Contributi nella categoria 'don Lorenzo'

La celebrazione penitenziale di oggi pomeriggio (preparatoria alla festa patronale di Santa Margarita) ha visto la presenza di una decina di preti della zona. Sono stati fantastici, senza di loro avrei potuto confessare una decima parte di quelli che sono venuti.

Lorenzo è stato presente dall’inizio alla fine.

Le confessioni sono durate da prima delle sei fino alle otto.

Una pioggia non troppo forte ma insistente ha forse lasciato a casa un certo numero di persone. Se non fosse piovuto avremmo terminato dopo le nove!

Lorenzo sta lavorando sodo con l’ambulanza.

Senza fretta. Perché qui non esiste la nostra tradizione delle pubbliche assitenze.

All’inizio usciva solo lui con l’ambulanza, poi ha cominciato a trovare autisti di fiducia, e allora hanno cominciato a fare i turni.

Infine abbiamo scoperto che c’era un gruppo comunitario che lavora facendo operazioni di salvataggio. Quel gruppo, che si chiama Unità di Prevenzione e Salvataggio Comunitario, stava cercando la maniera di iniziare un’ambulanza. È stato praticamente un invito a nozze.

Così Lorenzo ha cominciato a mettersi d’accordo con il responsabile del gruppo, e alla fine si è fatto un turno di volontari. Attualmente stanno coprendo le ore della sera, dalle 6 alle 9 più o meno.

Ieri Lorenzo ha portato a Nagua (a 300 km da qui) una vecchietta in fin di vita, credo che i suoi la volessero portare a morire al suo paese, è partito alle tre di pomeriggio ed è arrivato alle nove di sera, abbastanza stanco.

E due o tre giorni alla settimana c’è una dializzata di Guaricano che viene portata avanti e indietro dall’ospedale dove le fanno la dialisi.

È un inizio modesto, ma molto promettente!

Stasera è stato il primo incontro della I Settimana Biblica Parrocchiale.

Io sono stato a farlo a Jacagua, Lorenzo alla cappella del Chimbú, e Francesco a Betania. Tutti avevamo un bel po’ di gente, e forse l’incontro più partecipato è stato appunto quello di Betania, il più centrale.

Da parte mia avevo una quarantina di persone, tutti o quasi quelli delle comunità apostoliche, più altri, compresi vari giovani del gruppo di là.

Lorenzo, nel Chimbú, ha avuto un po’ di problemi con la luce: mi sono dimenticato di passargli la lampada ricaricabile, e dopo il tramonto ha dovuto lavorare a lume di candela. Mi ha anche fatto presente che per la quantità di gente gli serve anche un amplificatore.

Nello spostarmi a Jacagua ho anche bucato una gomma. Grazie al Signore avevo con me Noni e Chapito, due giovani del gruppo Ciempiés, che mi hanno aiutato e non ci è venuto tardi. E pensare che quando mi hanno detto che volevano andare a Jacagua con me mi sono detto “Ma chi ce li vuole questi?”. Il Signore mi ha fatto capire che dovevo accettarli più bene!


Lara e Fiammetta con suor Serafina

Ohhhh… ecco… quanto tempo…

Indovinate un po’? Oggi… si è formato un trietto super…
1: LARA
2: SUOR SERAFINA
3: FIAMMETTA

Dunque: ho rivisto Serafina!!! E… ho conosciuto Lara!

Oggi c’è stata una festa per la madre fondatrice delle Suore Brignoline (si dice così?) nel convento a Marassi… Messa col cardinale (un’ora e mezza in piedi…) e poi rinfresco.

Ma a parte questo indovinate chi c’era oltre a noi tre? Carmen, Sandra, Orietta, la sorella di Carmen, la mamma di Lara, e Paola…. Mi ha fatto un certo effetto rivedere tutti insieme a Genova…

Serafina ci ha accolto sorridente (e ubriaca) come al solito (ovviamente scherzo con l’”ubriaca”)… Che strano vederla col vestito nero, velo tutto a posto senza neanche un capello fuori ecc…

Ci ha presentato la madre generale (che inspiegabilmente mi conosceva di nome… ?? … anzi lo so il perché ma tralasciamo…) e con Lara abbiamo cercato di strapparle un’uscita con Serafina.

Piccolo riassunto:

  • Sandra è arrivata in chiesa urlando che doveva confessarsi (ma era troppo tardi) e poi per penitenza si è seduta sotto un santo (scusate l’ignoranza ma non mi ricordo il nome) con una lancia puntata sulla sua testa… che ridere…
  • Poi ci ha raccontato di una urlata di Francesco per uno dei suoi (abituali) ritardi… altre risate …
  • La madre generale ci ha conosciuto uno per uno… (la sequenza Sandra – suor Daniela non è casuale. Chi ha orecchie per intendere…)
  • Carmen subito non l’ho riconosciuta perché i capelli erano più rossi del solito… Poi però quando si è appesa alla mia trippa prendendomi in giro ho capito subito…
  • Orietta si è informata di quando ci vedremo con Tarcisio e Tito (di nuovo “chi ha orecchi… intenda”…). E con Carmen giù a ridere di nuovo…
  • Lara si è dovuta sorbire un’ora e mezza di messa in piedi spiaccicata dietro una signora diciamo non magrissima…

Insomma è stato un pomeriggio di grandi risate di gruppo… Alla fine ero felicissima… Mi sono divertita molto e ho finalmente rivisto Serafina che con le sue risate di gusto e contagianti mi ha caricato tantissimo e mi ha risvegliato dal mio letargo (iniziato con l’inizio della scuola…)

C’era un atmosfera bellissima…

Ora però mi si stanno incrociando gli occhi… quindi… che dire…: Blessilla, Cristina, Lorenzo, Paolo, Francesco, suor Modesta (anche se non ti conosco)… vi aspettiamo con ansia!

Lo stesso vale per Willy, Heriberto, Elvis e gli altri ragazzi che prima o poi verranno a Roma…

A presto!

9:17 pm

Sbobinando (22)

Alla spiaggia di Juan Dolio si arriva percorrendo una superstrada ampia e veloce, una mezz’ora abbondante dopo l’uscita dal centro di Santo Domingo; a un certo punto si svolta a destra e ci si trova in un posto identico a tanti altri.

Almeno qui, i Caraibi, come aveva detto un tizio a proposito dell’Italia, sono un’espressione geografica: gli stradoni sono uguali dappertutto, quelli che corrono paralleli al mare fanno ancora più impressione.

Vedendo le palme, finalmente un sussulto: stiamo per entrare nella cartolina. C’è un bar-capanno, siamo i primi clienti, c’è anche una signora italiana un po’ volgare: chi l’ha detto che solo gli uomini fanno turismo sessuale? Dice che viene spesso. Buona vacanza.

Il posto è “telegenico”, ma non ridete se dico che la spiaggia di Arenzano, alla stessa ora, con la sabbia stirata dalla risacca non è meno attraente; in più, l’acqua sa di mare e il mare libera uno sapore di iodio che qui non riesco a sentire.

Il posto mi sembrerebbe finto se un recente ciclone non avesse seminato un po’ di danni, costringendo il titolare di un albergo a svenderlo nonostante sia in buone condizioni generali.

Da una villa ben protetta esce il guardiano e ci spiega che centomila dollari, qualcosa di più qualcosa di meno, bastano per comprare un posto da sogno come quello in cui sta facendo lavori di manutenzione.

Ci guardiamo intorno, tutti vendono qualcosa: un monolocale, un esercizio commerciale, una casa con piscina.

La spiaggia è maltrattata: rami, tronchi d’albero, arbusti: ma l’ha fatto il ciclone di metà luglio? “No, señor, è stato l’anno scorso”. L’anno scorso? Vabbè.

Tito gira a lungo, trova perfino una sorta di prato davanti al mare, ed è bello il gioco della telecamera, che sale dalle piantine alla classica panoramica sulle palme inchinate verso gli ombrelloni e le sdraio.

I ragazzi fanno il bagno, don Lorenzo va a fare la spesa per il pranzo (consumeremo ottimi panini), Francesco stupisce tutti con un formidabile cappellaccio a tesa larga e floscia: uno spettacolo che non mi avventuro a descrivere.

Milena non resiste alle ragazze haitiane che le propongono una testa di treccine, altrettanto la Benny: per lei (Milena aveva già concordato la tariffa) ingaggio una trattativa che vale uno sconto di 5 dollari e un’accusa. “Tu non sei italiano”, mi dice una delle parrucchiere.

Un po’ più in là Tito sta riprendendo una barca carica di pesce fresco; Francesco accetta l’invito di un venditore di noci di cocco e in pochi minuti abbiamo anche il dessert.

L’apertura delle noci è spettacolare, a colpi di machete, la lama che sfiora le dita che tengono il cocco, lui sicuro di sé e noi col fiato sospeso. Il conto è onesto.

La troupe (Francesco, Tito e io) dichiara finita la gita e parte per Boca Chica.

9:50 pm

Sbobinando (21)

Lunedì 25, ore 8.30.

Nella vecchissima Mitsubishi rossa con i sedili sfondati e il parabrezza con un buco dal quale si dipartono crepe identiche ai raggi del sole, Tito e io sprofondiamo più che altro sorpresi: questa ci mancava, ma è giusto provarla.

Diciamo la verità: a Genova, su una macchina così, non saremmo mai saliti. Non so se più per paura o più per vergogna. Il fatto è che da noi una macchina così potrebbe stare solo da un demolitore, qui sta onorevolmente nella media, fra le auto decenti dei benestanti e le carcasse arrugginite dei loro dirimpettai.

El chofer de confianza l’autista di fiducia trovato da don Paolo, guida con sicurezza in direzione di Juan Dolio, il posto che abbiamo chiesto di vedere e dove alla fine s’è deciso di fare un bagno, perché non si può tornare dai Caraibi senza aver assaggiato il mare e la spiaggia da cartolina.

La nostra guida è sempre Francesco. Sul pick up della missione c’è don Lorenzo: porta i ragazzi, per un giorno è gita anche per loro; Benedetta e Milena vogliono farsi fare le treccine.

Scopriremo che le ragazze haitiane fanno treccine in cambio di 20 dollari. Alla sesta cliente hanno guadagnato quanto in un mese il guardiano notturno conosciuto in cañada, quello che rischia la vita per difendere la stazione di servizio dall’assalto dei tiguere.

Un’altra conferma che le attività turistiche e assimilate viaggiano per conto loro.

Ci guardiamo intorno: gruppi di spazzine puliscono la strada (“Siamo in campagna elettorale”, ci spiega el chofer), il traffico è disordinato ma veloce, a ogni semaforo una dozzina fra ragazzi e adulti, uomini e donne, offrono qualunque cosa, dalla pulizia del vetro alle barrette di cioccolata, dalle bottigliette d’acqua ai sigari, dalle caramelle ai giornali.

