Da qualche giorno le temperature sono più miti, di notte si dorme bene.
Merito della pioggia che pulisce e rinfresca. E che fa risorgere le puzze di Duquesa, purtroppo!
Da qualche giorno le temperature sono più miti, di notte si dorme bene.
Merito della pioggia che pulisce e rinfresca. E che fa risorgere le puzze di Duquesa, purtroppo!
(Scusate l’assenza, causata da insopportabili quanto ineludibili necessità di lavoro: incombe il Salone Nautico).
Riprendo a sbobinare dalle lezioni di computer, che si tengono in un locale di fronte alla scuola.
La stanza è piccola (quattro per sei, più o meno), un grande ventilatore sul soffitto aiuta la decina di aspiranti informatici e l’insegnante, che come spesso accade quando si tratta di computer è assai più giovane dei suoi allievi.
Angelo è un magrolino dall’aria energica, sul metro e sessantacinque, poco più che ventenne, un filo di pizzetto, l’espressione molto sveglia, ha una bella maglietta rossa e un berretto con visiera; i computer lavorano in ambiente Linux, politica di don Paolo, che è orgoglioso di aver abbandonato Windows per risparmiare sui costi e guadagnare in praticità.
Il corso di informatica fa parte dell’insegnamento che si dà ai ragazzi durante l’anno; agli adulti si offre la possibilità di fare un corso più breve, un paio di mesi: bastano, dice Angelo, per consentire a chiunque si trovasse davanti a un computer di sapere quel che deve fare.
Mi viene in mente don Milani e la sua pedagogia così ancorata ai bisogni elementari: cultura è prima di tutto (per esempio) sapersela cavare in un ufficio postale. Dice Angelo: “I ragazzi vengono qui per giocare, ma le persone da 30 anni in su vengono perché sanno che nel 21mo secolo non si può fare a meno dell’informatica”.
E poi c’è un terzo gruppo, le donne che “vengono perché non costa niente e possono dare un esempio ai figli, al marito”.
Dare l’esempio: non sembra anche a voi che il concetto di esempio contenga l’idea della speranza?
Stamattina abbiamo avuto una messa con rappresentanze di tutte le scuole cattolice di Santo Domingo.
Personalmente mi colpisce sempre la varietà dei colori delle uniformi dei vari collegi, alcuni colori sono molto belli.
C’erano circa 2000 studenti, di una trentina di collegi. Vari collegi sembravano solo femminili.
I padroni di casa erano gli studenti del Collegio Loyola, che si davano da fare in tutta una serie di servizio per assicurare il buon andamento della celebrazione. All’offertorio hanno fatto una danza molto carina, me la sono goduta!
Ha presieduto mons. Amancio Escapa, che alla fine della messa ha detto alcune parole mezze improvvisate che hanno strappato moltissimi applausi dagli studenti.
I nostri studenti dl Liceo erano accompagnati da suor Cristina, la quale ha saputo tenerli in perfetto ordine, nonostante, come poi lei stessa mi ha detto, alcuni degli studenti che ha portato erano non dei migliori, ma dei peggiori. Brava, Cristina!
La Messa voleva essere la chiusura dell’Anno Eucaristico. È stata un bel momento di chiesa giovane!
Oggi sono andato abbastanza di corsa, cercando di far arrivare al Ministero dell’Educazione i documenti mancanti del personale non ancora nominato.
Ho quasi finito: lunedì devo recuperare la firma del direttore regionale e consengare al ministero.
Lorenzo sta lavorando sodo con l’ambulanza.
Senza fretta. Perché qui non esiste la nostra tradizione delle pubbliche assitenze.
All’inizio usciva solo lui con l’ambulanza, poi ha cominciato a trovare autisti di fiducia, e allora hanno cominciato a fare i turni.
Infine abbiamo scoperto che c’era un gruppo comunitario che lavora facendo operazioni di salvataggio. Quel gruppo, che si chiama Unità di Prevenzione e Salvataggio Comunitario, stava cercando la maniera di iniziare un’ambulanza. È stato praticamente un invito a nozze.
Così Lorenzo ha cominciato a mettersi d’accordo con il responsabile del gruppo, e alla fine si è fatto un turno di volontari. Attualmente stanno coprendo le ore della sera, dalle 6 alle 9 più o meno.
Ieri Lorenzo ha portato a Nagua (a 300 km da qui) una vecchietta in fin di vita, credo che i suoi la volessero portare a morire al suo paese, è partito alle tre di pomeriggio ed è arrivato alle nove di sera, abbastanza stanco.
E due o tre giorni alla settimana c’è una dializzata di Guaricano che viene portata avanti e indietro dall’ospedale dove le fanno la dialisi.
È un inizio modesto, ma molto promettente!