Contributi del giorno sabato 10 Settembre 2005

Stasera sono proprio stanco, cerco di andare a dormire presto.

Eppure non ho fatto niente di particolare per stancarmi, forse un po’ di sonno arretrato e probabilmente l’indebolimento per un parassita che mi sembra di avere di nuovo.

E c’è anche il caldo, che da qualche giorno è abbastanza forte, si suda parecchio e devo bere vari litri di acqua al giorno.

2:58 pm

Sbobinando (18)

Siamo ancora nella cañada.

Dice Francesco: “Peccato non ci sia don Lorenzo, lui questa zona la conosce benissimo”. Carmen e Orietta si guardano intorno sconcertate.

Penso a Milena, Eugenia, Benedetta, Fiammetta e Simone che sono rimasti coi loro coetanei della parrocchia di Amparo, per la sfida a pallavolo: questa sì che sarebbe stata un’esperienza da riportare a Genova, per raccontarla ai loro amici di Castelletto e Bolzaneto.

Penso ai giovani e giovanissimi immigrati che periodicamente vengono scoperti fra i resti della Mira Lanza di Teglia o fra le macerie di qualche altro rudere dell’archeologia industriale genovese.

Giriamo fra casette rivestite di lamiere cascanti, pezzi di legno come pareti, alberi di cocco che spuntano ovunque e almeno danno un poco di ristoro.

Davanti a una baracca c’è un quadretto dominicano che stringe il cuore: su una sedia bianca di plastica è seduta una bambina di un anno, porta solo una collana di palline colorate ed è immobile, accanto alla mamma seduta su una sedia identica e con una bimba piccolissima in braccio.

È una mamma giovane, con lo stesso sguardo senza espressione della figlia maggiore.

È vestita senza passione: gonna azzurrina che in realtà potrebbe essere l’orlo di una sottana, camicia da uomo a rettangoli grigi disposti in verticale, in testa un berretto con la visiera dal quale spunta un fazzoletto rosso con disegnini bianchi.

Accanto a loro c’è una signora che direi anziana, ma probabilmente non supera (o supera di poco) i cinquanta.

Gente della Canada, scrivo sbobinando.

Quando mi accorgo dell’errore mi scappa un sorriso amaro: “Avevo una casetta piccolina in Canadà…”.

Sono stato stamattina in tipografia a ritirare la “lettera alle famiglie” di settembre.

È sul tema dell’educazione/istruzione: soy más cuando me educo, “valgo di più quando mi educo”.

C’ho messo la testimonianza della mia comadre Maribel, che a 35 anni si è rimessa a studiare: ha ripreso da una prima media, ha poi fatto tutto il liceo, e adesso si iscrive all’università.

Tutte le famiglie vengono invitate lì a fare una riunione familiare per parlare delle loro esperienze scolastiche.

E il piano pastorale diocesano prevede pure per questo mese che i cristiani di ogni settore della parrocchia si avvicinino ai centri educativi presenti sul loro territorio per entrare in contatto con le comunità educative.

Si profila un lavoro molto interessate!

Da una settimana hanno fatto il tetto degli uffici-casa canonica della parrocchia Divina Misericordia.

Adesso stanno intonacando, l’idraulico e l’elettricista stanno installando tubi e fili.

Sta venendo un bel lavoro: ufficio della segretaria e del parroco davanti, non molto grossi; in mezzo una sala grande dove possono sedersi una trentina di persone; dietro la stanza del futuro parroco e il suo bagno.

Penso che in meno di un mese dovrebbe essere terminata. Ho già comprato le piastrelle, in fabbrica, a prezzo la metà di quello che si pagano nei negozi.

Prima che i lavori finiscano devo pensare chi metterci di segretaria.