È morto domenica prima dell’alba il papà di Julián, il nostro portiere del liceo.
Julián è un uomo che lavora, ma bisogna saperlo prendere. In quasi dieci anni che lavora da noi non c’è stata ancora maniera che lavorasse l’orario che deve lavorare. E visto che è lo stato che lo paga, non si può fare granché. Tra le altre cose avevo avuto un mezzo scontro con lui per questo stesso motivo quindici giorni fa. Così mi è sembrato giusto e doveroso andare a trovarlo al campo, dove suo papà viveva. Un bel numero di professori e altro personale è andato il giorno del funerale, e io con Carmen, Jacinta e Elena siamo andati oggi che era il giorno dopo.
È stato piacevole, non solo perché Julián ha detto chiaramente che gli avevamo fatto un regalo grande andando là, ma anche per l’incontro con questa gente di campo. In quella zona si coltiva cacao organico, e ho avuto modo di conoscere varie cose. Da parte mia poi ho provveduto a chiedere scusa a Julián per i toni che gli avevo usato.
Julián ha non so se nove o undici fratelli e sorelle. La metà sono evangelici, l’altra metà cattolici. il papà era cattolico, ma all’acqua di rosa. Julián era cattolico, si era anche sposato in chiesa, cosa non comune qui, ma poi non so cosa è successo, cinque anni fa è diventato evangelico.
Quello che mi colpisce sempre di questi evangelici è che nella loro mentalità si sono già convertiti, e non sembra che abbiano coscienza del fatto che continuino a peccare. Lo vedo per esempio nelle trasgressioni di Julián al suo lavoro: sa benissimo che non rispetta l’orario, ma non gli passa neanche per la testa che sta facendo qualcosa di male.
Boh, speriamo che lo Spirito Santo gli faccia capire qualcosa di più…