La chiesa dominicana sta portando avanti una forte battaglia per la vita, in un momento in cui ci sono tentativi nel paese di depenalizzare l’aborto.

Di fatto la legislazione dominicana è quella degli anni cinquanta, e non contempla, grazie a Dio, nessuna forma di aborto, che è tuttora illegale, e di per sé la legge prevede pene severe per i medici che lo praticano.

L’azione di lobby di ONG internazionali finanziate altrove sta cercando di far passare l’idea che si possa permettere l’aborto per lo meno in tre casi: pericolo per la madre, infermità del feto, incesto e violenza carnale.

La chiesa è sul chi va là, e il cardinale e altri preti influenti non perdono occasione per ricordare la sacralità della vita e per denunciare le manovre dall’estero per introdurre l’aborto nel paese.

Una cosa che ha costernato abbastanza è stata una dichiarazione del presidente della Camera, che ha detto pubblicamente la settimana scorsa di essere favorevole all’aborto, e che secondo lui non si può accettare che nasca un bambino il cui nonno sia anche suo padre.

A livello concreto, la chiesa cattolica si incontra felicemente in consonanza, su questo punto, con tutte le chiese evangeliche. E di fatto si sta preparando una marcia per fine ottobre, che avrà il fine di scuotere l’opinione pubblica e i mezzi di comunicazione. Per tale manifestazione si pensa che si uniranno anche gli evangelici, la qual cosa dovrebbe migliorare anche i rapporti tra noi e loro.

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