È passato un po’ di tempo dalla nostra permanenza in Guaricano, ma siete sempre nei nostri cuori.

Il piccolo Francisco cresce vispo (alcune volte anche un po’ monello) e sta bene. Spesso si mette a sfogliare le foto del nostro incontro e della vita in missione ripercorrendo il tempo trascorso e i visi di tutte le persone che ci hanno amorevolmente accolto ed aiutato.

Ultimamente guardando le foto del nostro matrimonio ci ha chiesto per quale motivo non fosse con noi. Gli abbiamo spiegato che lui non era ancora nato. Lui ci ha chiesto: dov’ero? Noi gli abbiamo risposto che era una piccola stellina nel cielo e che il Signore l’ha preso nella sua mano e soffiando lo ha fatto nascere a Santo Domingo.

Poi sono arrivati mamma e papà, ed in missione siamo diventati una famiglia.

Per questo non possiamo che ringraziare tutti Voi, per l’accoglienza e l’amore che ci avete dimostrato.

Un caro augurio di Buon Natale a tutti voi, nella speranza di potervi riabbracciare al più presto.

Finalmente si parte per l’Italia!

Lo diciamo con tanta gioia pensando a tutti i parenti ed amici che saranno lì ad abbracciarci, ma anche con una grande nostalgia per questa casa e questa famiglia che lasciamo qui nella missione del Guaricano.

Una lacrimuccia ci segna la guancia pensando alle persone che lasciamo qui, che tanto affetto hanno dato a noi e al piccolo Francisco.

Per fortuna oggi la tecnologia ci viene in aiuto e potremo scriverci tramite internet, sentirci al telefono, seguire tramite il diario la vita della missione. Oltre a questo qualcuno della missione periodicamente si reca in Italia e quindi potremo andarli ad abbracciare in quel di Genova.

Spesso nella vita di tutti i giorni, nel proprio lavoro, nella propria famiglia il nostro impegno di cristiani diventa quasi abitudinario, si danno per scontate tante cose. Anche la parola del Signore ci sembra già conosciuta, già sentita tante volte.

In realtà stando qui abbiamo riscoperto quelle stesse parole in maniera nuova e ci siamo resi conto dell’amore enorme che il Signore ha per ognuno di noi .

Nel nostro caso la Divina Provvidenza ci ha guidato qui, nella missione del Guaricano. Eravamo in Repubblica Dominicana da tanto tempo, soli, senza l’affetto delle nostre famiglie e dei nostri amici, eravamo preoccupati per la procedura di adozione che andava a rilento e non era prevedibile una data di rientro in Italia. Siamo stati accolti qui a braccia aperte con amore ed affetto dai nostri angeli custodi della missione che ci sono stati vicini nelle gioie e nei dolori.

Abbiamo avuto la dimostrazione di come qui le parole di Cristo diventino in tutta la loro pienezza esempio concreto nella vita di tutti i giorni, avvenimento nell’amore, luce che riscalda il cuore di coloro che hanno freddo, misericordia che consola gli afflitti e i malati, pane che nutre chi ha fame.

Anche la fiammella della nostra fede, pur nelle nostre umane debolezze e nonostante le difficoltà, ha acquistato maggiore intensità, è diventata più lucente di prima.

Il nostro dovere e impegno, quando torneremo in Italia, sarà quello di non lasciarla affievolire, ma renderla ancora più intensa in Francisco e nella nostra famiglia, darne testimonianza nella nostra parrocchia, nel nostro lavoro, con le persone che conosciamo, nella nostra vita di tutti i giorni.

Un abbraccio ed un grazie di cuore a tutte le stupende persone che abbiamo conosciuto qui: don Paolo, don Lorenzo, suor Serafina, suor Modesta, suor Blessila, suor Cristina, Francesco, Carmen, don Francesco e Orietta, Sila, Mercedes, Pipín e Frank, le aspiranti (se abbiamo dimenticato qualcuno perdonateci).

Un ringraziamento anche al Signore che ce le ha fatte conoscere!

Da una settimana circa il piccolo Francisco è uscito dall’ospedale.

Il ricovero del piccolino è stato sicuramente il momento più difficile da quando siamo qui con lui. Le difficoltà di respirazione, la partenza in ambulanza con don Lorenzo alle 4,30 della notte, i tentativi di cura al pronto soccorso che non davano i risultati sperati, i tanti medici intorno a lui che sono soltanto riusciti a capire che la causa della difficoltà respiratoria non era nei polmoni, ma nella laringe.

