Come è ormai prassi tutti gli anni, in occasione del 21 gennaio, festa di Nostra Signora dell’Altagrazia, Protettrice del popolo dominicano, la Conferenza Episcopale Dominicana ha pubblicato una Lettera Pastorale, il cui tema è quest’anno l’Iniziazione Cristiana.

Il settimanale cattolico dominicano riportava oggi il documento in maniera integrale, e vi riporto qui una sintesi, perché possiate rendervi conto delle sfide che deve affrontare la chiesa dominicana.

Il documento inizia con un’analisi storica, mettendo in evidenza vari fattori che sono significativi ai fini della comprensione della situazione dell’Iniziazione Cristiana nel paese:

  • Anzitutto il fatto che nel paese c’è stata fin dall’inizio scarsità di sacerdoti e di catechisti, ed è stata la religiosità popolare quella che ha dato forma alla trasmissione della fede nella società dominicana.
  • Il fatto poi nei primi tempi dell’evangelizzazione del paese il battesimo era considerato importante non per motivi prettamente cristiani quanto per motivi più legati alla culturali soggiacente: per salvare i neonati dagli spiriti cattivi la gente praticava nelle case un simulacro del battesimo (popolarmente: echar agua, “versare l’acqua sulla testa”); a ciò non sempre seguiva il battesimo in Chiesa.
  • A partire dall’inizio del novecento è iniziata la formazione dei catechisti. In questo si è distinto un italiano, il padre Fantino.
  • Con il Concilio Vaticano II e con le Conferenze dei Vescovi Latinoamericani si è riscoperta l’iniziazione cristiana.

Il documento mette poi in evidenza alcuni aspetti di come si vive adesso l’iniziazione cristiana nel paese:

  • A tutt’oggi è ancora viva l’influenza del gesto dell’acqua amministrata in casa, e permane disinteresse da parte dei genitori per il battesimo e la formazione cristiana dei bambini. Generalmente poi si considera necessario per la vita cristiana soltanto il battesimo, e non si sente la necessità degli altri sacramenti.
  • Ci sono ancora molte persone senza battesimo, soprattutto nelle zone meno evangelizzate.
  • Molti hanno ricevuto i sacramenti dell’iniziazione, ma non hanno ricevuto il kerigma e non hanno la formazione che permetta loro di applicare i valori cristiani alla vita quotidiana.
  • La formazione catechistica in generale è ancora molto carente.
  • Molte persone sono credenti per ragioni familiari o sociali, e partecipano solo raramente alle celebrazioni liturgiche.
  • Nel paese non si è ancora organizzato bene un processo adeguato di iniziazione cristiana sistematico e completo.

I vescovi mettono in evidenza nel cammino dell’iniziazione cristiana l’importante della prima tappa, quella del Kerygma, che include il primo annunzio del Vangelo e conduce alla conversione e all’entrata nella comunità. A essa devono seguire le tappe del Catecumenato, della Purificazione e Illuminazione, per arrivare alla pratica dell’impegno battesimale, che è per tutta la vita.

I vescovi invitano quindi il Popolo di Dio a mettere in atto il processo dell’iniziazione cristiana, così come quella formazione permanente che faciliterà l’incontro con Cristo e aiuterà nell’edificazione di comunità cristiane mature, all’interno delle quali sorgeranno i servitori del vangelo.

È importante quindi che le comunità cristiane diano testimonianza di una vita di fede fervorosa. Tutta la comunità è quindi soggetto della nuova evangelizzazione.

Le parrocchie debbono introdurre il catecumenato come cammino di preparazione al battesimo, con le sue tappe indicate nel rito. Per arrivare a ciò è necessario preparare adeguatamente i catechisti che prepareranno gli adulti, in maniera che siano capaci di accompagnarli e aiutarli a integrarsi nella comunità.

I vescovi ribadiscono l’obbligatorietà della catechesi per gli adulti e per i bambini che si preparano al Battesimo, alla Confermazione e all’Eucaristia; anche per quelli già battezzati è opportuno organizzare una formazione alla maniera del catecumenato.

È necessario perciò che la Commissione Nazionale di Catechesi elabori i sussidi per l’iniziazione cristiana, e per il catecumenato.

Il documento auspica quindi che il catecumenato diventi un elemento importante dell’impegno evangelizzatore e formatore delle comunità cristiane dominicane.

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