Tutti i giovedì don Federico va a fare la catechesi a varie comunità nuove sparse tra i campi di canna da zucchero.
È una vera e propia epopea. A bordo di un camion dei primi anni ottanta senza più finestrini e che non riesce a fare più dei quaranta all’ora ci si muove lungo strade sterrate che spesso e volentieri sono in mal stato. Il camion stesso solleva una nuvola di polvere, e se ci si trova con un camion davanti si è condannati a seguirlo a distanza per non affogarsi nella polvere.
Dalle sette e mezzo di mattina che si parte si arriva alla prima comunità alle nove, un po’ perché il camion va adagio, un po’ perché si raccolgono vari “missionari” (laici catechisti) che vengono con noi e che ci aiuteranno nel lavoro.
Ognuna delle quattro comunità che abbiamo visitato raggruppa una media di venti/trenta case, o forse qualcuna di più. A ricevere la catechesi c’è ogni volta una quindicina di persone, quasi tutte donne, molte di loro abbastanza giovani. La maggior parte non si sono ancora battezzate.
A mezzogiorno, a metà del lavoro, ci fermiamo sotto un albero per consumare qualche panino, e poi immediatamente la visita alle comunità seguenti.
Le comunità che abbiamo visitato oggi sono visitate ogni quindici giorni, alternate con altre. Davvero è un lavoro che si sta iniziando. Fino a un anno e mezzo fa la chiesa non aveva potuto dar loro nessuna attenzione. D’ora in avanti, con l’aiuto di Dio, continueranno a crescere e a diventare solide, e la speranza è che da essere stesse nascano catechisti in grado di portare avanti il lavoro in loco.