasi in contemporanea abbiamo con noi avuto anche Sandra: lei si è dedicata alla cucina, permettendo a don Lorenzo di portare avanti altri lavori che aveva dovuto giocoforza lasciare indietro. Ha rallegrato notevolmente la casa, e nonostante l’età non troppo giovane ha dimostrato una vitalità senza precedenti!

Invece prima dell’estate abbiamo avuto con noi Lara, una giovane di Pegli, laureata in ingegneria ambientale. Al finire la laurea ha voluto donare alla missione un mese, e lo ha fatto con frutto facendo un corso intesivo di inglese, quasi come fosse stata insegnante di madre lingua, a un gruppo selezionato di studenti della nostra scuola. Di lei abbiamo apprezzato il notevole spirito di adattamento, e la capacità di entrare in un’ottima relazione con tanti ragazzi e giovani della parrocchia e della scuola. Bravissima Lara, e ti aspettiamo ancora!

A fine ottobre sono stati con noi vari personaggio molto speciali: i miei genitori con mio fratello e mia zia, e due oculisti.

Chiaramente la visita della mia famiglia è stata speciale per me, e anche per la gente della parrocchia, che desiderava rivederli dopo la prima volta che ci hanno visitato nell’anno 2000.

Invece quella degli oculisti è stata una gradita sorpresa. Carlo Mosci e Massimo Corazza sono venuti, accompagnati da alcuni dei loro figli ventenni, per montare e cominciare a usare le nuove apparecchiature oculistiche che attraverso di loro, di Carlo in particolare, ci erano arrivate in donazione. Si tratta di un “set” completo di strumenti che permettono di visitare in profondità l’occhio, individuando difetti e permettendo un’analisi profonda della cornea, del cristallino e della retina. Ebbene, Carlo e Massimo hanno montato il tutto a tempo di record il giorno dopo il loro arrivo, e poi nei cinque giorni lavorativi che sono rimasti hanno visitato ben 350 pazienti. La maggior parte di loro avevano ben poca cosa, ma l’esperienza è stata importante anche per Carlo e Massimo al fine di rendersi conto delle patologie della di qua, con l’idea di dare continuità alla cosa.

Dovevamo continuare subito il lavoro delle visite, e avevamo trovato un’oculista domenicana che sembrava disponibile a portare avanti il lavoro. Purtroppo però appena Carlo e Massimo se ne sono andati ci ha fatto capire che non aveva tempo, che lavorava già in troppi posti, ecc. Così adesso, al ritorno alla missione, dovrò mettermi sotto per trovare un altro oculista di fiducia, capace, e desideroso di spendersi per i nostri poveri.

Un discorso speciale merita anche la visita dei giornalisti della RAI. Tarcisio Mazzeo, vice capo redattore del TG3, da vari anni gira il mondo raccogliendo testimonianze di missionari e missionarie legati a Genova. Così a inizio del 2005 ha fatto la proposta anche a noi, attraverso il centro missionario, e la cosa si è potuta realizzare nello stesso periodo in cui abbiamo avuto don Chicco e gli Amici del Guaricano. In sostanza sono state fatte da dieci a venti ore di riprese, il tutto in vista di preparare vari condensati: un servizio per il TG1, vari per il TG3 regionale, una videocassetta e un DVD di venti minuti per diffondere nelle parrocchie. La cosa è già uscita alla luce, perché sono stati trasmessi un servizio su RAI 1 nell’ambito di TV7, servizio in cui si evidenziava il contrasto tra l’Isola dei Famosi e l’altro lato dell’Isola, rappresentato appunto dal Guaricano. E poi nella settiamana prima di Natale sono andati in onda vari piccoli servizi nell’ambito del TG3 regionale della sera. Aspettiamo ora il DVD e la cassetta! Grande Tarcisio! La tua opera, che sappiamo ti è costata un bel po’ di lavoro, ha permesso a molti di sentirsi molti più vicini a noi, e ha avvicinato moltissimo il Guaricano a Genova. Inutile dire che il 90% delle persone che ho visto in questi giorni mi hanno detto: “Vi abbiamo visto in televisione”. Non mi sembra vero: il Guaricano è entrato in tutte le case di Genova!!!!

Paola Longhi, che già due volte è stata con noi in Guaricano, ogni volta per vari mesi, quest’anno non ha potuto venire a causa di una rottura di una spalla. Ci assicura però che verso l’estate riuscirà a organizzarsi, precisamente dopo la nascita di un nuovo nipote. Augurissimi, Paola, e… ti aspettiamo!

Quasi mi stavo dimenticando di Francesco Zannini. Credo che lo conoscete, perché affianca il lavoro della missione dal 1998, stando con noi dai sei ai nove mesi all’anno. La sua presenza è quasi istituzionale: al mattino collabora con le suore nella farmacia, dove custodisce la cassa (non ci crederete, ma non ci si può mai fidare…). Al pomeriggio è un punto di riferimento prezioso in casa, dove mantiene una presenza importante, visto che io e Lorenzo abbiamo molti impegni fuori casa. Tra pochi mesi tornerà con noi, lo aspettiamo noi e anche la gente del barrio, che lo conosce e apprezza il suo sorriso e la sua capacità di ascolto.

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Permettemi di dirvi due parole sulla Missione sorella che è nata a Cuba. Nelle prime settimane di Ottobre il nostro card. Bertone ha accompagnato all’isola nostra vicina don Marino Poggi, presbitero genovese molto conosciuto a Genova, e don Federico Tavella, della Diocesi di Chiavari. I due missionari hanno ricevuto dal vescovo della locale Diocesi di Santa Clara due parrocchie. Molte difficoltà li aspettano, e in parte si sono già manifestate: per prima quella del regime di Fidel Castro, che nonostante i restyling di facciata continua a mettere i bastoni tra le ruote al lavoro svolto dalla chiesa. Basti dirvi che don Marino non ha il permesso di fare chiamate internazionali, né può usare la posta elettronica. Per tutto questo deve recarsi alla curia vescovile, e stare molto attento a quello che dice o scrive, perché il regime tiene sotto controllo tutto e tutti. Ma al di là di questi aspetti, vi sto parlando di questa nuova missione perché mi rallegra profondamente vedere come l’impegno missionario della nostra diocesi sta crescendo. Vent’anni fa nessuno immaginava che avremmo avuto una missione, e ora le missioni sono due. Veramente il Signore ci sta facendo fare un cammino molto bello!

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Il dispensario medico che nel 2004 si è trasferito alla nuova sede, continua il suo lavoro sotto la direzione puntuale e attenta delle suore. Come sapete, lavorano in esso un medico generale e un ginecologo (pagati dalla missione), una pediatra (pagata dallo stato). Visitano ognuno circa 25 pazienti al giorno. La gente dà un apporto di cinque pesos (otto centesimi di euro) per la visita, come forma di contribuire, da poveri ma con dignità, al sostentamento del lavoro medico. Inoltre la nostra farmacia vende a prezzo di costo la maggior parte dei medicinali (i nostri prezzi variano dal 50 al 70% dei prezzi delle normali farmacie!), e il laboratorio di analisi con cui ci siamo convenzionati, e che si reca tutti i giorni al dispensario, pratica prezzi attorno all’80% degli altri laboratori di analisi, senza contare che a un certo numero di pazienti realizzano le analisi gratis.

