Carissimi,

sono fresca di ritorno da un’esperienza di tre settimane nella missione delle suore Brignoline nel quartiere del Guaricano, a Santo Domingo.

Porto nel cuore questa nuova esperienza missionaria con tutto il suo carico prezioso di insegnamenti, di episodi, di conoscenze, di momenti facili e momenti difficili, di novità, di persone belle e vere incontrate lungo questo tratto di cammino compiuto. Conoscere e condividere (almeno in piccola parte) la vita di lavoro e di preghiera delle suore missionarie è un’esperienza di cui sono sempre gratissima.

Il primo esercizio che ho fatto appena arrivata e che cerco di fare ad ogni nuova esperienza è il vuoto.

Il vuoto dentro di sé per dimenticarsi della nostra vita di occidentali benestanti dove si apre il rubinetto ed esce l’acqua corrente, si preme un interruttore e la luce illumina la stanza, il computer si avvia, ogni servizio funziona regolarmente.

Vuoto dentro di sé per dimenticare ogni esperienza passata e vivere ogni giornata senza barriere mentali e pregiudizi, o almeno con il numero minore possibile.

Quel vuoto necessario non solo per evitare la tentazione di fare confronti banali o semplicistici tra la nostra vita quotidiana e la loro, ma per fare spazio ad una cultura nuova, ad uno stile di vita diverso, a condizioni di vita e di fede completamente differenti per cogliere tutta la bellezza del momento presente e insieme tutto l’insegnamento che porta con sé.

I poveri, come diceva Madre Teresa, hanno da insegnarci molto: la semplicità, la dignità, il coraggio.
Sono persone che ai nostri occhi di occidentali avrebbero tutte le ragioni per disperarsi, eppure tra loro si trova la speranza, la forza della vita, l’andare avanti perché il domani sarà migliore.

I poveri del Guaricano in Santo Domingo, vivono in baracche in condizioni che definire difficili è un eufemismo: incapaci di contenere l’intera famiglia, senza fognature, senza acqua potabile in casa, senza servizi igienici.

Eppure proprio dove ci si aspetterebbe di trovare la disperazione, si scopre la speranza, la generosità, l’altruismo. Dove ci si aspetterebbe lacrime, si trovano sorrisi e allegria.

Una famiglia prepara il riso e lo divide con la famiglia vicina che sa non avere nulla da mangiare.
Un’altra prepara la cene e la condivide con altri vicini.

Si entra nelle abitazioni dei più bisognosi e si scopre pulizia e ordine all’interno.

Fuori il bucato sempre steso ad asciugare, i bambini spesso magri e malnutriti, ma con gli abiti puliti, che giocano nelle strade.

In strada nel Guaricano si vive, si parla, si gioca a domino, si lavora, si mangia.

Poi improvvisamente ci si imbatte in una parrocchia, una costruzione che, se non fosse per l’insegna, non appare molto diversa dalle povere abitazioni che la circondano; a volte è solo una cappella dove alla sera le persone del quartiere si riuniscono per pregare, guidati magari da un diacono, un animatore o un catechista.

E per strada anche si prega: la messa alle sette del mattino è spesso celebrata in strada, l’altare è un tavolo posto nel cortile di un’abitazione coperto da una tovaglietta, gli abitanti della zona si riuniscono intorno.

È in quelle condizioni che si scopre con stupore come la gente viva la fede cristiana e la preghiera con la stessa naturalezza con cui si respira. Con quella gioia, entusiasmo ed allegria di chi vive veramente l’annuncio di Gesù venuto a portare sulla terra – nel qui ed ora – il suo messaggio di salvezza e di pace; un Dios sempre presente nei discorsi delle persone, nei saluti, negli abbracci, nell’accoglienza, nel congedi, presente nella quotidianità delle persone.

La frase più bella che ho sentito era per me quella con cui si dava inizio alla Messa: celebriamo questa messa in allegria.

Dalla Messa e dalla Parola di Dio diffusa dai nostri sacerdoti in questi dieci anni discende tutto il resto.

Le Suore Brignoline laggiù sono infatti l’espressione tangibile dell’annuncio del Vangelo, nella loro attenzione e nel loro impegno verso i poveri, l’apertura e l’amore verso tutti, il servizio umile e disinteressato, la disponibilità al sacrificio mai disgiunta dal sorriso e dall’allegria.

Tutti i progetti realizzati da loro, insieme con i sacerdoti italiani nei diciassette anni di servizio a favore dei poveri (il centro medico, il dispensario, il centro nutrizionale per i bambini) sono la manifestazione concreta del loro impegno e del loro lavoro costruttivo per migliorare le condizioni di vita degli abitanti del barrio.

Le ringrazio una per una – Suor Modesta, Suor Blessila, Suor Paolina, Suor Cristina – per la cura, l’accoglienza, la pazienza, l’affetto profondo che mi hanno dimostrato, ciascuna di loro, con le loro parole ed i loro gesti.

La ringrazio anche per avermi permesso di condividere la loro orazione quotidiana, cosa per me importantissima; insegnandomi ancora una volta che la preghiera si impara solo “facendo”. È l’unica scuola possibile, non ne esistono altre.

Queste meravigliose suore mi hanno dimostrato che le cose migliori della vita sono gratuite: premura, amorevolezza, comprensione, sostegno, conforto… tutte queste cose le suore missionarie le dispensano quotidianamente senza stancarsi mai e senza nulla chiedere in cambio, in ogni paese ad ogni latitudine.