Poi la necessità di trasferimento dall’ospedale dove eravamo, con i medici che ci dicevano che per respirare probabilmente avrebbe dovuto essere intubato, per cui era meglio trasferirlo in un’altra struttura che avesse le necessarie attrezzature.

A questo punto la corsa verso il pronto soccorso della Plaza della Salud, l’arrivo in emergenza, anche qui un via vai di dottori con visi perplessi e poco rassicuranti, flebo, ossigeno, la respirazione che non migliorava nonostante le cure.

Poi il ricovero nel reparto di terapia intensiva, con il medico che ci faceva molte domande per capire quali potessero essere le cause di questa insufficienza respiratoria e finalmente una piccola buona notizia, la respirazione, pur difficoltosa ed irregolare non peggiorava e si poteva evitare di intubare il piccolo Francisco.

I suoi tre giorni di terapia intensiva sono stati per noi terribili, era veramente straziante vedere il nostro piccolo cucciolo circondato da macchinari, con la flebo per nutrirlo, sensori vari per il controllo del battito cardiaco, della respirazione, della pressione.

Potevamo vederlo pochi minuti al mattino ed al pomeriggio, per questioni di sicurezza del reparto nei confronti degli agenti esterni ed era terribile vederlo nel lettino immobile, quando ci vedeva piangeva come non lo abbiamo mai visto piangere da quando lo abbiamo conosciuto, lui che è un bimbo solare e sorridente.

In quei giorni tremendi le sue condizioni erano stazionarie, siamo rimasti in sala d’aspetto anche durante la notte per riuscire a carpire qualche informazione ai medici. Abbiamo pregato intensamente il Signore e la Vergine Maria perché lo proteggessero e gli dessero la forza di superare anche questa avversità perché nella sua breve vita aveva già sofferto molto e affrontato tante prove.

Grazie al cielo le sue condizioni sono gradualmente migliorate, ma i medici continuavano ad avere dei dubbi sulla diagnosi, perché gli era stata diagnosticata una laringotracheobronchite, ma i medicinali con cui veniva trattato pur evidenziando dei miglioramenti, non davano la risposta prevista. I medici hanno deciso pertanto di effettuare una endoscopia nella laringe ed è finalmente stata trovata la causa dei suoi problemi, un virus che gli ha formato delle escrescenze che tendevano ad ingrandirsi, occludendo completamente la laringe ed impedendo la respirazione.

Bisognava dunque operare Francisco per asportare le escrescenze e liberare la sua laringe. Per fortuna i medici ci hanno detto che l’operazione non era invasiva né complicata. Pur rimanendo tutte le preoccupazioni dell’operazione eravamo sollevati dal fatto di sapere la causa dei problemi di respirazione del piccolo.

Per fortuna l’operazione si è svolta senza complicazioni e Francisco ha ricominciato ad avere appetito e a piangere un pochino meno, salvo quando vedeva comparire qualche infermiera in camera.

Questo periodo è stato veramente difficile, la sofferenza del nostro cuccioletto ci ha veramente provato, più di una volta ci siamo detti che avremmo preferito farci carico della sua malattia, se fosse stato possibile, e dispensarlo da una prova così dolorosa.

Grazie al cielo in questi momenti difficili ci sono stati vicini i nostri angeli custodi della missione. Vicini sia dal punto di vista spirituale che materiale. Dal punto di vista spirituale con la preghiera (dobbiamo ringraziare fortemente don Paolo, don Lorenzo e le suore per i momenti di preghiera per Francisco in parrocchia ed in missione). Dal punto di vista materiale ed affettivo, sono stati di enorme aiuto con le loro visite in ospedale, al piccolo ed a noi, l’invio delle provviste alimentari che servivano anche a convincerci a mangiare (anche se qualche volta lo stomaco era veramente chiuso), i trasporti a casa di uno dei due per darci una rinfrescata.

Non casualmente ci è capitato molte volte di dire al piccolo Francisco: forza devi stare meglio così tra poco torniamo a casa.

Il termine casa certamente era proiettato anche alla casa in cui viviamo in Italia, ma nell’immediato ci riferivamo alla missione del Guaricano.

Tutto ciò non è casuale, siamo stati accolti qui con tanto affetto ed amore, a braccia aperte e con gioia, questa per noi e Francisco in questi mesi questa è stata la nostra casa e le stupende persone che sono qui sono state la nostra famiglia, nei momenti di gioia e di sofferenza.

Un abbraccio con tutto il cuore ai nostri angeli custodi, per come ci sono stati così vicini in questo momento difficile!

Un grazie al Signore che ha dato al piccolo Francisco e a noi una prova difficile da superare per una famiglia formatasi da poco, ma ci ha dato anche la forza e l’aiuto per superarla!

