Il mese scorso è successo un fatto inquietante: a Ponce un uomo di trent’anni ha ferito a colpi di pistola vicino a un colmado un lontano cugino di vent’anni. Questi è stato un mese all’ospedale e poi è morto.
Ma la cosa non finisce qui. La famiglia del morto accusa una sorella dell’assassino di proteggere e di aver fatto scarcerare (pagando un ministero pubblico) il colpevole. L’hanno minacciata e hanno cercato di farla fuori, per cui Maria, la sorella – che poi è una nostra maestra – è dovuta scappare lontano dal Guaricano.
Stamattina ho visto madre, padre, nonno e sorella della vittima, e quello che mi ha colpito di più è stata la veemenza del rencore che avevano verso Maria, accusandola di aver detto che il morto era un delinquente e di aver pronunciato altre parole di sfida alla famiglia del morto. E, oltre a questo, Maria starebbe cercando di evitare che suo fratello venga messo in prigione. Tutto questo non sembra corrispondere a realtà, ma non si sa perché si è generata questa “leggenda metropolitana” e mi è stato impossibile far ragionare i familiari.
In serata, poi, Maria è venuta da me, dandomi la sua versione, a sentirla lei non ha fatto assolutamente niente che possa giustificare il desiderio di vendetta che si è sviluppato dall’altra parte.
Siamo rimasti d’accordo che, passati i giorni di lutto (finiscono domenica), chiamerò i familiari del morto insieme a Maria e a qualche altro testimone nel mio ufficio, con la speranza che si possano chiarire le cose, chiedere scusa e riconciliarsi.
Ho bisogno del tuo aiuto, Signore!