È venuta alla parrocchia oggi pomeriggio la gente che vive nella cañada di Ponce. Sono una trentina di famiglia a cui si è allagata la casa, e vari di loro hanno perso tutto quello che avevano.
Purtroppo, ancora più delle famiglie del “buco” de La Mina, quelle famiglie devono pensare a trasferirsi da un’altra parte. Non è facile, come mi diceva una di loro, Mamín, una signora quasi anziana di una sessantina d’anni: “Ho comprato questo pezzetto di terra a Fausto” (un proprietario locale) “e qui ho potuto costruire con moltissimo sforzo qualcosa. Riesco a malapena a mettere insieme i soldi per mangiare. Dove vado?”.
Aiutare queste famiglie non sarà facile. Anzitutto perché non è giusto aiutarli a ricostruirsi una vita lì dove sarà sempre in pericolo. E poi per il rischio assistenzialismo. È notorio, in questo paese, che i poveri vanno a vivere in posti malsani e pericolosi con la speranza che un giorno qualcuno (normalmente il governo) dia loro un pezzo di terra in una posizione migliore.
A questo proposito il governo sta dicendo che risolverà il problema di tutti posti abitati non abitabili, e lo risolverà definitivamente. Come? vedremo.