Semaforo verde, siamo in seconda o terza fila; l’auto davanti a noi si sposta giusto in tempo per consentire al nostro autista di fare altrettanto, così evitiamo di travolgere la cosa che fa da spartitraffico.

La cosa è una persona. Un ragazzo di colore, avrà al massimo 25 anni.

Cammina sulle mani, aiutandosi con il moncherino della gamba sinistra, che spunta dai jeans tagliati corti. È amputata un po’ sopra il ginocchio. La gamba destra è più corta, dev’essergli stata amputata a metà coscia, forse anche più su.

Muovendosi con fatica, a ogni scatto di semaforo non fa in tempo a mettersi al sicuro, così rimane al centro della strada.

Chissà se si è abituato alle macchine che gli sfrecciano vicino alle orecchie, o se invece gli fanno ancora paura.

Da oggi anche Lorenzo lavora con linux, più precisamente con Ubuntu. Risponde alla posta e a volte legge il giornale.

Il “suo” computer lo usa anche Francesco per leggere i giornali italiani. Spero che prima o poi faccia qualche lavoretto anche su wikipedia.

Ieri ho installato linux, è stato veramente facile. Ci mette qualche mezz’ora per spacchettare tutto il software da installare, ma poi funziona alla prima!

Bravi quelli che l’avete fatto: Mark Shuttleworth e i suoi ragazzi!

Stasera a cena ci siamo fatti due risate sincere.

Sandra ha detto di avere qui due professori di computer, si riferiva a me e a Lorenzo.

Ci siamo messi a ridere perché Lorenzo è notoriamente negato con il computer.

Vuol dire che la Sandra è a un livello sotterraneo!

Siamo arrivate sane e salve a Genova! Io ora sono a Novi…

(Per Lorenzo e Francesco: non è saltato neanche un bullone!!)

Per la cronaca: il mango e il coso omeopatico che mi ha amorevolmente preparato Paolo ovviamente hanno fatto effetto in aereoporto…

È stranissimo essere di nuovo già a casa…

Le ultime impressioni le lascio a domani perchè ora sono stanchissima….

Buonanotte a me e buenas tarde a ustedes…

4:18 pm

In partenza

Che dire?

Tra poche ore partiamo, torniamo nella nostra vecchia e fredda Italia.. Sulle mie quattro settimane qui potrei scrivere paginate, e al momento stesso so che a parole non riuscirei a rendere bene quello che ho vissuto.

Come rendere, su una pagina, i colori, gli abbracci, le canzoni, il battito delle mani, i buchi per strada? Come spiegare, come raccontare gli odori, i bambini, le messe, il caldo e le zanzare?

So di certo, però, che questa esperienza mi ha fatto crescere molto, mi ha arricchito in un modo per me inaspettato, sotto tutti i punti di vista; e di questo ringrazierò sempre il Signore, per primo, che mi ha permesso di venire qui, e poi tutte le persone che non riesco a ringraziare a voce, forse anche perché mi metterei a piangere come una fontana… Don Paolo e Don Lorenzo, che mi hanno lasciato condividere con loro un po’ della loro vita, della loro missione; poi Francesco, Sandra, Carmen, sempre disponibili per tutto e così pazienti… e Fiammetta, fondamentale per me la sua presenza qui.

Non sono una persona dai facili entusiasmi, sono sempre portata a tenere un certo distacco dalle cose… eppure questo posto mi ha contagiata, mi ha portato via un pezzetto di cuore, mi ha cambiata, mi ha reso un’altra persona.

Mi porto via tante cose… mi porto via la gioia di andare a Messa tutti i giorni, la gioia di dire compieta tutte le sere, di incontrare il Signore così tante volte al giorno, tutti i giorni; mi porto via l’interesse e il divertimento che provo quando c’è sempre qualcosa da imparare, da scoprire, da capire.

Con l’augurio di poterle a mia volta trasmettere a Genova e nella mia vita di tutti i giorni, mi porto via l’accoglienza straordinaria delle persone che abbiamo visitato con Paolo, la gentilezza e l’allegria di tutti quelli che abbiamo incontrato.

Lascio volentieri qui, invece, il caldo e le zanzare…

Fra due ore si parte… sono un po’ triste… Già non vedo l’ora di rivedere Paolo a dicembre, Lorenzo a gennaio, Serafina a settembre e poi, chissà quando, i ragazzi, bambini e tutte le persone che ho incontrato…

Non voglio che questa sia l’ultima o penultima volta che posso scrivere sul diario… Sicuramente all’arrivo a Genova scriverò ancora due righe ma poi…. devo aspettare di tornare qui… Se potessi tornerei un altro mesetto a dicembre ma non credo che la scuola e i genitori permetteranno…

Stamattina a Messa mi è venuto il magone mentre Marcial ci parlava… È stato bello vedere che non ero l’unica a doversi asciugare gli occhi ma che anche qualcun’altro era triste e allo stesso tempo felice come me…

Sono stati giorni bellissimi… Il Signore mi ha fatto grandissimi regali e così tante delle persone che ho incontrato…

Meno male che avevo detto che la mia valigia sarebbe stata vuota… Non si sa come mai ma, oltre ad essere piena, emana anche un profumino di… MANGO!!!!!! Ahhhh che buono…..

Questo mese non mi piace chiamarlo “bell’esperienza” perché ora mi sembra che tutto quello che ho visto, vissuto, imparato faccia parte della mia persona, quindi del mio modo di vedere e fare le cose, di rapportarmi agli altri e così via… Mi sento cresciuta e in molte cose anche cambiata… Ora il mio compito è quello di portare questa testimonianza a Genova e di essere ancora missionaria… Con l’aiuto della preghiera mia e (spero) di chi leggerà queste righe mi auguro di riuscirci al meglio.

Sicuramente non mi dimenticherò mai di questi canti durante le messe, gli abbracci, il battere le mani, le facce dei seminaristi così giovani, i bambini per le strade, la gioia di poter andare a Messa tutti i giorni quasi come se la giornata senza l’incontro con il Signore non fosse completa, dire compieta tutte le sere insieme, viaggiare all’aperto su strade massacrate, poter dire il Padre Nostro, l’Ave Maria insieme agli altri in una lingua nuova e tante altre cose che scritte non rendono bene come quando si provano…

Scriverei ancora tantissimo ma il tempo stringe… A presto…

Con Lorenzo abbiamo pensato di non appoggiare le richieste di Guaricano di accompagnarlo a porre la denuncia contro la banda di Duquesa.

Ci concentraremo solo sul problema dell’acqua. Risulta infatti che la gestione da parte di Guaricano dell’acquedotto che abbiamo fatto con i soldi del fondo per l’acqua lasciava molto a desiderare: ha messo rubinetti privati a varie famiglie e ha quasi eliminato i rubinetti pubblici. Quest’ultima cosa sarebbe stata la causa del problema dell’altro ieri.

Probabilmente adesso metteremo un automatico per accendere e spegnere la pompa, in maniera che non ci sia bisogno di interventi manuali. E l’idea è quella di eliminare i rubinetti privati e di ripristinare tutti quelli pubblici. Lorenzo ha già mezzo parlato con la gente a Duquesa, e sembra che vada bene anche a loro. Dovremo però fare una riunione con tutta la comunità.

10:36 pm

Casini a Duquesa

Oggi sono successi dei casini a Duquesa.

Alle quattro mi chiama Sánchez al cellulare dicendomi che i tigre stanno minacciando Guaricano (un uomo di là), che è quello che ha seguito con Lorenzo il progetto dell’acqua e che sta gestendo l’apertura e chiusura dei rubinetti.

Purtroppo poi verso le nove sono venuti a casa di Guaricano una famiglia di amici con la loro macchina, e lì sembra che i tigre di Duquesa hanno avuto paura che Guaricano avesse chiamato altri tigre a difenderlo, per cui sono andati là e hanno bruciato la macchina dei visitatori. Non contenti, hanno abbattuto le persiane della casa di Guaricano, tirato dentro pietrate, una delle quali ha ferito Andreina, sua figlia, e sono entrati a colpi di macete sul figlio degli ospiti.

È stato a quel punto che Guaricano mi ha chiamato, perché gli facessi andare là la polizia e un’ambulanza. Combinazione, Lorenzo era appena uscito con la nostra per andare a prendere la tipa che vive qui che due volte alla settimana va a farsi la dialisi, per cui ho dovuto cercare, e alla fine ho potuto far andare là un’ambulanza della Plaza de la Salud.

Il tutto ci ha commossi abbastanza, anche perché Guaricano è molto amico mio e di Lorenzo.

Domani chiamerò con più calma per avere un sentore più preciso di quello che è successo.

Oggi lunedì l’evangelizzazione è stata fatta nel settore San Francisco, quello della cappella del barrio per intenderci, al cui interno c’è anche la cappella nuova.

Intanto al momento di uscire dalla cappella dove facevamo la preghiera di invio è cominciato un acquazzone tremendo. Forte dell’esperienza dell’anno scorso, ho subito fatto mettere la gente in ginocchio e abbiamo iniziato a pregare e a chiedere al Signore che facesse smettere la pioggia. Dopo cinque minuti non pioveva già più. Tra me ho detto al Signore: “Ma non è che ci fai lo scherzo che partiamo e poi ci mandi un altro acquazzone?”. Ma il Signore ci ha trattati bene, c’è solo stata una piccola spruzzatina un’ora dopo, ma roba da niente.

Le messe di accoglienza sono state due, con Lorenzo che l’ha celebrata nella cappella del barrio e io nella cappella nuova.

La “mia” messa è stata molto bella, con molta gente nuova. Una signora che era in seconda fila ha fatto una preghiera in cui ha detto chiaramente che ringraziava il Signore perché con la cappella così vicina poteva riavvicinarsi alla messa dopo tre anni che non c’andava.

La predica mi è venuta bella, è piaciuta fin a me e spero anche alla gente. Il Signore mi ha aiutato a farla molto semplice, ricca di esempi, e di carattere kerigmatico, invitando a continuare a vivere l’esperienza bella di stasera.

Una nota stonata è stata piuttosto la recita fatta dai giovani: non c’entrava assolutamente niente con la missione, parlava di una gente che voleva andare a Porto Rico in battello a cercare di sbarcare il lunario lì, e poi alla fine non si capisce se vanno o no.

Nel complesso, è stata una giornata ricca di incontri e di emozioni. Anche nel tempo della missione ho fatto un giro per il barrio Mirador Norte e ho potuto sedermi con varie famiglie, ricevendo accoglienza ottima e con l’opportunità di dire parole belle.

Per tutto questo: grazie, Signore!

10:13 pm

Partiti!

La maggior parte del gruppo che avevamo è partito: se ne sono andati don Chicco e don Roberto, Milena, Benedetta e Simone, e i due amici della RAI, Tarcisio e Tito.