Non ci sono solo luci, sorrisi ed allegria nel Guaricano, naturalmente: porto con me anche le ombre, la tristezza e gli sguardi di chi vive nella sofferenza e nella malattia. Gli aiuti non possono arrivare dappertutto, a volte sono gocce nel mare di necessità.

Come alcuni bambini che entrano al centro nutrizionale e non sorridono nonostante tutti i tuoi sforzi. E si capisce che lì non c’è solo carenza di cibo, ma di amore e calore familiare.

La coda degli altri bambini (cugini, amici, vicini) che spesso li accompagnano e che bisogna rimandare indietro perché non c’è cibo per tutti e il centro ha una dimensione e capienza limitata che lo fa strutturalmente incapace di accogliere e nutrire bambini non iscritti.

Qualcuno allora piange e ti strazia il cuore, allora con Suor Paolina ci si guardava e si diceva “solo per questa volta, però”.

Il bambino piccolo che immancabilmente arriva piangente tra le braccia della mamma e dopo va via sorridendo; e capisci che quello consumato nel centro è solo l’unico pasto della sua giornata.

Le persone malate distese nei letti delle baracche, spesso anziane, con i bambini attorno troppo magri e troppo seri, che non smettono di benedirti e ringraziarti per la visita ed il poco che hai portato loro.

La mamma sola che ha quattro bambini e dice: non so cosa dare loro da mangiare stasera.

Come non sentirsi in queste circostanze noi – visitatori volontari per poche settimane con il biglietto aereo di ritorno già nella valigia – i farisei e i pubblicani che donano il superfluo?

Purtroppo è proprio così.

Concludo, proprio a proposito di grande generosità, ricordando una persona che non ho avuto la possibilità di conoscere personalmente: don Lorenzo, uno dei sacerdoti italiani, deceduto improvvisamente a luglio dopo dieci anni di missione.

Nonostante la sua morte, don Lorenzo è sempre lì nella missione del Guaricano, con tutto ciò che ha costruito con le sue mani – nei mille lavori pratici piccoli e grandi – e con il suo cuore, con la sua generosità, l’amore e l’attenzione verso i più bisognosi.

Ogni viso si illumina quando si parla di lui.

Don Lorenzo mi ha ricordato Madre Teresa in una analoga esperienza in India: era mancata ormai da anni ma nelle sue Case era come se fosse sempre lì e non ci avesse mai lasciato. Tutto parlava di lei, la sua presenza aleggiava su ogni cosa, la si respirava, era parte integrante dell’atmosfera intensa e semplice, della profonda serenità e pace che ti entravano dentro.

Don Lorenzo nel Guaricano è come Madre Teresa nella sua Calcutta, ho percepito esattamente la stessa sensazione, e per questo saluto anche lui con affetto.

Un ultimo grazie a chi ha reso possibile questa esperienza: Patrizia, Lara, don Paolo, Madre Daniela Burol.

Buon cammino a tutti!

Commenti

Grande Alessandra! e grazie per questa testimonianza fantastica!

Bella, davvero bella!! complimenti Ale!!

Conosco Alessandra non solo come collega di lavoro ma soprattutto per la sua grande forza interiore. Una forza che nonostante il suo corpo così minuto e fragile la spinge a fare azioni gigantesche. Alessandra applica veramente ciò che il Signore ha insegnato:
“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.”
“Beati gli afflitti, perché saranno consolati”
“Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.”
“Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”
La sua forza e la sua sensibilità verso il prossimo derelitto sono un grande dono che aiuta e consola coloro che soffrono. Grazie all’aiuto delle missionarie e missionari e di tutte le opere di bene, si rende questo nostro mondo meno egoista,cieco insensibile alla povertà.
Se si vuole veramente salire fino al cielo, bisogna scendere fino a chi soffre e dare la mano al bisognoso. Non si arriva mai in cielo con gli occhi asciutti.
Alessandra fa tutto questo e realizza veramente ciò che sente nella sua grande forza interiore.
Vai Alessandra, continua così, anche tu, come diceva Madre Teresa, sei una piccola matita nelle mani di Nostro Signore.

grazie a te, Ale, per queste parole e per la tua splendida testimonianza di vita e di missione.
Riporto qua sotto una frase di Lorenzo cui ho pensato leggendo la tua esperienza: “Il mondo non sbaglia quando si tratta di riconoscere i vari Charles De Focauld, Abbè Pierre, Carlo Carretto, Tersa di Calcutta, P.Tritze (la nota sarebbe troppo lunga) perchè intuisce che LA VITA è Lì DOVE QUALCUNO ASSUME IL RISCHIO DI PERDERLA PER AMORE”. Tvb!

Alessandra, sono Vanni, il friulano di Villa Benia. Questo sito mi è stato segnalato da Carlotta: ebbene, ancora una volta ho avuto la conferma della tua straordinaria umanità. Sei un esempio meraviglioso, formidabile. Non ringraziare per i complimenti: sono il minimo che io possa fare. Un abbraccio affettuoso.
Vanni

Cara Alex, come per tante altre volte, sei di esempio e di riflessione per quanti non osano o non possono fare altrettanto. Un abbraccio. Paolo Norman

Alex, ho già avuto il piacere di esprimerti di persona il mio riconoscimento sul valore di questa tua missione che, è bene ricordare, non è l’unica! Quindi non posso aggiungere altro alle parole dei tuoi amici che condivido pienamente. Desidero però gridare a tutti: “Ma vi siete resi conto che una nostra carissima amica – un angelo biondo – opera silenziosamente tra i meno fortunati della Terra?”. Con affetto. Mauro

Messaggi di conforto, parole di saggezza, tutti siamo in grado di dispensarle.

Tu Ale vai ben oltre

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