Contributi nella categoria 'Divina Misericordia'

9:33 pm

Sbobinando (6)

(Ficomincio a sbobinare dopo tre giorni di interruzione, causa eccesso di lavoro: oggi finalmente sono di riposo, dunque riprendo)…

La messa è finita. Sarà che mi sento trasferito ad altro tempo e altra dimensione, ma ho l’impressione che la gente sia davvero andata in pace. Gli uomini portano via le panche, restituite alla Parrocchia Santa Margherita, a Casa Betania dove fra un’ora don Paolo celebrerà di nuovo.

La Cappella appena consacrata si svuota rapidamente come s’era riempita, possiamo registrare qualche intervista.

Roselina è piccola e magra. Appesi ai lobi due orecchini lunghi e sottili, i capelli divisi da una riga precisa e riuniti a coda di cavallo dietro la nuca. Indossa una bella camicetta azzurra con righe sottili e molto larghe, il colletto lungo e appuntito.

Non so quale ruolo abbia fra le donne della comunità del Guaricano, ma parla da leader.

“Per noi la chiesa è il nostro incontro e il nostro inizio – mi dice -. Grazie alla Parrocchia molte persone hanno incontrato Dio: è quello che ci tiene uniti e forti, ci fa essere comunità. Lo dobbiamo a Padre Pablo, gliene siamo molto grati”.

Dice che sentono un forte legame con Genova, comunidad hermana capace di trasmettere aiuto e amicizia.

È bello sentirselo dire.

Stamattina una persona che conosco abbastanza bene ha ammazzato con cinque colpi di pistola un collega di partito.

Tutti e due sono (o erano) del PLD, il partito che è al governo adesso. Sembra che il problema sia nato da una differenza nell’amministrazione di aiuti per la comunità: uno l’avrebbe distribuiti alla gente, l’altro se li sarebbe venduti. Da qui l’eliminazione fisica.

La cosa mi colpisce perché non più tardi di quattro giorni fa avevo visto l’assassino, sorridente, come sempre, gentile, come sempre, mi aveva salutato. Due domeniche fa suo figlio si era rivisto a Messa dopo un sacco di tempo.

Cosa mi passerà nel cuore quando li rivedrò?

Signore, aiutami a vederli con i tuoi occhi.

9:36 pm

Caldo boia

Stasera a Messa, nella Cappella San Francisco, avevo un caldo boia.

Nell’ambito della costruzione degli uffici provvisori della parrocchia Divina Misericordia si è dovuto tappare le aperture grandi di destra in alto che la cappella aveva per l’aerazione.

Purtroppo adesso di aria ne passa ben poca.

Dovremo trovare un altro sistema per non morire di caldo. C’è un ventilatore, ma quando non c’è luce va con l’inversore e quindi a giri ridotti, in pratica quasi non si sente.

La giornata era particolarmente calda. Nonostante mi fossi bevuto una bottiglietta d’acqua prima della messa, ne ho dovuto bere un’altra dopo per ripristinare i liquidi persi sudando durante tutta la messa.

La costruzione degli uffici della nuova parrocchia Divina Misericordia è a buon punto: domani si farà la gettata del tetto.

Finora ci abbiamo speso un centinaio di migliaia di pesos, e non so quanto ci costerà finirla, so solo che bisogna farla perché non ha senso aprire una parrocchia e non avere un’ufficio.

Ci uscirà anche un appartamento, per quando il cardinale vorrà mandare un prete a occuparsi a tempo pieno della nuova parrocchia.

Quel giorno, se succederà finché sarò qui, sarà un po’ triste per me, perché significherà lasciare tante persone amate, e amate molto. Ma non ci penso più di tanto, il Signore non mi ha mai tradito, e anche se questo dovesse succedere sarà sicuramente per un bene più grande.

