Contributi del giorno lunedì 10 Settembre 2007

La chiesa dominicana sta portando avanti una forte battaglia per la vita, in un momento in cui ci sono tentativi nel paese di depenalizzare l’aborto.

Di fatto la legislazione dominicana è quella degli anni cinquanta, e non contempla, grazie a Dio, nessuna forma di aborto, che è tuttora illegale, e di per sé la legge prevede pene severe per i medici che lo praticano.

L’azione di lobby di ONG internazionali finanziate altrove sta cercando di far passare l’idea che si possa permettere l’aborto per lo meno in tre casi: pericolo per la madre, infermità del feto, incesto e violenza carnale.

La chiesa è sul chi va là, e il cardinale e altri preti influenti non perdono occasione per ricordare la sacralità della vita e per denunciare le manovre dall’estero per introdurre l’aborto nel paese.

Una cosa che ha costernato abbastanza è stata una dichiarazione del presidente della Camera, che ha detto pubblicamente la settimana scorsa di essere favorevole all’aborto, e che secondo lui non si può accettare che nasca un bambino il cui nonno sia anche suo padre.

A livello concreto, la chiesa cattolica si incontra felicemente in consonanza, su questo punto, con tutte le chiese evangeliche. E di fatto si sta preparando una marcia per fine ottobre, che avrà il fine di scuotere l’opinione pubblica e i mezzi di comunicazione. Per tale manifestazione si pensa che si uniranno anche gli evangelici, la qual cosa dovrebbe migliorare anche i rapporti tra noi e loro.

Le diocesi dominicane si stanno organizzando in maniera che i preti possano avere una pensione di vecchiaia.

C’erano stati dei tentativi, più o meno timidi, e poco trasparenti, che non avevano attaccato più di tanto. Ma adesso sembra che ci sono i numeri per cominciare sul serio. A partire da ottobre tutti i preti incardinati dovranno versare un minimo di 500 pesos allo stato per la pensione di legge, e altri 2,000 pesos al mese per un fondo complementare, che sarà gestito dalla conferenza episcopale dominicana, e che è pensato in maniera che con la rendita del capitale si possano pagare 10,500 pesos (valore attuale) mensili a chi supera i 75 anni di età.

I 2,500 pesos saranno pagati non dal prete stesso, ma dall’ente (parrocchia o altro) presso cui presta servizio, e saranno quindi una forma di responsabilizzare le comunità verso una faccenda che è di giustizia verso chi si dedica a loro.

Stamattina abbiamo appreso con piacere tutte queste cose in una riunione convocata in curia. I preti presenti erano forse la metà dei preti incardinati. Ma il passa parola arriverà, credo e spero, veloce e a tutti. Alla fine dei conti i preti non hanno che da guadagnare da questa iniziativa!