Oggi don Paolo ci ha cortesemente invitato ad assistere, con il piccolo Francisco, alla parte pomeridiana del ritiro dei giovani, che si concludeva con la celebrazione della Messa.

Siamo rimasti favorevolmente colpiti dallo svolgimento del ritiro, nonostante un po’ di stanchezza dei ragazzi e un po’ di dispersione, comprensibile alla loro età.

Sono stati toccati argomenti molto importanti come la problematica della droga, l’ascolto e l’ubbidienza verso i genitori, l’accettazione dei consigli, visti non come ingerenza nella vita dei giovani, ma come risultato di una saggezza costruita sulla base dei propri errori. L’umiltà come base della vita di tutti i giorni, non adeguandosi a modelli di comportamento sbagliati e non produttivi per il futuro.

Tutte queste riflessioni sono state naturalmente accompagnate dalla parola del Signore e da molti canti.

Abbiamo notato nei ragazzi presenti una forte volontá di ascolto ed un sincero entusiasmo per questa giornata.

Ringraziando il Signore per la presenza di questi giovani, auguriamo loro che riescano ad essere sempre cosí attivi nella vita cristiana e nella chiesa, anche quando gli impegni di studio e lavoro concederanno loro meno tempo.

Sono arrivate insieme due ricorrenze particolari, il complemese di Francisco e la festa del papà.

Finalmente il piccolo sta meglio, la febbre è passata e lui ha riacquistato il suo solito buon umore.

Essendo un padre adottivo, per me dovrebbe essere una doppia festa. Non è stato forse San Giuseppe per Gesù il primo e direi il più importante padre adottivo di cui si abbia memoria?

Un anno fa in questo periodo non avrei mai detto che sarei stato qui con in braccio mio figlio, fa uno strano effetto per un genitore adottivo. In genere ci si abitua a diventare padre gradualmente, durante i mesi della gravidanza e quando i figli nascono si impara a conoscerli pian piano.

Nel nostro caso, invece, all’improvviso ti ritrovi con questo esserino tra le braccia, che ha già percorso un tratto della sua vita senza di te e bisogna imparare a conoscersi, capirsi.

Certo bisogna dire che il piccoletto è tosto, ha un carattere forte. Molto forte! Dalle poche informazioni che abbiamo del suo passato, ha dovuto combattere per nascere, lottare per sopravvivere nella prima settimana di vita, affrontare inconsciamente il senso dell’abbandono, resistere per due mesi da solo in ospedale, vivere per mesi in istituto con le attenzioni di qualche gentile signora (a cui siamo immensamente grati) che si sarà presa cura di lui insieme ad altri dieci, venti o chissà quanti bambini, ma senza l’amore di una madre e di un padre.

Poi siamo arrivati noi, due genitori un po’ pallidi per gli standard locali, e anche un po’ incerti e preoccupati, come tutti i genitori al primo figlio.

La prima volta che ce lo hanno portato ci ha squadrato con la sguardo accigliato che riserva per i suoi momenti seri ed il dito in bocca, era un piccolo scricciolo indifeso, che ci scrutava per capire chi fossimo.

In questo tempo che abbiamo passato con lui ogni giorno ci ha rivelato cose nuove da scoprire, un nuovo gesto, una nuova capacità, un nuovo borbottio. siamo diventati sempre di più famiglia, insieme.

Essere padre cambia sicuramente tutte le prospettive, ci fa rivedere la nostra vita in termini diversi, riconsiderare tanti aspetti che prima potevano essere definiti importanti, pur non mettendo in discussione i sentimenti verso tutte le altre persone che amiamo.

Vorrei dirgli tante cose e dargli tutto l’amore che potrò per fargli superare nel miglior modo possibile l’abbandono e la solitudine dei suoi primi mesi.

Non è facile essere genitori e neanche figli, impareremo insieme. Si dice spesso che l’amore risolve tutto. Alcuni dicono che è semplicemente una frase fatta, ma invece penso che sia un bel punto di partenza.

A differenza di altre famiglie, il nostro essere fisicamente diversi servirà a ricordarci quotidianamente che l’amore non è mai scontato, che bisogna amarsi tutti i giorni e dirselo con le parole, ma anche con i gesti. L’amore è una pianticella che va innaffiata costantemente con pazienza e con cura. Cercherò di trasmettere a mio figlio tutti i valori e gli ideali in cui credo, in maniera tale che possa crescere come persona.