9:43 pm

Sbobinando (5)

Lo scambio del segno della pace è una via di mezzo fra la nostra ritrosia e l’entusiasmo infinito dei brasiliani; lo facciamo da più di trent’anni: noi non ci siamo ancora ancora abituati a viverlo con l’immediatezza e l’intensità che merita, loro non si sono ancora stancati di andarsi a cercare per tutta la chiesa e di abbracciarsi come se non si vedessero da una vita.

I dominicani mi sembrano disposti al sorriso e a gli abbracci almeno quanto i brasiliani, ma il loro segno della pace mi pare più misurato.

E’ stata una bella Messa, vissuta bene.

Per quello che sono riuscito a capire della predica, don Paolo ha valorizzato bene la Cappella come frutto di sacrifici e volontà comuni, il senso della partecipazione: chi ha lavorato davvero si sarà sentito gratificato; chi si è fatto chiamare più del dovuto chissà che non si sia sentito incoraggiato, mettiamola così, a una futura maggiore solerzia.

M’è piaciuto sentire don Roberto leggere in spagnolo (in seguito scoprirò che conosce anche il tedesco: non c’è male, questi nuovi preti hanno un sacco di risorse).

Mi avventuro anch’io, per la prima volta dopo l’ormai lontano esame all’università.

In realtà è una prima volta assoluta perché allora avevo fatto scena muta e mi aveva salvato la pietà della prof, questa volta mi sono preparato con l’aiuto della Scià Hola, la mia vicina di casa señora Amalia Martínez.

Mi profesora mi ha raccomandato di buttarmi “sin tener vergüenza: lo importante es comunicar”.

Chissà se si scrive così. Comunque mi sono buttato. Sin vergüenza.

9:52 pm

Sbobinando (4)

È il momento: don Paolo va a consacrare la Nuova Cappella, che lui o chi verrà dopo di lui sicuramente un giorno dichiarerà Nuova Parrocchia.

È accompagnato da don Roberto, parroco di Mignanego e cappellano a Bolzaneto, prossimo a trasferirsi nel cuore di Sestri Ponente, in Guaricano da un paio di settimane con Eugenia, Milena e Simone.

Con i due don c’è Marcial, il diacono, uno dei testimoni più significativi della missione pastorale svolta in questi anni dagli inviati della Diocesi di Genova.

Penso che è davvero bello condividere la gioia di chi ha voluto e fatto nascere un Tempio.

Questo ha un aspetto pionieristico, sa di lavoro appena cominciato, per quanto sia l’ultimo frutto di un albero portato da Genova tredici anni fa.

Rifletto sull’innegabile patrimonio di gocce di sudore contenute in ogni primo atto. Mi è stato dato il dono di essere figlio, e il privilegio di trasmetterlo ai miei figli, cui spero di saper comunicare le stesse cose. A cominciare dalla gioia di essere qui.

9:52 pm

Sbobinando (3)

Prima hanno recitato il rosario, ora tutti cantano.

La Cappella è gremita ed è bellissimo guardarla da fuori: i ritardatari non hanno trovato posto e sono all’esterno, quasi tutti in piedi tranne qualche signora anziana cui è stata recuperata una sedia di plastica.

I più previdenti si sono accomodati su panche arrivate dalle parrocchia di Betania: mi è piaciuto vederle scaricare da macchine furgoni e camioncini, e poi portate in chiesa dalle braccia forti degli uomini.

I bambini arrivati per ultimi sono seduti sul gradone lungo il lato maggiore sinistro della sala, quello che affaccia sulla campagna. Tutto ha un ché d’altri tempi.

Sono le 7.30 quando Juana apre un foglio bianco, lo piega al contrario per vedere solo le sette righe che deve leggere.

Scandisce bene le parole: “Il Signore ci ha dato una nuova parrocchia, la perla più preziosa, il tesoro nascosto che abbiamo trovato. Pieni di entusiasmo e di allegria, accogliamo il nostro celebrante”.

10:21 pm

Sbobinando (2)

Spalle alla Cappella, sguardo rivolto alla campagna, fra le mani un libro con la copertina nera. Indossa un vestito color acquamarina, un lungo velo blu elettrico le copre testa e spalle, la vita è cinta da un nastro bianco. Quando si gira mi accorgo che non è una suora, non so darle un’età. Guadagna rapidamente la parete che la ripara dai nostri sguardi e da quello, più fastidioso, della telecamera.

