Contributi del giorno domenica 11 Settembre 2005

Il pomeriggio del ritiro me lo sono passato a confessare. Non molte persone, e più direzioni spirituali che una confessioni.

L’ultimo momento del pomeriggio, prima della messa, è stata la condivisione su quello che il ritiro ha dato ad ognuno.

Ne sono venute fuori cose belle, quasi tutti hanno parlato.

Le persone che si erano allontanate dalla comunità apostolica sembravano intenzionate a ritornare.

Da parte loro, Teófilo e Águeda hanno fatto un buon lavoro, positivo, e hanno conquistato tutti i presenti!

Sembra che il ritiro ha dato frutto!

Grazie, Signore!

…un “QUI” che vorrei fosse il barrio El Guaricano e che invece viene da Genova Pegli.

Indovinate un po’? Sono proprio io, Lara.

Vi assicuro che scrivere dal portatile sul tavolo di casa con luce costante e nessuna zanzara malefica che mi tedia mi fa davvero strano… Per non parlare del caldo umido che quasi mi manca…

Da quando sono tornata non c’è giorno ch’io non pensi all’esperienza vissuta in missione e che non legga il diario; a questo proposito devo ammettere che ultimamente saranno gli articoli di “sbobinando” o gli accenti azzeccati di Don Paolo (dovete sapere che me li ha sempre corretti lui…), ma a me leggendo viene voglia di ripartire all’istante.

Mi sa però che per ora io debba restare “QUI” e nel frattempo scrivo.

Lo sapete che fine ha fatto Suor Serafina? Io è una settimana che cerco di rintracciarla ma ho saputo che torna a Genova domani da Lourdes. E anche questo fa parte della missione… no perché lei la missionaria la fa sempre e quindi anche nel periodo di pausa dalla missione in Repubblica Dominicana. Sicuramente una persona bella così non ha bisogno di ulteriori parole, non vedo l’ora di riabbracciarla! Ovviamente mi piacerebbe anche farle conoscere la mia città, il mare,… e le farei vedere dove vivo, la gente del mio quartiere e la mia Parrocchia. Con Don Mario siamo già d’accordo di invitarla una domenica alla Messa dei bambini perché possa raccontare insieme a me la sua esperienza nella missione: sono sicura che ne sarà entusiasta, lei adora stare con i piccoli… Inoltre vorrei organizzare un incontro con la mia classe di catechismo e con il gruppo degli anziani, quindi presto vi saprò dire!

Anche perchè come dice Don Paolo la missione è ovunque ti trovi, a Santo Domingo come anche nella tua città…
…solo così il “QUI” di prima può essere generalizzato e ha un senso…

Alla messa dei giovani di stamattina hanno inaugurato la batteria nuova.

Il tipo che la suona è veramente in gamba, devo solo lavorarlo ancora un po’ perché adatti il volume alle voci.

Però il risultato è fantastico. È tutta un’altra cosa!

Oggi si svolge un ritiro di calientamento, “riscaldamento”, traduzione letterale, ma che in italiano non rende.

Abbiamo invitato a farlo quei fratelli e sorelle che dopo il ritiro di evangelizzazione si sono mezzi allontanati (qui si dice enfriados, “raffreddati”).

Insieme a loro abbiamo invitato i responsabili di tutte le comunità apostoliche, in maniera che ricevessero un di più per continuare il loro lavoro, che è impegnativo.

Sono in tutto quasi ottanta, stamattina ne ho confessato qualcuno e oggi pomeriggio continuo con le confessioni.

Stamattina alla Divina Misericordia avevamo il battesimo di un uomo anziano semiparalizzato.

Non parlava, ma mi ha commosso che quando è stato il momento delle domande che gli si fanno sulla fede, sulla rinuncia al peccato, sul battesimo che vuole ricevere ha tirato fuori dei suoni mezzi confusi ma che si interpretavano chiaramente come dei sì pieni di fede.

Non gli ho dato la confermazione e l’eucaristia perché sembrava avesse bisogno di ancora un po’ di catechesi, e anche perché non è ben definita la situazione del matrimonio.

1:31 pm

Sbobinando (19)

Tentativo d’intervista.

Dico tentativo perché si vede a occhio quando non c’è speranza: la ragazza dallo sguardo perduto sta proprio pensando ad altro.

Le chiedo della bambina. “Ha quindici giorni, si chiama Liliam”, risponde senza cambiare espressione.

La bimba è un angioletto infilato in una tutina rosa, la testina è protetta da una cuffietta bianca con disegnini di frutta.

La donna anziana ci spiega che la ragazza è preoccupata da un gravissimo problema: la bambina più grande (quella seduta accanto alla mamma), da un mese ha smesso di camminare.

Che cosa è successo? “È caduta dalla sedia e ha battuto la schiena”.

All’ospedale che cos’hanno detto? “Non ce l’hanno portata: la famiglia non ha i soldi”.

Come, la famiglia non ha i soldi: ne servivano così tanti? “No, ma la famiglia è così povera che non ha potuto nemmeno far visitare la bambina”.

Così la piccola rimane lì, senza nessuna cura. Magari bastava poco.

Prova a guardarla Orietta, che è infermiera e come minimo sa come toccarla. Ma che può fare?

Ci chiamano dalla baracca di fronte.

Da una porta di lamiera sbucano una ragazza e una bambina, in un attimo arriva un giovane con la voglia di farsi intervistare: è il terzo (o il primo) membro della famiglia, fa il guardiano di notte a un distributore di benzina.

“È un lavoro pericoloso – mi dice –soprattutto perché è proprio di notte che i tíguere fanno le loro scorribande nel barrio. Sparano, ammazzano anche”.

Hai paura?, gli chiedo. Sorride: “Non posso avere paura: è un lavoretto, ma è l’unica cosa che sia riuscito a trovare”.

Ti pagano bene? “Quattromila pesos al mese”. Centoventi, centotrenta euro, se ho contato bene.

E così adesso sappiamo il valore di una vita nella bella Repubblica Dominicana.