Lorenzo li ha portati all’aeroporto.

Sembrano contenti dell’esperienza vissuta. Grazie al Signore!

2:41 pm

Arismendy

Arismendy è un ragazzino della parrocchia di 15 anni, che ha fatto la prima comunione pochi mesi fa.

Lo vedo molto positivo: ha cominciato a fare il servizio di chierichetto e si è integrato al gruppo giovani.

Ieri mi ha chiesto di poter dare una mano a Lorenzo, e sono stato felice di dirgli che potrebbe aiutare con l’ambulanza.

Penso anche di dirgli che mi farebbe piacere che andasse agli incontri vocazionali del seminario, mi sembra di vedere in lui la disponibilità a donare la sua vita al Signore nel sacerdozio.

Da ieri pomeriggio Lorenzo sta meglio, la febbre gli è passata, dopo essere arrivata a 39,5.

Stamattina non c”era nessuno che andasse a portare una dializzata al padre Billini con l”ambulanza, e ha preso e l”ha portata lui.

3:15 pm

Influenza

Lorenzo è mezzo influenzato, e nonostante questo stamattina ha detto due messe nelle parrocchie di Federico.

L’adorazione Eucaristica dl primo giovedì, che è stata oggi, mi ha fatto venire un po’ di rabbia.

Arrivano tutti all’ultimo momento, e ci mettono mezz’ora prima di aver tutto pronto. Poi oggi non so perché non trovavano la tovaglia per l’altare, così invece delle cinque abbiamo cominciato alle cinque e mezza.

In compenso durante l’adorazione è venuta un po’ di gente a confessarsi, e altri si sono confessati con Lorenzo.

La riconciliazione è sempre un momento bellissimo della vita di un presbitero.

Non sono potuto andare al mare con i giovani del coro per la coincidenza con la consegna delle pagelle della scuola primaria.

Ho chiesto a Lorenzo di andarci con loro, e c’è andato volentieri, e stasera mi ha detto che ha passato una bella giornata, stando molto in acqua e giocando con i ragazzi, soprattutto divertendosi a fare il bagno sotto la pioggia!


A Comate

Con i seminaristi vecchi e prossimi della parrocchia siamo andati al fiume, a Comate, vicino a Bayaguana.

Siamo arrivati al mattino all 9 e mezza, e c’era una tranquillità formidabile: poca gente, niente musica.


Tuffo

Abbiamo giocato nell’acqua praticamente fino alle 11, ora in cui abbiamo staccato per fare una chiaccherata sull’origine dei vangeli.


La chiaccherata di Lorenzo

Dopo pranzo è venuto don Lorenzo, a fare un’altra chiaccherata sulla sessualità e la maniera di viverla da parte dei consacrati.

Tutti e due i temi sono stati ben recepiti, mi sembra.

Purtroppo in tarda mattinata è cominciata ad arrivare molta gente, compreso un gruppo di parrocchia con il padre Tony, e di lì a poco hanno acceso la musica, forte naturalmente come sempre.

Ci siamo divertiti abbastanza, soprattutto tuffandoci e bagnandoci sotto le molteplici cascatelle di cui è ricco il posto.

Se venite qui a Santo Domingo devo portarvici!

Domani andiamo in gita con i tre seminaristi attuali (Heriberto, Willy e Miguel Ángel) e i tre prossimi (Elvis, Brondy e Franklin).

Andremo a un fiume, sperando di trovare nell’acqua un po’ di fresco. Ultimamente fa abbastanza caldo e si suda tutto il tempo.

Penso di fare due momenti di riflessione:

  • uno al mattino, ragionando un po’ su come sono nati i vangeli; lo farò io;
  • un’altro al pomeriggio, con Lorenzo, a cui ho chiesto di fare una chiaccherata su come possiamo vivere la affettività come persone celibi consacrate.

Vi saprò dire!

Oggi è stata una domenica tranquilla, di pomeriggio non abbiamo avuto attività, a parte la messa delle sei.

Nel mattino abbiamo avuto il ritiro della cresima: sono una quarantina, in gran maggioranza adolescenti e giovani. Oggi si sono confessati e si è fatto il ripasso generale. Abbiamo anche fatto le prove della cresima.

Lorenzo mi ha dato una mano a confessare, e mi è venuta bene questa mano, perché altrimenti avremmo finito alle due!

Stamattina ho comprato le batterie per cambiarle all’inversore del consultorio.

Lorenzo le monterà oggi pomeriggio.

Lì vedremo se i problemi sono delle batterie o dell’inversore.

Di fatto pensavamo che fosse l’inversore, ma l’abbiamo portato già due volte alla casa (è in garanzia) e ce l’hanno restituito uguale.

Apparentemente il problema è che non carica la batteria, o che la carica ma pensando che non si carica, e quindi le batterie si caricano troppo e si surriscaldano.

Dopo i bambini, stamattina è toccato ai giovani della prima comunione fare il ritiro finale.

Non poteva mancare la celebrazione penitenziale con le confessioni. Ho notato che vari ragazzi hanno voluto confessarsi con Lorenzo. Meglio. Sicuramente si sono sentiti più liberi, e hanno fatto una confessione migliore. Lorenzo stesso mi ha detto stasera che varie confessioni sono state molto belle.

Sono stati dati anche alcuni temi sull’Eucaristia, soprattutto su come ringraziare dopo la comunione, e sull’impegno ecclesiale che scaturisce della Messa.

L’ultima cosa è stata la prova della comunione, nelle due modalità: in bocca e in mano.

Si è insistito abbastanza sul modo di vestirsi il giorno della prima comunione e tutte le domeniche alla Messa. Purtroppo la cultura di qui è che le ragazzine vanno in giro con l’ombelico al vento, senza maniche, o addirittura in spalline, e con minigonna.

Io non amo i saluti.

Mi sembra ieri che sono arrivata e già me ne vado… Per la prima volta in un mese mi sento un po’ triste al pensiero di non rivedere più i volti sempre sorridenti dei ragazzi della scuola.

Quando li ho salutati è stato da una parte gratificante perché ho capito quanto loro ci tenessero a me, dall’altro sono stata male all’idea del distacco. È sempre così per me, in ogni posto dove vado incontro persone speciali con le quali nasce subito un bel rapporto di amicizia, mi ci affeziono tantissimo, solo che poi arriva il momento si salutarsi. In fondo non penso che le distanze contino molto, i miei migliori amici abitano lontano da me e non li vedo quasi mai, ma so che ci sono sempre.

In questo caso però mi viene anche da pensare: chissà quando potrò ripetere un’esperienza simile… Di sicuro voglio che questa sia solo la prima del genere. Mi piacerebbe tornare un giorno e rimanere per più tempo, almeno tre mesi, per riprendere da dove ho lasciato e sicuramente cercare di svolgere un lavoro più completo.

Penso di avere imparato tanto in questo mese: innanzitutto un po’ di spagnolo… Ora so che posso cavarmela da sola, nel senso che partire e venire qua di mia iniziativa mi spaventava anche un pochino (ovviamente non lo dicevo in giro perchè sennò non partivo proprio…); però era una cosa che desideravo tanto e alla fine ce l’ho fatta!

Da sempre sono convinta di essere una persona a cui piace condividere la propria vita con quella degli altri, però è anche vero che ho bisogno dei miei spazi. Amo stare da sola a guardare il mondo intorno a me. In questo periodo ho avuto modo di pensare tanto, anche agli aspetti negativi della vita e sono contenta di come ho reagito, sinceramente!

Veniamo ai ringraziamenti speciali: il primo a don Paolo che mi ha dato la possibilità di far parte di questo mondo splendido che è la missione. Non so se ricordate con quale gioia dice ogni singola Messa… In pratica sorride sia fuori che dentro, non puoi restare triste se lo ascolti!

Don Lorenzo che io non conoscevo è davvero una persona singolare. Voglio ricordarlo per la sua sensibilità estrema e costanza in un ambiente (questo di Santo Domingo) dove tali doti non vengono proprio contemplate…

Le suore che mi hanno fatto da mamma e per loro mi sono già ampiamente espressa ieri.

Infine le persone del barrio: bambini, ragazzi, giovani, adulti e anziani. La loro ospitalità, il loro calore, la loro amicizia sono qualcosa che si capisce solo stando qui al loro fianco, lavorando con loro o ascoltandoli nelle loro battaglie quotidiane, condividendo tutto quello che hanno e anche le cose che qua mancano… fino a dimenticare di essere piccoli “sé stessi” per diventare un grosso “noi “.

Ora vi saluto davvero e lo faccio con un gesto che ho imparato qui e cioè con un abbraccio di pace. Facciamo in modo che esso possa nascere dal nostro cuore e invadere il mondo intero!

Domenica l’altra un gruppo di bambini del catechismo farà la prima comunione. Stamattina abbiamo fatto con loro il ritiro finale.

La cosa più sostanziosa del ritiro finale è la celebrazione penitenziale con le confessioni. Lorenzo mi ha dato una mano e in due ore e mezza li abbiamo confessati tutti. Erano una settantina.

Se faccio i confronti con la mia parrocchia precedente di Pegli mi metto le mani nei capelli: là a San Francesco avevamo 6,000 abitanti e ogni anni c’erano 40 prime comunioni: una ogni 150 abitanti. Ed erano poche perché il Quartiere Giardino stava invecchiando e c’erano pochissime famiglie giovani. Penso che altre parrocchie di Genova abbiano una media di prime comunioni almeno doppia, cioè una ogni 70 abitanti

Qui ho 40,000 abitanti e faccio 70 prime comunioni: una ogni 570 abitanti! in proporzione un quarto! Tenete conto che qui, a differenza dell’Italia, la metà della popolazione è sotto i 21 anni! Vuol dire che i bambini di 10 anni della mia parrocchia sono circa 1,000! E solo il 7% di loro viene al catechismo o comunque le porta avanti sistematicamente.

I bambini della parrocchia nell’età del catechismo sono circa 6/7,000, e solo 1,000, cioè il 15% viene al catechismo.

Effettivamente siamo ancora terra di missione. Qui c’è moltissimo lavoro da fare!!!

9:53 pm

Duquesa (Lara)

Stamattina dalla casa si sentiva odore di spazzatura; capita quando bruciano i rifiuti a Duquesa, un campo non molto distante da qui. Don Paolo e don Lorenzo hanno lavorato molto per risolvere i problemi di questa zona che un tempo era un campo tranquillo, ma che ora funge da discarica per la città di Santo Domingo. Un giorno con suor Cristina ci sono anche stata, ma non ho trovato subito le parole per spiegare ciò che ho visto…

Venendo dalla strada principale c’è un punto in cui l’aria è quasi irrespirabile, forse è dovuto al fatto che non sono per niente abituata, non so… Lungo il tragitto si incontrano camion della spazzatura che appunto vanno a depositarla lì e quando dico lì significa proprio a fianco delle case del villaggio. In teoria ci sarebbe una certa distanza da rispettare, di fatto qui non esistono regole e se anche ci fossero non sarebbero rispettate: mentre eravamo ferme a parlare di fronte a una casa abbiamo proprio visto un camion che scaricava tutto ai suoi piedi!