In più, già vi dicevo del nuovo laboratorio di oculistica: ce ne vantiamo anche perché è l’unico del Guaricano. Contiamo sulle vostre preghiere per trovare presto un buon oculista che vi possa lavorare!

E l’ambulanza, iniziata nel 2004 grazie alla perspicacia di don Lorenzo, viaggia a pieno ritmo, realizzando ogni giorno uno o due servizi. Inoltre c’è stata una cosa molto bella: i volontari sono stati trovati molto facilmente, grazie a una locale associazione di protezione civile che si è messa a disposizione con generosità grande. Don Lorenzo ha dovuto cercare gli autisti, e anche lì il Signore ha mandato più di quello che era necessario. Lo stesso don Lorenzo non disdegna di partire lui stesso con l’ambulanza quando chiamano in ore notturne. Insomma, un servizio che ci fa sentire utili: annunciamo il vangelo attraverso la pastorale parrocchiale, e lo rendiamo vita vissuta attraverso queste opere. Benedetto il Signore!

Naturamente continua anche il Centro Nutrzionale per Bambini. Negli ultimi anni c’è stata una variazione nel tipo di intervento. Il Centro era nato per rimettere in sesto i bambini che dai medici erano trovati sotto peso. Grazie a Dio non ci sono più tanti bambini che presentano questa tipologia, ma in compenso sono sempre molte le famiglie al limite della misera. Soprattutto si tratta di donne abbandonate dai mariti (spesso perché malate) insieme ai loro 4/5/6 figli, e che per la responsabilità di stare con i bambini non possono realizzare nessun lavoro. Queste “famiglie” vivono della carità dei vicini, e un certo numero di loro anche dell’aiuto che dà loro la missione sfamando i loro bambini più piccoli. E quest’opera non è nostra, ma vostra: di tutti voi, cioè, che con le vostre offerte ci aiutate a mantenere in vita quest’opera preziosa! Un grazie di cuore a tutti!

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La vita della scuola procede, con i suoi aspetti feriali e con alcune novità.

Cominciando dai primi, quest’anno abbiamo 1,050 studenti nella scuola primaria (elementari e medie). Vanno a scuola metà al mattino e metà al pomeriggio, e sono accompagnati e serviti da un bel gruppo di maestri, una quarantina in tutto. In più abbiamo 250 studenti al liceo, e un centinaio nella scuola serale.

Il liceo è partito nel 2001 come scuola semi-privata: ciò ha permesso mantenerlo più funzionale (non si fanno scioperi in questa modalità), e comunque l’assunzione del pagamento del personale da parte dello stato sarebbe arrivata molto tardi. In definitiva, le famiglie devono pagare una retta mensile perché si possa pagare il personale che lo stato non paga. All’inizio dell’anno scolastico pagavano 270 pesos (circa 7 euro) mensili, e la quota è stata ridotta a 250 (6 euro e mezzo) a partire da novembre perché lo stato ha nominato due dei professori del liceo. Non sono cifre alte in assoluto, ma per molte famiglie diventano difficili da pagare. Per questo da quasi subito con il vostro aiuto abbiamo instituito delle borse di studio, da dare in relazione al merito e alla condizione economica. Attualmente sono un centinaio gli studenti beneficiati, alcuni sgravati nella misura della metà della quota mensile, altri per intero. Credo che nel complesso il lavoro del liceo realizzi una risposta concreta e effettiva al conclamato diritto allo studio che a volte le autorità tanto decantano quanto disattendono. E, ripeto, tutto questo grazie anche a voi e al vostro generoso contributo.

Dicevo dei due maestri del liceo che lo stato ha cominciato a pagare. La buona notizia è ancora maggiore, perché hanno cominciato a ricevere lo stipendio anche altri tre della scuola primaria, e, sembra, anche quattro bidelle. Rimarremmo così con un carico, assunto peraltro dalla comunità delle famiglie della scuola, di aiutare ancora tre maestri e tre bidelle: una riduzione di questo carico di più del 50%! Ciò significherà per il 2006 che le casse della scuola potranno permettersi spese più dirette al miglioramento del servizio. Abbiamo in programma di comprare una televisione grande e un video lettore per poter usare i sussidi audiovisuali nelle aule, di mettere i ventilatori in parecchie aule che non l’hanno mai avuto, di rinnovare cattedre vecchie e piccole che stanno ancora usando una parte dei maestri. Progetti che saranno realizzati con i contributi dei genitori, progetti quindi sostenibili a lungo termine, perché la gente grazie a Dio ha accettato e capito che non si può ricevere sempre tutto regalato, ma che ognuno secondo le sue possibilità deve farsi carico delle spese di gestione delle istituzioni.

Ma l’aspetto più bello della nostra scuola è il lavoro formativo che riusciamo a fare con i maestri e con i genitori.

Con i maestri, quattro volte all’anno facciamo un ritiro, praticamente lasciando a casa gli studenti (non c’è altra maniera!). Questi ritiri portati avanti sistematicamente hanno beneficiato molto il lavoro scolastico e la stessa crescita dei docenti, perché ci permettono di fare una proposta di fede a queste persone che sono disponibili, ma che spesso per pigrizia o per stanchezza non partecipano alla Messa nella parrocchia. Inoltre, ho iniziato già due anni fa a portare avanti un cammino di formazione culturale-teologica, cioè una lezione quindicinale che faccio io stesso ai maestri. Mi costa un po’ di fatica, anche perché cerco di prepararla bene, ma mi permette di incontrarli e di dare loro un qualcosa di più a livello di conoscenza della loro fede. E anche loro sentono che è un momento importante, e se per varie ragioni passano alcune settimane senza farlo subito mi domandano cosa sta succedendo.

Con i genitori, invece, il lavoro formativo che si fa è quello di un incontro mensile. Ci prendiamo quella mattinata per incontrare i genitori invece degli studenti, e poi nel tempo restante si integra con le riunioni dei maestri. La formazione dei genitori ha spaziato, nell’ultimo anno, su temi soprattutto di vita familiare: il dialogo, l’attenzione ai figli, il perdono e la comprensione, la preghiera in famiglia. Normalmente usiamo un sussidio preparato a livello diocesano per le piccole comunità, e invece di usarlo nel corso di un mese lo estendiamo all’anno intero. Ogni maestro introduce e dialoga il tema con i genitori dei suoi studenti. Alla fine dello scorso anno scolastico ho potuto ascoltare testimonianze di genitori che hanno percepito un miglioramento forte nella vita della loro famiglia. C’è stato chi ha ringraziato commosso, perché aveva già perso la speranza di una vita di famiglia serena. Sono cose che anche qui mi commuovono, e sono segni che il Signore mi dà e che mi fanno capire che il cammino è quello giusto.

Sempre a livello di formazione, negli ultimi 15 mesi abbiamo realizzato un piano di finanziamento per l’acquisto di computer da parte dei maestri. Il ministero dell’educazione sta battendo abbastanza perché i maestri imparino le tecnologie informatiche (paradossalmente, poi, in molte scuole mancano ancora i banchi…), e ha proposto in più riprese finanziamenti di computer che però, a un’analisi attenta, si rivelavano quasi truffe per la spesa complessiva che il maestro doveva affrontare. Invece, fatto “in casa”, il finanziamento nostro gli ha dato la possibilità di avere una macchina equivalente a quelle che finanziava il ministero, ma al 50% del prezzo: 15,000 pesos (375 euro) invece di 32,000 (800 euro)! Una bella soddisfazione, e il primo gruppo sta quasi finendo, mentre gli ultimi termineranno di pagarli tra quasi due anni.