Abbiamo appena cominciato le riprese e già abbiamo spaventato qualcuno.

Resterà l’unica: dominicani e dominicane, senza distinzione di sesso, età e condizione sociale, si fanno fotografare e filmare più che volentieri. Infatti sorridono tutti i parrocchiani accorsi all’inaugurazione della Cappella, e nessuno più si nasconde davanti a Tito.

Sono bellissime le bambine con le treccine inanellate di giallo rosso verde blu, fanno simpatia i loro coetanei maschi, spesso più compresi nel ruolo e dunque più distaccati, ma solo in apparenza.

Sono belle e gentili le loro mamme, che esplodono di felice curiosità, come i loro figli, quando si accorgono che le diavolerie della tecnica permettono loro di vedersi in diretta (mentre la telecamera gira) o di rivedersi subito, immortalati nel display della macchina fotografica.

Cambia l’immagine. Compare don Paolo arrampicato su una scala, dietro l’altare, appiccicato alla parete sulla quale misura il Crocifisso. Chi ha messo il chiodo ha sbagliato la mira, confortato da un paio di consiglieri che abbiamo visto all’opera, senza però avere il coraggio di fermare la sciagurata operazione: inchioda più a destra, no… inchioda più a sinistra.

Insomma, si poteva fare meglio. Quel che conta è che Gesù in croce prenda il proprio posto, poi gli farà compagnia la sua bellissima Madre. E don Paolo farà i gesti della consacrazione. Fuori, los monaguillos e il diacono Marcial preparano l’incenso: camera stretta su un grappolo di mani. Voce di donna, parole felici: “Benvenuti nella nostra nuova Cappella”.

Nella messa di stasera abbiamo accolto di nuovo suor Modesta.

Quando ho chiesto alla gente se le vogliono bene e di dimostraglielo, è iniziato un applauso fragorossimo e ben lungo!

Suor Modesta ha portato i saluti della sua famiglia, ha raccontato di sua mamma e suo papà che sono anzianotti, ma che tutti i giorni andavano a Messa con lei, e poi sulla strada del ritorno visitavano il cimitero e si fermavano per strada a parlare con tutti gli amici.

La gente ha apprezzato molto questi raccontini di suor Modesta, soprattutto con il fatto che il loro mondo è ancora più lontano che non l’Italia, dove bene o male qualche dominicano va a vivere e quindi sanno qualcosa, ma dell’India non sanno niente!

9:19 pm

Sbobinando (1)

Nel nostro gergo, sbobinare significa vedere la registrazione (“il girato”) e prendere appunti: li condivido con voi e provo a raccontarvi, una briciola per volta come pollicino, quello che ho visto. Vi ringrazio ora, e procedo.

(1)

Guaricano, 24 luglio 2005. la luce secca del mattino. la telecamera di Tito inquadra donne e uomini che sembrano venirci incontro: alle sette appena passate non si va a passeggio ma alla prima messa. sono tanti, si presentano in perfetto ordine, uno di loro ha un cartellino che lo qualifica responsabile del servizio d’ordine. penso che non ho mai visto niente del genere nelle nostre parrocchie. forse è un segno che qui, come altri posti in cui la gente ha poco, avere un ruolo è già qualcosa.

Oggi è un giorno importante, si inaugura la nuova cappella. come ricorderà don Paolo (padre Pablo) durante la messa, la costruzione in cemento e legno, col tetto di lamiera come quasi tutti i tetti delle case del barrio Guaricano, è frutto del lavoro dei parrocchiani. “Ciascuno di voi – dirà – ha rinunciato a qualcosa pur di mantenere l’impegno”. Non dev’essere stato facile: mi hanno detto che per i dominicani una delle cose più naturalmente negoziabili è l’appuntamento. ho visto che molti di loro non portano l’orologio. Beh, anch’io, soprattutto d’estate, lo porto malvolentieri.