Però la spazzatura non viene presa male qua, i ragazzi e bambini ci giocano sopra e soprattutto cercano materiali riutilizzabili come metalli o vetro per poi rivenderli. Mi ha detto Cristina che guadagnano bene e che è per questo che continuano a farlo. Ovviamente qui non conta se fa male alla salute…

Comunque c’è anche una nota positiva: quando stavamo tornando dal villaggio ho visto poco lontano una cisterna verde. Mi è stato spiegato che era opera nostra. Sì perchè da tempo Duquesa viveva praticamente senza acqua (un problema solo, mai…); grazie alla Missione Genovese e in particolare all’interessamento di Lorenzo si è potuto costruire questa cisterna e risolvere la questione dell’approvvigionamento idrico.

Mi ricordo che leggere le notizie di Duquesa da casa mi faceva sempre un certo effetto, forse perché studiando i criteri di progettazione di una discarica pensi che poi si debbano mettere in pratica. Vedendola dal vero non è mica così, senza tener conto delle vite umane che ci sono dentro… è sempre questione di adattarsi a un mondo molto diverso…

Questa sera alle sei doveva esserci la Via Lucis per le vie del campo, in realtà è saltata per un violento temporale che si è rovesciato su di noi e che dura ancora adesso, cioè da circa un’ora e mezza.

Al termine del corso di inglese io e la suora abbiamo trovato nel cortile della scuola don Lorenzo con la macchina: ci è venuto a prendere perché in effetti avevamo un minimo di dieci centimetri d’acqua e fango tutto intorno. Lorenzo per queste cose ha sempre un pensiero particolare…

Così abbiamo accompagnato a casa una professoressa e per strada mi è capitato di assistere a qualcosa di inusuale (cioè, non per i ragazzi del barrio). Quando piove così forte loro escono praticamente in costume, cosparsi di sapone e si lavano sotto l’acqua. Non so se già ve l’ho detto, ma i Dominicani hanno proprio la fissa della pulizia pur disponendo di quantità di acqua limitate.

Poi piano piano sono scesi proprio tutti in strada per fare festa, come quando da noi nevica. E passando con la macchina non corri il rischio di bagnarli perché già lo sono del tutto!

Quando piove le poche strade asfaltate diventano grossi laghi e se ci sono lavori in corso si creano buchi enormi che ovviamente non si vedono.

La prima cosa che ho pensato guardando quel fiume d’acqua sulla strada è che ci fossero i tombini intasati, ma qui la rete fognaria non esiste, è solo per quello che l’acqua si accumula in superficie e si mischia a tutto quello che poi ci galleggia sopra…

A casa ho parlato con Paolo e Lorenzo. Mi spiegavano che per ogni casa del barrio sarebbe già ottimale avere un tubo che si ricolleghi in profondità alla falda idrica per scaricare le acque nere: il ché mi ha lasciato abbastanza interdetta. Quindi la falda acquifera è bella che inquinata…perché in realtà quella a cui si ricollega l’acquedotto che rifornisce i dintorni dovrebbe stare a una profondità superiore, ma basta una zona di terreno più permeabile o un lavoro fatto male per mischiare le due cose! È per questo che non si può bere né è carino lavarsi i denti con l’acqua che esce dal rubinetto… lo stesso vale in generale anche per tutta la verdura cruda, che dev’essere lavata e disinfettata accuratamente prima di essere consumata. Ovviamente le famiglie che vivono nel barrio ci sono un po’ più abituate e non ci fanno così attenzione, ma credo che a lungo termine la cosa non faccia molto bene alla salute.

Chissà se la realtà col tempo migliorerà un pochino, il fatto che il barrio sia circondato da zone benestanti mi fa sperare che la ricchezza si diffonda un po’ anche qui.

9:22 pm

Tre messe

Ho detto tre messe, due al mattino e una al pomeriggio.

Lorenzo mi ha detto quella nel campo.

Stamattina avevano anche la preparazione alla comunione e quella alla cresima dei giovani, c’è stato qualche piccolo inconveniente perché di 8 catechisti, 4 si sono dimenticati l’impegno. Così ho dovuto “precettare” altri catechisti, che hanno praticamente improvvisato.

Boh, alla fine non so se vengono meglio queste “lezioni” improvvisate o quelle preparate…

Ciao, sono Lara. Vi racconto la mia giornata che in effetti è stata particolarmente intensa.

Ieri notte sono stata insieme a don Lorenzo con l’ambulanza all’ospedale (ho anche guidato!); lì infatti accompagna due volte la settimana una ragazza che ha bisogno della dialisi e che sinceramente non sembra stare molto bene. Tralasciando condizioni igieniche nelle corsie e nelle sale di aspetto della clinica, la cosa che mi ha un po’ stupito è il fatto che questa ragazza arriva all’ospedale sistematicamente nel primo pomeriggio, si mette in coda per la dialisi e di norma non esce prima delle 11 di sera!!! Ieri poi in via del tutto eccezionale ha terminato all’una passata…

Stamattina sveglia presto per corsi inglese (ci sto prendendo gusto); a metà mattinata insieme al personale della scuola ho preparato un megacartellone che raccoglie i disegni fatti dai miei ragazzi dell’oratorio in Italia per quelli di qua. La cosa ha attirato l’attenzione di todos los niños e durante la ricreazione sono stata letteralmente presa d’assalto da due classi di prima, cioè circa da settanta bambini!

Pomeriggio pieno di lezioni fino alle 17.30 quando ho finalmente cominciato il corso di inglese per i professori. Da ieri Suor Serafina segue le mie due ultime lezioni del pomeriggio e mi da una mano: è indiana e l’inglese lo sa abbastanza, perciò si può pensare che prosegua il mio lavoro quando me ne andrò (stiamo già organizzando…).

Infine verso le sette ho partecipato alla riunione del gruppo giovani che si tiene ogni mercoledì e al quale non posso proprio mancare perchè i ragazzi di qua mi hanno accolto a braccia aperte da subito e ovviamente la simpatia è reciproca.

Sono stanchina, stasera a tavola non vedevo nemmeno il piatto… però sono entusiasta della mia giornata lunga lunga ma volata via in un attimo, alla prox!

Lara

L’influenza mi sta passando.

Oggi ho lavorato a ritmo quasi normale. L’unica cosa che mi stressava è che ogni tanto mi prendevano attacchi di starnuti a ripetizione.

Stamattina la Messa me l’ha detta Lorenzo, così ho potuto riposare un po’ di più. Lorenzo è speciale per rendersi conto quando qualcuno ha bisogno.

Alla Messa ho partecipato stasera, in Santiago el Menor, che stanno facendo la novena della loro festa patronale.

È stata anche un’occasione bella per condividere qualcosa con questa comunità che come missione non stiamo più servendo direttamente, ma con la quale ci legano ancora molte cose.

Ciao a tutti,

sono Lara. Ormai è più di una settimana che vivo qui ma ancora non sono in grado di valutare quello che vedo perché non lo conosco e non mi va di dare giudizi affrettati. Voglio però parlarvi delle mie impressioni nel confrontarmi con una realtà tanto diversa da quella a cui sono abituata.

Appena sono entrata nel barrio sono rimasta impressionata dalla quantità di persone che lo animano, dal costante rumore che c’è per le strade, dagli aquiloni costruiti dai bambini che poi finiscono incastrati tra i fili della luce.

La luce: spesso, e praticamente sempre quando serve, non c’è. Ad esempio verso sera, quando ho lezione con i grandi del liceo rimaniamo sempre al buio; ma l’unica a farci veramente caso sono io, per i ragazzi questo fa parte della normalità, come tante altra cose.

Un po’ di giorni fa (precisamente nel momento in cui mi ero dedicata al bucato) è piovuto forte per un po’. Quando a Genova diciamo che bastano due gocce d’acqua per mandare in crisi un mondo forse non ci rendiamo molto conto… Nel barrio le stradine non sono asfaltate e la terra, che solitamente con il vento alza una discreta quantità di polvere, diventa fango misto a sporcizia: ovviamente qui la vita va avanti e i bambini rimangono a giocare nel fango.

Mi guardo intorno e non ho il tempo di pensare: don Paolo mi ha dato subito tanto lavoro da fare, cosa che per me è stata sicuramente un bene (grazie davvero anche per questo…). Alla mattina quando entro nella scuola i bambini mi corrono incontro e mi saltano addosso, ogni volta è un’emozione bellissima: c’è chi mi abbraccia, chi mi da un bacio, chi mi prende per mano e chi tenta di parlarmi in inglese, basta stabilire un contatto e si sa che con i bambini ci sono mille modi non spiegabili a parole.

Anche il rapporto con don Lorenzo, le suore, i professori e il personale della scuola e della casa è speciale, sono sempre gentili e attenti a quello di cui potrei aver bisogno.

Qui le persone hanno sempre tempo da dedicarti… Il primo è proprio don Paolo: anche quando è di corsa riesce con uno sguardo o un saluto a considerare tutti quelli che gli stanno intorno; e, come la gente del posto, lo fa con il sorriso!

Questo non è in assoluto un posto triste: ci sono problemi reali molto grossi, che probabilmente io posso solo immaginare, però ogni persona vive con il sole dentro e il sole, si sa, illumina tutto quello che ha intorno.

Alla prox! Lara

9:57 pm

Epidemia

Siamo tutti mezzi malati, con mal di gola e raffreddore.

Lorenzo, Lara, e anch’io. Lorenzo è stato il primo, Lara l’ha seguito, e oggi sono arrivato io, medaglia di bronzo.


don Paolo e alcuni preti

Stamattina abbiamo avuto l’Incontro Eucaristico Zonale: Adorazione Eucaristica e Santa Messa. È stato nel Parco Mirador Norte.

C’eravamo quasi tutte le parrocchie. Mancavano, stranamente, Santiago e Amparo. Non so perché il padre Federico non ha avvisato le comunità.

Mancava anche America Latina con il padre Nelson. Strano, perché normalmente partecipa a tutto.

Mancava anche San Roque González con il padre José Ramón. Questo padre da vari mesi è isolato e non si fa vedere alle riunioni. Sembra anche che abbia un problema di frizione con il padre Nelson.

Mons. Cedano, che doveva venire a presiedere, non ha potuto e ha delegato il padre Lorenzo Vargas. Il quale ha un bel modo di fare, e ha portato avanti un bel momento di Adorazione Eucaristica e poi ha presieduto la Messa.