Il 2004/2005 è stato segnato dalla decisione del ministero dell’educazione di iniziare le lezioni in anticipo: il 22 agosto invece del 3 settembre. Mentre in altre scuole pubbliche c’è stato un vacillamento, e in pratica è cambiato poco, i nostri maestri hanno collaborato volentieri a un cambiamento che significava per loro un discreto lavoro in più. Speriamo che i ragazzi riescano a recepire effettivamente la maggior quantità di tempo che la scuola mette a loro disposizione!

A livello di strutture e logistica, nell’estate abbiamo rifatto i pavimenti del liceo. Aprofittando di un disavanzo di bilancio, abbiamo risanato alla radice un problema che ci trascinavamo da anni, e che consisteva praticamente in uno sgretolamento dello cemento sotto i colpi dei banchi che spesso si muovono… violentemente!

È stato fatto anche un investimento molto più grande: la costruzione di un piano ulteriore dell’edificio, piano destinato ad alloggiare i laboratori che ancora non avevamo: di educazione artistica, di scienze, e di informatica. Quello di artistica è quello che è ancora più indietro, e che spero si potrà attrezzare nella prossima estate, mentre quello di scienze aveva già una parte del materiale disponibile grazie a una donazione ricevuta a inizio del 2004 da parte del ministero: vari microscopi, provette, reagenti, ecc. che di fatto erano già usati dalla professoressa di chimica del liceo. Adesso sarà a disposizione anche degli studenti della scuola primaria.

È nuovo invece il laboratorio di informatica, che è già attrezzato con 40 computer tutti collegati in rete tra loro. Tra l’altro la tecnologia del tipo “software libero” che ho utilizzato mi ha permesso di fare un’unica spesa grossa per il server, e di comprare 40 clienti leggeri da 80 dollari l’uno! si tratta di tecnologie informatiche popolari nate negli ambienti universitari americane, e che nei prossimi anni sempre più prenderanno campo in tutto il mondo. E tutto questo senza rinunciare a niente di quanto è indispensabile perché i ragazzi imparino a usare il computer. Questo laboratorio è già funzionante a metà tempo, e adesso, al mio ritorno, ho già pronto un nuovo istruttore da mettere a lavorare con gli studenti dalla quinta all’ottava classe.

La costruzione del piano dei laboratori è costata 100,000 dollari (circa 80,000 euro): una bella somma, corrispondente a un investimento duraturo per migliorare la qualità della formazione dei nostri studenti. Da dove sono venuti questi soldi? 37,000 euro dalla Regione Liguria, a cui appunto avevamo chiesto di finanziare il progetto, e il resto… avete idea? sì, non vi sbagliate: da voi! dalla vostra squisita sensibilità, che ha potuto tradursi in un beneficio permanente per migliaia di ragazzi dominicani.

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Il lavoro sociale della missione non si riduce alla scuola e al dispensario medico. Esiste e lavora permanentemente un fondo prestiti con il quale si aiutano le famiglie ad uscire da situazioni difficili (usura, spese mediche) o ad iniziare una nuova attività commerciale. Il fondo è frutto della sollecitudine della parrocchia dell’Immacolata di via Assarotti, e dell’amore di don Mario Terrile, il quale ha saputo sensibilizzare molti e periodicamente ci invia somme notevoli che vengono appunto investite, tra el altre cose, in questo fondo prestiti. Il fondo ha attualmente una consistenza di 1,400,000 pesos (circa 35,000 euro), che vengono prestati da poche migliaia di peso a un massimo di 50,000 pesos in una volta. Viene esigita la restituzione, ma c’è un 20% di prestiti che prima o poi diventano inesigibili. Può sembrare una percentuale alta, ma in realtà è un risultato che considero più che lusinghiero, tenendo conto delle difficoltà che molte famiglie affrontano per sbarcare il lunario tutti i giorni. E continuerà a funzionare, perché ho visto che per molti è stata l’alternativa viabile all’impegnare la casa (con il rischio poi di perdere l’unica cosa che avevano). In Guaricano infatti la disponibilità di denaro per le emergenze è offerta da tutta una rete di “Compravendite”, nelle quali si riceve un prestito quando si impegna un oggetto di valore o appunto la casa stessa. Gli interessi di queste compravendite hanno un livello più che usuraio: un minimo del 10% mensile, per arrivare anche a un 20% quindicinale! Si capisce quindi la necessità di un approccio umano ed economico al grande problema dell’affrontare un’emergenza economica della famiglia.

In termini più congiunturali, ci siamo impegnati varie volte al fianco della gente povera. Due situazioni tra tutte.

A Duquesa ho dovuto dare una mano a lottare, perché il deposito della spazzatura della capitale era arrivato a pochi metri dalle loro case. Ci sono state varie riunioni nel Ministero dell’Ambiente, si è dialogato e litigato con i responsabili del trattamento della spazzatura, e alla fine, grazie a Dio, il luogo di deposito è stato spostato a distanza più cristiana. Se ricordate, Duquesa è il paesino dove l’anno scorso avevamo realizzato la cisterna dell’acqua dopo vari anni che erano rotte le tuberie che portavano l’acqua all’abitato.

L’altra situazione invece è la lotta di un barrio dentro al Guaricano per riavere dei terreni che erano destinati a loro come aree verdi. Purtroppo questa lotta, che ha visto in certo momento anche la partecipazione dei giornali, non è andata, per adesso a buon fine, perché la banca che si è impossessata, ai margini della legalità, di quelle aree comunitarie, ha provveduto a abbreviare i tempi e sta già costruendo dove dovevano esserci parchi giochi e scuole. Ho sperimentato l’impotenza e la rabbia di non poter ottenere quello che era un diritto della cittadinanza. Classicamente e semplicemente, ha vinto il più forte!

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Per andare verso la conclusione, due “chicche”.

La prima è che in questi ultimi anni nelle nostre parrocchie sono “spuntati” sei seminaristi: tre di loro sono al seminario minore, e gli altri tre nell’anno propedeutico alla filosofia; le suore, poi, dopo l’entrata di Cristina nel 2001 (e Cristina è ormai suor Cristina!), hanno adesso due altre ragaze che vogliono entrare con le nostre suore, due ragazze veramente in gamba, che, se il Signore vorrà che continuino, credo che saranno ottime religiose. Sono segni di speranza, questi, che veramente ci fanno sentire amati dal Signore!

E l’altra è stato il “Viaggio della speranza” di Enmanuel. Enmanuel è un ragazzo di dodici anni, nato cerebroleso, con il palato saldato sopra con sotto, senza un occhio e con il cervello fuori dal cranio per la mancanza di una parte del cranio stesso. Ebbene, grazie all’interessamento di Paola, di Francesco e di don Franco ha potuto essere portato a Roma dove nel giro di più di sei mesi gli si è aperto il palato, ricostruito il cranio, messa la protesi dove mancava l’occhio, e tanta fisioterapia. Il risultato: prima Enmanuel poteva ingerire solo liquidi e non si alzava dal letto, adesso può alimentarsi normalmente e riesce a stare seduto su una sedia a rotelle. e non ha più il pericolo di morire perché qualcuno gli urta inavvertitamente la testa. Per lui e per Ydaísa, la madre, è stato un rinascere a una vita nuova. Un grazie grandissimo a tutti quanti hanno lavorato perché ciò potesse essere realtà.

