P., un membro della nostra comunità e di un ministero di evangelizzazione, è in carcere accusato di violenza carnale. La cosa risalirebbe a otto anni fa, e sarebbe successa con una bambina che allora aveva sette anni (!), figlia di un’amica di P. La bambina ha vissuto un mese in casa di P., il quale aveva sua moglie e i suoi figli.
Di fatto in quel tempo P. non viveva la vita né di fede né di Chiesa. P. si è avvicinato alla parrocchia circa quattro anni fa in occasione di una missione. Veniva agli incontri di accoglienza con una treccia lunga che gli cadeva sulla schiena e con gli orecchini. Poco a poco si è reso conto che la sua vita poteva essere diversa, e ha cominciato a inserirsi nella vita della comunità. Ha fatto il Ritiro di Evangelizzazione, poi ha deciso di lasciarsi da sua moglie perché la relazione in ogni caso non era buona, e si è potuto così avvicinare ai sacramenti.
Da due anni sta facendo parte di questo ministero di evangelizzazione. Il suo ruolo è soprattutto quello di animare con la musica, perché sa suonare la tastiera. Ma gli si vede un dono per la preghiera, e la sua testimonianza di vita parla di un cammino di santità.
P. ha reagito all’accusa con certa sorpresa. Sostiene di non aver fatto niente, ma al di là di questo d’impressione è che sta vivendo questo momento di carcere non solo come una prova, ma anche come un’occasione per portare il vangelo ai carcerati.
La gente che gli è stata vicina nelle prime fasi del processo dice che di fronte a bugie evidenti P. non ha mostrato interesse di difendersi. Il ministero del quale è parte gli è molto vicino e lo va a trovare spesso.
A molti di noi sembra che, al di là del fatto che P. sia colpevole o meno, il tutto sia stato messo su dalla famiglia per estorcergli soldi. Sembra che la madre della bambina abbia detto apertamente che se le danno 125,000 pesos (l’equivalente di 4,000 euro) ritira la denuncia.
Vi farò sapere. E vi ringrazio se potete unire la vostra preghiera alla nostra.