Ieri dunque il primo impatto con Cuba.

L’autopista che attraversa tutto il paese, costruita dopo la rivoluzione del 1959, è ben ampia, tre corsie per senso di marcia, ma è praticamente vuota. Il fondo è abbastanza irregolare, a 120 all’ora dà un certo fastidio. Non ci sono protezioni laterali, ogni tanto c’è la protezione tra le due corsie. più o meno ogni 50 km si vede una pattuglia della polizia o un posto di controllo, e bisogna passarlo adagio. Da entrambi i lati della strada ti vendono aglio e cipolla, ingredienti fondamentali del condimento cubano. Qualcuno vende anche una specie di torrone di noccioline americane.

Molto scarso il traffico, costituito da categorie di veicoli ben precise: ci sono le auto noleggiate ai turisti, sono macchinette piccole ma ben nuove e ben tenute; ci sono le Lada simil-124, sono dei funzionari delle aziende statali; ci sono le fuoristrada più belle e nuove, sono dei manager delle aziende più importanti; e ci sono i veicoli privati, al 90% macchine di fabbricazione statunitense dei tempi del regime di Batista: la rivoluzione le ha lasciate ai loro legittimi proprietari, e a qualche maniera, magari cambiando il motore, continuano a fare il loro lavoro.

A metà tragitto lasciamo l’autopista e ci spostiamo alla carretera central, un’altra strada che dall’Habana arriva alla punta est del paese. È stata costruita negli anni trenta, e da quel tempo non ha ricevuto molte attenzioni. Ha due corsie (ma non si vede la linea centrale). All’inizio dovevano essere quattro, mi spiega la gente, ma la corruzione del governo di Batista si è mangiata la metà dei soldi e alla fine l’ampiezza della strada è rimasta ridotta della metà. L’essere in zona agricola significa che tutti i momenti ci troviamo davanti qualche trattore o altro mezzo molto lento, e spesso dobbiamo andare a passo d’uomo in attesa che ci sia lo spazio per sorpassare.

A livello di mezzi pesanti, sono tutti veicoli vecchissimi, lo stile inconfondibile degli anni ’70. Sono migliori i pullman interprovinciali, che appaiono nuovi e ben tenuti. Ma a parte questi, il resto del trasporto è “d’epoca”. La rivoluzione ha lasciato ai loro legittimi proprietari i camion posseduti prima del cambio di regime, e questi sono stati trasformati in mezzi di trasporto per persone: alla parte di carico del camion è stata aggiunta una tettoia, dei sedili in ferro, una scaletta, e si sono trasformati in autobus. E nonostante la mancanza di confort il prezzo è elevato, troppo alto per quanto guadagna la gente.

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