Oggi pomeriggio l’arcidiocesi di Santo Domingo ha vissuto un momento bellissimo, testimoniando il suo amore alla vita dei più piccoli: da tutte le duecento e più parrocchie ci siamo radunati nel Malecón, dove abbiamo camminato e poi celebrato l’Eucaristia presieduta dal card. Nicolás López Rodríguez.

La pioggia, caduta insistentemente (è da due giorni che piove giorno e notte) non ha impedito che si riunisse molta gente, forse un totale di 4/5.000 persone, all’insegna dell’affermazione del valore della vita umana fin dal concepimento.

La cosa che più colpiva, soprattutto noi italiani, è il rifiuto categorico e chiaro dell’aborto. “Sì alla vita, no all’aborto”, “se vi avessero abortito non sareste diputati” (in spagnolo fa più rima che in italiano: “si les hubieran abortado, no serían diputados“) gli slogan più gridati durante la camminata.

Il card. López Rodríguez, dal canto suo, nell’omilia ha definito l’aborto barbarie e crimine. Ha denunciato chiaramente che chi promuove l’aborto nel paese son piccoli gruppi pinguamente finanziati da gruppi di potere stranieri.

C’erano la maggioranza dei preti e dei diaconi permanenti, e tre deputati, schierati contro l’aborto non per convenienza ma per il loro sistema di valori, hanno partecipato attivamente alla camminata e alla Messa.

La cosa però che più mi colpisce, qui, è vedere come la gente semplice non riesce a capire come si possa promuovere l’aborto. Al partire dalla parrocchia, l’autista di un autobus che ci accompagnava, una persona abbastanza slegata dalla chiesa, mi domandava come è possibile che ci sia chi sostiene che l’aborto sia un diritto.

Sono cose e situazioni che ti fanno domandare: ma chi è in verità sottosviluppato?!?

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