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Già l’anno scorso vi parlavo della visita del nostro vescovo, avvenuta a settembre 2004. Quando il card. Bertone ha visitato la missione, ha voluto guardare in avanti e pensare in grande: metteremo mano anche alla costruzione della chiesa nuova della Divina Misericordia! Il progetto è abbastanza costoso, in quanto si tratta prima di livellare il terreno che è abbastanza scosceso, poi di realizzare i camminamenti, scalette e vie di accesso veicolari, quindi di costruire un salone per riunioni e ritiri, in seguito di fare la chiesa parrocchiale, per terminare con gli uffici e la canonica. Quanti soldi ci vorranno non si sa, un ingegnere sta preparando un progetto ma il costo non è ancora chiaro. Tuttavia, la cosa non ci preoccupa né ci spaventa. Prima di tutto perché è un progetto a lungo termine, che noi cominceremo e che forse altri porteranno a termine, ma poi anche perché la comunità diocesana genovese ha dato segno più volte, anzi, sempre, di sentirsi protagonista nel Guaricano. I vari don Orione, don Giuseppe Cottolengo, non pensavano ai problemi di soldi perché sapevano che la Provvidenza era sempre all’opera, e in questo stesso atteggiamento vogliamo metterci noi, con la certezza che l’opera comincerà e sarà portata a termine, con l’aiuto di Dio. Che ve ne pare?

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Concludo, quindi, questa carrellata. Ci sono state tante cose, più tante altre che non ho riportato per motivi di spazio. Solamente voglio dire ancora una volta: il Signore è grande. Tutto quello che avete potuto leggere è opera sua, è lui che l’ha ispirato e che l’ha reso possibile, suscitando collaborazione in Guaricano e a Genova.

Per questo non solo al Signore, ma anche a tutti voi, dico: Grazie! Grazie! Grazie di cuore, a tutti!

Insieme a Erika e Alessandro verranno in visita alla missione don Giulio Boggi, don Franco Buono e don Mario Montaldo.

Don Franco è un veterano, avendo lavorato nella missione tre anni. Don Giulio ancora di più, perché di anni in missione ne ha fatto sette!

Invece don Mario è alla sua seconda (o terza visita).

Li aspettiamo tutti con gioia!

10:40 pm

Da Paola


da Paola con Francesco e don Franco

Con Francesco e don Franco siamo stati a cena da Paola.

È stata una maniera di rivivere tanti giorni belli passati insieme al Guaricano. Paola poi è una cuoca specialissima.

Speriamo di riavere presto con noi Paola in missione. Ci ha detto che potrebbe arrivare a estate inoltrata.

Sarebbe venuta anche prima se la rottura di un braccio non l’avesse costretta a rimanere a Genova

Da quando era arrivato don Franco abbiamo un feeling speciale con i segretari della nunziatura. Gli ultimi tre sono stati italiani, e con tutti abbiamo avuto un bel rapporto, sostanzialmente una “pastorale del banchetto”.

Lo stesso abbiamo fatto con il nuovo, ed oggi è venuto a pranzo da noi. È indiano, del Kerala, come le nostre suore, e si chiama padre Kurian.

Per le suore è stata una gradita sorpresa: si sono sentite a casa, in famiglia. Suor Serafina non finiva più di ringraziarmi per averlo portato qua.

Approfitto di qualche settimana di vacanza a Genova, dalla mia famiglia, per scrivervi con più calma questa lettera, che vuole essere innanzitutto un ringraziamento al Signore per tutto quello che la Missione Diocesana di Santo Domingo ha potuto essere in quest’anno, e quindi un ringraziamento anche a ciascuno di voi, che, ognuno da casa sua, con l’attenzione amorosa, l’offerta del lavoro, del sacrificio e della preghiera, ci siete stati vicini.

È stato un anno intenso, e anche un anno molto particolare. Provo a scrivere le cose principali, perché aiutino me e voi ad amare sempre più quel Signore che ha reso possibile tutto questo.

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Una cosa molto bella che abbiamo vissuto è stata la presenza con noi di Paola Longhi, una sorella di Quinto che per la seconda volta è venuta a passare qualche mese con noi. Paola è stata per noi un dono grande, con la sua femminilità laica, che si è integrata molto bene nella comunità della Missione.

Paola si è integrata nel lavoro della nostra scuola, aiutando la direzione e lo psicologo a trattare un caso abbastanza difficile: una bambina che subiva violenze sessuali in casa da parte del patrigno. La mamma dipendeva economicamente dal marito, e per questo non aveva il coraggio di far uscire alla luce la situazione. Il problema si è manifestato perché la bambina ha cominciato a rinchiudersi in un mutismo preoccupante, e a scuola se ne sono resi conto. Lo psicologo ha parlato con la bambina, ma senza troppi risultati. Così del caso si sono fatti carico Paola, lo stesso psicologo, e la vice direttrice. Hanno portato avanti una serie di riunioni, prima con la madre, poi con il marito della donna. Per Paola è stata un’esperienza significativa, che le ha permesso di entrare in contatto con la vita concreta di una famiglia, e di dare il suo contributo di esperienza.

Ma l’esperienza di Paola si è vista soprattutto nel lancio del gruppo di auto-aiuto. Il lavoro ormai decennale che Paola realizza a Genova con genitori di tossicodipendenti, con malati di cancro e altre persone che vivono situazioni difficili si è concretizzato anche nel tessuto della Missione. Riunendo una decina di uomini e donne, Paola li ha accompagnati in modo che possano a loro volta aiutare altri con questo tipo di cammino. L’esiguità del tempo a disposizione ha lasciato il discorso aperto, e chiediamo al Signore che Paola possa tornare e portare avanti questo lavoro.

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Nella scuola e nella parrocchia Santa Margarita abbiamo invece vissuto una situazione di prova. Una maestra che lavorava come direttrice docente della scuola serale già da tempo aveva difficoltà a vivere una collaborazione serena con il sottoscritto e con il resto dei collaboratori. La cosa si manifestava periodicamente in atti di disobbedienza su cose importanti, in conflitti con membri della Associazione di Genitori, in parole violente verso gli studenti e altre persone.

La situazione, analizzata in ripetute occasioni con il Consiglio Pastorale della Parrocchia, era arrivata a un punto tale che si è dovuto decidere l’allontanamento della direttrice. Pur avendo cercato i momenti e le forme migliori per comunicarle la decisione, il risultato è stato che ella si è risentita fortemente. In presenza del sottoscritto, e anche in presenza dei maestri che lavoravano con lei si è espressa varie volte con foga e anche con rabbia, lamentandosi di essere stata calpestata e trattata a pesci in faccia. La cosa è uscita pure in una riunione di direttori della zona didattica. La situazione è evoluta in maniera peggiore del dovuto per il marito, che era del gruppo dei maestri della scuola serale, e che naturalmente le ha dato man forte. Inoltre tutti i maestri della scuola serale si sono schierati con lei, e tre di essi, tutti evangelici, se ne sono voluti andare dalla scuola. La prova è continuata quando si è scelto il sostituto, perché al non scegliere uno dei maestri suoi collaboratori, gli stessi si sono ulteriormente risentiti. La nuova direttrice, che fa la maestra nel turno del pomeriggio, si è trovata a dover gestire una situazione incandescente, che solo adesso, dopo quattro mesi, sta cominciando ad assumere i toni della normalità.

