Alla settimana biblica ho gente di tutti i tipi.
C’è Julio, il signore che si mantiene vendendo canna da zucchero con un triciclo per la strada e riciclando bottiglie usate. Si mette in prima fila, è molto interessato, e interviene facilmente se gli si chiede un’idea o un’opinione, ma finisce per parlare troppo e per dire cose sconclusionate.
C’è Milady, la mia comadre, madre di Heriberto il seminarista che è mio figlioccio di cresima. È la prima volta che partecipa in un corso di formazione. Si è battezzata a Pasqua, e l’anno prossimo farà la prima comunione. Ha voglia di capire e di entrare più a fondo nella chiesa, ma non aspettatevi che dica niente perché è molto timida.
C’è Carmen, che è ministro della parola e della comunione, che a mio parere è la più formata di tutti, a volte dà l’impressione di capire più dei due diaconi. L’ho trovata impegnata in parrocchia quando sono arrivato, e ha mantenuto una traiettoria costante e molto positiva. Se interviene in genere ci azzecca, a volte preferisco dare la parola ad altri perché gli altri hanno più bisogno di lei di provare ad esprimere quello che imparano.
C’è Noni, un giovane di diciotto anni, che si è perso il primo incontro, ma che so che adesso non mancherà più, perché è estremamente interessato alla Bibbia, e si ricorda ancora i concetti principali che ha imparato nella Settimana Biblica dell’anno scorso.
C’è Yocasta, una giovane sposa e mamma, il cui marito vive la Chiesa stando ai margini, e che mi da una mano ad annotare le presenze, in maniera che si sappia chi farà l’en plain di partecipazione; a questi si darà un certificato di frequenza. Yocasta ha un desiderio vivo di impegnarsi di più a livello di Chiesa, ma l’immaturità del marito e il fatto che non si sono ancora sposati le impedisce di muovere passi in questa direzione.