Ieri sera ero a confessare in una parrocchia della zona, e dopo le confessioni ho scambiato due parole con Javier, un prete di Sabana Perdida.

Lavora insieme a Luis, con cui è molto amico, in due parrocchie vicine di Sabana Perdida. Ciascuno dei due si dedica in particolare a una delle due parrocchie.

Entrambi sono usciti circa 4 anni fa dai Vincenziani e si sono aggregati al clero secolare.

La cosa che mi ha sempre incuriosito è che, nonostante abbiano quasi la stessa età, di vita e di ordinazione, uno dei due, Luis per l’appunto, è parroco di tutte e due, mentre Javier è curato delle stesse.

Chi conosce un po’ la vita del prete sa che fare il curato è abbastanza faticoso, perché il 90% delle decisioni le prende il parroco. E il 95% dei curati non vedono l’ora di diventare parroci.

Così mi sono permesso di dire a Javier che lo ammiro, perché ha accettato questa posizione subalterna, e, apparentemente, non gli pesa.

Ne è nato un dialogo molto bello, dove abbiamo parlato dell’obbedienza, della fatica che costa, ma anche della serenità che da a vivirla; dell’imparare a dipendere da un confratello; del fatto che l’età non significa fare carriera.

Sono tornato a casa edificato. Grazie, Signore!

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