Questa situazione si è potuta gestire grazie alla compattezza della Parrocchia e dell’Associazione dei Genitori della Scuola, che condividevano e vedevano chiaramente la necessità del cambio. E per me è stato importante anche sapere della preghiera di tanti fratelli e sorelle, al di là dell’Oceano, nella Chiesa che mi ha inviato.

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Continuando a parlare della scuola, nel Liceo questo è stato l’anno dell’informatica. Già si impartiva la materia, prevista dai programmi ministeriali, ma solo in maniera teorica, per la mancanza di un laboratorio. Grazie al Signore, abbiamo avuto questo e altro. Come?

  • Un locale che prima usavo come mio ufficio si è ampliato ed ha potuto alloggiare 13 computer. Sfruttando una tecnologia server-cliente su piattaforma Linux si è potuto realizzare un laboratorio economico ma tecnologicamente all’avanguardia. L’uso di Linux invece di Windows ci ha evitato i costi esorbitanti delle licenze software. E per le macchine clienti non ci sarà bisogno di aggiornarne l’hardware periodicamente, perché si collegano al server, e i programmi girano su quello.
    La presenza di questo laboratorio, anche se limitato (le classi sono di 30 alunni), ha permesso di dare il complemento pratico necessario. Anzi, durante l’estate si è cominciato a tutta birra con un corso accelerato, che hanno frequentato una trentina di ragazzi.
  • La seconda realizzazione è stato il corso di amministratore di sistema. Il Signore mi ha fatto incontrare un ex professore universitario che ha messo su una fondazione per la promozione del software libero. Costui ci ha offerto la possibilità di un corso base di informatica avanzata per trenta studenti della scuola. La cosa bella è che gli studenti hanno accolto con entusiasmo la cosa, soprattutto perché dal dialogo con il professore è emerso che saranno concrete le possibilità di lavoro. I genitori, dal canto loro, sono più che contenti, considerando anche che il corso costerà alle famiglie 150 pesos settimanali (quattro euro) compresi gli spostamenti, quando altri corsi che si trovano in giro costano qualcosa come 500 pesos mensili solo per il corso.

Tutto questo mi riempie di gioia, perché significa opportunità per i nostri ragazzi di inserirsi meglio nel mondo del lavoro e nell’università. Al tempo stesso, ci spinge a mettere ancora più impegno nel dare spessore umano e cristiano al cammino formativo del Centro Educativo.

A questo riguardo, tutti gli anni, in Quaresima facciamo dei momenti di ritiro spirituale per gli studenti: a gruppi di 60, andiamo in una casa molto adatta, e lì cerchiamo di far scoprire ai ragazzi la bellezza del cammino di fede nella chiesa. Non è facile, perché solo una piccola parte dei nostri studenti vengono a Messa. Al tempo stesso è meno difficile di quello che sarebbe qui, perché nella cultura dominicana la religiosità è vista con interesse e non con sospetto come in Italia. E in questi ritiri si risolvono anche tanti conflitti tra studenti della stessa classe, alcuni ragazzi cominciano ad avvicinarsi ai gruppi giovanili della parrocchia, e a giudizio unanime dei professori l’impegno nelle lezioni diventa maggiore.

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Per finire con la scuola, in quest’estate che è passata abbiamo potuto realizzare la terminazione di un pezzo di edificio che era rimasto inconcluso: mancava una parte di intonaco, e il tetto era rimasto indeterminato, nel senso che bisognava decidere se si lasciava come era o si aggiungeva un altro piano. Alla fine abbiamo optato per la seconda soluzione, ma realizzando una struttura leggera in travi di acciaio perché il cemento armato non offriva le adeguate garanzie per la sicurezza dell’edificio.

Ne è venuto fuori una terminazione inconsueta, forse, ma funzionale. Il costo: attorno ai 100.000 dollari. Qui sono venute bene le varie offerte, che, silenziosamente ma in maniera costante, molti di voi hanno inviato. Quando l’ingegnere mi aveva dato il preventivo, con tutti i dettagli dei costi, all’inizio mi ero spaventato, ma alla fine mi sono detto: valeva la pena. Adesso, a lavoro concluso, con spazi in più a disposizione, e con un’aula in più che ci ha permesso di iscrivere più bambini, il mio cuore ringrazia solo il Signore. E, naturalmente, anche ognuno di voi, che siete stati suo strumento per quest’opera meravigliosa.

Adesso, se il Signore ci aiuta, per l’estate prossima si pensa di aggiungere un piano all’altro edificio. Lì alloggeremo il Laboratorio di Informatica della scuola primaria, in maniera che già dalla quinta possano cominciare a prendere dimestichezza con i computer. Oltre a ciò, alloggerà un’aula per l’educazione artistica ed una sala per la biblioteca. Il preventivo dovrebbe essere sui 90.000 dollari, una parte dei quali speriamo di riceverli dalla Regione Liguria. E sono sicuro che la Provvidenza non ci farà mancare il resto.

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La Parrocchia di Santiago el Menor ha vissuto un momento speciale quando sono stati inaugurati i lavori di rimodellazione della chiesa. Don Franco si è fatto in quattro perché tutto rimanesse perfetto, e bisogna dire che c’è riuscito. Il cardinale di Santo Domingo, venuto per l’inaugurazione, ha detto di trovarsi nella “Basilica del Guaricano”. I lavori hanno compreso la costruzione del nuovo presbiterio, l’allargamento della navata, l’intonacatura di una parete mezza nascosta, e la plafoniera che ha finalmente nascosto il tetto in lamiera. Oltre a questo, la parte esterna è stata rimodellata completamente, e resa bella dallo studio architettonico realizzato da una sorella architetta.

La gente è orgogliosa, e finalmente sente di avere una vera chiesa. Un locale più accogliente è segno di una chiesa-comunità più aperta. La domenica seguente all’inaugurazione, don Franco pensava di vedere spazi vuoti in chiesa. Invece, il nuovo spazio in più ha subito trovato chi lo riempisse. Ed è vero che a volte la gente non viene a Messa perché non sa dove sedersi! A don Franco vanno i complimenti di tutti noi!

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La parrocchia di Santa Margarita sta vivendo un momento molto bello, con due uomini sposati che si stanno preparando per essere ordinati diaconi. Marcial e Juan Luis hanno cominciato l’ultimo anno degli studi teologici (sono tre in tutto). Hanno ricevuto il ministero del lettorato, e in questi giorni, purtroppo me lo perdo, il ministero dell’accolitato. Tutta la parrocchia si sente con una gioia grande, perché vede l’opera di Dio nella crescita di questi fratelli.

Per loro la preparazione al diaconato significa un impegno forte per vivere la chiesa e il servizio pieno e disinteressato in essa. Per Marcial l’ordinazione sarà, a Dio piacendo, nel giugno prossimo, mentre Juan Luis farà prima un anno di più intensa pratica pastorale. Questi frutti sono la cosa più bella, più ancora che tante opere di ingegneria, perché è lo stesso Spirito Santo che suscita nei cuori la generosità e la voglia di servire.