Nell’omelia ha chiamato i giovani a riflettere sulla possibilità di essere chiamati al sacerdozio o alla consacrazione, e alla fine ha voluto davanti a sé per la benedizione tutti i giovani che sentissero nel cuore questa chiamata. Si sono fatti avanti una decina, alcuni dei quali sono già in seminario.


don Lorenzo e alcuni preti

Ha invitato anche le comunità a pregare per le vocazioni, e a fare l’invito alla consacrazione a quei giovani che sembrino disponibili o con i doni del Signore.

La nostra parrocchia ha partecipato in massa. Girando la testa intorno, dal presbiterio, da tutte le parti vedevo pecorelle mie. Come pastore mi sono sentito orgoglioso di loro!

Venendo via, un ragazzino di sedici anni, Willy, mi ha fatto sapere che l’anno prossimo andrá al seminario minore. Già aveva l’idea, ma diceva sempre che voleva aspettare la fine delle superiori (è in terza). Invece adesso si è deciso ed entrarà in settembre. Benedetto il Signore!

Più di un anno fa ci era arrivata una grossa offerta per mettere su un’ambulanza. È stato un lavoro laborioso, opera soprattutto di Lorenzo, che dall’inizio ha creduto nella cosa e ci si è impegnato a fondo.

Adesso, a 4/5 mesi dal momento che l’ambulanza è stata ultimata, i servizi cominciano a girare.

Attualmente se ne fanno almeno due tutti i giorni: portare a mezzogiorno e riportare indietro a una sera una persona che va a fare la dialisi.

E in più tutti i giorni i medici del dispensario riferiscono all’ospedale qualche paziente grave, e lì esce il terzo servizio giornaliero.

Non c’è ancora corpo di volontari. Lorenzo sta portando avanti la cosa lui, soprattutto per capire le dinamiche dominicane dei pronto soccorso. Abbiamo già contatti con un giovane, responsabile di un’associazione di salvataggio e soccorso, il quale è entusiasta, lui e gli altri giovani, della possibilità della collaborazione. E non dovrebbe passare ormai molto tempo perché si aggiungano all’équipe.

Stasera è tornato Lorenzo, con il volo Air France.

Tutto bene il volo, è solo un po’ stravolto (per lui adesso sono le 3 di mattina).

Domani mattina participeremo insieme alla Messa Crismale in Cattedrale.

10:02 pm

Giornata carica

Sento la mancanza di Lorenzo. Se fosse stato qui mi avrebbe detto almeno una messa. Ne ho avute tre, più battesimi i bambini, più una catechesi sulla confessione ai bambini che si preparano alla prima riconciliazione.

E se non fosse bastato dopo la messa della sera mi è arrivata una giovane (della quale conoscevo qualche problemino, e avevo voglia di parlare con lei per vedere se sbloccavamo qualcosa), e si è fermata a parlare per un’ora. Conversazione molto positiva!

Sono abbastanza stanco!

La mancanza di Lorenzo si fa sentire: oltre alle tre messe, ho dato due bei temi sui 10 comandamenti ai bambini del catechismo che si preparano per la comunione.

Il Signore mi evita pure la stanchezza. Grazie, Gesù!

Lorenzo già dev’essere decollato da Santo Domingo.

Arriverà a Genova domani, e si fermerà fino al 23 marzo.

Mi sono passato la mattinata in città.

Prima in curia, comprando bibbie, ostie, vino, incenso, carboncini, ecc., e mettendomi bene d’accordo per il ritiro di sabato e domenica, che lo daranno persone che lavorano nel terzo piano pastorale diocesano.

Ho comprato dei pezzi di computer che mi mancavano, e ho fatto le copie dei disegni della chiesa nuova da dare a Lorenzo che li deve consegnare a don Chicco.

Infine ho potuto anche andare in banca, e ho trovato un Tony sempre disponibile che mi ha aiutato a non perderci troppo tempo!

Oggi si sono sommate varie cose:

Al mattino c’era l’incontro di catechesi presacramentale dei catecumeni e dei giovani della prima comunione.

Al pomeriggio l’analoga catechesi per i bambini del catechismo che si preparano al battesimo e per quelli che si preparano alla prima riconciliazione.

Inoltre avevano la catechesi prebattesimale di genitori e padrini di bambini piccoli, al mattino.

Naturalmente le tre messe in parrocchia, alle 7, alle 9 e mezza, alle 6 e mezza.

Lorenzo è andato a dire Messa a Duquesa, dove ha anche fatto la benedizione e inaugurazione del nuovo acquedotto realizzato con i soldi del fondo diocesano per l’acqua. Al momento della benedizione ho fatto un’apparizione veloce anch’io.

Nel pomeriggio sono stato nel Parque Mirador Norte dove avevamo un pomeriggio con i genitori degli studenti del nostro liceo: lì ho fatto una piccola conferenza sul valore degli anziani (basata sul messaggio di quaresima del papa). Queste stesse persone sono state accolte in parrocchia nella messa della sera, dove abbiamo fatto anche il rito di entrata al catecumenato dei bambini del catechismo. Il quale è stato molto bello e significativo, i bambini l’hanno sentito molto.

Pensavo di arrivare a sera più stanco. È dalle 6 e mezza di stamattina che trotto. Grazie, Signore, per queste energie che posso mettere al servizio tuo e degli altri!

Oggi tutto il personale della scuola ha partecipato al Ritiro di Quaresima.

Il primo tema è stato dato da don Lorenzo, che ha sviluppato il tema della Quaresima come un’esigenza profonda del cuore umano.

Poi è toccato a Marcial, che ha sviluppato l’insegnamento del papa nel messaggio di Quaresima sugli anziani. Lo stesso argomento è stato toccato, da una prospettiva diversa, ma Matilde nel pomeriggio.

Invece è toccato a me il primo tema el pomeriggio, sulla parabola del Padre Misericordioso (è il papà del figliol prodigo). Ho cercato di mettere in luce il fatto che il Padre “diventa matto” quando il figlio ritorno, e si fa matto anche per portare alla festa il figlio maggiore.

La cosa bella di questo ritiro è stata l’attenzione dei partecipanti. Anche se non è una cosa nuova, mi ha stupito un’altra volta. E si sente un clima di serenità, distensione, attenzione reciproca.

Questa scuola sta maturando, per grazia del Signore!

Lorenzo è di nuovo il mio curato.

L’ho chiesto all’arcivescovo, e detto fatto me lo ha nominato!

È che dopo la partenza di Franco ero rimasto senza, ed è un problema per la firma dei documenti quando non ci sono.

Oggi pomeriggio abbiamo la Messa per i malati, con il sacramento dell’Unzione dei malati.

Ieri sia io che Lorenzo ci siamo passati la mattinata in giro a confessare quelli che avrebbero ricevuto l’unzione.

Ci aspettiamo che ci saranno per lo meno 50 malati che riceveranno l’unzione.

Chiederemo al Signore che li guarisca, come lui ha promesso: i dodici, quando li inviava, “ungevano con olio molti malati e questi guarivano”.

Sono sicuro che il Signore realizzerà gli stessi segni, oggi pomeriggio.

È stato veramente un compleanno bello il mio, oggi, qui, in Repubblica Dominicana.

Hanno cominciato con il farmi gli auguri nella messa del mattino. Pubblicamente, all’inizio della messa, e, alla fine, moltissimi abbracci!

Naturalmente all’arrivare dalla cappella alla parrocchia e poi alla scuola, tutti sapevano (evidentemente si passino la voce), e di nuovo con tutti quelli che vedevo auguri e abbracci.

Poi, a metà mattinata, Nidia mi dice: “Venga qui nell’aula dei professori c’è un problema”. Ignaro vado, e mi trovo una rappresentanza degli studenti del liceo che mi fanno un proclama bellissimo con tanto di biografia… e un regalo graditissimo: una borsa per mettere i documenti, che ho subito rinnovato!

A pranzo è toccato a Lorenzo e alle suore: palloncini, baño d’acqua (ma la povera suor Blessilla che me l’ha fatto si è bagnata più di quanto ha bagnato me, ben gli sta!). Non poteva mancare il gelato, comprato dalla dolcissima suor Modesta.

Nel pomeriggio, a quanto mi hanno detto, gli auguri sono passati varie volte su Radio ABC, e ci sarebbe stata anche la dedica in diretta di una canzone.

Alla riunione degli animatori, la riunione è finita con la torta alla crema per tutti e con alcuni altri regali dai vari settori della parrocchia.

Poi ho avuto il regalo più bello, che è stato quello di potermi confessare e ricevere il bagno della misericordia di Gesù.

A cena, infine, è spuntato il padre Federico, il quale ha provveduto a farmi intervenire in diretta su Radio Vida 105 dove ho potuto ringraziare per tanti auguri ricevuti.

Insomma, questi fratelli dominicani si fanno veramente amare! Ogni giorno di più sento che devo ringraziare il Signore di tutto questo!

Enmanuel è un bambino di 5 anni che abbiamo conosciuto tramite Paola, quando lei era qui con noi. Paola è rimasta impressionata da questo bambino cerebroleso con la bocca inservibile. La mamma gli da da mangiare, o meglio, da bere, con una cannuccia.

Paola si è subito data da fare, e dopo un mese un neurologo ha potuto visitare il bambino, dicendoci che il problema cerebrale è insolubile, ma che si può fare qualcosa per la bocca, trovando un chirurgo capace.

Il signore ha voluto che in quello stesso periodo entrassimo in contatto con un signore di un’associazione, la IILA che si occupa di pagare operazioni a bambini poveri del terzo mondo. La signora ci ha detto che avremmo potuto sottoporre il caso.

Ha proceduto quindi Paola, prima via e-mail, da qui, e poi, arrivata a Genova, via telefonica, chiamando letteralmente tutti i giorni l’associazione, per vedere se si muovevano le cose.

E gli sforzi di Paola sono stati premiati. Due settimane fa ci ha mandato la comunicazione che era tutto approvato, e che anzi i biglietti di Idaisa, la mamma, e di Enmanuel erano già fatti. Inoltre la IILA aveva mosso il ministero degli esteri per il visto d’ingresso in Italia, e l’ospedale Bambin Gesù di Roma per il ricovero e l’operazione.

Detto fatto, l’ambasciata d’Italia è stata gentilissima e premurosissima. L’altro ieri sono arrivati i visti, e oggi pomeriggio madre e bimbo hanno potuto partire con un volo Iberia diretto a Roma via Madrid.

Dopo Paola chi ha fatto tutto è stato Lorenzo, il quale ha viaggiato abbastanza all’ambasciata italiana, e, cosa più fenomenale ancora, ha avuto parole di apprezzamento per i computer!

È stata veramente una bella cosa. Adesso c’è da continuare a pregare il Signore che l’operazione vada bene! Grazie a tutti quelli che vorrete collaborare!

Devo dirvi francamente che il lancio del nuovo piano pastorale non ci ha delusi. È stata una celebrazione festosa, piena di allegria.