Tra ieri e oggi abbiamo fatto due riunioni, una per ognuna delle due parrocchie, per pianificare l’inizio dell’anno catechistico e le mete da seguire.

I catechisti che hanno perseverato nel lavoro sono stati un 60%: l’atro 40%, qualcuno ha avuto impegni di lavoro, altri, giovanissimi, si sono addiritttura messi a convivere, altri hanno dovuto lasciare per salute, e qualcuno non ne aveva una gran voglia.

Per l’anno catechistico nuovo dovremmo avere una decina di catechisti in più, con l’aiuto di Dio, e spero che siano buoni catechisti.

Non sono granché convinto dell’opportunità di lavorare con catechisti adolescenti. Molte volte sono brillanti con i bambini, ma immaturi a livello di vita di chiesa.

Ho fatto capire che quest’anno dovremo cercare di lavorare molto di più con i genitori, per evitare di battere l’aria parlando a bambini di cui i genitori non si curano più di tanto.

Gestiremo in maniera diversa anche la preparazione ai sacramenti, costituendo delle équipe specializzate che portino avanti oguna la preparazione a un sacramento.

Questa mattina, nella messa della parrocchia Divina Misericordia, abbiamo ascoltato la testimonianza del marito di Carmen Santiago.

Ha detto lui stesso che era un uomo che non viveva la chiesa. Era malato, ma da quando i missionari l’hanno visitato e hanno pregato per lui si è sentito meglio, e ha riconosciuto che era stato il Signore, e ha iniziato a venire a Messa.

Il Signore lo ha chiamato!

Oggi a messa, al momento dei saluti, dopo aver letto con una pronuncia improbabile un foglio in spagnolo, alcune persone della parrocchia ci hanno detto due parole di ringraziamento (per cosa?!).

Non so in quel momento dove sia andato a finire il mio solito autocontrollo, perché sono scoppiata a piangere come una bambina, non so se di gioia o di tristezza, forse entrambe le cose..

Oggi ho ricevuto troppi abbracci, grazie Signore!, aiutami a restituirli!

Eugenia e Fiammetta stanno passandosi le mattinate a dare la pittura impermeabilizzante ai tetti.

L’esperienza è venuta bene a Eugenia, la quale oggi pomeriggio mi ha iniziato a pitturare il nome della parrocchia in un apposito “cartellone” di cemento posto fuori dalla cappella nuova.

Domani continuerà facendo la scritta:

Parroquia Divina Misericordia

La cappella della nuova parrocchia è realtà!

A dir la verità la nuova parrocchia Divina Misericordia non è stata ancora creata dal vescovo, ma l’ausiliare continua a dirmi che è tutto pronto, e quindi ho provveduto ha cominciare con la Messa festiva. Tutte le domeniche celebraremo la Messa delle sette del mattino, in contemporanea con Santa Margarita.

Stamattina oltre all’inaugurazione della cappella avevamo anche la visita di una parte degli amici italiani: don Roberto, Simone, Eugenia e Milena. C’erano con noi anche Tarcisio e Tito, i due inviati della RAI.

Alla fine della Messa, come al solito, si sono presentati, suscitando grande simpatia e contentezza nella gente.

Poi Cándido ha parlato dei lavori che rimangono da fare: mettere le finestre, aggiustare il tetto che fa acqua, pulire il resto del terreno che si è riempito di erbacce, fare una colonnina davanti dove mettere il nome della parrocchia, dare un protettivo e la vernice alle tavole esterne.

La cappella si è riempita, dentro e fuori: ci stanno circa 250 persone dentro, e forse ce n’erano un centinaio fuori.

Mi immaginavo che in Betania la Messa sarebbe rimasta mezza deserta, e invece c’era quasi tanta gente come le altre domeniche! È proprio vero quello che dice il cardinale di qua: bisogna fare più parrocchie: più la chiesa è vicina alla gente, e più la gente va alla chiesa.

Grazie, Signore!