Alla celebrazione del lettorato c’era anche suor Cristina. Cristina è un altro frutto dell’evangelizzazione che con l’aiuto del Signore si realizza nella Missione. Tre anni fa aveva iniziato la formazione religiosa nella casa madre delle nostre suore Brignoline, e il 18 Aprile, in Guaricano, ha emesso i primi voti, nelle mani della madre generale suor Daniela, e con la presenza del vescovo ausiliare di Santo Domingo, mons. Amancio Escapa. Anche questo evento è stato un dono specialissimo per la nostra comunità missionaria. L’arrivo di suor Cristina in comunità ha reso più leggera la partenza di suor Roberta, chiamata dalla congregazione ad altro servizio.

E le cose belle non sono finite, perché quest’anno abbiamo avuto l’ingresso di un nuovo giovane della parrocchia al Seminario Minore. Miguel Angel si è aggiunto a Heriberto e Willy, che già erano entrati l’anno scorso. Il Signore mi fa il regalo grande di vedere sbocciare queste vocazioni. Sono solo all’inizio, e dovranno passare molte prove, però sono comunque segno del Signore Gesù che è vivo e continua ad affascinare giovani perché si mettano al suo servizio!

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Ma l’avvenimento principale di quest’anno è stata senz’altro la visita del Cardinal Bertone. Ai primi di settembre è venuto a visitare la Missione, e si è fermato con noi dieci giorni. Sono stati giorni di grazia, anzitutto perché la nostra piccola vita comunitaria è stata arricchita dalla presenza affabile e umana del nostro pastore e di don Stefano, il suo segretario. Ma anche perché le comunità parrocchiali hanno potuto incontrare colui che ha inviato noi preti. Gli incontri nelle parrocchie sono stati momenti di sentire ecclesiale grande. La gente del Guaricano si è sentita amata dalla chiesa genovese!

Il cardinal Bertone ha potuto incontrare anche il presbiterio di Santo Domingo. Non ho potuto essere presente quel giorno a causa di un malessere: ma pochi giorni dopo vari preti dominicani, vedendomi, hanno voluto… farmi i complimenti, per la ricchezza umana e pastorale che hanno visto nel nostro vescovo. Con lui siamo anche stati a pranzo dal cardinale di Santo Domingo e dal Nunzio. Al tempo stesso il cardinal Bertone non si è tirato indietro quando si è trattato di visitare i villaggi e di andare nei settori dove le strade sono ancora di fango. Per tutti ha avuto una parola di affetto e di incoraggiamento.

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La visita del nostro arcivescovo è stata anche l’occasione per fare il punto della situazione. Dal dialogo è emersa la realtà dell’opera della Missione, che ormai ha “dissodato” bene il terreno. Se quando la Missione è arrivata al Guaricano le cose erano agli inizi, adesso ci sono tre parrocchie, un Centro Educativo e un Dispensario Medico che funzionano a pieno ritmo.

Il cardinale ha visto che è ormai il tempo di lasciare camminare il bambino senza sorreggerlo per le braccia. Così le due parrocchie di Santiago el Menor e di Nuestra Señora del Amparo sono state consegnate all’Arcivescovo di Santo Domingo per essere portate avanti dal clero secolare. È stato un momento non facile, per don Franco che ha passato le consegne, e anche per le due parrocchie, che non possono dimenticare i dodici anni camminati con al fianco la chiesa genovese. Ciononostante, la serenità del trapasso ha reso meno pesante il cambio, e il nuovo parroco, il padre dominicano Federico Marcial, che tra le altre cose parla perfettamente l’italiano perché ha studiato per tre anni a Roma, ha iniziato con gioia il suo ministero.

Don Franco, da parte sua, ha effettuato un forte lavoro di programmazione e preparazione delle attività dei prossimi mesi, in maniera che la transizione fosse la più delicata possibile. E il padre Federico, riconoscente, ha potuto rendersi conto di questo ultimo gesto di generosità ricevuto da Genova. A fine novembre don Franco è partito per Genova. I suoi tre anni sono stati fruttuosi: un giovane è entrato in seminario, è stata fatta nascere l’esperienza dei Ritiri di Evangelizzazione già ben collaudata in Santa Margarita, ed è stato notevole l’impulso dato a tutte le attività parrocchiali, soprattutto a quelle giovanili.

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La visita del card. Bertone ha permesso di delineare anche i progetti futuri: come far fruttare al meglio le offerte che da tante persone generose arrivano alla missione, in maniera libera o come adozioni a distanza?

Oltre al lavoro che già si sta portando avanti, con il Consultorio Medico e il Centro di Nutrizione per Bambini Poveri e Denutriti, il card. ci ha indicato un’altra direttrice importante: cominciare a costruire la nuova chiesa di Santa Margarita. Questa parrocchia ha già una tettoia, peraltro abbastanza funzionale. Però c’è un terreno nuovo, donato già due anni fa da una banca dominicana, con la finalità di costruire una chiesa nella parte più bassa della parrocchia. Per la gente la notizia di questo nuovo e forte impegno della chiesa genovese è stata accolta con l’entusiasmo più grande, perché la presenza di una chiesa, con i suoi locali parrocchiali, significa possibilità nuova per la pastorale e per la carità.

I lavori della chiesa nuova saranno affiancati dall’ampliamento della zona dove si trova l’attuale centro parrocchiale: un terreno al lato della tettoia che vi dicevo è estremamente necessario perché la vita parrocchiale continui ad avere un respiro, e stiamo cercando di comprarlo. Per questo vi chiedo soprattutto una preghiera, in modo che le trattative ci conducano a condizioni che ci permettano di realizzare l’acquisto.

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La visita del card. Bertone ha visto anche l’inaugurazione consultorio nuovo. I lavori di costruzione della nuova struttura sono durati quasi un anno. Abbiamo abbandonato i vecchi locali attigui alla parrocchia di Santa Margarita, e sono stati costruiti i nuovi nel giardino della casa. Chi è stato ed ha visto si è reso conto che la nuova struttura è funzionale, ampia ed aperta a progetti futuri.

Ebbene, il 9 Settembre ha visto, oltre al nostro arcivescovo, anche la presenza del card. López Rodríguez, arcivescovo di Santo Domingo, e dell’Ambasciatore Italiano, dott. Giorgio Sfara. Molta gente è intervenuta al solenne atto di inaugurazione, per la gioia di noi preti e delle nostre suore, che lavorano in prima persona nel dispensario.

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Ma il 2004 era anche l’Anno dell’Acqua. Già dalla metà del 2003 in diocesi si era pensato di celebrarlo con la realizzazione di varie opere legate all’acqua nei vari continenti. Per l’America, sarebbe stato portare l’acqua a un piccolo villaggio di 250 famiglie, Duquesa, situato sul limite della parrocchia Santa Margarita.

Don Lorenzo si è messo con molto amore dietro alla realizzazione di questo progetto. Una prima idea di realizzare un pozzo profondo con una pompa per tirare su l’acqua è stato abbandonato per la concomitanza del deposito della spazzatura della capitale. Così si è valorizzato un acquedotto che fino a qualche anno fa portava l’acqua alla piccola comunità, ma che da parecchio tempo non è più in funzione per la rottura dei tubi.