Lo stadio olimpico di Santo Domingo, della capienza di 45,000 persone, era strapieno. Qualcuno diceva che sono rimaste fuori altre 10,000!

Immaginatevi un’assemblea oceanica, che ascolta musica cristiana, e canta con i suoi idoli, con 200 giovani davanti ai musici che danzano, fanno giravolte e saltano.

Sui volti di tutti tanta contentezza, al vedersi circondati da tanti fratelli che condividono la tua stessa gioia di essere chiesa.

E il gioco dei colori! Le 13 zone pastorali della diocesi si erano munite di fazzoletti e bandierine, ogni zona di un colore diverso, e le varie zone abbastanza ben divise sugli spalti. Al ritmo della musica era una festa di colori in movimento, e quando il padre Lorenzo Vargas, l’infaticabile animatore di tanta pastorale diocesana, chiamava una per una le varie zone, si vedevano le macchie di colore agitarsi, e tanti gridi di risposta a formare vociari armoniosi.

Il card. López ha poi presieduto l’Eucaristia, accompagnato dai due vescovi ausiliari e da altri tre vescovi del paese. I preti non si contavano, io credo che saranno stati circa 300 tra nativi, religiosi e missionari!

Una pioggerellina fina ha leggermente fastidiato per mezz’ora, costringendo la gente ad aprire gli ombrelli che sempre portano con sé – possono servire per il sole e per l’acqua.

Alla fine della messa, la firma dell’atto di presentazione del nuovo piano pastorale, da parte del cardinale, dei suoi ausiliari, dei vicari episcopali, dei vicari zonali.

E poi il gesto finale: una torcia, che è partita dall’altare, e ha raggiunto via via una serie di giovani rappresentanti ciascuno una delle tredici zone pastorali della diocesi. Ogni giovane l’ha ricevuta e l’ha presentata a tutti i presenti facendo un giro di 360º su se stesso.

Alle 9, a cena, con don Lorenzo, presente anche lui alla festa, abbiamo scambiato le prime impressioni a caldo:

  • la celebrazione è stata troppo lunga: dalle 4 che sono cominciati i canti, la messa è finita alle 8 e mezza! E difatti alla comunione molta gente ha cominciato ad andarsene, e fino alla fine n’è rimasta la metà;
  • l’ordine in cui si è svolto tutto: a un certo punto hanno avvisato che visto la forte affluenza avrebbero fatto entrare un gruppo sul campo, ma che non potevano andare né sull’erba né sulle piste: cosa che tutti hanno rispettato!
  • la chiarezza con cui si è spiegato nelle sue linee essenziali il piano pastorale, con le sue tre tappe: la prima: “da non popolo a popolo”; la seconda: “da popolo a popolo di Dio”; la terza: “da popolo di Dio a popolo di servitori”. E il cardinale ha detto chiaramente che non c’è fretta a finirlo, lo faremo bene, e ci prenderemo il tempo che ci vuole. Sull’orizzonte, in vista, il 2011 che è il quinto centenario della nascita della diocesi di Santo Domingo.

Nei giorni prossimi, e soprattutto domenica prossima, in parrocchia, darò la dovuta risonanza al momento grande che abbiamo vissuto. Voglio che quelli che non sono venuti si rendano conto che si sono persi qualcosa di bello e importante!

Approfitto di qualche settimana di vacanza a Genova, dalla mia famiglia, per scrivervi con più calma questa lettera, che vuole essere innanzitutto un ringraziamento al Signore per tutto quello che la Missione Diocesana di Santo Domingo ha potuto essere in quest’anno, e quindi un ringraziamento anche a ciascuno di voi, che, ognuno da casa sua, con l’attenzione amorosa, l’offerta del lavoro, del sacrificio e della preghiera, ci siete stati vicini.

È stato un anno intenso, e anche un anno molto particolare. Provo a scrivere le cose principali, perché aiutino me e voi ad amare sempre più quel Signore che ha reso possibile tutto questo.

***

Una cosa molto bella che abbiamo vissuto è stata la presenza con noi di Paola Longhi, una sorella di Quinto che per la seconda volta è venuta a passare qualche mese con noi. Paola è stata per noi un dono grande, con la sua femminilità laica, che si è integrata molto bene nella comunità della Missione.

Paola si è integrata nel lavoro della nostra scuola, aiutando la direzione e lo psicologo a trattare un caso abbastanza difficile: una bambina che subiva violenze sessuali in casa da parte del patrigno. La mamma dipendeva economicamente dal marito, e per questo non aveva il coraggio di far uscire alla luce la situazione. Il problema si è manifestato perché la bambina ha cominciato a rinchiudersi in un mutismo preoccupante, e a scuola se ne sono resi conto. Lo psicologo ha parlato con la bambina, ma senza troppi risultati. Così del caso si sono fatti carico Paola, lo stesso psicologo, e la vice direttrice. Hanno portato avanti una serie di riunioni, prima con la madre, poi con il marito della donna. Per Paola è stata un’esperienza significativa, che le ha permesso di entrare in contatto con la vita concreta di una famiglia, e di dare il suo contributo di esperienza.

Ma l’esperienza di Paola si è vista soprattutto nel lancio del gruppo di auto-aiuto. Il lavoro ormai decennale che Paola realizza a Genova con genitori di tossicodipendenti, con malati di cancro e altre persone che vivono situazioni difficili si è concretizzato anche nel tessuto della Missione. Riunendo una decina di uomini e donne, Paola li ha accompagnati in modo che possano a loro volta aiutare altri con questo tipo di cammino. L’esiguità del tempo a disposizione ha lasciato il discorso aperto, e chiediamo al Signore che Paola possa tornare e portare avanti questo lavoro.

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Nella scuola e nella parrocchia Santa Margarita abbiamo invece vissuto una situazione di prova. Una maestra che lavorava come direttrice docente della scuola serale già da tempo aveva difficoltà a vivere una collaborazione serena con il sottoscritto e con il resto dei collaboratori. La cosa si manifestava periodicamente in atti di disobbedienza su cose importanti, in conflitti con membri della Associazione di Genitori, in parole violente verso gli studenti e altre persone.

La situazione, analizzata in ripetute occasioni con il Consiglio Pastorale della Parrocchia, era arrivata a un punto tale che si è dovuto decidere l’allontanamento della direttrice. Pur avendo cercato i momenti e le forme migliori per comunicarle la decisione, il risultato è stato che ella si è risentita fortemente. In presenza del sottoscritto, e anche in presenza dei maestri che lavoravano con lei si è espressa varie volte con foga e anche con rabbia, lamentandosi di essere stata calpestata e trattata a pesci in faccia. La cosa è uscita pure in una riunione di direttori della zona didattica. La situazione è evoluta in maniera peggiore del dovuto per il marito, che era del gruppo dei maestri della scuola serale, e che naturalmente le ha dato man forte. Inoltre tutti i maestri della scuola serale si sono schierati con lei, e tre di essi, tutti evangelici, se ne sono voluti andare dalla scuola. La prova è continuata quando si è scelto il sostituto, perché al non scegliere uno dei maestri suoi collaboratori, gli stessi si sono ulteriormente risentiti. La nuova direttrice, che fa la maestra nel turno del pomeriggio, si è trovata a dover gestire una situazione incandescente, che solo adesso, dopo quattro mesi, sta cominciando ad assumere i toni della normalità.

Questa situazione si è potuta gestire grazie alla compattezza della Parrocchia e dell’Associazione dei Genitori della Scuola, che condividevano e vedevano chiaramente la necessità del cambio. E per me è stato importante anche sapere della preghiera di tanti fratelli e sorelle, al di là dell’Oceano, nella Chiesa che mi ha inviato.

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Continuando a parlare della scuola, nel Liceo questo è stato l’anno dell’informatica. Già si impartiva la materia, prevista dai programmi ministeriali, ma solo in maniera teorica, per la mancanza di un laboratorio. Grazie al Signore, abbiamo avuto questo e altro. Come?

  • Un locale che prima usavo come mio ufficio si è ampliato ed ha potuto alloggiare 13 computer. Sfruttando una tecnologia server-cliente su piattaforma Linux si è potuto realizzare un laboratorio economico ma tecnologicamente all’avanguardia. L’uso di Linux invece di Windows ci ha evitato i costi esorbitanti delle licenze software. E per le macchine clienti non ci sarà bisogno di aggiornarne l’hardware periodicamente, perché si collegano al server, e i programmi girano su quello.
    La presenza di questo laboratorio, anche se limitato (le classi sono di 30 alunni), ha permesso di dare il complemento pratico necessario. Anzi, durante l’estate si è cominciato a tutta birra con un corso accelerato, che hanno frequentato una trentina di ragazzi.
  • La seconda realizzazione è stato il corso di amministratore di sistema. Il Signore mi ha fatto incontrare un ex professore universitario che ha messo su una fondazione per la promozione del software libero. Costui ci ha offerto la possibilità di un corso base di informatica avanzata per trenta studenti della scuola. La cosa bella è che gli studenti hanno accolto con entusiasmo la cosa, soprattutto perché dal dialogo con il professore è emerso che saranno concrete le possibilità di lavoro. I genitori, dal canto loro, sono più che contenti, considerando anche che il corso costerà alle famiglie 150 pesos settimanali (quattro euro) compresi gli spostamenti, quando altri corsi che si trovano in giro costano qualcosa come 500 pesos mensili solo per il corso.

Tutto questo mi riempie di gioia, perché significa opportunità per i nostri ragazzi di inserirsi meglio nel mondo del lavoro e nell’università. Al tempo stesso, ci spinge a mettere ancora più impegno nel dare spessore umano e cristiano al cammino formativo del Centro Educativo.

A questo riguardo, tutti gli anni, in Quaresima facciamo dei momenti di ritiro spirituale per gli studenti: a gruppi di 60, andiamo in una casa molto adatta, e lì cerchiamo di far scoprire ai ragazzi la bellezza del cammino di fede nella chiesa. Non è facile, perché solo una piccola parte dei nostri studenti vengono a Messa. Al tempo stesso è meno difficile di quello che sarebbe qui, perché nella cultura dominicana la religiosità è vista con interesse e non con sospetto come in Italia. E in questi ritiri si risolvono anche tanti conflitti tra studenti della stessa classe, alcuni ragazzi cominciano ad avvicinarsi ai gruppi giovanili della parrocchia, e a giudizio unanime dei professori l’impegno nelle lezioni diventa maggiore.

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Per finire con la scuola, in quest’estate che è passata abbiamo potuto realizzare la terminazione di un pezzo di edificio che era rimasto inconcluso: mancava una parte di intonaco, e il tetto era rimasto indeterminato, nel senso che bisognava decidere se si lasciava come era o si aggiungeva un altro piano. Alla fine abbiamo optato per la seconda soluzione, ma realizzando una struttura leggera in travi di acciaio perché il cemento armato non offriva le adeguate garanzie per la sicurezza dell’edificio.