Oggi è tutto più facile, basta un abbraccio o un bacio per risolvere tanti piccoli problemi, con la crescita non sarà sempre così, ma è nella natura delle cose. Verrà forse un’età in cui sarà difficile parlarsi, confrontarsi, nel mio caso di genitore adottivo in un momento di rabbia potrei anche sentirmi dire: perché mi rimproveri, tu non sei mio padre. Non sarebbe certo facile rispondere a un’affermazione di quel genere. Dovremo certamente ricordarci quanto amore già ci lega dopo pochi mesi passati insieme, dovremo forse ricordarci che l’amore di un genitore verso un figlio e di un figlio nei confronti di un genitore non è certamente legato soltanto ai geni trasmessi nel DNA, ma è invece il risultato di quell’amore costante e quotidiano di cui ho parlato.

Nei momenti belli ed anche difficili, penso che il lavoro più complicato per un genitore verso i figli, sia quello di essere presente e vicino, senza diventare per questo troppo ingombrante. Come dicono spesso i saggi, bisogna insegnare loro a sviluppare le ali, per poi lasciarli volare liberi.

Se mio figlio già potesse parlare e comprendesse già tutte le mie parole mi piacerebbe dirgli che nel cammino della sua vita sarò al suo fianco fino a quando il Signore me lo consentirà. Mi piacerebbe che lui sapesse che in qualsiasi momento lui abbia bisogno, durante quel cammino, potrà allungare la mano, trovando sempre la mia.

O forse la mia missione di genitore sarà ancora più completa se riuscirò a trasmettergli tutte queste cose senza dirlo con le parole.

Un saluto ed un abbraccio a Don Francesco e Orietta.

Un abbraccio fortissimo a Carmen per tutto l’affetto che ci ha dimostrato durante tutta la sua permanenza.

Grazie Signore per averci fatto incontrare loro e tutte le persone speciali che sono con noi nella Missione del Guaricano!

Francisco in braccio al suo nuovo papà, Fabrizio GeaÈ ormai trascorsa la seconda settimana di Francisco in missione. È molto felice, come noi, di essere qui. Probabilmente è più sereno di prima perché si sente circondato non solo dal nostro affetto, ma anche di quello di tutte le persone della missione. In questa settimana il piccolo ha avuto qualche problema di raffreddore e bronchite, ma per fortuna nulla di grave. Nonostante un po’ di fastidio per la tosse e la sua faccia non proprio entusiasta per i medicinali, sta meglio.

Sono arrivate delle buone notizie sul fronte del percorso dell’adozione. Finalmente l’avvocato referente del nostro ente, dopo un nostro pressing continuo dal 16 febbraio, data in cui aveva i documenti necessari, si è deciso a presentare la richiesta di omologazione dell’adozione il 28 di febbraio.

Ora rimaniamo in attesa della sentenza da parte del giudice incaricato, e sono più concrete le speranze di rientrare nel mese di marzo.

La scorsa domenica, dopo la Santa Messa, don Paolo ci ha invitato a presentarci alla comunità parrocchale. È stato un momento molto emozionante perché erano presenti molto bambini. Spiegando la nostra storia ci ha fatto molto piacere il calore di tutte le persone presenti, specialmente nei confronti del piccolo Francisco. Alla fine della funzione il piccoletto ha avuto baci, abbracci e carezze a volontà.

Un abbraccio caloroso a Lara che ci ha scritto precedentemente. Saremo sicuramente felici di venire a conoscervi di persona a Genova, appena tornati in Italia.

Un caro saluto ed un abbraccio anche ai nostri sacerdoti, don Carlo e don Diego, che pensano sempre a noi e ci ricordano nelle loro preghiere.

Il piccolo Francisco con Fabrizio, il suo nuovo papà

Da una settimana ci troviamo in missione, con il il piccolo Francisco.

Prima di arrivare qui, eravamo molto preoccupati per il continuo prolungarsi della nostra permanenza a causa di problemi burocratici e lungaggini relative all’adozione del nostro Angelito de Dios. Purtroppo il percorso adottivo è lungo e complicato. Le nostre preoccupazioni erano aggravate anche dal fatto di sentirci soli in un paese straniero, con nostalgia di casa.

Abbiamo accolto l’invito di don Paolo e don Lorenzo a vivere con loro in missione con grande gioia. La divina provvidenza sembra averci guidato fino a loro.

Il piccolo Francisco con Tutti qui, Paolo e Lorenzo, Carmen e Francesco, tutte le suore, ci hanno fatto capire il significato di accoglienza, di ospitalità, conforto, accogliendoci a braccia aperte e con amore. Ci sentiamo veramente in famiglia ed anche il nostro piccoletto ha trovato tanti zii e zie che lo accudiscono e lo fanno giocare.

Grazie Signore!