Così, sotto la guida di don Lorenzo, si è realizzata una cisterna di più di 20 metri cubici, nella quale si accumula l’acqua che, intermittentemente, arriva dai vecchi tubi. Da lì, una potente pompa elettrica manda l’acqua verso Duquesa, che è situata su un piccolo altopiano, e che risulta circa 20 metri più in alto del punto dove arrivavano i tubi. Arrivando dentro al villaggio, alcuni rubinetti posti in punti strategici consentono alla gente di rifornirsi dell’acqua necessaria per bere, lavare e lavarsi. La gente della comunità ha aiutato negli scavi, nella messa in posa dei tubi, nella costruzione della cisterna. Cosicché all’impegno della chiesa genovese è corrisposto un impegno anche della comunità locale. Varie persone hanno lavorato vari giorni gratuitamente. Sono gli aspetti belli, che la vostra carità, e le offerte che moltissimi hanno mandato per questo scopo, rende possibili!

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Manca solo una cosa di cui parlare: la nuova ambulanza! Qualche anno fa, una generosa benefattrice ha mandato una somma ingente, perché la Missione si dotasse di un’ambulanza. La cosa è stata realizzata adagio adagio. Non è stato facile individuare il veicolo adatto, comprarlo, adattarlo. Don Lorenzo ha sudato sangue perché tutto fosse fatto bene. Purtroppo non ho foto, ma posso dirvi solo una cosa. L’ambulanza, non ancora inaugurata, ha fatto già due servizi, e Lorenzo ne è stato l’autista.

I prossimi passi da fare sono quelli per formare la comunità dei volontari: autisti, semi-infermieri, telefonisti, ecc. Grazie a Dio si è fatta avanti una associazione che raggruppa vari giovani del Guaricano, con desiderio di dare una mano. Le cose sono in via di definizione, e con l’aiuto di Dio e la vostra preghiera presto l’ambulanza sarà un servizio disponibile per tutti!

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Vi ho parlato poco delle suore. Attualmente sono in quattro.

Suor Modesta è adessa la più vecchia di permanenza nella missione: è arrivata sei anni fa insieme a me e a don Lorenzo. Svolge il suo lavoro nella scuola, insegnando religione nel turno del mattino. Lavora parecchio anche in casa, soprattutto facendo la grande spesa settimanale per la comunità. Inoltre porta avanti il Circolo Vocazionale della Parrocchia, e accompagna vari gruppi di giovani. Suor Modesta è così un punto di riferimento bello della vita di Santa Margarita.

Suor Blessila, in missione da tre anni, è arrivata insieme a Franco. Infermiera professionale, svolge la sua attività nel Dispensario Medico, dove passa le mattinate nella Farmacia e a contatto con il personale medico e paramedico. Silenziosa, lavoratrice, con i suoi scherzi rallegra la vita di casa.

Suor Cristina: di lei già vi ho detto che in aprile è arrivata e ha fatto la sua prima professione religiosa. I tre anni di formazione in Italia l’hanno irrobustita nella preparazione teologica, e la giovane età le rende facile dare la sua testimonianza di amore al Signore e di consacrazione a lui. Attualmente si dedica soprattutto allo studio della pedagogia nell’Università Cattolica di Santo Domingo, dove si prepara per il futuro lavoro nella nostra scuola.

Ultima arrivata, suor Serafina è una donna matura. Indiana, del Kerala (India) come Modesta e Blessila, porta la sua esperienza e la sua preparazione come infermiera. Svolge la funzione di superiora della comunità, e lavora nel Consultorio insieme a suor Blessila. Finora ha un po’ di difficoltà con la lingua (da pochi mesi è arrivata direttamente dall’India), ma la buona volontà è tanta e non tarderà a capire e farsi capire dai dominicani.

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Volevo fare un piccolo resoconto, mi è venuto più lungo del previsto. Ve ne chiedo scusa. Ma sento che in questa maniera mi comincio a “sdebitare” con tanti fratelli e sorelle che hanno sentito come propria, perché di tutta la comunità diocesana genovese, la Missione del Guaricano.

Come avete potuto leggere, l’amore di Dio mette le ali alla carità. Dove dei cuori amano insieme a Cristo, sbocciano i fiori e nascono i miracoli. Quando l’evangelizzazione accompagna la promozione umana, i cuori si aprono a Cristo e le famiglie e le persone guariscono da cancrene pericolose. Gesù è l’unica salvezza, e con il vostro aiuto ci sforziamo di portarlo a tutti. Sappiamo che anche voi, nella nostra amata Genova, vi sentite impegnati per realizzare questo compito meraviglioso. Con l’aiuto di Dio, tutti cerchiamo di portare avanti quest’opera, certi delle parole di Gesù: “Andate e annunciate il Vangelo a ogni creatura. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Matteo 28,16).

Grazie! Grazie di cuore, a tutti!

Dopo l’incontro con il card. Bertone, a inizio settembre, adesso è toccato al card. López Rodríguez far lezione ai candidati ministri.

Stasera ha trattato loro il tema dell’amore del prossimo e della giustizia sociale.

Le recenti vicende di casi di corruzione hanno alimentato e reso interessante il contenuto.

Il cardinale ha anche messo a fuoco i rischi del nuovo codice processuale penale, che è più garantista del precedente, con l’idea di evitare tanti abusi, ma che in pratica protegge l’imputato più di quello che protegge le sue vittime.

Nei candidati ministri si vedeva la gioia di avere così vicino il cardinale, che normalmente vedono nella sede della cattedrale o nel piccolo schermo della televisione.

Sono incontri che, come diceva don Franco riguardo al nunzio di qui, ti riconciliano con le istituzioni.

Adesso, tra due settimane, toccherà al nunzio apostolico, che chiuderà in bellezza il corso dei ministri.

Grazie, Signore!

L’ultima messa in terra dominicana Franco l’ha celebrata stamattina alle 7 a Santa Margarita. La omilia l’ha lasciata a me, e ho approfittato per mettere in evidenza la vocazione dei missionari, che partono e tornano in disponibilità alla chiamata del Signore.

Alla fine della Messa Carmen ha detto alcune parole molto belle, ricordando tra l’altro una messa celebrata da Franco in occasione della festa della famiglia, dove aveva fatto sentire la cassetta di una bachata, e l’analisi di quelle parole aveva aperto a molti gli occhi sui messaggi che arrivano dalla musica che si balla qui.

Non gli abbiamo fatto di regali, gli abbiamo consegnato solo una cassetta con canti mariani. E abbiamo terminato alla svelta, perché Franco doveva finire di prepararsi per partire.

Ieri sera, la ultima (quante gliene hanno fatte non lo so!) messa di saluto di Franco alla parrocchia dell’Amparo.

La cosa più bella è stata la processione delle offerte.

Per primi sono entrato vari giovani, portando i vari doni, e si sono disposti a semicerchio ai lati di don Franco che era venuto avanti per ricevere i doni. Li hanno seguiti due danzatori, una ragazza interamente in bianco, e un ragazzo interamente in nero. Sono venuti avanti, in mezzo alla chiesa, danzando, con un certo stile classico, accompagnati da una musica dolcissima. Poi, arrivando davanti al presbiterio, hanno continuato a danzare. Quando una voce di ragazza, ben melodiosa, ha cominciato a leggere la presentazione dei doni, i due ballerini hanno preso via via dai giovani i doni da presentare, ognuno nel momento in cui la voce li spiegava.

Alla fine dei doni, hanno preso per la mano don Franco e se lo sono portato dov’erano loro, danzando anche lui.