Ne è venuto fuori una terminazione inconsueta, forse, ma funzionale. Il costo: attorno ai 100.000 dollari. Qui sono venute bene le varie offerte, che, silenziosamente ma in maniera costante, molti di voi hanno inviato. Quando l’ingegnere mi aveva dato il preventivo, con tutti i dettagli dei costi, all’inizio mi ero spaventato, ma alla fine mi sono detto: valeva la pena. Adesso, a lavoro concluso, con spazi in più a disposizione, e con un’aula in più che ci ha permesso di iscrivere più bambini, il mio cuore ringrazia solo il Signore. E, naturalmente, anche ognuno di voi, che siete stati suo strumento per quest’opera meravigliosa.

Adesso, se il Signore ci aiuta, per l’estate prossima si pensa di aggiungere un piano all’altro edificio. Lì alloggeremo il Laboratorio di Informatica della scuola primaria, in maniera che già dalla quinta possano cominciare a prendere dimestichezza con i computer. Oltre a ciò, alloggerà un’aula per l’educazione artistica ed una sala per la biblioteca. Il preventivo dovrebbe essere sui 90.000 dollari, una parte dei quali speriamo di riceverli dalla Regione Liguria. E sono sicuro che la Provvidenza non ci farà mancare il resto.

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La Parrocchia di Santiago el Menor ha vissuto un momento speciale quando sono stati inaugurati i lavori di rimodellazione della chiesa. Don Franco si è fatto in quattro perché tutto rimanesse perfetto, e bisogna dire che c’è riuscito. Il cardinale di Santo Domingo, venuto per l’inaugurazione, ha detto di trovarsi nella “Basilica del Guaricano”. I lavori hanno compreso la costruzione del nuovo presbiterio, l’allargamento della navata, l’intonacatura di una parete mezza nascosta, e la plafoniera che ha finalmente nascosto il tetto in lamiera. Oltre a questo, la parte esterna è stata rimodellata completamente, e resa bella dallo studio architettonico realizzato da una sorella architetta.

La gente è orgogliosa, e finalmente sente di avere una vera chiesa. Un locale più accogliente è segno di una chiesa-comunità più aperta. La domenica seguente all’inaugurazione, don Franco pensava di vedere spazi vuoti in chiesa. Invece, il nuovo spazio in più ha subito trovato chi lo riempisse. Ed è vero che a volte la gente non viene a Messa perché non sa dove sedersi! A don Franco vanno i complimenti di tutti noi!

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La parrocchia di Santa Margarita sta vivendo un momento molto bello, con due uomini sposati che si stanno preparando per essere ordinati diaconi. Marcial e Juan Luis hanno cominciato l’ultimo anno degli studi teologici (sono tre in tutto). Hanno ricevuto il ministero del lettorato, e in questi giorni, purtroppo me lo perdo, il ministero dell’accolitato. Tutta la parrocchia si sente con una gioia grande, perché vede l’opera di Dio nella crescita di questi fratelli.

Per loro la preparazione al diaconato significa un impegno forte per vivere la chiesa e il servizio pieno e disinteressato in essa. Per Marcial l’ordinazione sarà, a Dio piacendo, nel giugno prossimo, mentre Juan Luis farà prima un anno di più intensa pratica pastorale. Questi frutti sono la cosa più bella, più ancora che tante opere di ingegneria, perché è lo stesso Spirito Santo che suscita nei cuori la generosità e la voglia di servire.

Alla celebrazione del lettorato c’era anche suor Cristina. Cristina è un altro frutto dell’evangelizzazione che con l’aiuto del Signore si realizza nella Missione. Tre anni fa aveva iniziato la formazione religiosa nella casa madre delle nostre suore Brignoline, e il 18 Aprile, in Guaricano, ha emesso i primi voti, nelle mani della madre generale suor Daniela, e con la presenza del vescovo ausiliare di Santo Domingo, mons. Amancio Escapa. Anche questo evento è stato un dono specialissimo per la nostra comunità missionaria. L’arrivo di suor Cristina in comunità ha reso più leggera la partenza di suor Roberta, chiamata dalla congregazione ad altro servizio.

E le cose belle non sono finite, perché quest’anno abbiamo avuto l’ingresso di un nuovo giovane della parrocchia al Seminario Minore. Miguel Angel si è aggiunto a Heriberto e Willy, che già erano entrati l’anno scorso. Il Signore mi fa il regalo grande di vedere sbocciare queste vocazioni. Sono solo all’inizio, e dovranno passare molte prove, però sono comunque segno del Signore Gesù che è vivo e continua ad affascinare giovani perché si mettano al suo servizio!

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Ma l’avvenimento principale di quest’anno è stata senz’altro la visita del Cardinal Bertone. Ai primi di settembre è venuto a visitare la Missione, e si è fermato con noi dieci giorni. Sono stati giorni di grazia, anzitutto perché la nostra piccola vita comunitaria è stata arricchita dalla presenza affabile e umana del nostro pastore e di don Stefano, il suo segretario. Ma anche perché le comunità parrocchiali hanno potuto incontrare colui che ha inviato noi preti. Gli incontri nelle parrocchie sono stati momenti di sentire ecclesiale grande. La gente del Guaricano si è sentita amata dalla chiesa genovese!

Il cardinal Bertone ha potuto incontrare anche il presbiterio di Santo Domingo. Non ho potuto essere presente quel giorno a causa di un malessere: ma pochi giorni dopo vari preti dominicani, vedendomi, hanno voluto… farmi i complimenti, per la ricchezza umana e pastorale che hanno visto nel nostro vescovo. Con lui siamo anche stati a pranzo dal cardinale di Santo Domingo e dal Nunzio. Al tempo stesso il cardinal Bertone non si è tirato indietro quando si è trattato di visitare i villaggi e di andare nei settori dove le strade sono ancora di fango. Per tutti ha avuto una parola di affetto e di incoraggiamento.

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La visita del nostro arcivescovo è stata anche l’occasione per fare il punto della situazione. Dal dialogo è emersa la realtà dell’opera della Missione, che ormai ha “dissodato” bene il terreno. Se quando la Missione è arrivata al Guaricano le cose erano agli inizi, adesso ci sono tre parrocchie, un Centro Educativo e un Dispensario Medico che funzionano a pieno ritmo.

Il cardinale ha visto che è ormai il tempo di lasciare camminare il bambino senza sorreggerlo per le braccia. Così le due parrocchie di Santiago el Menor e di Nuestra Señora del Amparo sono state consegnate all’Arcivescovo di Santo Domingo per essere portate avanti dal clero secolare. È stato un momento non facile, per don Franco che ha passato le consegne, e anche per le due parrocchie, che non possono dimenticare i dodici anni camminati con al fianco la chiesa genovese. Ciononostante, la serenità del trapasso ha reso meno pesante il cambio, e il nuovo parroco, il padre dominicano Federico Marcial, che tra le altre cose parla perfettamente l’italiano perché ha studiato per tre anni a Roma, ha iniziato con gioia il suo ministero.

Don Franco, da parte sua, ha effettuato un forte lavoro di programmazione e preparazione delle attività dei prossimi mesi, in maniera che la transizione fosse la più delicata possibile. E il padre Federico, riconoscente, ha potuto rendersi conto di questo ultimo gesto di generosità ricevuto da Genova. A fine novembre don Franco è partito per Genova. I suoi tre anni sono stati fruttuosi: un giovane è entrato in seminario, è stata fatta nascere l’esperienza dei Ritiri di Evangelizzazione già ben collaudata in Santa Margarita, ed è stato notevole l’impulso dato a tutte le attività parrocchiali, soprattutto a quelle giovanili.

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La visita del card. Bertone ha permesso di delineare anche i progetti futuri: come far fruttare al meglio le offerte che da tante persone generose arrivano alla missione, in maniera libera o come adozioni a distanza?

Oltre al lavoro che già si sta portando avanti, con il Consultorio Medico e il Centro di Nutrizione per Bambini Poveri e Denutriti, il card. ci ha indicato un’altra direttrice importante: cominciare a costruire la nuova chiesa di Santa Margarita. Questa parrocchia ha già una tettoia, peraltro abbastanza funzionale. Però c’è un terreno nuovo, donato già due anni fa da una banca dominicana, con la finalità di costruire una chiesa nella parte più bassa della parrocchia. Per la gente la notizia di questo nuovo e forte impegno della chiesa genovese è stata accolta con l’entusiasmo più grande, perché la presenza di una chiesa, con i suoi locali parrocchiali, significa possibilità nuova per la pastorale e per la carità.

I lavori della chiesa nuova saranno affiancati dall’ampliamento della zona dove si trova l’attuale centro parrocchiale: un terreno al lato della tettoia che vi dicevo è estremamente necessario perché la vita parrocchiale continui ad avere un respiro, e stiamo cercando di comprarlo. Per questo vi chiedo soprattutto una preghiera, in modo che le trattative ci conducano a condizioni che ci permettano di realizzare l’acquisto.

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La visita del card. Bertone ha visto anche l’inaugurazione consultorio nuovo. I lavori di costruzione della nuova struttura sono durati quasi un anno. Abbiamo abbandonato i vecchi locali attigui alla parrocchia di Santa Margarita, e sono stati costruiti i nuovi nel giardino della casa. Chi è stato ed ha visto si è reso conto che la nuova struttura è funzionale, ampia ed aperta a progetti futuri.

Ebbene, il 9 Settembre ha visto, oltre al nostro arcivescovo, anche la presenza del card. López Rodríguez, arcivescovo di Santo Domingo, e dell’Ambasciatore Italiano, dott. Giorgio Sfara. Molta gente è intervenuta al solenne atto di inaugurazione, per la gioia di noi preti e delle nostre suore, che lavorano in prima persona nel dispensario.

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Ma il 2004 era anche l’Anno dell’Acqua. Già dalla metà del 2003 in diocesi si era pensato di celebrarlo con la realizzazione di varie opere legate all’acqua nei vari continenti. Per l’America, sarebbe stato portare l’acqua a un piccolo villaggio di 250 famiglie, Duquesa, situato sul limite della parrocchia Santa Margarita.

Don Lorenzo si è messo con molto amore dietro alla realizzazione di questo progetto. Una prima idea di realizzare un pozzo profondo con una pompa per tirare su l’acqua è stato abbandonato per la concomitanza del deposito della spazzatura della capitale. Così si è valorizzato un acquedotto che fino a qualche anno fa portava l’acqua alla piccola comunità, ma che da parecchio tempo non è più in funzione per la rottura dei tubi.

