Contributi del giorno venerdì 23 Settembre 2005

9:41 pm

Sbobinando (25)

Ancora Boca Chica, le ultime dalla spiaggia.

Una cesta di aragoste spettacolari, rosse come non le avevo mai viste. Mio suocero Achille me ne parlava sempre raccontandomi dei suoi viaggi nei Caraibi e dei pesci straordinari che vedeva pescare e vendere per quattro soldi. Lui le cucinava alla grande, quando ne parlava gli brillavano gli occhi. Ora che le vedo capisco.

Niente passa inosservato. Il buttadentro di un famoso bar ristorante di Boca Chica è un metro ottanta per 130 chili, camicione bianco aperto sulla pancia, pizzetto brizzolato, aria da predicatore, eloquio da televenditore. Faccio in tempo a chiedergli che cosa ci sia nel menu. Scrivo come capisco, e poiché parla a raffica capisco la metà.

Dice: “Questa è l’università del marisco, abbiamo il pesce fresco, aragosta, polpo, lambì, gamberi, pesce freschissimo, arroz, habichuela, la carne, insalata, la migliore piña colada dominicana. Tranquillità, onestà e sicurezza per voi. Tutti gli italiani vengono qui. È il nostro motto: onestà e sicurezza”.

Intorno, ragazze vestite alla marinara che ballano, baristi e camerieri indaffaratissimi, e poi capannelli di giocatori di domino, chiacchiere multilingue, un enorme americano legge l’ultima di Harry Potter, un fruttivendolo espone frutta strepitosa, un gigantesco poliziotto ci guarda con interesse.

Sembra Denzel Washington, l’attore. No, è il suo sosia dominicano: alto e massiccio, stemma di riconoscimento sul berretto scuro calato sugli occhiali scuri e a specchio, divisa di un bianco impeccabile, mostrine da sergente sui pizzi del colletto.

“Appartengo alla Politur, la Polizia turistica. Siamo qua per garantire la sicurezza degli ospiti, per orientarli e per proteggerli. Noi diamo appoggio al turista affinchè non abbia problemi e al suo ritorno in patria dica a tutti che si è trovato bene. Il turismo per noi è una risorsa importante”.

Non male l’idea del Politur. Voi che ne dite?

9:41 pm

Sbobinando (24)

(Scusate l’assenza, ma il lavoro chiamava e non ho potuto sbobinare; comunque, rieccomi: è sempre il pomeriggio di lunedì 25 luglio 2005)

Da Boca Chica a Prà il passo è breve: merito di Nancy, proprietaria di un ristorante ma soprattutto di un bel faccione sorridente.

Siamo entrati nel locale perché prometteva cucina italiana e abbiamo trovato una dominicana che dice “la nostra cucina romagnola” e sa tutto sul pesto, mostra il menu che vanta le nostre care trenette e confessa, come unico cruccio, l’uso di un mortaio di legno anziché di marmo.

Nancy è un bel tipo: ha imparato la cucina romagnola da un fidanzato romagnolo, e i segreti del pesto, su suggerimento (indovinate un po’) di un altro fidanzato, li ha appresi nei ristoranti di Genova e riviere; sa tutto, comprese naturalmente le qualità del miglior basilico.

Non vorrebbe farsi intervistare perché non è in tiro come dovrebbe esserlo la dueña di un ristorante, poi si arrende.

“Lo so che il vero basilico è quello di Prà – ci spiega sfidando la nostra incredulità – quando sono stata a Genova sono andata a cercarlo, è stata una cosa davvero interessante”.

Sfodera due tovagliette, una raffigurante i luoghi colombiani di Genova e Liguria, una monografica sul pesto.

Ma come fa a farlo qui? “Ho un po’ di terra, me lo coltivo. Uso solo le foglioline piccole, altrimenti sa di menta e non va bene”.

Il suo italiano è ottimo. Il locale è molto bello. La cucina sarà anche romagnola con un’eccezione per il pesto, ma le pareti sono tutte dedicate a Genova: foto, carte nautiche, ce n’è perfino una dettagliata sul porto con la diga foranea in primo piano.

Peccato non siano neanche le quattro del pomeriggio: io che all’estero non mangio italiano, per le trenette al pesto avrei fatto un’eccezione.

Le due lezioni di oggi ai maestri mi hanno lasciato soddisfatto, e spero anche loro.

Mi sento bene a fare queste lezioni, che tra l’altro mi obbligano a prepararmi e quindi mi fanno rifare il rodaggio al cervello e alla memoria.

Al mattino ho fatto una panoramica sulla storia nei del popolo d’Israele nei tempi dell’Antico Testamento. Non sono riuscito ad arrivare in fondo perché ci siamo persi a parlare del conflitto Israele-Palestina.

Al pomeriggio un’introduzione biblica e liturgica al battesimo, mezza catechesi e mezza lezione (non posso usare troppo il genere della catechesi perché con i maestri è giocoforza tenere un taglio più culturale), sfociata in maniera molto interessante sulle modalità antiche e nuove del battesimo degli adulti.

Maestro dei maestri. Realmente più porto avanti questo lavoro più mi rendo conto che è necessario, e anche se gli studenti “perdono” due ore di lezione ogni quindici giorni, sono certo che si avvantaggiano perché mantengo i maestri più svegli culturalmente e spiritualmente.

Anche questo è un bel dono che sto ricevendo qui. Grazie, Signore!

Stasera mons. Amancio Escapa ha introdotto il padre Isidro Salas come parroco di Santiago el Menor e Nuestra Señora el Amparo.

C’era naturalmente il servizio dei seminaristi del seminario Redemptoris Mater, obbligatorio perché Isidro è un neocatecumeno.

Anche se un po’ in ritardo è arrivato il padre Federico, che un anno fa aveva sostituito don Franco, e c’era anche don Lorenzo, che è stato il secondo parroco.

Messa abbastanza secca, secondo lo stile di mons. Amancio, ma non nei canti, nei quali il “coro” di Santiago el Menor si è profuso a squarciagola (sic).

Sono celebrazioni che ti fanno sentire chiesa. Di fatto c’erano belle rappresentanze delle tre, prossimamente quattro, parrocchie del Guaricano.