La cosa è stata molto bella, e al tempo stesso molto rispettosa dello spirito della liturgia. Al terminarla, un applauso scrosciante è nato spontaneo.

È stata la processione dei doni più bella che avessi mai visto nella mia vita!

Stamattina alla riunione dei preti della zona pastorale abbiamo fatto il saluto a don Franco. Niente di speciale, se non la presenza di una buona birra, che chiaramente io non ho gustato, essendo astemio, ma Franco sì.

Vari preti hanno espresso con calore (e senza le svenevolezze femminee che tanto infastidiscono) il riconoscimento a Franco per gli anni passati qui e per il lavoro svolto. Credo che gli abbia fatto un mondo di piacere.

Si è presentatato agli altri preti anche il successore di don Franco, il padre Federico Marcial, che è stato accolto con gioia.

Don Franco ha terminato il suo servizio qui nella missione. Domenica parte, rimaniamo solo io, Lorenzo e le suore.

Franco ha lavorato qui per tre anni, con tanta passione e tanti buoni frutti!

Le due parrocchie che aveva Franco sono state consegnate alla diocesi di Santo Domingo, e l’Arcivescovo ha già designato il nuovo parroco, nella persona del padre Federico Marcial.

Dovrebbe arrivare in tempi brevi anche un diacono, per aiutarlo con una delle due parrocchie.

Se la nostra presenza di preti sta diminuendo, le suore stanno “aumentando”: adesso sono cinque. Abbiamo con noi, oltre a suor Modesta, suor Blessila e suor Cristina, anche suor Roberta e suor Serafina.

Suor Serafina viene dall’India. Dovrebbe fermarsi un bel po’ di tempo a lavorare qui, ma non sa ancora bene lo spagnolo (e neppure l’italiano). La funzione di suor Roberta è quella di accompagnarla, qualche mese, fino a quando suor Serafina possa prendere le redini della comunità.

Anche se ci rattrista un po’ la partenza di Franco, siamo contentissimi per queste nuove presenze. Sono un dono bello del Signore!

È stata abbastanza movimentata. I più di 500 studenti che sono venuti non era facile tenerli a bada. Hanno concelebrato anche Franco e Lorenzo, e mi hanno fatto un piacere dell’anima.

Di altri direttori sono venuti Pablo Sosa, di Guaricano Adentro, Jackelín, della Peña Gómez, Esperanza del Colegio Nouel, Elena Santana del Virginia, e c’era anche una rappresentanza della scuola María Muñoz. Non ha potuto venire il direttore del distretto, purtroppo.

Dopo la Messa abbiamo consegnato una targa di riconoscimento a ognuno dei “fondatori”: maestri e altro personale che ha lavorato nella scuola dal principio: don Lino e suor Marina, chiaramente assenti, Matilde, vicedirettrice, María de Paula, Doris, Nidia, Loraida, Rufina, Virgina, maestre; Biemba, bidella, e Máximo, portiere.

La cosa più bella sono state le lacrime di Biemba, dettate dalla forte commozione.

Don Lino ci ha inviato una lettera, e così anche suor Marina, le abbiamo lette nella Messa.

Dopo l’atto formale, il brindisi, con la torta per tutti.

Oggi pomeriggio taglieremo la torta speciale del anniversario, ci saranno alcuni numeri preparati dagli studenti, e tutti potranno visitare la mostra dei lavoretti degli studenti.

Finalmente!

Sono riuscito a mettere tutto a posto nei conti del 2003, con tanto di preventivo 2004 e 2005.

Adesso c’è solo da dare un’occhiatina che sia tutto a posto, e domenica prossima possono partire con Franco per consegnarli a Capurro.

Questa domenica è stata un regalo bello del Signore per me.

Alla messa del mattino alle 9 ho avuto con me Franco, che ha presieduto.

Invece la messa della sera me l’ha detta Lorenzo.

Ho potuto così passare una domenica un po’ più rilassata.

Grazie, Signore!

Stasera ho fatto di nuovo un po’ di lavoro sul bilancio 2003 della missione.

Devo riuscire a finire prima che Franco se ne vada, in maniera che lui lo porti a Genova a Capurro.

Stasera Franco mi ha celebrato la Messa, e alla fine ho approfittato la sua presenza per annunciare che lascia presto il paese. Il card. Bertone l’ha richiamato a Genova.

La mia gente conosce Franco soprattutto per le Messe che ogni tanto mi dice, e che sono sempre molto apprezzate.

Di fatto quando ho dato la notizia ho visto un velo di tristezza negli occhi di molti.

I responsabili dei gruppi giovani sono entusiasti della settimana giovanile che parte domenica mattina e continua da lunedí a venerdí tutte le sere dalle 6 alle 8.

Sono andati in tutte le scuole a portare gli inviti. Domani mattina vanno a comprare il materiale di cancelleria.

Per domenica mattina stiamo cercando un prete un po’ animato che ci apra con la Messa. Per primo l’ho chiesto a don Franco, che avrebbe fatto un lavoro fantastico, ma non può. Altri preti animati ce ne sono, ma non riesco a beccarli al telefono.

La parte di contenuto sono tre temi: uno sui gruppi delle Nazioni (a metà tra banda di strada, corrieri della droga e gruppi satanici) che si sono sviluppati tra gli adolescenti e giovani negli ultimi due anni. Un secondo con un psicologo sulla condizione giovanile oggi. Un terzo sulla vocazione dei giovani ad essere portatori di speranza per il futuro.

La cosa che mi piace di più è che io non ho messo quasi niente di mio in questa preparazione: i giovani hanno dato la struttura portante, hanno chiesto consiglio, e stanno organizzando.

Dall’entusiasmo che hanno gli organizzatori immagino che la partecipazione sarà buona e qualificata.

Stiamo pregando tutti perché riesca bene, e ci aiuti a rilanciare tutti i gruppi giovani della parrocchia.

Al mattino presiederà la messa del giorno di Santa Margarita il card. Nicolás López Rodríguez. Saranno sull’altare don Lorenzo, don Franco, il p. Javier, il diacono Juan González, e il diacono Rogelio, oltre, naturalmente, al sottoscritto.

Con i responsabili di settore ci siamo messi d’accordo che ogni settore viene con il fazzoletto colorato al collo, ogni settore il suo colore. Pensiamo di sventolarli come benvenuto al cardinale, e anche per lodare il Signore al momento della consacrazione.

Se il Signore ci aiuta sarà una festa indimenticabile!

Oggi una sola Messa, al mattino. L’ha presieduta don Franco, e ha spiegato, molto bene, la chiamata profetica che abbiamo come battezzati.

È vero: questa settimana di Santa Margarita mi sta dando molto!

9:53 pm

fulmine

Un fulmine ci ha scassato parte del server, c’è in rete solo Franco che ci va adesso con un modem suo.

È stato ieri a mezzogiorno.

Ci ha ammazzati tutti: don Stefano è ko, e stanotte ha dato di sopra e di sotto. Ancora adesso è a letto con la febbre.

Il cardinale nostro anche lui non si sentiva troppo bene, e a cena non ha mangiato praticamente niente.

Paola ha passato il pomeriggio disturbata.

Io mi sentivo che tra intestino e stomaco qualcosa non funzionava (fortunatamente non ci sono stati esiti).

Lorenzo e Franco sembra abbiano reagito meglio di tutti.

Meno male che ‘ste cose succedono di rado…