Così, sotto la guida di don Lorenzo, si è realizzata una cisterna di più di 20 metri cubici, nella quale si accumula l’acqua che, intermittentemente, arriva dai vecchi tubi. Da lì, una potente pompa elettrica manda l’acqua verso Duquesa, che è situata su un piccolo altopiano, e che risulta circa 20 metri più in alto del punto dove arrivavano i tubi. Arrivando dentro al villaggio, alcuni rubinetti posti in punti strategici consentono alla gente di rifornirsi dell’acqua necessaria per bere, lavare e lavarsi. La gente della comunità ha aiutato negli scavi, nella messa in posa dei tubi, nella costruzione della cisterna. Cosicché all’impegno della chiesa genovese è corrisposto un impegno anche della comunità locale. Varie persone hanno lavorato vari giorni gratuitamente. Sono gli aspetti belli, che la vostra carità, e le offerte che moltissimi hanno mandato per questo scopo, rende possibili!

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Manca solo una cosa di cui parlare: la nuova ambulanza! Qualche anno fa, una generosa benefattrice ha mandato una somma ingente, perché la Missione si dotasse di un’ambulanza. La cosa è stata realizzata adagio adagio. Non è stato facile individuare il veicolo adatto, comprarlo, adattarlo. Don Lorenzo ha sudato sangue perché tutto fosse fatto bene. Purtroppo non ho foto, ma posso dirvi solo una cosa. L’ambulanza, non ancora inaugurata, ha fatto già due servizi, e Lorenzo ne è stato l’autista.

I prossimi passi da fare sono quelli per formare la comunità dei volontari: autisti, semi-infermieri, telefonisti, ecc. Grazie a Dio si è fatta avanti una associazione che raggruppa vari giovani del Guaricano, con desiderio di dare una mano. Le cose sono in via di definizione, e con l’aiuto di Dio e la vostra preghiera presto l’ambulanza sarà un servizio disponibile per tutti!

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Vi ho parlato poco delle suore. Attualmente sono in quattro.

Suor Modesta è adessa la più vecchia di permanenza nella missione: è arrivata sei anni fa insieme a me e a don Lorenzo. Svolge il suo lavoro nella scuola, insegnando religione nel turno del mattino. Lavora parecchio anche in casa, soprattutto facendo la grande spesa settimanale per la comunità. Inoltre porta avanti il Circolo Vocazionale della Parrocchia, e accompagna vari gruppi di giovani. Suor Modesta è così un punto di riferimento bello della vita di Santa Margarita.

Suor Blessila, in missione da tre anni, è arrivata insieme a Franco. Infermiera professionale, svolge la sua attività nel Dispensario Medico, dove passa le mattinate nella Farmacia e a contatto con il personale medico e paramedico. Silenziosa, lavoratrice, con i suoi scherzi rallegra la vita di casa.

Suor Cristina: di lei già vi ho detto che in aprile è arrivata e ha fatto la sua prima professione religiosa. I tre anni di formazione in Italia l’hanno irrobustita nella preparazione teologica, e la giovane età le rende facile dare la sua testimonianza di amore al Signore e di consacrazione a lui. Attualmente si dedica soprattutto allo studio della pedagogia nell’Università Cattolica di Santo Domingo, dove si prepara per il futuro lavoro nella nostra scuola.

Ultima arrivata, suor Serafina è una donna matura. Indiana, del Kerala (India) come Modesta e Blessila, porta la sua esperienza e la sua preparazione come infermiera. Svolge la funzione di superiora della comunità, e lavora nel Consultorio insieme a suor Blessila. Finora ha un po’ di difficoltà con la lingua (da pochi mesi è arrivata direttamente dall’India), ma la buona volontà è tanta e non tarderà a capire e farsi capire dai dominicani.

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Volevo fare un piccolo resoconto, mi è venuto più lungo del previsto. Ve ne chiedo scusa. Ma sento che in questa maniera mi comincio a “sdebitare” con tanti fratelli e sorelle che hanno sentito come propria, perché di tutta la comunità diocesana genovese, la Missione del Guaricano.

Come avete potuto leggere, l’amore di Dio mette le ali alla carità. Dove dei cuori amano insieme a Cristo, sbocciano i fiori e nascono i miracoli. Quando l’evangelizzazione accompagna la promozione umana, i cuori si aprono a Cristo e le famiglie e le persone guariscono da cancrene pericolose. Gesù è l’unica salvezza, e con il vostro aiuto ci sforziamo di portarlo a tutti. Sappiamo che anche voi, nella nostra amata Genova, vi sentite impegnati per realizzare questo compito meraviglioso. Con l’aiuto di Dio, tutti cerchiamo di portare avanti quest’opera, certi delle parole di Gesù: “Andate e annunciate il Vangelo a ogni creatura. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Matteo 28,16).

Grazie! Grazie di cuore, a tutti!

Stasera, dall 6 alle 9 c’è stata la celebrazione penitenziale.

Nella riunione dei preti si erano dati disponibili in 8, però alla fine sono venuti solo in 5. Grazie a Dio ce la siamo cavata bene!

Don Lorenzo ha confessato tutto il tempo, e così il padre Javier. Invece il padre Lorenzo Vargas ha dovuto andarsene alle 8, e alle 8 e mezza se n’è andato il padre Orlando. Il padre Federico è andato via anche lui verso le 8 e un quarto.

Tra tutti mi hanno aiutato tantissimo! Domani gli telefono per ringraziarli!!!

Scusate se devo correggere quello che ho scritto in un articolo precedente, parlando dell'”acquedotto” di Duquesa.

Non è vero che la gente di Duquesa ha messo la mano d’opera gratis. Hanno voluto essere pagati. Paga da uomo di fatica, 200 pesos al giorno (circa 7 dollari), più il mangiare del mezzogiorno.

Come mi ha detto l’uomo che è stato più a contatto con Lorenzo, “se fosse stato gratis, nessuno avrebbe fatto niente”.

Questo perché ci liberiamo dalle favole del tipo “i poveri sono generosi e altruisti”. Bisogna dire “tra i poveri ci sono persone generose e altruiste”, così come ci sono quelle grette ed egoiste.

È che soprattutto quando la gente di qui sa che ci sono dei soldi nascosti tira subito fuori la parte dritta della schiena fin quando non spuntano i soldi!

Siamo praticamente alla fine con il progetto per dotare di acqua la comunità di Duquesa, vicino alla discarica della spazzatura.

Lorenzo ci si è messo dietro con tanto amore e con molto lavoro. Si sono sfruttati dei tubi che portavano acqua da una diga, e che erano rotti: l’acqua si perdeva nel terreno.

È stata fatta una cisterna della capienza opportuna (più di 100 metri cubici!), nella quale si accumula l’acqua delle tuberie.

Da lì una pompa la manda in alto verso Duquesa: sono circa 10/15 metri di dislivello, e lì la gente si rifornisce attraverso una serie di rubinetti.

Ieri è stata la prima volta che l’acqua è potuta arrivare a Duquesa, ed è stata una festa grande.

Prima, dovevano far venire dei camion di acqua, e ogni camion (3 metri cubici) gli costava sui 3/400 pesos (equivalenti a circa 10 euro).

Il progetto si è potuto realizzare grazie alla raccolta fatta a Genova in occasione dell’Anno dell’Acqua!

Siamo orgogliosi di aver realizzato questa piccola opera. Piccola, ma che risolve un problema grave di 250 famiglie!

Grazie al Signore, e grazie a tutti quelli che hanno collaborato!

Domenica è la giornata di preghiera per la pace e la tranquillità del paese. I vescovi hanno chiesto di farlo vista la ondata crescente di micro criminalità, furti, omicidi, ecc. che si è prodotta dopo il cambio di governo.

Stasera abbiamo anticipato la preghiera con una veglia nella quale tutti i settori hanno partecipato attivamente, compresi i gruppi giovanili.

Ci sono state letture, canti, preghiere spontanee, e, alla fine, la benedizione eucaristica.

Si sentiva la partecipazione attiva di tutti.

Io e Lorenzo ci siamo passati tutto il tempo della veglia confessando. Abbastanza persone, grazie al Signore.

La cosa che più mi è piaciuta è stata la confessione di Loraida, una nostra maestra, che da un po’ di tempo si sentiva un po’ “fredda”, come dicono qui, e quindi non faceva la comunione.

Alla fine ho invitato tutti alla messa di domani mattina, come una forma di mantenerci nello spirito di questa preghiera per il paese.

E domenica, durante il ritiro di evangelizzazione, pregheremo ancora per questa causa che sentiamo tanto importante!

È stata abbastanza movimentata. I più di 500 studenti che sono venuti non era facile tenerli a bada. Hanno concelebrato anche Franco e Lorenzo, e mi hanno fatto un piacere dell’anima.

Di altri direttori sono venuti Pablo Sosa, di Guaricano Adentro, Jackelín, della Peña Gómez, Esperanza del Colegio Nouel, Elena Santana del Virginia, e c’era anche una rappresentanza della scuola María Muñoz. Non ha potuto venire il direttore del distretto, purtroppo.

Dopo la Messa abbiamo consegnato una targa di riconoscimento a ognuno dei “fondatori”: maestri e altro personale che ha lavorato nella scuola dal principio: don Lino e suor Marina, chiaramente assenti, Matilde, vicedirettrice, María de Paula, Doris, Nidia, Loraida, Rufina, Virgina, maestre; Biemba, bidella, e Máximo, portiere.

La cosa più bella sono state le lacrime di Biemba, dettate dalla forte commozione.

Don Lino ci ha inviato una lettera, e così anche suor Marina, le abbiamo lette nella Messa.

Dopo l’atto formale, il brindisi, con la torta per tutti.

Oggi pomeriggio taglieremo la torta speciale del anniversario, ci saranno alcuni numeri preparati dagli studenti, e tutti potranno visitare la mostra dei lavoretti degli studenti.

Al mattino presiederà la messa del giorno di Santa Margarita il card. Nicolás López Rodríguez. Saranno sull’altare don Lorenzo, don Franco, il p. Javier, il diacono Juan González, e il diacono Rogelio, oltre, naturalmente, al sottoscritto.

Con i responsabili di settore ci siamo messi d’accordo che ogni settore viene con il fazzoletto colorato al collo, ogni settore il suo colore. Pensiamo di sventolarli come benvenuto al cardinale, e anche per lodare il Signore al momento della consacrazione.

Se il Signore ci aiuta sarà una festa indimenticabile!

È stato ieri a mezzogiorno.

Ci ha ammazzati tutti: don Stefano è ko, e stanotte ha dato di sopra e di sotto. Ancora adesso è a letto con la febbre.

Il cardinale nostro anche lui non si sentiva troppo bene, e a cena non ha mangiato praticamente niente.

Paola ha passato il pomeriggio disturbata.

Io mi sentivo che tra intestino e stomaco qualcosa non funzionava (fortunatamente non ci sono stati esiti).

Lorenzo e Franco sembra abbiano reagito meglio di tutti.

Meno male che ‘ste cose succedono di rado…